Live 24! Padova, si riordinano le idee dopo il pareggio interno con la Triestina

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Ore 23.00 – (La Nuova Venezia) Arriva in sala stampa visibilmente provato dopo aver dato fondo alle energie e aver chiuso la partita con i crampi. Andrea Raimondi è sempre più protagonista in questo Venezia e lo ha confermato con il suo quarto gol. «Una sfida ad alta intensità, e finalmente una rete che serve a prendere punti per la classifica, non come le ultime. Avrei potuto fare di più, ma il pallonetto è uscito di un niente, merito anche degli avversari che hanno chiuso bene su di me. Il resto è una botta molto fastidiosa al quadricipite. Gli sforzi sono stati comunque premiati, e il nuovo allenatore ci sta dando una grande carica». Elia Legati fa invece autocritica ripensando all’episodio del rigore. «Un giocatore con la mia esperienza certi errori non li dovrebbe fare» ammette l’ex padovano, «il rigore era evitabile. La palla l’ho presa di sicuro, ma forse anche l’avversario. Oltretutto l’arbitro stava per fischiare la simulazione perché si era tuffato, e ci ha ripensato dopo il mio intervento. Meno male che è successo in una partita così, diventando ininfluente per il risultato finale. Dopo quattro sconfitte sapevamo che fare una bella prestazione sarebbe stato difficile, soprattutto sotto il profilo del gioco espresso, ma l’intensità e la voglia di vincere non mancano di sicuro, e Serena ci sta entrando nella testa alla grande. Dal Canto è un allenatore che continuo a stimare, ma di sicuro il nuovo allenatore ha avuto un impatto differente. Forse la squadra aveva bisogno di un cambiamento a livello di testa e stimoli. Ora lo abbiamo avuto».

Ore 22.50 – (La Nuova Venezia) Se a Cremona la sola cosa che non era piaciuta a Michele Serena era stata il risultato, stavolta tutto è andato per il verso giusto con i tre punti conquistati in casa. «Ci serviva questo risultato, ed è la miglior prosecuzione possibile del lavoro svolto in questi ultimi dieci giorni», attacca il tecnico del Venezia, «mi è piaciuto soprattutto l’atteggiamento della squadra, molto aggressivo e con grande continuità, un aspetto che per me è basilare. Poi, è logico che esistono anche gli avversari, e in questa occasione abbiamo sofferto molto con la Giana. Per evitare di soffrire così tanto bisognerebbe essere più cinici, sfruttare meglio le occasioni. Stavolta ne abbiamo create almeno sei, e non capita in tutte le partite di averne così tante. Bello l’atteggiamento dei ragazzi in campo ma anche quello dei tifosi, che ci hanno sostenuti sempre e soprattutto quando ci siamo trovati in difficoltà in alcuni momenti della partita. Ha significato molto per noi». Tifosi sugli spalti nonostante l’ora insolita per giocare una partita di calcio di questo livello. «Sugli orari non dico nulla, che la Lega Pro faccia quello che vuole, noi pensiamo solo a fare il nostro. Sul fatto che al Penzo non venga più tanta gente come una volta, beh, è un dato di fatto. Forse gli appassionati si sono rotti le scatole di non vedere prestazioni positive. Starà a noi cercare di convincerli a ritornare sulle tribune, a dar loro un motivo per vedere una nostra partita». Quindi Serena torna a parlare dei suoi ragazzi. «Mi auguro che il gruppo avesse solo bisogno di sbloccarsi, e che adesso non si fermi più, dimostrando questa grande voglia partita dopo partita. Potevamo di sicuro gestire meglio questa sfida. Il rigore mi pare proprio che ci fosse, e ci è andata anche bene alla fine. Poi non chiedetemi nulla sul futuro. Con lo Spezia abbiamo vinto un campionato quando a poche giornate dal termine eravamo a 11 punti di distacco dalla prima. Quindi proveremo di sicuro a recuperare».

Ore 22.30 – (Giornale di Vicenza) L´importante, finita Real Vicenza-Cremonese, non è tanto il risultato, che comunque mantiene i biancorossi nella zona alta della classifica con quell´unico neo della sconfitta al primo turno che ormai si è assorbito. Piuttosto, sarebbero guai se il Real Vicenza perdesse Riccardo Carlini. «Ho avuto un problema all´inguine – ha spiegato il difensore a fine gara – quando ho fatto quell´intervento in scivolata. Spero non sia niente». Anche perché sarebbe una mezza beffa essersi infortunati per chiudere l´ex compagno di squadra al Lumezzane, quel Radoslav Kirilov che Carlini ha di fatto francobollato per tutta la partita, impedendogli di servire le punte. «È una bella moto, un giocatore davvero forte che con la sua velocità ci ha messi in difficoltà». Il giocatore del Real ha speso come sempre tante energie per rincorrere gli attaccanti, che alla fine sono risultati pressochè innocui. E sì che davanti giocava bomber Andrea Brighenti, uno che fa centro quasi sempre. Con i grigiorossi il Real ha ottenuto il terzo pareggio, sempre 1-1, di fila. L´ultimo risultato è di quelli che fanno lasciare lo stadio, più gremito di altre volte anche per la presenza di un centinaio di tifosi ospiti, contenti. «Venivamo da due gare in cui avremmo di sicuro meritato più punti per il gioco sviluppato, la forza con cui abbiamo giocato e le occasioni create, mentre stavolta la Cremonese, dopo la nostra ottima partenza in cui abbiamo prodotto tanto, ha alzato il baricentro e ci ha schiacciati un po´, così la ripresa è stata più equilibrata. Siamo stati bravi a reagire dopo il loro vantaggio e questa nostra mentalità consolidata, perché spesso siamo in grado di recuperare il risultato, è davvero un fiore all´occhiello. Poi, è vero, ci sono state partite in cui abbiamo accelerato di più nel finale alla ricerca del gol». Le impressioni sono, appunto, impressioni, ma da fuori il Real è apparso stanco nella seconda parte della ripresa. A centrocampo si sono persi palloni in modo troppo facile, la misura dei passaggi non sempre si è rivelata giusta. «Ci può anche stare visto che siamo partiti a mille. Piuttosto, ultimamente gira in modo strano nel senso che le altre squadre vedono poco la porta, fanno qualche tiro, ma ci fanno gol. E noi che costruiamo tanto troviamo difficoltà a segnare, anche perché una volta è il portiere, l´altra il palo o la traversa e non ne andiamo fuori. Poi nulla di sorprendente sulla rete della Cremonese, eravamo preparati e sapevamo che erano bravi a calciare le palle inattive con Jadid che ha davvero qualità da vendere». Insomma in casa Real Vicenza si continua a sorridere e prima di tutto per la classifica. Poi, secondo Carlini il concetto è più ampio e va spiegato: «È un bel periodo perché anche se nelle ultime tre gare abbiamo ottenuto tre punti, siamo sempre sul pezzo anche se non siamo brillanti, e può capitare qualche volta. Fondamentale, con la Cremonese, era non perdere proprio per rimanere lassù e continuare a vivere il nostro buon momento». Perché vincere, si sa, aiuta a vincere.

Ore 22.10 – (Giornale di Vicenza) Come volevasi dimostrare. Il lanciatissimo Como liquida nel posticipo serale il fanalino (spentissimo) Pordenone 3-1 e vola in vetta solitaria a +1 detronizzando Bassano che un po´ se lo attendeva anche da sabato sera. E mica ne fa una malattia. Hasta la victoria siempre? Ma quando mai. Asta, senza H, lo ribadisce una volta di più anche a mente fredda. «Ho già detto a caldo che siamo una matricola e non siamo stati costruiti in estate di sicuro per salire in B – rimarca il buon Tonino – a volte sento dire in giro cose del genere e credo siano esclusivamente dovute al fatto che siamo stati in testa da soli per alcune settimane, ma non vi è alcun fondamento. Ricordo a tutti che stiamo facendo qualcosa di incredibile, francamente oltre ogni più rosea aspettativa e – lo dico con tutta onestà – l´unico obiettivo imprescindibile è stare lontani con tutte le nostre forze dal fondo e dalle zone calde della graduatoria, poi a metà percorso tireremo le somme, prima no di certo». Torna un attimo sul match il nocchiero cuore Toro. «Andare due volte sotto in trasferta e recuperare in entrambe le occasioni è sintomo di determinazione feroce – riattacca – se guardiamo al film della partita il pari è indubbiamente il risultato più giusto, anche se in termini di occasioni, beh, le migliori sono state nostre. Però nel calcio, lo sapete anche voi, sono gli episodi a tracciare il solco e loro sono stati più pratici di noi». Alla vigilia aveva messo in guardia tutti quanti del valore dell´attacco bustocco. «E non mi ero sbagliato – sospira – la Pro Patria là davanti possiede giocatori di livello. Prendete Baclet, ha eseguito una giocata da centravanti di razza, stop spalle alla porta col difensore appiccicato addosso e girata potentissima tra i pali. Lì non ci sono responsabilità di nessuno, se non i meriti della punta. Poi, è vero, il rammarico dell´essere più concreti è comunque compensato alla grande dalla reazione del gruppo». Stefano Pietribiasi dice la sua («Sullo 0-0 e nell´occasione a tu per tu con Perilli ho calciato troppo debole, poi mi sono riscattato segnando il 2-2 nella ripresa»), quindi apre la finestra sul futuro immediato. «Alla fine è un punto esterno che non si butta mai, ma pensiamo al Mantova domenica al Mercante (alle 18, ndr), la testa è solo lì e pensiamo a correre. Anche perchè sarà un duello diversissimo da quello della Coppa Italia, in sostanza due formazioni diversissime da quel mercoledì».

Ore 21.50 – (Gazzettino, edizione di Vicenza) Pasquale Marino fa buon viso al cattivo risultato. Il nuovo allenatore del Vicenza, che ha inaugurato la sua gestione con una sconfitta, la terza consecutiva per i biancorossi, si consola con il fatto che la squadra ha tenuto testa a quella che da sabato sera è non a caso la capolista solitaria della serie B. «Abbiamo preso un gol che si poteva sicuramente evitare, ma al di là di questo episodio ho visto tanto impegno. In questo momento soffriamo anche un limite di struttura fisica di qualche giocatore davanti e questo non ci consente di fare quello che magari faceva il Carpi, il quale, nei momenti di difficoltà, allungava su Mbakogu. Siamo stati in partita fino alla fine, c’è stata una reazione, dovremo migliorare negli ultimi metri, è necessario essere più aggressivi. Nella ripresa ho notato che gli avversari erano più freschi di noi, che abbiamo pagato dazio più di loro per le tre partite nell’arco di sette giorni. Qualche nostro giocatore che veniva da infortunio non era ancora al top, dovremo capire diverse cose per cercare di migliorare con il lavoro quotidiano». A chi gli chiede se si attende qualche rinforzo dal mercato, Marino replica: «Se la società lo riterrà opportuno sono evidenti le nostre priorità». La terza sconfitta consecutiva ha evidenziato che il problema maggiore del Vicenza in questo momento riguarda l’attaccola guida tecnica, ma l’attacco. Con le assenze contemporanee di Ragusa e Cocco, il nuovo allenatore Marino, così come era toccato al suo predecessore Lopez, è stato costretto ad alternare nel corso della gara le tre seconde punte (o trequartisti) rimaste a disposizione, partendo con Lores Varela e Spiridonovic, per inserire poi nella ripresa Giacomelli. Tutte le attenzioni sono ora quindi puntate sul recupero di Cocco, che dovrebbe riaggregarsi al gruppo oggi a poco più di due settimane dall’infortunio subito a Catania e potrebbe tornare in campo già nella sfida casalinga di sabato prossimo con la Pro Vercelli per fare l’attaccante centrale nel 4-3-3 che ha in mente Marino, con due tra Varela, Giacomelli e Spiridonovic ai lati. La società non sembra quindi per il momento intenzionata a ricorrere al mercato degli svincolati, nonostante siano stati presi in esame nei giorni scorsi alcuni nomi, dal croato Krasnic, all’ungherese Nemeth, all’uruguaiano ex Lecce Chevanton, ma nessuno di loro sembra fornire le garanzie tecniche richieste. L’ingaggio di uno svincolato passerebbe in ogni caso attraverso la rescissione consensuale del contratto con Maritato (seppur momentanea), un’ipotesi che l’attaccante ai box dopo l’operazione al ginocchio sembra restio ad accettare.

Ore 21.30 – (Giornale di Vicenza) La settimana con le tre partite è risultata spesso indigesta al Vicenza nei tanti anni di serie B prima della caduta e del ripescaggio, ma chiuderne una senza neppure un punto è una sorta di record negativo. Sabato 25 ottobre i biancorossi sono caduti a Catania, dove hanno perso 3-1 e, soprattutto, hanno perso Ragusa per la rottura del legamento crociato del ginocchio. Martedì 28 nel turno infrasettimanale al Menti è stato il Modena a sfruttare l´emergenza biancorossa (fuori Ragusa, Cocco e Di Gennaro per infortunio oltre a Cinelli e Sbrissa squalificati) per vincere 2-0. E sabato 1 novembre la settimana s´è chiusa con la terza sconfitta di fila a Carpi, sul campo della capolista, dove il Vicenza ha perso 1-0. Insomma, un vero e proprio tunnel buio, nel quale s´è ritrovato catapultato anche Pasquale Marino, chiamato giovedì mattina al timone della squadra dopo l´improvviso esonero comunicato a Gianni Lopez mercoledì sera. L´effetto delle tre partite senza punti è stato quello di far precipitare il Vicenza in classifica: ora con 10 punti i biancorossi condividono con Crotone e Pescara il penultimo posto e tuttavia nella parte bassa della graduatoria le distanze sono ancora minime. L´importante per Marino sarà interrompere la serie negativa sabato con la Pro Vercelli al Menti.

Ore 21.10 – (Gazzettino) Nicola Rigoni a suon di gol sta trascinando un ritrovato Cittadella. Dopo i sette punti conquistati nelle prime quattro giornate di campionato, infatti, la squadra granata nelle successive cinque gare ha racimolato un solo punto a Varese, mentre gli ultimi tre pareggi stanno riaccendendo la luce con prestazioni che vanno in crescendo. Il merito è certamente di tutti e Rigoni sta emergendo come leader del gruppo non solo nell’impostazione del gioco, ma anche come goleador. Nelle ultime due partite con il Livorno e la Ternana, infatti, due sue potenti rasoiate di destro hanno permesso al Cittadella di muovere la classifica e soprattutto di ritrovare quell’autostima che era stata messa a dura prova. Oltretutto il pari a Terni contro una diretta concorrente per la salvezza è stato ottenuto in emergenza di organico con sette giocatori infortunati o squalificati. «Sono stati bravi – sostiene Rigoni – coloro che sono stati chiamati perchè hanno dimostrato che tutto il gruppo sta lavorando bene e quando c’è bisogno ognuno sa farsi trovare pronto». Sul suo momento felice, continua: «Per me questa è una stagione importante, lo avevo dichiarato fin dal precampionato. A Cittadella l’ambiente è ideale per crescere. Sto raggiungendo una maturazione, soprattutto a livello mentale, che mi permette di esprimermi al meglio. Mi sento sempre più convinto e sicuro dei miei mezzi, per cui il lavoro che svolgo viene ripagato dalle prestazioni. Con i compagni c’è la massima disponibilità alla collaborazione». Questa sicurezza si traduce anche in efficacia nelle conclusioni a rete, caratteristica che per un centrocampista è una eccezione. «Sono contento perchè gli ultimi due gol, a differenza di quello con il Lanciano, sono stati utili alla classifica». E hanno avuto due esultanze diverse. «Con il Livorno l’ho dedicato alla mia ragazza, Sabrina, che a metà dicembre mi farà diventare papà di una bimba, mentre con la Ternana eravamo tutti d’accordo che chi avesse segnato avrebbe dedicato il gol a Lora. Filippo è un ragazzo eccezionale che la sfortuna ha colpito con un nuovo infortunio, questa volta al ginocchio sinistro. Lui è molto importante per tutti noi». Mercoledì scorso il fratello Luca aveva segnato il gol che ha deciso Palermo-Chievo, anche lui è centrocampista e la coincidenza è singolare. «Abbiamo caratteristiche simili, anche se mio fratello predilige giocare davanti alla difesa mentre io ho sempre ricoperto più ruoli. Ha sei anni più di me e guardo come gioca per imparare, ma seguo anche altri centrocampisti senza pormi un modello preciso. Se devo fare un nome mi piace De Rossi della Roma».

Ore 20.50 – (Mattino di Padova) La dedica è andata a Filippo Lora, ed è naturale che fosse così. «Avevamo pensato già prima della partita di fare qualcosa per lui, così, quando ho segnato, sono corso a prendere la sua maglia e a mostrarla alle telecamere. So che ha apprezzato molto il gesto: a fine partita ci siamo sentiti e ci ha ringraziato. Filippo non sa ancora se sarà necessario un intervento al ginocchio, ma, comunque vada, è importante che sappia che gli siamo vicini». A parlare è Nicola Rigoni, ancora una volta protagonista: dopo il rasoterra preciso e potente che era valso il pari contro il Livorno, il centrocampista di Schio si è ripetuto anche a Terni con un gol fotocopia, per il momentaneo 1-0 granata. «Ma qualche rete l’ho sempre fatta, non è una novità per me. Il mio record personale è di quattro centri stagionali, quando giocavo a Vicenza: ora l’obiettivo è quello di superarmi, anche se l’importante non è che faccia gol io ma che la squadra si muova in classifica. Con la Ternana avremmo anche potuto vincere, senza rubare nulla, con quell’occasione di Sgrigna nel finale, ma aveva corso molto ed è arrivato stanco al tiro». Una famiglia tutta di calciatori, la sua: suo padre Gianluigi ha giocato nella Lanerossi, a Padova, ad Abano e nel Giorgione; suo fratello Luca, che ha sei anni più di lui, gioca nel Palermo. La settimana prima erano andati in gol tutti e due. In questo turno, invece, la cosa non si è potuta ripetere perché il centrocampista rosanero è squalificato. «Con Luca siamo molto legati e ci sentiamo ogni giorno. Mi spiace solo che abbia segnato contro il “mio” Chievo, ma sono molto contento per lui, perché il Palermo arrivava da un periodo difficile e aveva bisogno di quel gol» racconta Nicola. Oggi con i compagni rimarrà a riposo, per riprendere gli allenamenti domani pomeriggio in vista della gara casalinga con il Latina di sabato al Tombolato.

Ore 20.20 – (Gazzettino, edizione di Vicenza) Metà girone d’andata se n’è andato e l’Arzignanochiampo si trova appena sopra la linea dei play out a quota 9. Momento in cui bisogna serrare i ranghi e stringere i denti per i gialloazzurri, reduci dallo 0-2 di Legnago contro una diretta avversaria per la salvezza. La società dà comunque piena fiducia a Paolo Beggio. «Il mister – sottolinea il d.s. Ennio Dalla Fina – non è in discussione. Stiamo pagando un momento non particolarmente fortunato, dove un pò tutto ci gira storto. Ci aspettavamo qualcosa di più da qualche giovane, a dicembre torneremo sul mercato». Domenica prossima altro scontro diretto per l’Arzignanochiampo che riceverà la vista del Dro, due punti sotto, che ieri ha pareggiato con il quotato Belluno. «Ho approfittato della domenica libera – ha detto Beggio – per andarmi a vedere i prossimi avversari. La cosa che più però che mi ha colpito è il passo indietro del Belluno: contro di noi sembravano di una categoria superiore». Digerita la sconfitta di Legnago? «L’abbiamo archiviata. È un momento così. Non ce ne va dritta una. Sullo 0-0 abbiamo avuto due grosse opportunità, con Trinchieri e Carlotto, ma la palla non è entrata. Poi siamo stati infilati su calcio di punizione dell’ex Friggi che con noi non segnava nemmeno in allenamento. Battute a parte, sino ad ora non abbiamo raccolto quanto avremmo meritato, vedi Belluno e Padova per fare un esempio, ma la lista potrebbe continuare con Giorgione e Fontanafredda». La Serie D si sta confermando torneo che non concede sconti «Siamo una matricola – prosegue l’allenatore – e paghiamo lo scotto. L’approccio alla partita è fondamentale, non sempre riusciamo a proporci nel modo giusto. Ma sono anche convinto che questo periodo passerà, nell’arco di una stagione gli alti e bassi ci sono sempre. In questo momento occorre solo umiltà e spirito di sacrificio. Stiamo recuperando pedine importanti, come Roverato, e questo fa ben sperare».

Ore 19.50 – (Messaggero Veneto) Soddisfazione in casa del Fontanafredda come testimonia il direttore sportivo Renzo Nadin: «È andata bene: risultato e prestazione collimano. La partita è sempre stata sotto controllo fino al vantaggio del 3-0, a pochi minuti fine, e poi c’è stato un brevissimo rilassamento giusto per incassare un gol». Il diesse, quindi, aggiunge: «Temevamo la gara sia per il buon momento del Kras sia per il giocare su un campo difficile. Le dimensioni non permettono di fare gioco nel modo migliore. Abbiamo puntato su ritmo e velocità davanti, anche perché ci mancavano le punte più esperte. I tre fuoriquota si sono ben comportati. Tra l’altro abbiamo totalizzato sette reti negli ultimi due incontrim meglio di così. La chiosa finale è del direttore Nadin: «Ora abbiamo la Sacilese in un derby da tripla. I nostri prossimi avversari sono favoriti, essendo una delle squadre con più ambizioni; non dico da primo e secondo posto, che sembrano ipotecati da Altovicentino e Biancoscudati Padova, ma per il terzo sono davvero i candidati. Spero che ci sarà una degna cornice di pubblico. Nel calcio non c’è mai niente di scontato»

Ore 19.40 – (Il Piccolo) «Un notevole passo indietro». Tullio Simeoni, dirigente responsabile della Prima squadra, è quasi incredulo dinanzi alla prestazione del Kras. «Eravamo sempre in ritardo su ogni pallone, gli avversari arrivavano sempre prima. Soprattutto sulle palle alte la differenza era notevole: i nostri attaccanti venivano sempre anticipati, mentre i loro arrivavano sempre prima dei nostri difensori», aggiunge Simeoni. Sull’espulsione comminata a Gulic, Simeoni è categorico: «Era un intervento da cartellino rosso, purtroppo il gomito era alto e il fallo intenzionale». Gulic però non è della stessa opinione: «Volevo fermare il giocatore, non fargli male». E in effetti dopo un po’ di scena Alcantara è regolarmente rientrato in campo correndo anche più di prima. Tornando al match un risultato pesante quello incassato contro il Fontanafredda. Simeoni conclude: «Al di là del risultato negativo credo che parleremo al più presto in società per capire come affrontare questa situazione». Sorridente invece l’allenatore del Fontanafredda, Maurizio De Pieri: «Abbiamo messo a segno una vittoria meritata ottenuta al termine di una partita intelligente in cui i ragazzi hanno ascoltato quanto dettogli durante la settimana». De Pieri racconta che «sapevamo delle difficoltà del Kras sulle palle aree centrali e quindi abbiamo sfruttato al meglio questo elemento. Siamo stati pratici ed efficaci. Ma soprattutto determinati dal primo all’ultimo minuto». Ricordando come il Fontanafredda abbia schierato sei fuoriquota, De Pieri ha voluto elogiare Salvador «al suo esordio da titolare, autore di una doppietta».

Ore 19.30 – (Il Piccolo) Doveva essere l’occasione per rilanciarsi in classifica. Una debacle. Pesantissimo cappotto interno per il Kras Repen contro il Fontanafredda. Il 4-1 finale con cui i friulani hanno espugnato Monrupino non fa una piega. Anzi. E’ lo specchio perfetto di un match nel quale i carsolini hanno denotato nuovamente una crisi di identità, che ora inizia davvero a pesare. Il non gioco espresso dalla squadra di Arcaba è inquietante. Di contro invece i rossoneri di De Pieri hanno disputato un incontro pragmatico, fatto di tanta grinta ma anche tanta qualità, soprattutto con il baby tridente offensivo. Il primo tempo inizia con due tiri da lontano del Kras: sul primo, da 30 metri, Zlogar cerca il jolly ma Vicario fa buona guardia, poco dopo è Grujic a cercare la via del gol con una punizione a giro che fa la barba al palo. Al 7′ occasionissima per gli ospiti: cross dalla sinistra, palla in mezzo per l’accorrente Alcantara che appostato in area piccola spedisce la palla sopra la traversa. Pochi minuti dopo è ancora il numero 7 friulano a sfiorare la rete con un tiro a lato. Gli ospiti premono e al 17′ arriva il gol: crossa dalla destra, palla in mezzo all’area e Fross interviene in scivolata per anticipare un attaccante friulano, intervento che però manda la sfera in fondo al sacco. La reazione carsolina è nel colpo di testa di Zlogar che sfiora il palo. Al 23′ il Fontanafredda raddoppia con Salvador che tutto solo raccoglie un invitante pallone arrivatogli dalla sinistra. Sul taccuino altre occasioni da rete, sempre per i friulani. Nella ripresa Arcaba sostituisce Komel inserendo Gulic, con Zlogar che scala in difesa e Fross a destra. Il possesso palla è nettamente di marca carsolina, ma chi crea le maggiori occasioni sono sempre i rossoneri. Al 18′ Alcantarra sfugge a Slavec sulla destra e si invola verso la porta trovando l’opposizione di Budicin. Sette minuti dopo il match finisce anzitempo: all’altezza del cerchio del centrocampo Gulic per fermare Alcantara alza il braccio. Un fallo tattico per spezzare la ripartenza avversaria che però l’arbitro sanziona con il rosso. Dopo una occasione capitata a Tellan nel rocambolesco finale si assistono a tre reti. Un tiro da fuori di Salvador buca i piedi di Budicin, tre minuti dopo Knezevic accorcia le distanze, all’ultimo secondo il neoentrato Hoti firma il 4-1.

Ore 19.10 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Se c’era un giocatore nell’Union Pro che ci teneva in modo particolare a ben figurare a Montebelluna, questo era Andrea Nobile. L’ex attaccante biancoceleste ha provato in più occasioni a sbloccare il risultato, trovando però dall’altra parte un super Rigo. «Per me è una maledizione, da quando affronto da avversario il Monte proprio non mi riesce di vincere una partita – dice – secondo me nel primo tempo ci siamo espressi bene, però ci gira male perché a differenza nostra gli avversari vanno in gol alla prima occasione». Che cosa non ha funzionato? «Avevamo iniziato bene il derby, creando più opportunità pericolose. Purtroppo non siamo riusciti a buttarla dentro. Non credo sia solo una questione psicologica, anche se è vero che da cinque partite non andiamo a bersaglio. Soprattutto da parte nostra non c’è stata la reazione che sarebbe servita una volta subito il gol del Montebelluna». Che cosa avuto il Monte più di voi? «Loro sono stati bravi a concretizzare le poche occasioni avute. È un merito anche quello, perché puoi pure giocare meglio del tuo avversario, ma nel calcio vince chi fa un gol in più». Da dove dovete ripartire dopo questa bruciante battuta d’arresto? «Senza dubbio adesso c’è amarezza per come è andata. Dobbiamo renderci conto che la serie D è dura, non bisogna mai mollare di un millimetro. Quand’ero a Montebelluna mi sono salvato all’ultimo giocando sempre con il coltello tra i denti, nonostante non fossimo dati per favoriti e la squadra fosse molto giovane. Teniamo buono il nostro avvio di partita e proviamo a migliorarci».

Ore 19.00 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Ha giocato in una posizione diversa, più avanzata rispetto al solito, andando anche vicino al successo personale. Matteo Nicoletti il derby con l’Union Pro l’ha visto così. «L’avvio non era stato dei migliori, per fortuna Rigo ci ha salvato in più occasioni – riconosce il centrocampista di Trevignano – poi tutti assieme siamo stati bravi a ripartire, non facendoci intimidire dall’inizio davvero tosto della squadra avversaria. La nostra forza è stata quella di avere pazienza, cercando di guadagnare metri in avanti. Con il passare dei minuti abbiamo preso in mano la partita e tutto è stato più agevole». Quanto vale questa vittoria? «Noi eravamo consapevoli che la partita con l’Union Pro non era facile, perché si trattava di uno scontro diretto. La passata stagione non riuscivamo ad esprimerci al meglio contro le altre pretendenti alla salvezza, invece quest’anno fino ad ora stiamo colmando questa lacuna». Avete cancellato subito la pesante sconfitta con l’Altovicentino. «È vero, abbiamo cercato di ripetere il secondo tempo di quella partita, nella quale ci eravamo ben comportati. È andata come volevamo». Ha sfiorato anche il gol. Quando arriverà? «Ho giocato più avanzato e così ho avuto anche un’opportunità per tirare in porta. L’anno scorso sono rimasto a secco e per adesso è lo stesso, un po’ mi pesa ma so che devo essere più sereno su questo aspetto». Domenica giocherete contro la Triestina, la prima ad aver fermato il Padova. Che partita sarà? «Abbiamo ancora negli occhi la sconfitta per 6 a 2 dell’anno scorso. È sicuro che la vogliamo cancellare».

Ore 18.50 – (Tribuna di Treviso) Recriminazioni e fair play caratterizzano il dopo-gara. Francesco Feltrin, allenatore della Pro, dà vita a uno show e se la prende con il direttore di gara: «Onore al Montebelluna, ma l’arbitraggio è stato scandaloso. Sotto tutti i punti di vista. Ha usato due pesi e due misure. Una direzione troppo casalinga, vedi i 6 gialli. Per non parlare del primo assistente (Zampese di Bassano, ndr)». Il parere di Daniele Pasa: «Garbuio ha segnato forse in fuorigioco e credo si riferisca a quell’episodio. Feltrin è persona corretta… La partita è stata maschia, ma le entrate sono state tutte sul pallone». La soddisfazione è dipinta sul volto del tecnico montelliano. «Al di là dei 3 punti, mi è piaciuto lo spirito», spiega Pasa, «Dopo le occasioni concesse in avvio, abbiamo avuto un po’ di paura. Rigo è stato bravissimo, perfetto nelle parate e nelle uscite. La Pro, dal canto suo, difendeva bene. Non era facile: si giocava a specchio, uomo contro uomo. Siamo venuti fuori nel secondo tempo e dopo il vantaggio abbiamo tenuto in pugno la partita». Giglio è stato l’apriscatole: «Deve credere nelle sue potenzialità, la doppia cifra è vicina. Servegnini e Guzzo sono affidabili. Biral ha giocato con personalità, bene Cusinato. L’ho tolto per i crampi, idem Bressan e Giglio». Feltrin non c’è l’ha solo con il “fischietto” aquilano: «Il vantaggio è nato da un’azione di rimessa. Abbiamo sprecato un’occasione e subito dopo Andrea Nobile ha perso palla. Gli era già capitato con l’Altovicentino. Fino al gol, c’era equilibrio. I numeri sono impietosi: creiamo, ma non segniamo. Spero non diventi un problema psicologico. La società valuterà in questo mese se intervenire sul mercato. E poi ci sono gli infortuni. Dopo Lorenzatti, ecco Busetto: butterò via la maglia numero 4».

Ore 18.40 – (Tribuna di Treviso) Se devi indicare il giocatore che quest’anno a Montebelluna fa la differenza, dubbi non ci sono e la risposta viene immediata. Matteo Giglio, centrocampista eclettico, propizia la vittoria nel derby con l’Union Pro, firmando il settimo sigillo in campionato. Tutti di ottima fattura, come la doppietta all’Altovicentino nel turno precedente. Impietoso ieri il confronto con l’altro trequartista Casarotto. La banda Pasa soffre la neopromossa nei primi 30’ e deve ringraziare la giornata di grazia del suo portiere Rigo, ma legittima l’impresa con un convincente secondo tempo. Con il 2-0 alla Pro torna a esultare in casa dopo due rovesci consecutivi. I moglianesi sprecano troppo e confermano i limiti offensivi: terza sconfitta e quinta partita di fila senza segnare. Bisognerà intervenire nel mercato di dicembre: si fa già il nome di Stefano Della Bianca (Vittorio Falmec). Le due compagini giocano a specchiarsi: 4-3-1-2 con Giglio e Casarotto liberi di svariare. Il Monte ritrova Severgnini in difesa e Bressan a centrocampo; Guzzo preferito a Slongo, davanti Masiero fa coppia con Cusinato. La Pro deve rinunciare a Lorenzatti e Visinoni, affida a Busetto la cabina di regia, Comin e l’ex Andrea Nobile dovrebbero essere le bocche di fuoco. L’avvio dei moglianesi è da urlo. Due nitide occasioni nei primissimi minuti: Comin, dimenticato dalla retroguardia biancoceleste, può calciare da posizione invitante, ma spedisce a lato (3’). Poi Rossi mette subito alla prova i riflessi di Rigo, costretto a deviare sopra la traversa un pericoloso fendente. La buriana sembra terminata, i montelliani si riorganizzano e provano a colpire alla prima incursione: testata di Masiero a pochi centimetri dal palo. Sembra riproporsi il canovaccio di domenica scorsa: il Monte sbaglia approccio, la Pro conferma le difficoltà in attacco. La difesa biancoceleste sbanda nuovamente, ma Furlan si fa ipnotizzare da Rigo (18’). Non è da meno la retroguardia ospite, che concede campo libero a Biral: imbarazzato da cotanto regalo, il terzino conclude nel modo peggiore (27’). Lo spartito non cambia, la Pro cerca con insistenza il vantaggio: sortita di Nobile e solita impressione di una difesa zoppicante. Un mancato svantaggio che assomiglia a una scossa per il Montebelluna. I biancocelesti attaccano più determinati, si affidano alle ripartenze o alle scorribande dei saltatori (Masiero e Severgnini). Un risveglio tardivo che non muta il punteggio. Busetto, in avvio di ripresa, accusa un problema al ginocchio. Il regista stringe i denti, poi Feltrin dovrà sostituirlo con Fuxa. La Pro tenta intanto la sortita con un colpo di testa di Niero, ma è solo il preludio al vantaggio montebellunese. Come recita un vecchio adagio: gol sbagliato, gol subìto. Pregevole assist di petto di Masiero per il vivace Giglio, che con una botta dai 20 metri affonda Noè (st 7’). Matteo è il giocatore di maggior qualità, oltre che realizzatore principe dei montelliani. Il tiro da fuori fa parte del suo repertorio. Ci riprova a stretto giro di posta, ma stavolta la folgore è sventata. Il canovaccio è cambiato, il vantaggio galvanizza la banda Pasa, che costruisce opportunità e manca il gol-sicurezza con Nicoletti. La Pro non demorde, ma sviluppa manovre confuse e cerca conclusioni avventate. Il Monte mette in ghiaccio la vittoria con un contropiede da manuale: diagonale di Garbuio su assist alla Bonucci di Fabbian. Le scaramucce finali (Furlan espulso, Fuxa rischia a sua volta il rosso) sono il corollario di un derby maschio e vivace. Il Monte intasca punti salvezza pesanti, la Pro deve ritrovare il gol perduto.

Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Va bene così, ci godiamo questo pareggio». Tranquillo e sereno mister Stefano De Agostini analizza i 90 minuti appena chiusi a reti inviolate: «Questo è un campo difficile e abbiamo cercato innanzitutto di non prenderle, riuscendoci, e poi speravamo in qualche giocata dei nostri. Una c’è stata con Zambon e poi il loro portiere ci ha regalato la palla della domenica, ma non siamo riusciti a metterla dentro». Il risultato di parità sembra quello più giusto per il tecnico: «L’Union ha avuto un’occasione con Andreolla ad inizio gara e poi alla fine quando noi eravamo in inferiorità. Direi che il pari ci sta tutto». La gara del Tamai è stata caratterizzata da una sola sostituzione: «In panchina avevo solo due giocatori che potevo far entrare: un terzino destro e Bertota, gli altri erano inutilizzabili. Ci prendiamo questo punto e pensiamo alla facile – sorride – sfida con l’Altovicentino». Il mister conclude: «Spero di recuperare qualcuno altrimenti siamo messi male».

Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Non proprio un clima rilassato quello che si respira fuori dagli spogliatoi neroverdi al termine della gara. La consapevolezza di aver mancato i tre punti c’è anche se il pareggio non viene definito un brutto risultato. Fra i volti più tranquilli c’è quello di Diego Venturin, classe 1996, alla sua prima partita da titolare. «Sapevamo che dovevamo far girare la palla – spiega il centrocampista – perché loro non sono una squadra propositiva, ci avrebbero aspettati bassi. Abbiamo lavorato tutti i novanta minuti per creare delle occasioni buone. Qualcosa abbiamo creato, ma senza riuscire a metterla dentro. Meritavamo qualcosa in più». Venturin contava fino alla gara con il Tamai alcuni sprazzi di gara e con i friulani si è trovato catapultato nel calcio che conta in un ruolo di peso come quello al di fuori della linea di difesa, nelle ultime gare occupato nientemeno che da Sandro Andreolla. «È da un pò che aspettavo questa occasione – continua Venturin – e spero di averla sfruttata. I compagni mi danno una mano, sono bravi ed esperti, io devo solo giocare bene. Spero sia stata una prova positiva». Poi conclude: «Ora vediamo di continuare a far bene. Non siamo riusciti a fare di più con il Tamai, ma di certo il nostro obiettivo è la conquista di un posto nei play off». A elogiare la prova di Venturin proprio Andreolla: «Ha lavorato bene questa estate e purtroppo un infortunio lo ha frenato, altrimenti, secondo me, lo avremo già visto giocare. È giusto che giochi lui, ci sta, sono contento che possa essere in campo. Per quanto riguarda il mio ruolo non ci sono problemi». Infatti, con la presenza di Venturin, Andreolla ha abbandonato il ruolo di regia ed è tornato a quello di fantasista al fianco di Brotto. Anche lui ripercorre la gara: «Era evidente che nel primo tempo si difendevano in undici e così abbiamo capito che dovevamo fare qualcosa in più. Nella ripresa ci abbiamo provato in tutte le maniere e un pò per colpa nostra, la mancanza di precisione, e un pò per la sfortuna, non ci siamo riusciti». Dopo il successo con la Triestina il pareggio con il Tamai potrebbe cambiare gli equilibri psicologici della squadra: «Non pesa sul morale. Siamo cresciuti e maturati, manca solo l’ultimo passo: essere più cattivi e più spietati nelle occasioni da gol».

Ore 18.00 – (Corriere delle Alpi) Doppio giudizio sulla gara da parte di capitan De Carli. «Se dovessimo guardare la gara per come si è svolta un po’ di rammarico c’è per non aver portato a casa la vittoria. C’è da dire che abbiamo giocato contro una buona squadra che è venuta al Boscherai solo per fare un punto. Se invece guardiamo il lato classifica, questo mi sembra un buon punto per la nostra rincorsa ai playoff, preso contro una diretta avversaria e che quindi rappresentava un impegno difficile. Il rammarico più grande è quello che negli ultimi 5’ abbiamo avuto due occasioni clamorose nelle quali potevamo segnare. Guardiamo però il bicchiere mezzo pieno». Un paio di brividi ce li hai fatti vivere però… «Nel primo caso avevo il sole negli occhi e ad un certo punto non ho più visto la palla; nel secondo caso un errore che capita: ma fortunatamente ora siamo più reattivi in fase difensiva».

Ore 17.50 – (Corriere delle Alpi) «Il Tamai è sceso in campo per pareggiare e si è visto fin dal primo minuto», spiega senza mezzi termini a fine gara il tecnico neroverde Massimiliano Parteli, «ed è stato bravo a interpretare la gara nel modo in cui voleva. Inoltre ci ha concesso anche molto poco almeno finchè non è arrivata la nostra superiorità numerica. Ce lo aspettavamo che ci “aspettasse” un po’ ma non in questo modo così marcato rimanendo così basso e rinchiuso dietro. Nonostante questo sono contento che non abbiamo preso gol, continuando la striscia positiva; anche se il rammarico per non aver vinto c’è sempre, ovviamente. Dobbiamo infatti considerare che il Tamai quando riparte ti può fare molto male. Ma contro di noi, a parte un paio di pericoli nella ripresa, non è riuscito a fare molto. Non abbiamo mai concesso né rischiato più di tanto e allora ci teniamo questo punto anche se sappiamo che dobbiamo crescere ancora. Ho visto comunque miglioramenti anche in questa occasione, magari non come ci aspettavamo nel gioco; ma siamo sulla strada giusta e per quanto riguarda il reparto avanzato sono convinto che il gol arriverà presto anche per Moresco, Andreolla, Solagna piuttosto che per Mastellotto». Il vostro sintetico non è più l’arma vincente? «Come ho già detto all’inizio del campionato, quest’anno sarà molto più difficile al Boscherai rispetto alla scorsa stagione; e quello che temevo si sta verificando. Ma è normale che, quando in casa fai nove vittorie su dieci in una stagione, le squadre avversarie cambino completamente atteggiamento: ti aspettano e chiudono gli spazi e per noi diventa molto più difficile trovare varchi e spunti per andare a rete. Bravi però i ragazzi perché, anche in fase difensiva, sono rimasti sempre concentrati: ma questo è un punto che sarà guadagnato a fine stagione». Difficile un po’ per tutti muoversi col raddoppio (triplo su Brotto) della marcatura da parte del Tamai? «Nell’ultima mezz’ora sono passato al 4-4-2 per buttare dentro l’area avversaria più palloni possibili ed è andata un po’ meglio però loro si sono chiusi molto bene impedendoci di trovare il gol».

Ore 17.40 – (Corriere delle Alpi) La miglior difesa…è la difesa. Altro che proverbi, il Tamai arriva al Boscherai con il chiaro intento di portarsi a casa un pareggio, difendendosi dal possibile sorpasso dei padroni di casa, ed il Ripa Fenadora rimane invischiato nelle ragnatele friulane senza riuscire ad andare oltre il pareggio ad occhiali. Decisamente strano vedere una squadra che alla nona giornata di campionato, di fronte ad uno scontro diretto per la conquista dei playoff, decide per il male minore, ovvero portare a casa un punto; riuscendo peraltro nell’impresa. Già perché l’Union di Parteli, nonostante un possesso palla decisamente superiore ed una quasi constante presenza nella metà campo, se non nell’area di rigore degli ospiti, non riesce a creare tante chiare occasioni da gol e, quando lo fa, trova sulla sua strada l’estremo Peresson che blocca tutti i palloni, per la verità molti non proprio potenti o difficilissimi da parare, diretti verso la sua porta. Si inizia con una fase di studio di qualche minuto prima di vedere l’incursione in fascia dei locali: scambio Brotto-Salvadori con cross in area a cercare Mastellotto anticipato dai difensori. Dalla parte opposta un lungo cross sembra facile preda di De Carli, ma il sole tramontante gli gioca un brutto scherzo ed il pallone gli sfugge dalle mani ma viene prontamente allontanato dai compagni della difesa. Torna a farsi vedere l’Union con una sciabolata di Brotto a cercare Andreolla dalla parte opposta: tiro calcolato ma fuori di poco. Si fa vedere anche Dassiè, che cerca conferme; ma questa volta il suo tiro da fuori area finisce a fil di palo. Nel frattempo il Tamai rimane al coperto e così la prima notizia sulle “furie rosse” è il taglio che, alla mezzora, Furlan si procura al sopracciglio dopo un contrasto di gioco con Mastellotto del tutto innocente. Si continua a giocare in pratica ad una porta sola e Andreolla cerca di sfruttare il fattore sorpresa vedendo il portiere avversario lontano dal primo palo: il tiro è preciso ma non potente e così Peresson ha il tempo di distendersi del tutto per bloccare il pallone. Sul finire di tempo il Tamai onora le cronache conquistando il primo cross della giornata battuto da Petris che sul rinvio della difesa neroverde prova anche il tiro che si deposita debole tra le braccia di De Carli. Prima che finiscano i due minuti di recupero c’è anche una punizione dai 25 metri per l’Union: batte Antoniol bello dritto ma non abbastanza potente per coprire la distanza in modo pericoloso e Peresson para. Al rientro dall’intervallo il Tamai appare più reattivo anche se al quinto di gioco Brotto, sempre marcato da due/tre uomini, trova finalmente lo spazio per il “suo” tiro, chiamato a gran voce dalle tribune amiche, ma ancora una volta l’estremo ospite si salva con bravura. Due giri di lancette ed il Tamai arriva con Petris a servire Zambon in area ma il colpo di testa di quest’ultimo è molto alto sulla traversa. Parteli prova a fare un paio di cambi innestando prima Moresco per Tomasi e poi Solagna per Mastellotto tornando al vecchio 4-4- 2. La mossa offre più palloni in avanti ma le maglie degli ospiti si chiudono ancora di più dopo l’espulsione di Faloppa quasi al 40′. Ci sono comunque delle buone occasioni firmate da De March, dalla distanza su punizione che l’estremo ospite para, Solagna (incursione solitaria in area prima e colpo di testa poi sempre con parate di Peresson) ma sopratutto Dassiè che prima prova di precisione su invito di Brotto e poi quasi allo scadere ha la palla del gol: Salvadori crossa in area per Moresco che fa da sponda; il pallone è per tutto per Dassiè che però da pochi passi mette clamorosamente fuori.

Ore 17.20 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Antonio Paganin analizza senza rammarico la gara: «Abbiamo perso contro una squadra che ha qualità. Abbiamo fatto fatica nel 1. tempo perchè loro hanno spinto maggiormente, avremmo dovuto essere meno frenetici nella gestione». Cosa rimprovera ai suoi? «Dovevamo concedere meno nel primo tempo e costringerli a rincorrerci di più quando sono rimasti in 10. Ma abbiamo grandi margini di miglioramento e tutti i giocatori sono inseriti in un progetto ben definito della società. Possiamo continuare il nostro cammino in un campionato che rappresenta la palestra ideale per una buona crescita». Domenica c’è il Padova: «Le squadre di vertice ti affrontano per vincere: noi, che siamo giovani, scopriremo se possiamo dire la nostra».

Ore 17.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Ferdinando Mastroianni ha saputo finalizzare senza esitazione l’azione più bella della partita: “Noi attaccanti dobbiamo ringraziare i compagni perchè abbiamo tante opportunità durante la partita, sono stato bravo a farmi trovare nella giusta posizione. Ringrazio il mister che mi ha dato sempre fiducia, io ho cercato sempre di dare il mio contributo anche se, si sa, il gol è tutto”. É stata la vittoria della sofferenza: “Abbiamo però concesso pochissimo anche quando siamo rimasti in 10, credo sia un aspetto importante per poter crescere sempre di più : abbiamo sempre tenuto alta la concentrazione”. In attacco finalmente una grande intesa con Santi: “Certo, mi trovo bene con Santi e con tutti gli altri attaccanti; la squadra ha qualità. Continuo a trovarmi bene e a ricercare maggiore tranquillità e serenità credendo nel lavoro settimanale, ora con l’arrivo di Urtiaga c’è anche un ulteriore stimolo in più per continuare ad impegnarsi bene”. Pure contro il Giorgione uno tra i migliori in campo è stato Matteo Mazzetto : “Abbiamo fatto delle belle azioni mettendo in difficoltà la loro difesa, abbiamo creato molto ma dovevamo concretizzare di più. Dobbiamo migliorare per cercare di soffrire meno nei finali di partita quando gli altri spingono per pareggiare, se evitiamo gli errori possiamo veramente diventare una buona squadra; non bisogna dimenticare però che siamo tutti molto giovani e ugualmente stiamo disputando in maniera degna un campionato duro come la serie D”. Ora si affronteranno partite sempre più importanti: “Vedremo di che pasta siamo fatti, il gruppo ha dimostrato di saper fare veramente bene quando c’è la giusta adrenalina; dobbiamo avere sempre la sufficiente attenzione per poterci togliere delle belle soddisfazioni”.

Ore 17.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Andrea Pagan si gusta l’importante vittoria e incanala l’attenzione verso i tanti aspetti positivi: “Come sempre le gare sono una somma di fasi che vanno analizzate tenendo bene in considerazione il lavoro degli avversari, rimanendo in 10 probabilmente la nostra fase più importante è stata quella interpretata nel finale dove abbiamo dovuto soffrire. Certo se avessimo trovato il gol del raddoppio avremmo potuto avere meno fretta nelle finalizzazioni verso la porta avversaria, non credo però che abbiamo peccato di personalità anche perchè probabilmente, a livello generale, stiamo rappresentando una realtà superiore alle aspettative. Io credo che possiamo esprimerci ancora meglio di così, anche se, nelle ultime due partite, abbiamo dimostrato di sapere anche soffrire; se la squadra saprà superare anche le fasi delle grandi difficoltà, allora diventerà la squadra che io attendo perchè sinceramente non mi sorprendo di quello che stiamo facendo”. Molto bella l’azione del gol : “Sono stati bravi tutti i protagonisti, c’è stato un cambio-gioco veloce e caparbio. Sono contento per Mastroianni che ha concretizzato bene il suo lavoro ed ha allontanato la sfortuna delle gare precedenti”.

Ore 16.50 – (La Nuova Venezia) Seconda vittoria consecutiva per la Clodiense che al “Ballarin” si libera del Giorgione pur soffrendo nel finale a causa dell’ennesima espulsione stagionale. Stavolta però la squadra di Andrea Pagan ha saputo stringere i denti lasciando l’iniziativa agli ospiti senza però concedere grosse occasioni da rete. Eppure per quasi un’ora di gioco è stata una buonissima Clodiense, a tratti pure travolgente, soprattutto nel primo tempo, quando la squadra andava che era una meraviglia ed avrebbe meritato di andare al riposo con un vantaggio maggiore. Poi a metà ripresa l’espulsione di Francesco Tiozzo che ha cambiato l’inerzia della gara e costretto i lagunari a soffrire contro la banda di ragazzini terribili di Antonio Paganin, tuttavia molto sterile negli ultimi venti metri. Clodiense che sale così al quinto posto, lasciandosi alle spalle il Tamai e tenendo nel mirino la Sacilese. A inizio gara Pagan conferma il 4-3-1-2, modulo che evidentemente si addice di più alle caratteristiche dei suoi giocatori. Okroglic non è ancora al meglio e allora in porta ci va Luca Tiozzo, una garanzia soprattutto sulle palle alte. Antonio Paganin, che gioca con ben otto under in campo, si affida al 4-3-3 dove Baggio, Episcopo e Gazzola hanno il compito di offendere. È la Clodiense comunque a partire forte mettendo in mostra un gioco sciolto e piacevole che produce subito due ottime occasioni da gol al 7’ quando, dopo un rimpallo su Piaggio, la palla filtra per Santi che viene chiuso in uscita dal bravo Bevilacqua. Sul corner seguente ci prova Casagrande con una mezza girata che l’estremo trevigiano devia ancora in angolo. All’11’ è Mastroianni che ci prova senza fortuna al volo su assist di Mazzetto. Si fa vedere anche il Giorgione con una conclusione di Gazzola sull’esterno della rete al 13’ e con una punizione di Baggio al 15’ che crea qualche problema a Luca Tiozzo. Al 24’ però la Clodiense passa e l’azione che decide la partita è una pennellata capolavoro in faccia al Giorgione: Piaggio taglia il campo per Santi che di tacco serve Mazzetto il quale, quasi a memoria, pesca sul palo opposto Mastroianni che mette dentro. Tutto di prima, tutto molto bello e vantaggio meritato. Santi e Pelizzer prima del riposo sfiorano pure il raddoppio e l’intervallo per il Giorgione è una benedizione. Nella ripresa gli ospiti si fanno più intraprendenti, Francesco Tiozzo prende due gialli in pochi minuti e costringe la sua squadra in barricata. Il Giorgione preme ma non tira mai in porta grazie al gran lavoro di Boscolo Berto e compagni che blindano così una vittoria importantissima.

Ore 16.30 – (Trentino) Intercettato a fine partita dai colleghi friulani, l’allenatore trentino Lomi analizza con grande lucidità la sfida appena andata in archivio. “I ragazzi hanno fatto una grande prestazione – questa l’analisi del tecnico del Mezzocorona – contro una delle formazioni più rodate e più forti dell’intero campionato. L’approccio alla partita è stato perfetto, siamo riusciti ad andare in vantaggio, poi abbiamo pagato il ritorno della Sacilese che è riuscita a rimontare. Nella ripresa il gol preso a freddo ci ha messo in difficoltà, ma non abbiamo mollato, nemmeno dopo l’1 a 4 e, infatti, nel finale la squadra ha avuto una grande reazione, segnando ancora e sfiorando più volte la terza marcatura. Dispiace tornare a casa a mani vuote, questo senza dubbio, però ritengo che la strada che abbiamo imboccato sia quella giusta. Lo ero all’inizio del campionato e lo sono anche adesso: io resto fiducioso perché vedo come i ragazzi lavorano in settimana e i miglioramenti partita dopo partita. Certo è che dobbiamo sbloccarci e cominciare a fare punti, possibilmente già domenica prossima contro il Legnago, un’altra ottima squadra”.

Ore 16.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) È felice e non poteva essere altrimenti Fatmir Sakajeva, uomo partita del match fra Sacilese e Mezzocorona. Brillano i suoi occhi quando si presenta ai microfoni in sala stampa. «Ringrazio – premette subito – il mister per la fiducia che ha avuto in me. E poi i miei compagni che mi hanno incoraggiato subito. I gol? Beh – si nasconde dietro una collina di modestia -, sono stato fortunato. Sul primo ho sfruttato un cross di Favret. Il secondo è stato un gol di rapina. La palla è arrivata lì e io sono stato svelto a cacciarla dentro». Una doppietta che può essere un messaggio per il Pordenone? «Sì – sorride Fatmir -, ma senza polemica. Anzi spero che mi seguano e auguro loro di risollevarsi presto». Arriva Mauro Zironelli e pure lui ride sotto i baffi. Non capita spesso di pescare dalla panca qualcuno che due minuti dopo va già in gol, ti riaggiusta la partita e prima dell’intervallo addirittura te la ribalta. In verità Sakajeva era stato dato alla vigilia fra i primi undici. «Sì – ammette -, ho qualcosa da farmi perdonare dal punto di vista tattico. Mi spiace per Grion (che dopo appena 27′ è stato richiamato in panca, ndr). Lui non aveva nessuna colpa se le cose non stavano andando bene. Probabilmente – cerca di spiegare Zironelli – sui ragazzi pesava ancora la sconfitta, prima stagionale, nel derby. Poi ho fatto entrare Fatmir, risistemato la squadra e le cose sono andate meglio».
Tutto bene sino al 4-1. Poi però i biancorossi hanno tirato i remi in barca ed è uscito nuovamente il Mezzocorona. «E questo – riprende Ziro – non mi è piaciuto per niente. Dobbiamo essere concentrati dal 1’al 95′. Posso giustificare i ragazzi solo con il fatto che dalla prima di campionato sono praticamente sempre quelli a tirare la carretta». Domenica altro derby a Fontanafredda. «Dovremo stare bene attenti a non ripetere gli errori commessi a Tamai – avvisa i suoi Zironelli -. I rossoneri hanno vinto le ultime due partite. Inoltre aspettano questo derby da una vita. Sarà una partita durissima». Una delle tre, perchè novembre riserva alla Sacilese anche le sfide con Belluno e Padova.

Ore 16.10 – (Messaggero Veneto) Con qualche patema, ma al XXV aprile è la solita Sacilese spazzatutto: quattro gol, terzo successo consecutivo interno, e distanze dalla vetta accorciate (meno 7). La squadra di Zironelli cancella l’amarezza per il derby di Tamai con una prestazione di carattere. Niente da fare per il Mezzocorona, che in un sol colpo è costretto a subire la metà delle reti prese nelle precedenti 8 giornate. L’attacco liventino, pur privo di una pedina importantissima come Beccaro, si conferma in vena. Ma per scatenarlo ci vuole uno spavento iniziale. Sono i trentini, infatti, a passare per primi, e con merito, al 23’ con Holler, lesto a ribattere a rete un palo di Bentivoglio. A quel punto Zironelli cambia: dentro un attaccante, Sakajeva, fuori un centrocampista, Grion. E Boscolo, inizialmente schierato nelle vesti di falso nueve, riprende il suo posto in mezzo al campo. Bastano due minuti al nuovo entrato per rimettere le cose apposto, con un preciso diagonale dalla sinistra, dopo un assist di capitan Favret. La Sacilese insiste e al 38’ Sottovia coglie la traversa con un tiro dalla distanza. Riprende Manucci e insacca, ma per l’assistente di linea c’è fuorigioco. Tutto inutile. Validissimo, invece, il raddoppio, ancora una volta di Sakajeva: l’attaccante albanese raccoglie un servizio di Craviari, ci prova in un primo momento in semigirata da terra, quindi rifà sua la palla e la scaglia in rete di potenza all’altezza del dischetto di rigore. Prima doppietta in biancorosso per lui. A inizio ripresa il gol della sicurezza lo firma Sottovia, che appena dentro l’area lascia partire una conclusione potente e precisa che si insacca alle spalle dell’esperto Zomer. Quinto gol in campionato per l’attaccante liventino. Locali non sazi e vicinissimi al poker con Spagnoli che riceve palla da Beccia e una volta in area, a tu per tu con Zomer, lo grazia calciando a lato. Difese un po’ distratte: sul versante opposto se ne va Bentivoglio che a pochi passi da Favaro si fa stoppare la conclusione dall’estremo biancorosso. Ma al 21’ ecco servito il poker: traversa di Sakajeva da centro area, riprende Spagnoli, leggermente spostato sulla sinistra, e con un rasoterra fa centro. Ma il Mezzocorona non si arrende e va vicino al 4-2, con un colpo di testa di Holler su angolo di Caridi. Appuntamento soltanto rimandato: Minatti, d’esterno dal vertice destro dell’area, trova l’angolino basso e rende più dolce il passivo.

Ore 16.00 – Disponibile sulla nostra pagina Facebook l’album fotografico di Padova-Triestina, realizzato da Andrea Piva.

Ore 15.50 – (Trentino) “Abbiamo lavorato tantissimo su questo nuovo sistema di gioco e i ragazzi hanno ripagato la fiducia con serietà ed impegno. Sono molto soddisfatto sotto il profilo del gioco e della prestazione, meno per i due punti che ci hanno portato via”. Stefano Manfioletti, alla vigilia, avrebbe forse firmato per un punto contro la superpotenza Belluno. Ma al triplice fischio l’amaro in bocca è davvero tanto. “Per noi è importante muovere la classifica contro squadre di questa caratura – spiega – siamo stati attenti e sempre sul pezzo nonostante le assenze: chi ha giocato ha dimostrato di valere la categoria. Credo che abbiamo fatto un’altra bella partita. Il Dro c’è e ha voglia di salvarsi, nonostante chi sostiene il contrario, soprattutto fra la stampa locale. Essere sempre massacrati dai giornalisti di casa non fa piacere. Stiamo facendo sacrifici per rappresentare il Trentino nel migliore dei modi e chi dice che non è importante si sbaglia”.

Ore 15.40 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Sesto gol in campionato per Simone Corbanese, attaccante del Belluno, nel campionato di serie D. Una rete, quella contro il Dro, arrivata su calcio di rigore. «Ho subito una trattenuta – commenta così l’episodio del penalty la punta del Belluno che se l’è anche procurato -, alcune volte i direttori di gara concedono questi rigori, altre volte invece no. Devo essere sincero, la trattenuta non è stata netta. Dagli undici metri non ho esitato calciando sulla mia destra. Abbiamo regalato quasi 30 minuti al Dro, peccato perché questa fase iniziale del match alla fine è costata la vittoria alla mia squadra. Reputo questo un buon punto perché abbiamo sfiorato anche la vittoria nel secondo tempo. Sono due partite che non riusciamo a sfruttare le numerose occasioni da rete create. Il mio obiettivo personale? Spero di arrivare presto in doppia cifra». Ricordiamo che il capitano e bomber dei gialloblù non segnava da quattro incontri ma proprio sabato, nell’intervista di presentazione della trasferta in Trentino, aveva detto di non essersi fatto un’ossessione di questa astinenza. E puntualmente il digiuno è finito, anche se su calcio di rigore. È rimasto a secco pur colpendo una clamorosa traversa il centrocampista Marco Duravia: «Nella scorsa stagione sono riuscito a segnare 10 gol e mi sono sbloccato solo alla settima giornata. Diciamo che sono in linea con i miei standard. In realtà gli obiettivi personali contano poco di fronte a quelli della squadra. Dispiace perché la traversa ha rimandato il nostro pareggio nel secondo tempo. Potevamo segnare prima dell’intervallo e caricarci ancora di più – le dichiarazioni di Duravia -. Ho battuto una punizione forte e centrale, la traversa ha detto di no. Potevamo concretizzare di più le occasioni create, in particolar modo quella con Posocco solo davanti al portiere. Effettivamente siamo stati sorpresi inizialmente dal loro pressing, poi abbiamo preso le misure. Nel secondo tempo le mischie nella loro area sono state numerose. Contro la Clodiense entreremo in campo determinati perché non possiamo perdere ulteriore terreno».

Ore 15.30 – (Corriere delle Alpi) Si interrompe la striscia di sole vittorie contro le trentine, che durava ormai dalla scorsa stagione ed era proseguita quest’ anno, con i successi con Mori e Mezzocorona. Sperava di tornare a casa, tra l’ altro non troppo distante da Dro, con i tre punti mister Roberto Vecchiato, anche se il tecnico gialloblù non vuole dare “colpe” al solo punto conquistato nelle ultime due partite che forse ha un po’ inciso sul morale della squadra: «Non c’entra assolutamente niente questo risultato con quello che avevamo fatto nelle precedenti partite, a Padova e con il Giorgione, al Polisportivo. Ogni volta, quando si torna in campo, è un’altra storia, un’ altra partita e si azzera tutto». Certo però che l’ avvio è stato tutt’ altro che positivo. Il miracolo di Solagna e il gol di Colpo non hanno certo agevolato la partita dei bellunesi: «L’ approccio al match è stato senza dubbio sbagliato e il gol ha complicato le cose. Poi pian piano ci siamo ripresi e abbiamo creato alcune situazione interessanti già nel primo tempo, come la traversa su punizione di Duravia. Il pareggio è stato meritato e, qualora fosse entrata l’ occasione di Posocco, alla fine saremmo stati qui a parlare di una vittoria. Un mese fa una partita così l’ avremmo vinta, ora l’ abbiamo pareggiata. Va così ora e speriamo presto torni a girare. Alla fine si è visto che abbiamo provato a vincerla e, come avevo già detto qualche settimana fa dopo la partita con la Triestina, in questa posizione tranquilla di classifica direi che è molto meglio provare a rischiare di portare a casa i tre punti e poi magari essere puniti piuttosto che accontentarsi. Possiamo permettercelo ed è giusto provare sempre a fare bottino pieno, anche se non sempre ci riusciamo». Si è rivisto in campo Ruben D’ Incà, dopo alcune panchine consecutive, che devono averlo rimotivato. Convinto dalla prestazione del talentino di Longarone? «Ruben ha fatto bene e mi ha dato delle ottime risposte. Non siamo stati nel complesso brillanti come vogliamo essere però anche oggi, come contro il Giorgione, abbiamo creato occasioni importanti. Non è mai facile vincere contro queste squadre, che si chiudono e ti lasciano ben poco spazio per ragionare». Domenica un match da play off contro la Clodiense; non cambia però l’ importanza della sfida, secondo il tecnico gialloblù: «Non è una frase fatta: per me giocare con il Dro o con la Clodiense ha la medesima importanza e lo stesso grado di difficoltà. Dobbiamo cercare di tornare alla vittoria». Il presidente Livio Gallio non è affatto convinto che sia un punto guadagnato: «Direi che la partita l’ abbiamo fatta noi e, se c’era qualcuno che meritava di più i tre punti, questi eravamo noi. Siamo stati più spesso noi nella metà campo avversaria. La squadra ha recuperato brillantezza e siamo in salute». Forse però, le sei vittorie consecutive, avevano regalato qualche aspettativa di troppo all’ ambiente gialloblù: «Si sono create ambizioni forse superiori alle nostre dimensioni. Stiamo facendo bene e, vorrei ricordare, siamo comunque sempre terzi».

Ore 15.20 – (Trentino) Il miglior Dro visto all’opera, quest’anno, ad Oltra ha avuto la forza e la capacità, nonostante le numerose defezioni per squalifica, di fermare la terza della classe, quel Belluno che a detta di tutti è tra le compagini più attrezzate per vincere il campionato. Stefano Manfioletti ha fatto di necessità virtù trasformando le difficoltà della propria rosa in punti di forza: il mister trentino ha compiuto un capolavoro di tattica e di preparazione e solo un calcio di rigore, tra l’altro abbastanza dubbio, ha tolto ai droati la gioia di una vittoria meritata. La cronaca. Bastano pochi scampoli di gioco per capire che il Dro ha tutte le intenzioni di tentare il colpaccio. I gialloverdi partono con il piglio giusto e dopo appena cinque minuti hanno un’occasione d’oro: Donati acciuffa palla qualche metro più in là della linea di centrocampo e fugge verso Solagna dove ci arriva tutto solo, ma il portiere non si fa abbindolare e neutralizza. Due minuti dopo Bertoldi innesca Cremonini che si avvia verso l’area ma viene falciato da Prünster. Calcio di punizione che per Colpo diventa quasi un calcio di rigore: esecuzione perfetta, di mancino, e palla tra il portiere e il palo alla sua sinistra. Il gol, però, non è un fuoco di paglia perché i padroni di casa aggiungono al vantaggio anche molta sostanza: maglie strettissime in difesa (schierata a 5), semplicità e celerità a centrocampo (a 3) e l’attacco affidato a Cremonini e a Donati. Ma a fare la differenza, soprattutto nel primo tempo, è Mirko Colpo, in versione “a tutto campo”, praticamente onnipresente. Il Belluno bussa al 23′ ma il tiro di Miniati si spegne sul fondo. Il Dro non corre rischi reali e prosegue a macinare gioco. Solo nel finale di tempo gli ospiti si rendono due volte pericolosi con Duravia, prima con un tiro dalla distanza e poi con una punizione dal limite che si stampa sulla traversa con la complicità di Bonomi. Nella ripresa la direzione del vento si inverte come la disposizione in campo delle due squadre: un contrasto in area di Chesani, su Corbanese, viene giudicato troppo severamente dall’arbitro che assegna il penalty. Sul dischetto va lo stesso Corbanese che trasforma. Il pareggio non deprime i droati che non ci stanno a mandare in fumo quanto di buono fatto fin lì. Il match cresce di intensità e le due squadre cominciano a buttarla sull’agonismo. Ne viene fuori una partita meno bella ma certamente più vivace. Le occasioni non fioccano, anche se il Dro non approfitta di qualche buona ripartenza, mentre Posocco, al 40′, si mangia un gol già fatto mandando sul fondo a tu per tu con Bonomi.

Ore 15.00 – (Trentino) “Oggi (ieri, ndr) i miei ragazzi sono stati semplicemente commoventi”. Davide Zoller torna a casa con il sorriso stampato sul volto, nonostante la sconfitta pesante, ma solamente nel punteggio, contro una vera e propria “corazzata” quale è l’Altovicentino. “Per 75 minuti – spiega l’allenatore tricolore – abbiamo giocato alla pari con una squadra che, non sono certo io a dirlo, non ha nulla a che vedere con questa categoria. Siamo andati sotto, abbiamo avuto la forza di rimontare e poi non so come sarebbe andata a finire senza quella rete, a mio avviso irregolare, di Giglio. L’Altovicentino ha meritato la vittoria, ma ad un quarto d’ora dalla fine non nego che un pensierino al pareggio l’avevo fatto. Ripartiamo dalla prestazione, convincente e determinata, e adesso pensiamo già alla sfida di domenica prossima”. Ecco, appunto, la partita contro il Kras Repen è già una sorta di “dentro o fuori” per il Mori. “Per noi – conclude Zoller – la sfida contro la squadra friulana vale esattamente quanto una finale di Champions League. Io sono sicuro che se l’approccio e la determinazione saranno quelle di Valdagno possiamo farcela”.

Ore 14.50 – (Giornale di Vicenza) «Dedico questi due gol a mio suocero, una gran brava persona, che ci ha lasciato un anno fa, e al suo nipotino Francesco, nato proprio in questi giorni». Le lacrime di Maurizio Peluso diventano persino più preziose della sua terza doppietta, che lo proietta a quota 7 nella classifica marcatori. Bravo ragazzo “il mago”, non solo un gran calciatore. La domenica dell´aggancio porta soprattutto la sua firma, ma lui trova il modo per ricordare i suoi cari e pure per gioire delle reti di Giglio e Paganelli, nelle quali c´è pure la sua bacchetta magica. E al pomeriggio da libro Cuore si unisce anche il presidente Rino Dalle Rive, non tanto per quello che è successo contro Mori ma per la convocazione di Gnoukouri in prima squadra, sabato con l´Inter: «L´ho preso a Marsiglia ed ora è in serie A. Vuol dire che questa società sa lavorare bene anche in prospettiva futura e questo, se mi permette, è una bella soddisfazione». Chiusura per il tecnico Cunico: «L´ho detto anche in settimana, guai distrarsi. I ragazzi, dopo il loro gol, hanno avuto la reazione della grande squadra. Non abbiamo rischiato neppure con le 4 punte più Dal Dosso e Burato, però basta un attimo per essere puniti». E farsi male sulla più imprevedibile delle bucce di banana.

Ore 14.40 – (Giornale di Vicenza) Nella giornata delle bucce di banane, scivola il Padova, che impatta in casa contro la Triestina penultima, mentre l´Altovicentino resta in piedi e conquista il primo posto in classifica, seppure in coabitazione con i rivali patavini, grazie alle reti dei suoi tenores. Che per fortuna di Enrico Cunico sono più di tre. La domenica dell´aggancio ha però soprattutto un nome: Maurizio Peluso, sempre più “il mago”. L´attaccante tira fuori dal cilindro un po´ di magie – due gol, un palo strepitoso, l´assist che porta al vantaggio di Giglio – salvando le coronarie dei tifosi e forse pure qualcos´altro. Davide Zoller, allenatore della neopromossa Mori S. Stefano, prova subito a metterla sull´ironia: «In Trentino abbiamo grandi sciatori, calciatori pochi». La classifica da profondo rosso, in effetti, è quello che è e la distinta conferma ancor più il divario. Cunico ripropone la squadra di Montebelluna, ad eccezione di Pozza infortunato, ma tiene Pignat sulla linea dei difensori e lascia a Kicaj e Mattia Benedetti licenza di affondare sulle fasce. Il gol, preceduto da una sfuriata ospite (colpo di testa alto di Tiso al 2´ e al 3´ angolo conquistato e battuto velenosamente sempre dal numero 10 trentino) arriva così proprio. Fuga dell´esterno albanese, cross alto e lungo per il compagno dall´altra parte, respinta di testa di un difensore e sinistro dal limite di Dal Dosso che diventa un assist per Peluso, felino nel girarsi e insaccare. È l´8´ e sembra finita qui. L´Alto colleziona occasioni ma non chiude. Al 12´ Di Girolamo, dimenticato a destra, calcia fuori da due passi la pennellata di Dal Dosso. Al 15´ numero da applausi di Peluso: stop al volo in area e collo destro morbido che si stampa sul palo opposto. Al 20´ splendido anche il palo di Toledo, che servito di petto da Falomi esplode dal vertice destro un siluro che incoccia il “legno” alla sinistra di Rossati. Al 26´ ci prova Falomi da fuori area, fuori di poco. Al 35´ Falomi fa… l´antipunta, cercando il passaggio per Toledo anziché la botta verso la vicina porta. Al 42´ la punizione di Dal Dosso dal vertice sinistro impietrisce Rossati ma sfiora l´incrocio. Due pali, un gol e diverse occasioni, alla fine troppo poco per restare tranquilli. All´inizio del primo minuto di recupero il campanello d´allarme: Calliari per poco non trova la traiettoria dell´anno svirgolando la sfera e impegnando Logofatu in presa alta. Nella ripresa locali subito all´assedio: al 5´ Kicaj, liberato da un ottimo assist di Falomi, non trova la battuta con un´autostrada davanti. Toledo e Peluso provano dalle fasce, l´impressione è che si possa segnare ad ogni affondo ma arrivano solo mischie. Anzi al 9´ Tisi, con una micidiale ripartenza, fa venire i brividi alla tribuna ma Di Girolamo c´è e stoppa l´azione al limite dell´area. Troppi segnali di pericolo e difatti al 13´ il Mori pareggia grazie a Filippo Benedetti che gira di testa il cross teso di Tisi: la palla incoccia sul palo più lontano ed entra. Cunico chiama la carica inserendo Roveretto e Giglio e al 20´ il folletto di Palmanova manda fuori da due passi, di suola. Al 23´ strepitosa “bicicletta” alla Riva di Giglio su cross di “Rove” e altrettanto strepitosa risposta di Rossati in angolo. Al 25´ un difensore ospite si trova sulla traiettoria vincente di Roveretto, poi è Dal Dosso a sfiorare il palo con un rasoterra teso. Entra pure Paganelli al gran ballo delle punte e finalmente al 32´ arriva il gol che spacca la partita: “il mago” fugge sulla sinistra, salta due avversari e serve Paganelli, che l´allunga per Giglio. Facile il tocco del bomber. Due minuti dopo Giglio si veste da assist man servendo una gran palla a “Paga” che di testa incrocia imparabilmente. Il Mori alleggerisce la pressione con un cross di Tisi che attraversa l´area di porta e al 39´ con un corner, ma è poca cosa. È superba invece al 42´ la punizione di Peluso, che supera la barriera e si insacca nell´angolino. Ed a completare la festa la notizia del gol triestino.

Ore 14.20 – (Gazzettino) «Abbiamo preso tre gol e Rossi non ha compiuto una parata. L’Imolese ha comunque meritato di vincere». Sono le parole di Massimiliano De Mozzi al termine della gara, e aggiunge. «Abbiamo regalato il primo tempo, soprattutto davanti abbiamo trotterellato. Nella ripresa invece abbiamo cominciato a giocare e abbiamo creato anche qualche occasione, ma eravamo già sul 2-0 per loro. Fermo restando che l’Imolese è un’ottima squadra, le nostre assenze si sono fatte sentire: davanti Barichello e Franceschini sono giocatori che corrono molto, e dietro è mancata l’esperienza di un giocatore come Antonioli». Sui due sigilli subiti nel primo tempo puntualizza. «Abbiamo commesso degli errori. In occasione del primo gol il loro giocatore ha vinto due contrasti prima di fare il cross. tra l’altro un pò casuale, ma questo per dire che loro erano più determinati di noi. In occasione del raddoppio c’è stato un errore individuale in uscita. L’imolese, comunque, è stata senz’altro superiore a livello tecnico, fisco e per mentalità». Un flash anche sul terzo gol. «Lo hanno segnato quando il recupero era già scaduto».

Ore 14.10 – (Mattino di Padova) Niente da fare per l’Abano ad Imola: i neroverdi di De Mozzi non sono mai stati in partita nel primo tempo e solo nella ripresa sono riusciti a rendersi pericolosi dalle parti di Bracchetti. Giusto il tempo di confermare che Righini al centro della difesa dell’Imolese era l’idea di Bardi per questa giornata e, dopo 4’, un cross da sinistra di Carnesecchi trova a centro area Buonaventura, il quale gira sotto la traversa la palla che vale il vantaggio rossoblù. L’Abano prova a reagire ma, al di là del mancino di Da Ros e di un colpo di testa di Bortolotto parato da Bracchetti, a fare della poesia è l’Imolese quando Tattini e Burnelli riescono a partire, palla al piede, creando una superiorità che, però, non viene sfruttata al momento di concludere. Righini e Galassi dietro chiudono tutto, costringendo alla scena muta l’attacco avversario. Così ci prova Maniero a dare una mano: idea pessima visto che il centrale avversario perde palla al 37’, facendo partire il contropiede rossoblù avviato da Selleri che regala un “cioccolatino” a Buonaventura bravo a scartarlo e ad infilare in uscita Rossi per il 2-0. Nella ripresa il pepe lo mette subito Senese che, duettando con Buonaventura, parte dalla panchina rossoblù per concludere alto di un niente dal limite dell’area. L’Abano adesso c’è: tocca così a Bracchetti salvare la porta al 21’ quando Giusti, liberato da un Bortolotto nemmeno parente del “fratello scarso” visto nel primo tempo, si fa ipnotizzare dal numero uno imolese. I minuti passano, l’Imolese controlla e nel frattempo Bardi ha dato il bentornato a Petrascu, entrato per Burnelli e subito pimpante. L’ultimo brivido è nel contrasto aereo fra Bracchetti e Beccaro («avanti, giocare» la scelta discutibile del direttore di gara Castorina) che richiede intervento dei sanitari. L’ultima gioia per i giocatori di casa è quella del minuto 48 quando, come in ogni bella favola che si rispetti, Senese serve a Petrascu la palla che vale il 3-0, grazie a un rasoterra preciso sul palo destro.

Ore 14.00 – (Gazzettino) Non si era scoraggiato dopo che i suoi sono stati scalzati dalla vetta della classifica. E non si fa prendere dall’entusiasmo neppure dopo una vittoria nitida su una delle dirette inseguitrici: Zattarin, tecnico dell’Este, chiede alla squadra qualcosa di più. «Non eravamo morti prima – dice – e non siamo certo risorti ora, con questa vittoria. Dobbiamo ancora migliorare in molte cose e c’è parecchio lavoro da fare. Avevo chiesto ai ragazzi, per esempio, di non prendere gol. Invece il gol l’abbiamo preso, ma va bene così». «Avevamo davanti una squadra molto forte – ricorda Zattarin – ma per tutta la partita abbiamo dimostrato grande forza, tenendo sempre il pallino del gioco». L’Este avrebbe potuto mandare in archivio il match già nel primo tempo, ma non lo ha fatto. «Potevamo anche chiuderla prima, perché abbiamo avuto parecchie occasioni, invece siamo riusciti a prendere il gol a pochi istanti dalla fine del primo tempo – conferma l’allenatore – in questo modo il Fiorenzuola ha riaperto la partita, anche se nella ripresa l’abbiamo chiusa subito».

Ore 13.50 – (Mattino di Padova) Bella impresa dell’Este che riesce a superare il Fiorenzuola, fino a ieri imbattuto sul proprio terreno. I padovani, del resto, “dovevano” a tutti i costi cercare di vincere per non perdere terreno nei confronti del Piacenza neo capolista, che ha vinto a Ravenna con la Ribelle. L’Este ha colto la vittoria nel modo migliore, con una prestazione senza grosse sbavature, anche se il Fiorenzuola si è complicato da solo vita commettendo due grossi errori nelle prime due marcature della squadra padovana. Al 3’Este è già in gol. Rimessa laterale di Favaro in area fiorenzuolana, Petrelli perde il tempo per il rinvio, si apre un varco e la sfera giunge al liberissimo Rondon, che infila Valizia sul primo palo. Il Fiorenzuola ha subito la possibilità per pareggiare ma il tiro di Piccolo in fuga sulla destra è respinto da Lorello, riprende Franchi e il tiro è stoppato da un nugolo di difensori. All’11’angolo di Sessi, tiro di Pighi stoppato dai difensori ospiti, riprende Franchi in rovesciata con palla alta sulla traversa. Al 17’lancio di Casisa per Piccolo con palla in girata alta di poco. Bis dell’Este al 21’. Lancio di Favaro in verticale, Sessi tenta di intercettare di testa ma va a vuoto. Lelj capisce al volo che si apre una voragine e si getta a capofitto in quello spazio che lo porta dritto verso Valizia, lo salta con una finta e depone in rete. Al 27’ Este vicino al tris, ma il colpo di testa di Rondon su cross di Beghetto è troppo schiacciato e la sfera batte a terra e poi schizza sopra la traversa. Dieci minuti dopo Valizia, sul piazzato di Beghetto, vola a deviare la conclusione. Alla fine del primo tempo cross di Casisa, Piccolo spizzica di testa e Franchi riceve la palla spedendola a fil di palo alle spalle di Lorello. Gara riaperta. Ripresa. Il Fiorenzuola ci crede, guadagna quattro angoli consecutivi, tira da tutte le posizioni ma non passa. Il muro dell’Este è insuperabile. C’è sempre qualcuno che respinge, qualche difensore che col mestiere, la forza fisica riesce sempre ad arrivare una frazione di secondo prima. Il Fiorenzuola prende fiato e, come la grande pressione si attenua, è l’Este che cala il colpo del k.o. Punizione cinque o sei metri fuori dall’area. Beghetto calcia con precisione chirurgica all’incrocio. Tre a uno per un gol meraviglioso. L’Este sulle palle inattive è spietato. Al 19’Rondon vuole imitare Beghetto ma centra la traversa. Poi, l’arbitro nega un probabile rigore ai padovani su atterramento di Rubbo, ma i tre punti sono in cassaforte.

Ore 13.40 – (Gazzettino) Deluso dalla gara il capitano del Thermal, Marco Sadocco. «Non abbiamo fatto nulla di quello che avevamo preparato – esordisce il difensore centrale – Questa mancanza non è imputabile ad un singolo reparto, ma a tutti gli undici giocatori in campo. I nostri avversari ci hanno sovrastato e noi non siamo riusciti a reagire. Certo, le non perfette condizioni fisiche di qualcuno ne hanno penalizzato la prestazione, ma questo non può essere la causa di una domenica così negativa. In settimana – conclude Sadocco – lavoreremo sicuramente per capire cosa non ha funzionato, speriamo sia solo una giornata storta». Portavoce dell’umore in casa San Paolo è il capitano Francesco Caco: «Una gara così ti lascia l’amaro in bocca, è difficile capire come non sia arrivata la vittoria. Sicuramente la prestazione ci fa ben sperare, ma quello che serve per raggiungere la salvezza sono i punti. Guardando il bicchiere mezzo pieno – conclude Caco – c’è da pensare che il campionato è ancora lungo e se giochiamo come in questa occasione i risultati senza dubbio arriveranno».

Ore 13.30 – (Gazzettino) Non è certo soddisfatto della gara fatta dai suoi Vinicio Bisioli, allenatore del Thermal Abano. Un pareggio 0-0 in casa contro il San Paolo con gli avversari che dominano la partita. «Oggi non è stato facile – esordisce Bisioli – non siamo riusciti a fare la partita che avevamo preparato. A parziale scusante si sono aggiunti anche problemi di infortuni. Infatti Raffa, già dai primi minuti, ha accusato problemi al ginocchio e ho dovuto sostituirlo. Sadocco mi ha tenuto in sospeso già all’intervallo perché anche lui ha lamentato fastidio a un ginocchio, inoltre Baldovin ha avuto problemi muscolari. Questa serie di episodi – spiega l’allenatore aponense – hanno condizionato tutta la gara perché non ho potuto operare le sostituzioni che volevo. Detto questo però c’è da ammettere che abbiamo subìto troppo l’iniziativa dei nostri avversari. Il centrocampo ha arretrato troppo e in pratica ha offerto il fianco. E poi in avanti siamo stati troppo sterili». Anche le prestazioni di alcuni giocatori hanno deluso l’allenatore. «Non voglio fare nomi, ma più di qualcuno mi ha deluso. Avevo schierato quattro punte perché speravo di fare una gara diversa, non abbiamo mai tirato in porta. La colpa non è solo degli attaccanti, ma di tutta la squadra». Infine un pensiero forse per l’unica nota lieta, il risultato. «Anche in una giornata negativa abbiamo fatto un punto, dando così continuità alla serie positiva. Da li dobbiamo ripartire». Non è contento nemmeno Damiano Longhi, allenatore del San Paolo, perchè la sua squadra ha raccolto meno di quanto prodotto in campo e la mancata vittoria pesa come una sconfitta. «Siamo amareggiati perché dovevamo vincere – dichiara Longhi – Per quello che si è visto in campo meritavamo nettamente noi. Ci è mancata solo la rete. Forse quella contro il Thermal Abano è stata la nostra gara migliore giocata questa stagione – aggiunge il tecnico gialloblù – ma nonostante questo non sono arrivati i tre punti. È stata una gara giocata con grande qualità e intensità, il pallino del gioco è sempre stato in mano nostra, ma abbiamo fallito troppe occasioni. Lampante il rigore calciato sulla traversa da Matteini, ma in altre occasioni è mancata la cattiveria sotto porta». La prestazione però è stata molto positiva e lo stesso Longhi vuole ripartire proprio da questo aspetto. «Rispetto alle ultime gare ho cambiato diversi elementi tra i titolari, questo ha dato maggiore freschezza atletica alla squadra e il gioco ne ha beneficiato. Contro il Thermal abbiamo dimostrato che possiamo fare punti e giocarcela di fronte a ogni avversario. Questo deve essere il punto nodale su cui fare leva per le gare future. Un successo ovviamente sarebbe stato il miglior modo di proseguire nel lavoro». Infine una battuta sull’esordio di Sedivec, apparso non al meglio dal punto di vista fisico. «Gli manca ancora un po’ di forza, ma la ritroverà in fretta. È un attaccante giusto per noi perché tiene palla in avanti e permette alla squadra di salire. Sarà utile anche per far rendere al meglio chi gli gioca vicino».

Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Da derby attesissimo a brodino insipido. Thermal Abano-Atletico San Paolo si perde nell’indifferenza di uno 0-0 che significa un punto, per carità, ma anche zero passi in avanti in chiave classifica. Un pareggio che va più stretto al San Paolo, decisamente più in palla dei cugini rossoverdi, chiusi nella propria metà campo e un po’ troppo leggerini in fase offensiva. Merito degli ospiti, che si affidano alla regia di Matteini, con Sedivec, Mascolo e Marcolin pronti a inserirsi. Così facendo, il centrocampo della Thermal ci capisce gran poco: Vitagliano arranca, mentre Raffa, a mezzo servizio per infortunio, vagheggia, si fa ammonire e viene sostituito prima dell’intervallo. Proprio il San Paolo inizia a puntare la porta avversaria fin dai primi minuti: al 3’ Mascolo spara, Merlano devia in angolo. Lo stesso Mascolo innesca Marcolin al 10’, ma l’esterno d’attacco gialloblù conclude alto. Sono solo le prove generali, perché gli uomini di Damiano Longhi hanno l’occasione migliore dal dischetto: Raffa affonda Matteini, che dagli undici metri becca la traversa. La Thermal sospira senza approfittarne, concedendo a Marcolin l’ennesima palla-gol, sventata da Merlano in uscita bassa. Insomma, il primo tempo si gioca in un fazzoletto di 50 metri con il solito motivetto: San Paolo arrembante e Thermal Abano costretta alle briciole, se non fosse per il tiro dalla distanza (senza pretese) di Franciosi. Il tecnico della Thermal Abano, Vinicio Bisioli, prova a rimescolare le carte con l’inserimento di Parpajola al posto di Raffa, ma i risultati latitano. Nella ripresa i rossoverdi potrebbero infiocchettare la beffa: passano due minuti e Cacurio indovina il cross tagliato per Rocco, intercettato appena in tempo da Rosiglioni. Il tiro di Mascolo, facile per Merlano, fa da preludio all’azione fotocopia dei locali, che stavolta mandano in avanscoperta Sabbion, servito dal solito Cacurio. La vampata termale finisce con un nulla di fatto, perché il San Paolo riconquista metri. Nel frattempo Longhi manda in campo Gusella e Guariento (al posto di Sedivec e Marcolin) per dare maggior velocità. Velocità che, tuttavia, cala vertiginosamente da ambo le parti. Solo il tiro di Parpajola, che arriva in pieno recupero, fa sussultare i duecento dello stadio delle Terme, che al triplice fischio lasciano gli spalti sconsolati. Pari e patta, dunque, e tutto da rifare: la Thermal Abano “sale” al quindicesimo posto, a quota 10, in compagnia di Bellaria e Fidenza. Ancora diciottesimo, invece, l’Atletico San Paolo, che domenica, contro la Correggese, dovrà tentare il colpaccio per non sprofondare.

Ore 13.00 – (Il Piccolo) Le strade della Triestina e dei Biancoscudati Padova si sono incrociate anche a livello di campionato nazionale Juniores. E sul sintetico di Prosecco i patavini hanno conquistato la settima vittoria in altrettante uscite. La gara si sblocca al 15′, quando un cross del veneto Marcandella viene insaccato di testa dall’aitante senegalese Mbengue. Proprio quest’ultimo e il “triestino purosangue” Lionetti si scontrano al 6′ della ripresa. Il bomber giuliano finisce a terra e l’avversario gli calcia il pallone addosso senza essere castigato, “Lio” protesta e viene espulso. Episodio avvenuto poco dopo il pareggio di Dreas, a segno al 2′ s.t. con una botta all’incrocio da dentro l’area. Anche in dieci la giovane Alabarda prova a fare il suo, ma il team di mister Grandini la punisce con un tiro di Russo (deviato da Sattin) e con un tocco di piatto di Matterazzo. Soddisfatto in ogni caso l’allenatore di casa Sergio Marassi: «Sono molto contento, anche più di altre volte, abbiamo fatto una grande prestazione.» Classifica: Biancoscudati Padova 21; Mezzocorona 16; Union Ripa La Fenadora 15; Sacilese 14; Giorgione 13; Triestina 12; Fontanafredda 10; Montebelluna e Mori Santo Stefano 8; Union Pro 7; Dro 5; Kras Repen e Tamai 3; Belluno 2.

Ore 12.40 – (Il Piccolo) I padovani fanno paura sulle fasce con Busetto a destra e Degrassi sull’altro fronte. Proia cerca di soffocare l’esperienza di Cunico ma il pallone è sempre tra i piedi dei biancorossi. Due conclusioni dalla distanza di Tiboni e Segato sono i primi avvertimenti a salve. Poi i problemi per la Triestina arrivano dai cross: è l’ex Thomassen di testa a mettere i brividi a Di Piero che poi comincia il suo show (di piede) al 16’ su conclusione a botta sicura di Ilari. Il portiere alabardato (il migliore in campo) si ripete al 20’ mettendo in angolo un altro stacco di Thomassen. Ogni 5’ i padroni di casa creano un’occasione da rete ma nè il destro di Cunico nè la deviazione provvidenziale ma rischiosa di Antonelli (primo match in difesa con l’Unione) sbloccano la partita. E la Triestina? Tampona con ordine le zone del campo e tenta di ripartire ma non arriva mai nei pressi della porta difesa da Petkovic. Nella ripresa il Padova si fa più aggressivo. Parlato si gioca il bomber Ferretti reduce da un infortunio. In effetti il baricentro della manovra si sposta ancor di più in avanti. La Triestina per 20’ non esce dalla sua metà campo: gli alabardati non perdono testa e misure ma devono ringraziare il loro portiere e un po’ di approsimazione degli avversari: Di Piero si distende su Cunico (2’), poi respinge l’incornata di Ferretti (3’) e compie un altro miracolo su capitan Cunico. Tra il 15’ e il 25’ altra sfuriata del tema di Parlato che sfiora il gol con un’incornata di Thomassen. Ma proprio quando la Triestina, dopo aver incassato comincia ad alleggerire la pressione, arriva il gol. La difesa per la prima volta è un po’ approssimativa e il neoentrato Aperi la taglia come il burro e insacca sulla sinistra (38’). Sembra il colpo del kappaò. E invece Ferazzoli fa entrare Giordano e proprio sul centrocampista (mentre non sta andando verso la porta) Niccolini commette una sciocchezza in area: rigore ed espulsione per doppia ammonizione. Bez calcia benissimo alla destra di Petkovic (42’). È il pareggio che spezza la sequenza di sconfitte. In classifica non cambia nulla. Più che una boccata d’ossigeno per l’Unione è un’iniezione di fiducia. In attesa dei prossimi test.

Ore 12.30 – (Il Piccolo) A Padova il calcio è fallito quattro mesi fa ed è risorto. Ma all’Euganeo (non al Rocco) ci sono ancora gli house organ: “Padova-Triestina: il calcio che conta” è il titolo d’apertura del foglio Biancoscudati-Padova. All’Euganeo ci sono anche due squadre: una è capolista, l’altra è il fanalino della D. «Ma dove semo andadi a finir…». Così avrebbe chiosato l’amico-collega Furio, triestino, di cuore alabardato e abilissimo cantore per tanti annidelle gesta del Padova. Se n’è andato troppo presto un paio di settimane or sono. Ma anche il paròn gli avrebbe fatto eco. Il “derby della nostalgia”, come per un incantesimo, non ha voluto scegliere un vincitore. Fatto più gradito a Ferazzoli che a Parlato e ai cinquemila scatenati che ormai seguono i Biancoscudati. Dire che il fortino della Triestina ha retto è banale. L’Unione, schierata dal nuovo allenatore con tre difensori centrali e con un centrocampo più robusto, si è difesa con ordine. Quello della capolista non è stato un assedio: i biancorossi hanno cercato di forare l’Unione con una serie di azioni mirate. La squadra che confeziona 6-7 occasioni da rete spesso vince. E infatti i padroni di casa sono stati vicinissimi a farlo. La Triestina, che non ha mai tirato in porta, ha avuto il coraggio e la voglia di ributtarsi in avanti dopo il gol subito al 38’ che di solito è letale. Gli alabardati sono stati audaci e i patavini ingenui a commettere un fallo da penalty su Giordano. Bravo Bez a pareggiare e questa volta brava la Triestina a frenare (unica finora in serie D) la marcia dell’invincibile armata del presidente Bergamin. Ai punti la vittoria sarebbe andata ai padroni di casa ma Piscopo e compagni non hanno rubato. E poi conta il verdetto del campo che in questo start, nonostante il gap tecnico e tattico, doveva restituire qualcosina agli alabardati. Ferazzoli prova il 3-5-2 per necessità e convinzione. Inoltre si vedono per la prima volta due giovani virgulti “enfant du pais”, con Loperfido a centrocampo e Crosato (entrambi ’97) sulla destra. E i due dimostrano si saper stare in campo meglio degli altri colleghi visti finora. Bez deve fare quasi da solo pentole e coperchi davanti, aiutato dal solo Aquilani che gioca ancora solo a strappi mentre a centrocampo quasi tutti gli oneri sono sulle spalle di Proia anche perché l’apporto di Gasparotto è tutto da decifrare.

Ore 12.20 – (Il Piccolo) La tradizione era dalla sua parte, da molti anni i neo tecnici alabardati non sbagliano l’esordio alla guida della Triestina. Il pronostico meno: se si poteva prevedere una reazione gagliarda sul piano emotivo, più arduo era pensare di strappare un punto sul campo dei lanciatissimi Biancoscudati di Parlato. Alla sua prima Ferazzoli sorride. Ordinata in fase difensiva e protetta dagli interventi di Di Piero, la sua Triestina riparte dall’Euganeo. L’analisi del mister… «I ragazzi hanno seguito le raccomandazioni, avevo richiesto di giocare con onore e l’hanno fatto. Nel momento più difficile della partita, quando abbiamo preso gol, siamo riusciti a non buttarci giù e a riprenderla. Dire che è un punto meritato sarebbe poco onesto, siamo stati un po’ fortunati. Il merito va dato ai ragazzi, su un campo così difficile e contro un avversario che finora le aveva vinte tutte. Questo è un buon punto di partenza, dovremo lavorare molto sul piano della qualità. Abbiamo sprecato un paio di ripartenze dove dovevamo gestire meglio il possesso. Nel complesso comunque bene i ragazzi, ma gli esorto a fare meglio nelle prossime occasioni». Una prova ordinata dietro, avete tenuto bene il campo.. «Mi è piaciuto l’ordine e l’applicazione in fase difensiva. Meno nella fase offensiva dove dobbiamo ancora crescere. Situazioni che derivano anche dalla classifica difficile; del resto la squadra veniva da una sconfitta interna molto brutta. La logica quindi induce a lavorare sulla fase d’attacco con la stessa mentalità vista oggi dietro. Nel complesso quindi ribadisco che il Padova avrebbe meritato di più, ma poteva anche andare diversamente su quelle nostre ripartenze». Pochi giorni di lavoro non concedono valutazioni complete, ma al primo impatto dove è che la Triestina deve crescere? «Dobbiamo lavorare su tutto, l’ho detto fin dal mio primo minuto qui; il nostro primo obiettivo è quello di recuperare punti alle squadre che ci stanno subito davanti, i risultati della giornata nel complesso ci sono favorevoli. Abbiamo alcune problematiche, la prossima partita avremo Bez squalificato ed è l’unico attaccante puro. La situazione è complicata, ma non abbiamo il tempo e la voglia di piangerci addosso. Inoltre convivere con queste difficoltà in una piazza come Trieste è stimolante e può dare una soddisfazione particolare».

Ore 12.00 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Petkovic 6; Busetto 6.5, Thomassen 6.5, Niccolini 5.5, Degrassi 6; Segato 6 (Dionisi 6.5), Nichele 6.5, Mazzocco 5.5; Cunico 6.5; Ilari 5.5 (Aperi 7), Tiboni 5 (Ferretti 6).

Ore 11.50 – (Gazzettino) Lo stesso portiere della Triestina ha poi respinto di piede un destro in corsa di Ilari da posizione favorevole e si è salvato per una questione di centimetri da una quasi autorete di Antonelli. Lo 0-0 all’intervallo ha convinto Parlato a gettare da subito nella mischia il rientrante Ferretti (fuori Tiboni). Gli effetti sono stati immediatamente positivi: il bomber argentino si è piazzato al centro dell’attacco, dando più profondità alla squadra e impegnando su ogni pallone che pioveva dalle sue parti almeno un paio di avversari. Il Padova ha alzato ulteriormente il suo baricentro, la pressione si è fatta incalzante e la Triestina è finita alle corde. Cunico ci ha provato con un paio di tiri velenosi, Thomassen ancora sugli sviluppi di un angolo ha sfiorato l’incrocio dei pali con una perentoria inzuccata, Ferretti in mischia si è trovato all’ultimo la strada sbarrata. La svolta si è avuta quando Parlato ha inserito Aperi al posto di Segato. E il nuovo entrato, due minuti dopo il suo ingresso in campo, ha trovato il guizzo vincente. Sembrava fatta. Invece la beffa era dietro l’angolo. Per la gioia dell’Altovicentino, che ha così agganciato i biancoscudati in vetta alla classifica.

Ore 11.40 – (Gazzettino) Parlato ha scelto inizialmente il 4-3-3, con Cunico e Ilari larghi sulle corsie esterne, ma già dopo un quarto d’ora è passato al 4-2-3-1 nel tentativo di dare più fluidità al gioco. Solo in rare occasioni però i biancoscudati sono riusciti ad alzare il ritmo e così il portiere ospite Di Piero ha dovuto guardarsi soprattutto dalle conclusioni dalla distanza. Pericolosa la sventola di Segato (6’) dai trenta metri che ha lambito la traversa. Dubbi poi per una trattenuta appena dentro l’area di Gasparotto ai danni di Ilari che arbitro e assistente hanno considerato regolare. Rispetto ad altre partite il Padova ha avuto anche la possibilità di attaccare spesso da sinistra, dove Degrassi godeva di molta libertà e poteva così sostenere l’azione offensiva. Il più delle volte però è mancato sempre l’ultimo passaggio. Meglio è andata sui calci da fermo: in due occasioni Thomassen (al debutto dal primo minuto) di testa ha creato le premesse per il gol, ma nella prima circostanza Tiboni ha mancato il tap-in da distanza ravvicinata mentre nella seconda è stato bravo Di Piero a deviare la sfera in angolo.

Ore 11.30 – (Gazzettino) Il gol di Aperi a sette minuti dal novantesimo, dopo che il bunker della Triestina aveva retto strenuamente agli attacchi biancoscudati, sembrava avere spianato alla truppa di Parlato la strada della nona vittoria di fila. Che sarebbe stato record: il Padova di Varrella nella stagione 2000-2001 si era infatti fermato a otto successi consecutivi. Invece una doppia incredibile ingenuità nel finale di partita ha spento il sorriso dei cinquemila dell’Euganeo e regalato un insperato pareggio alla Triestina. Il primo a sbagliare è stato Mazzocco, che in fase di disimpegno non ha trovato la misura di un facile retropassaggio per Nichele e costretto il compagno a ricorrere al fallo per fermare l’avanzata di Proia. La successiva punizione sulla trequarti a favore della squadra alabardata ha prodotto un intervento scomposto in area di Niccolini che l’arbitro ha punito con il calcio di rigore e il secondo cartellino giallo per il difensore: dal dischetto Bez ha fatto centro e i sogni di gloria dei biancoscudati sono beffardamente sfumati. Che fosse una partita ostica lo si era intuito sin dall’avvio. Merito di una Triestina che il nuovo allenatore Ferrazzoli ha messo in campo con un’attenta organizzazione difensiva.

Ore 11.20 – (Gazzettino) Il tecnico si sofferma sulla sostituzione di Tiboni nell’intervallo, al suo posto è entrato Ferretti. «Tiboni aveva spinto molto nel primo tempo, ho fatto il cambio anche perché mi serviva un giocatore più forte di testa per andare a prendere i cross. Senza dimenticare che Ferretti rientrava dopo quattro settimane di stop». Sugli altri cambi. «Mi serviva più spinta a destra, ho messo Dionisi perché con Ilari sono una coppia che dà continuità. Segato? Non l’ho tolto perché stava facendo male, ma dovevo togliere un “vecchio” e ho preferito tenere Nichele che mi dava più fisicità sulle palle inattive. Aperi? Mi serviva un giocatore che saltasse l’uomo». Cosa ha detto alla squadra in spogliatoio? «Doveva capitare, e ho fatto a loro i complimenti. Su la testa, si riparte». Aperi ha realizzato il momentaneo vantaggio. «In occasione del gol sono stato anche un po’ fortunato, ma purtroppo è finita in pareggio. Non ho avuto nemmeno il tempo di gioire. Il loro rigore? Per me non c’era, l’arbitro non aspettava altro. È stata una partita nata storta sin dall’inizio». Così Thomassen: «Abbiamo controllato la partita per novanta minuti, poi è arrivata la beffa. Pensavamo di portare a casa i tre punti, ma la prestazione generale a mio avviso è stata buona». Sul rigore si è soffermato anche il diesse De Poli: «Non comprendo il metro dell’arbitro. Non ci ha concesso un rigore nel primo tempo, mentre il fallo che ha portato al loro penalty non mi è parso così drastico». Soddisfatto il tecnico Ferrazzoli della Triestina: «Siamo i primi che strappano un punto qui. Il Padova avrebbe meritato la vittoria per la mole di gioco fatta, ma per noi questo risultato è una grande cosa. Il merito dei miei è averci creduto fino alla fine».

Ore 11.10 – (Gazzettino) Il presidente Bergamin ha seguito per filo e per segno la conferenza di Parlato, per poi commentare il primo pareggio stagionale. «Se terminava 0-0 ci poteva stare, ma non l’1-1 dopo che eravamo andati in vantaggio. Abbiamo commesso qualche errore di inesperienza. Diamo comunque anche merito alla Triestina che ha lottato e si è meritata questo pareggio». Un flash su Tiboni: «Non ha ancora la gamba. Forse ci si aspettava qualcosa di più, ma ha capacità per rientrare a pieno titolo. Verrà fuori anche lui, è un buon giocatore». Qualche minuto prima era stato il turno proprio di Parlato. «Siamo tutti amareggiati. I ragazzi sono stati molto disponibili per intensità e qualità, ma purtroppo a volte il calcio è crudele: fai la prestazione e non vengono i punti. Adesso dobbiamo cancellare questa piccola amarezza e correggere quella decina di minuti dopo il vantaggio. Loro potevano colpire solo su una palla inattiva ed è stato così». L’episodio del rigore? «Forse è stata la foga di andare a prendere la palla, Niccolini va sempre alla ricerca del pallone. Forse ha sbagliato il tempo, devo rivedere le immagini. I ragazzi non meritavano di subire gol dopo tutto quello che avevano creato, ma il calcio è fatto anche di questi episodi. Prima o poi doveva accadere che ci fermassimo, è successo e siamo tornati sulla terra. Adesso ripartiamo». Il rigore è nato da punizione causata da Nichele, ma in precedenza Mazzocco aveva sbagliato il retropassaggio. «Abbiamo molti giovani, possono commettere un errore. Lo faccio anch’io, figuriamoci loro. È umano che un ragazzo possa sbagliare. Quando l’arbitro ha fischiato la ripresa del gioco dopo l’1-0 dovevamo essere meno frenetici e più razionali».

Ore 11.00 – (Gazzettino) In un modo o nell’altro c’è sempre la Triestina sulla strada del Padova quando c’è un record in ballo. Proprio un successo a spese degli alabardati aveva portato a quota otto nel 2000 quella striscia vincente che i biancoscudati, contro lo stesso avversario, ieri non sono riusciti a superare. Nonostante i tre punti sfumati sul filo di lana, a fine gara la squadra è stata salutata dai tifosi, anche in questa occasione più di cinquemila, come avesse fatto il pieno, a conferma del bel clima che caratterizza questa nuova avventura. Il sostegno è stato caloroso per tutto l’arco della gara, preceduto dalla coreografia della Fattori (colori bianchi e rossi con due bande nere e la scritta “dal 1910 c’è solo il Padova”). Da Trieste arrivano una sessantina di tifosi e l’antica rivalità trova sfoggio nei cori lanciati dai due settori più caldi, intervallati da un applauso degli ultras di casa quando in curva nord viene esposto uno striscione polemico sugli esiti giudiziari legati alla morte di Stefano Cucchi. Uno striscione a inizio ripresa anche dal pubblico di casa, questa volta per spingere ulteriormente sulla proposta del sindaco Bitonci di avvicinare la curva al campo. Il gol di Aperi scatena l’entusiasmo del popolo biancoscudato che pregusta un epilogo simile a quello delle ultime gare, spesso vinte in extremis, ma dopo quattro minuti il sogno svanisce.

Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Paron Rocco lassù sarà contento. Ai ‘gufi’: ma il primato di chi è?”) Adesso, l’1-1 con la Triestina penultima. Era prevedibile che non sarebbe sempre andata bene, ma quando gli spazi si riducono e ben 10 giocatori su 10 stazionano in meno di 50 metri solo per stroncare sul nascere ogni trama di gioco degli avversari, l’indice di difficoltà per venirne a capo si alza a dismisura. Parlato dovrà studiare qualcosa di nuovo per far saltare certi “fortini” all’apparenza inespugnabili, anche se bisogna dargli atto che giocare senza Ferretti per quasi un mese, e riuscire sempre a fare l’en plein, non è così semplice come quando il “Rulo” c’è. La notizia del primo colpo di freno dei biancoscudati è sicuramente di quelle che fanno rumore, ma ai “gufi”, che non aspettavano altro per uscirsene con lo scontato: “visto, ve l’avevo detto io…”, non serve dar credito, basta poco per zittirli. Come? Chi è in testa, anche se ora a pari merito con l’Altovicentino? E chi ha fatto 25 punti su 27? E chi conta sulla difesa meno battuta, appena 6 gol subìti, di cui 2 su rigore? Se si procedesse di questo passo, e fra altre nove domeniche ci ritrovassimo con un secondo pari dopo otto nuovi successi di fila, avremmo tanti buoni motivi per spellarci le mani dalla contentezza. Il disappunto, allora, ci sta, ma deve finire tutto lì. E il pubblico lo ha capito, applaudendo ancora una volta i suoi ragazzi dopo che avevano speso una montagna di energie. Questa è maturità e con questi tifosi si va lontano. Pronti a scommetterci.

Ore 10.30 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Paron Rocco lassù sarà contento. Ai ‘gufi’: ma il primato di chi è?”) Se n’è andato più di 35 anni fa, nell’amata Trieste, dov’era nato il 20 maggio 1912, eppure Nereo Rocco continua ad essere più attuale che mai. Non solo per le sue battute, che strappavano, e strappano ancora, il sorriso, ma anche per quella filosofia del calcio di cui è stato magistrale propugnatore, il “catenaccio”. Il cui concetto-cardine era traducibile così: primo non prenderle. E che cos’ha fatto la Triestina, oggi mestamente in coda alla serie D, dov’è sprofondata in una caduta all’indietro senza freni che ne ha mortificato gloria e fasti di un tempo, se non sposare in toto quanto il Paròn chiedeva ai biancoscudati (i famosi «panzer») quando dovevano affrontare le grandi squadre che si presentavano all’Appiani? Marcature a uomo rigide e doppia «linea Maginot» alzata nella propria metà campo. Morale: ha strappato un punto ad una capolista che sin qui non aveva fallito un colpo. Alla fine Rocco sarà stato contento: l’alabarda (“a” iniziale volutamente minuscola) è messa decisamente peggio del Biancoscudo (“B” volutamente maiuscola), eppure ha evitato di essere spezzata, come pronostico e differenza di caratura avrebbero suggerito. Il fatto che l’ultimo successo del Padova nel derby risalga, in campionato, al 1999 la dice lunga sulla forza di una tradizione che resiste anche alle crisi più devastanti: e la Triestina, oggi in mano a proprietari arrivati dalla capitale, è davvero messa male. Eppure… Eppure, se date un’occhiata alla classifica, vi renderete conto che Cunico & C. hanno avuto i maggiori problemi proprio con le formazioni che stanno in coda: vittoria con il Mezzocorona al 94’, successo sul Mori penultimo con una punizione di Cunico deviata dalla barriera, sempre nel finale, affermazione di misura, e con non poco affanno, sul campo dell’Arzignanochiampo, a quota 9.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova, il punto di Edoardo Bonetto dal titolo “Una giornata di forti emozioni”) E’ stato un tourbillon di emozioni quello vissuto ieri. Certo, rimane l’amarezza per il primo pareggio in campionato nonostante una partita dominata e che credevamo di essere riusciti a portare a casa. Sono certo che Parlato, come in precedenza, saprà correggere gli errori e questo mi dà grande ottimismo. Ma emozioni fortissime le abbiamo vissute anche in mattinata quando abbiamo regalato a Tommaso, bambino di nove anni della scuola calcio, una maglia autografata della prima squadra. Tommaso è un piccolo che ha vinto la partita più importante della sua vita, sconfiggendo una brutta malattia e tornando a fare la cosa più bella del mondo, giocare a calcio. E’ stato toccante vedere la sua grande determinazione e ci è venuto spontaneo premiarlo ed augurargli di pensare solo a divertirsi. Sono felice perché stiamo mantenendo fede all’unica promessa fatta alla città: quella di amare i colori ed essere coesi tra noi. Tra i Bergamin ed i Bonetto l’intesa è sempre più forte e un’ottima sintonia credo sia più importante di un portafoglio gonfio. Vedendo l’entusiasmo della gente e la forza di squadra e staff il primo bilancio non può che essere positivo. Io vorrei solo ringraziare mio padre che non poteva farmi un regalo migliore, consentendomi di essere parte attiva nella gestione della mia squadra del cuore. Per me è un sogno che si è realizzato.

Ore 10.10 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Petkovic 6; Busetto 6, Thomassen 6.5, Niccolini 5, Degrassi 5.5; Segato 6.5 (Dionisi 6.5), Nichele 5.5, Mazzocco 5.5; Cunico 6; Ilari 5.5 (Aperi 7), Tiboni 5 (Ferretti 6.5).

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) È un monologo biancoscudato, ma la Triestina continua a difendersi con le unghie e con i denti e dopo un quarto d’ora Parlato inserisce anche l’altro big reduce da un infortunio, Dionisi, togliendo Segato e avanzando Busetto. Dopo la fiammata iniziale, però, il Padova continua a tenere palla sbattendo sempre sul muro avversario. Gli spazi sono pochi e i pericoli maggiori arrivano da palla inattiva, con i biancoscudati che collezionano calci d’angolo (10 alla fine). Il cambio indovinato e la beffa. A forza di insistere, la fortezza alabardata crolla, grazie all’ultima carta giocata dalla panchina, Sebastiano Aperi. È il 38′ quando Dionisi si rende protagonista di una percussione centrale, la sfera arriva ad Aperi, che vince un rimpallo e riesce a concludere, segnando a fil di palo. L’Euganeo esplode, tutti i giocatori, compresi i panchinari, corrono sotto la “Fattori”. Sembra fatta e invece dopo 3 minuti arriva la doccia gelata: nell’unica occasione della ripresa, la Triestina pareggia. Niccolini entra scomposto su Giordano in area, rigore e secondo “giallo” per il difensore, che viene espulso. Dal dischetto Bez non sbaglia. È un colpo troppo pesante anche per questo Padova, che si getta in avanti ma deve arrendersi al primo mezzo passo falso del campionato. Una mezza sinfonia, appunto.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Non è un Padova scintillante, ma le occasioni, di riffa o di raffa, non tardano ad arrivare. Tiboni e Segato ci provano in avvio dalla distanza, quindi è lo stesso mediano di Marostica a presentarsi a tu per tu con il portiere ma a concludere debolmente. L’unica volta in cui la Triestina si affaccia dalle parti di Petkovic, l’arbitro la punisce ammonendo Aquilani per simulazione dopo un contrasto in area con Busetto. Da corner e punizioni arrivano le occasioni migliori per i biancoscudati, ma la mira è sempre difettosa. E quando la rete, finalmente, si gonfia al 30′, il direttore di gara giustamente annulla per l’evidente tocco di mano di Cunico, teso ad anticipare il portiere. La Triestina erge un muro e l’azione emblematica arriva al 36′, con Cunico e Segato che calciano quattro volte verso la porta nel giro di pochi secondi, trovando sempre il corpo dei difensori alabardati a respingere. Dentro “El Rulo”. In avanti manca il guizzo giusto e non è un caso che, quando Ferretti (al ritorno dopo un mese di stop) inizia a scaldarsi al 40′, gli spalti applaudono. Occorre aumentare fin da subito il peso offensivo, Parlato non ci pensa due volte e lascia negli spogliatoi uno spento Tiboni, per lanciare subito l’acclamatissimo “Rulo”. L’avvio è arrembante, nel giro di sei minuti Cunico due volte in diagonale e Fefrretti di testa sfiorano il vantaggio, e il pubblico si scalda.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) La nona sinfonia non arriva, anzi s’interrompe sul più bello, e il Padova si ferma. Dopo otto vittorie consecutive la Triestina impone il primo pareggio della stagione ai Biancoscudati, al termine di una gara amara e sofferta. Gli alabardati strappano il punto che volevano, impattando all’86’ su rigore il gol realizzato da Aperi tre minuti prima. Un punto che vale l’aggancio in vetta dell’Altovicentino, il quale, vincendo contro il Mori, raggiunge la corazzata di Parlato a quota 25 punti. Ma per l’Euganeo è stata comunque una domenica di festa, nel ricordo di Rocco e nell’applauso al tecnico e ai suoi giocatori, osannati come sempre a fine gara. Il cambio di modulo. L’undici titolare è quello annunciato e, come si era intuito alla vigilia, Parlato non rischia entrambi i centrali difensivi titolari, acciaccati. Rispetto alle previsioni, tuttavia, a partire dalla panchina è Sentinelli, con Niccolini in campo al fianco di Thomassen. Si comincia con un “4-3-1-2” diverso dal solito, con Cunico che in fase di non possesso palla occupa stabilmente la corsia di destra, per sfuggire alla marcatura ferrea degli avversari. Eppure, nonostante la consueta gestione del gioco contro una squadra scesa in campo solo per non prenderle, qualcosa non convince. Così, dopo meno di un quarto d’ora, il mister di casa ripete quanto fatto ad Arzignano, riportando Cunico in mezzo ed allargando Mazzocco nel nuovo “4-2-3-1”.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Il fallo da rigore, però, arriva da un “veterano” come Niccolini… «Non so se ci sia stato un calo psicologico, probabilmente nella foga di andare a recuperare la palla ha sbagliato il tempo dell’intervento, ma credo che non meritassimo comunque di subire il pareggio in quel modo. Sicuramente c’è da correggere qualcosa in quei minuti successivi al gol di Aperi: sapevo che la gara non era chiusa, avremmo dovuto gestire e far uscire un po’ più di esperienza». Dopo il primo tempo, l’ingresso di Ferretti ha dato una marcia in più. Bravo l’argentino o meno bravo Tiboni? «Nessuno dei due. Nell’intervallo ho corretto la posizione dei terzini, a cui ho chiesto di avanzare di più per andare al cross e in sovrapposizione. Tiboni nel primo tempo aveva spinto molto e bene, l’ho sostituito solo perché mi serviva un giocatore che prendesse i cross dalle fasce». Ha cambiato modulo e interpreti tante volte, nel corso della gara. Come mai? «Sapevo che avremmo fatto fatica, avremmo dovuto sbloccare la gara subito e inizialmente il passaggio al “4-2-3-1” era necessario perché centralmente non sarebbe passato uno spillo. Poi ho tolto Segato, scegliendo di ricomporre la coppia Dionisi-Ilari sulla destra e avanzando Busetto sulla trequarti, perché è bravo ad adattarsi e aveva ancora gamba. Era andata bene, poi dopo l’1-0 abbiamo fatto male i conti». Siete stati raggiunti dall’Altovicentino in vetta alla classifica. Cosa dirà ora alla squadra? «Ho detto loro che prima o poi uno stop doveva arrivare, su la testa e ripartiamo».

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) «Vi vedo un po’ amareggiati». Esordisce così Carmine Parlato nel dopo-gara, rivolgendosi ai presenti in sala-stampa. Efffettivamente quel gol di Bez, su rigore, a quattro minuti dal 90’ ha gettato nello sconforto un ambiente che, dopo il gol-lampo di Aperi, appena entrato, aveva pregustato l’ennesimo pomeriggio di gioia. Ci sono i giornalisti, c’è qualche curioso, ma il più sereno è proprio lui, Parlato, un sorriso a cancellare il dispiacere. «Amareggiati lo siamo un po’ tutti», ammette, «perché quella di oggi (ieri, ndr), per intensità della squadra e per qualità del gioco espresso, è stata una delle partite in cui i ragazzi hanno saputo rendere al meglio. Altre volte siamo stati meno brillanti e abbiamo portato a casa la vittoria, stavolta è andata diversamente. Il calcio a volte è crudele, abbiamo fatto la prestazione ma non siamo riusciti a prenderci i tre punti». È il primo pareggio dopo otto vittorie. Non si sente abbattuto per come è arrivato? «Prima o poi doveva capitare, e forse, è vero, è giunto proprio nella partita che nessuno si sarebbe immaginato. C’è un po’ di amarezza, ma siamo tornati sulla terra e da qui dobbiamo ripartire. Personalmente posso solo fare i complimenti alla squadra per come è stata in partita». Dopo il gol di Aperi cos’è successo? «Avremmo dovuto essere meno frenetici e più razionali. Abbiamo commesso un paio di errori, prima sul retropassaggio di Mazzocco a Nichele e poi sull’entrata di Niccolini, ma siamo umani e ogni tanto possiamo sbagliare. A maggior ragione se l’errore parte da un giovane come Mazzocco, cui bisogna concedere una sbavatura in mezzo a tante giocate corrette».

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Dalla gioia più grande ad un’amarezza imprevista. Nemmeno il tempo di godersi il gol alla Triestina, pochi minuti dopo l’ingresso in campo, che Sebastiano Aperi ha dovuto ingoiare il boccone indigesto, come tutti i suoi compagni di squadra. «Non ho avuto nemmeno il tempo di gioire», confessa l’esterno siciliano. «Peccato, meritavamo di vincere, ma dobbiamo pensare solo a uscire più forti da questo primo stop. Il gol è stata un’emozione unica, ho avuto anche fortuna e voglio dedicare la rete al mio compagno Russo (oltre a fidanzata e famiglia), il quale mi aveva predetto che avrei segnato». Un pareggio che sa di rabbia anche per com’è maturato. Aperi non usa mezzi termini: «Il rigore non c’era, loro ci hanno provato per tutta la partita e l’arbitro sembrava non vedesse l’ora di darglielo». Un pensiero condiviso, in parte, anche dal direttore sportivo Fabrizio De Poli: «Non ho capito il metro di giudizio usato dall’arbitro. Ad inizio partita c’era un rigore su Ilari, mentre quello assegnatoci contro mi è parso molto dubbio. Non era un contrasto eclatante, non è stato impedito all’avversario di colpire il pallone. È successo tutto in mischia. Penalty ed espulsione mi sembrano francamente esagerati». Il presidente Giuseppe Bergamin cerca di non fare drammi: «Bisogna prenderla con il sorriso. Un nostro pareggio di sicuro fa notizia. La gara è stata difficile da gestire, dobbiamo abituarci ad affrontare formazioni così chiuse. Parleremo con il mister e lui stesso sta cercando di inventarsi qualcosa per risolvere le problematiche che arrivano quando si trovano squadre così arroccate. Siamo stati un po’ ingenui, ma resta una buona partita da parte nostra». Uno dei più abbattuti è Dan Thomassen e i motivi sono molteplici. «Ricordo ancora quando con Varrella abbiamo ottenuto l’ottava vittoria di fila, proprio a Trieste. In questa occasione era il mio esordio dal primo minuto e, fatalità, capita il primo pareggio dopo otto successi. Questo mi rode un sacco, nonostante meritassimo di vincere».

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Sugli spalti il colpo d’occhio è stato degno del blasone delle contendenti. I tifosi biancoscudati e quelli triestini, faccia a faccia a tre anni di distanza dall’ultimo confronto, hanno contribuito a rendere speciale la sfida. Scenografia d’effetto, quella della Tribuna Fattori (nella foto) all’ingresso delle squadre in campo: “Dal 1910 c’è solo il Padova” recitava il lungo striscione srotolato sotto la composizione di cartoncini bianchi e rossi. E in Curva nord, riaperta per l’occasione, i supporters alabardati si sono fatti sentire a più riprese, riuscendo ad esultare per un pareggio insperato. A fine partita, comunque, festa per squadra e staff, che si sono ritrovate a Rubano insieme agli ultras per un aperitivo in compagnia.

Ore 08.40 – Serie D girone C, il prossimo turno (domenica 9 novembre, ore 14.30): ArziChiampo-Dro, Belluno-Clodiense, Fontanafredda-Sacilese, Giorgione-Padova, Mezzocorona-Legnago, Mori Santo Stefano-Kras Repen, Tamai-AltoVicentino, Triestina-Montebelluna, Union Pro-Union Ripa La Fenadora

Ore 08.38 – Serie D girone C, la classifica: AltoVicentino e Padova 25, Belluno 20, Sacilese 18, Clodiense 16, Tamai 15, Fontanafredda, Montebelluna e Union Ripa La Fenadora 13, Union Pro 11, Giorgione 10, ArziChiampo 9, Kras Repen e Dro 7, Mori Santo Stefano e Triestina 3, Mezzocorona 0.

Ore 08.36 – Serie D girone C, i risultati della nona giornata: AltoVicentino-Mori Santo Stefano 4-1, Clodiense-Giorgione 1-0, Dro-Belluno 1-1, Kras Repen-Fontanafredda 1-4, Legnago-ArziChiampo 2-1 (giocata ieri), Montebelluna-Union Pro 2-0, Padova-Triestina 1-1, Sacilese-Mezzocorona 4-2, Union Ripa La Fenadora-Tamai 0-0

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Ore 08.32 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Macron Store, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Zero Emissioni, Ecosystem, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 2 novembre: termina 1-1 la sfida dell’Euganeo con la Triestina, ad Aperi risponde Bez su rigore. I Biancoscudati sono raggiunti in classifica dall’AltoVicentino.




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