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Ore 22.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Suo malgrado si sta “specializzando” in gol inutili, il che, ovviamente, non gli va giù. Tommaso Bellazzini dopo la punizione dell’illusorio 2-1 in casa del Lumezzane (poi vittorioso per 3-2) ha trasformato a Pavia il rigore del momentaneo 1-1, poi vanificato dalla vendetta dell’ex Pederzoli. «La classifica? Leggerla non mi farebbe stare bene, quindi non la guardo nemmeno perché voglio solo concentrarmi sul lavoro che ci aspetta come squadra – le parole del fantasista pisano -. Segnare gol che non portano punti fa male, continuare a perdere crea pesantezza ma noi possiamo combatterla tirando fuori l’orgoglio. Le vittorie arriveranno, ne resto convinto». Venerdì sera a Pavia i dirigenti dell’Alessandria avrebbero visionato l’ex Cittadella per convincerlo a lasciare Venezia a gennaio. «Quello che scrivono in giro non mi riguarda, io voglio solo il Venezia perché devo ancora dare molto a questa maglia. Non penso ad altro, infortuni e squalifiche fanno parte del gioco ma ci stanno penalizzando davvero troppo. Dobbiamo uscirne, ecco l’unica cosa che mi interessa». Anche Bellazzini concorda sul fatto che contro le battistrada Bassano e Pavia il Venezia se la sia comunque giocata alla pari. «Sicuramente, tuttavia a Pavia abbiamo fatto meno bene rispetto al match con i vicentini in cui avevamo creato di più e sofferto di meno. Nei primi 20′ abbiamo concesso una rete e altre occasioni, non siamo stati bravi a contenerli. Poi c’è stato equilibrio, e in avvio di ripresa abbiamo cambiato marcia legittimando il pareggio. Proprio lì, come a Lumezzane una volta rimessa in piedi la situazione, ci è mancato quel quid necessario per blindare almeno un risultato positivo». E il numero 10 toscano ha ben chiaro che cosa sia questo “quid”. «Non siamo sufficientemente “elettrici”, ci manca in certe situazioni pur favorevoli quella voglia ossessiva di far pendere il risultato dalla nostra parte fino al 90′. Dispiace perché a Pavia i 14 punti di differenza non si sono visti. I lombardi in casa non perdono mai, un pareggio però l’avremmo meritato».
Ore 22.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Nove sconfitte in 16 giornate, quattro di cui tre consecutive nelle sette gare dell’era-Serena. Tende sempre più al rosso il borsino di un Venezia che, nonostante le discrete prestazioni, continua a cedere il passo alle avversarie. Ultimo ko sul campo del pur quotato Pavia, un 2-1 sul groppone dopo il quale è partito il conto alla rovescia in vista dell’importante scadenza del 16 dicembre (soprattutto per avere quantomeno un segnale di vita dal presidente Yury Korablin). Entro martedì prossimo, infatti, i club di Lega Pro «devono documentare alla Figc-Covisoc l’avvenuto pagamento tramite bonifico di tutti gli emolumenti dovuti sino al 31 ottobre a tesserati, dipendenti e collaboratori addetti al settore sportivo con contratti ratificati» nonché, a favore degli stessi soggetti, «l’avvenuto pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Inps e Fondo Fine Carriera». Una scadenza cui adempiere per evitare punti di penalizzazione in classifica, che nell’era russa è sempre stata rispettata da Korablin, anche in questa stagione con gli stipendi saldati a ridosso del precedente termine del 16 ottobre. Un adempimento tutt’altro che trascurabile alla luce del distacco sempre più marcato tra il presidente moscovita e la società di cui è padrone al 100%. Un allontanamento non solo fisico (Korablin non si vede in città da luglio, quando aveva rassicurato tutti sulla continuazione del suo progetto) ma anche emotivo, confermato una settimana fa dal ds Ivone De Franceschi che a Il Gazzettino aveva confidato: «Il presidente? Non lo vedo, non lo sento e non ho notizie da oltre un mese». Una situazione, al solito, ben poco chiara per una società professionistica. Peraltro Korablin dovrebbe, entro fine anno, perfezionare l’acquisto dei terreni a Tessera su cui edificare il nuovo stadio. Ma pure su questo versante tutto sembra insabbiato. Intanto per la squadra oggi pomeriggio al Taliercio primo allenamento in vista della gara di domenica con la Torres che salirà al Penzo (ore 14.30) con un punto in più in classifica (20 a 19). Contro i sassaresi, per squalifica a centrocampo, sarà fuori Varano ma in attacco torna disponibile Greco e in difesa Sales, sostituito a Pavia per un tempo da Panzeri e uno da Cernuto. Legati, infine, è nuovamente in diffida assieme a Bellazzini, Franchini, Scialpi e Carcuro.
Ore 22.10 – (La Nuova Venezia) Nella settimana che si apre oggi non sono previsti viaggi in Russia da parte dello staff del Venezia. Il direttore generale Dante Scibilia non lascerà Mestre per un confronto con il presidente Yuri Korablin a Mosca, ma al tempo stesso non si sa se quest’ultimo metterà piede a Venezia, città dalla quale manca da fine luglio. «Al momento non sappiamo nulla di specifico», commenta lo stesso Dante Scibilia, «il presidente ci aveva detto a suo tempo che sarebbe venuto per discutere le questioni relative ai terreni, e a quanto sappiamo è una partita che sta seguendo lui in prima persona. Quando arriverà a Mestre? Non lo sappiamo per il semplice fatto che spesso non ci ha avvisati del suo arrivo. Negli uffici siamo sereni, ci sono persone che hanno fatto il loro, e quel che si poteva fare è stato fatto». La fatidica data del 31dicembre prossimo, entro la quale Korablin dovrà decidere se riscattare o meno i terreni per lo stadio, si avvicina però a grandi falcate senza novità dalla Russia.
Ore 22.00 – (La Nuova Venezia) Domanda legittima visto che mancano tre settimane all’apertura del mercato: il Venezia ha intenzione di fare qualcosa? Rinforzarsi? La risposta dipende secondo logica da due fattori: obiettivi e budget. Ma il fatto che i primi spifferi vaganti riguardino la possibile partenza di un paio di giocatori, quelli con contratto particolarmente sostanzioso, fa pensare che il budget non sia molto ambizioso e di conseguenza anche gli obiettivi siano quelli di accontentarsi. Il tutto senza dimenticare che la questione-squadra potrebbe diventare il minimo rispetto alla questione-società, alle scadenze che Korablin dovrebbe affrontare in termini economici, alla vicenda stadio, alla stessa presenza della proprietà. Il campo ha detto finora che la dimensione dell’Unione Venezia come squadra è quella di un buon gruppo stabilmente piazzato al centroclassifica. I giocatori garantiscono che con l’arrivo di Serena il clima è cambiato, c’è meno pressione e gli impegni sono affrontati con più entusiasmo. Forse qualcosa può essere migliorato anche sul piano del gioco, ma i problemi sono ancora quelli: organico stretto, mancanza di un leader in campo, personalità così così. Le ultime tre sconfitte sono indicative: una situazione di vantaggio gestita male a Lumezzane, due partite giocate discretamente in casa con il Bassano e fuori a Pavia (in questo caso bene bene mezz’ora del secondo tempo dopo parecchia sofferenza), ma perdere giocando bene deve essere preoccupante come perdere giocando male, visto che il ritornello di tutti è sempre “giochiamo per vincere”. Invece il Venezia dovrebbe anche imparare a pareggiare, il punticino non fa schifo e a volte serve anche per dare continuità al cammino in classifica. Qualche brutto 0-0 forse porta i tifosi a fischiare e disapprovare e magari – mettiamoci dentro – anche la stampa a criticare, ma fa bene alla classifica. Avesse fatto il Venezia qualche pareggio in più, ora si farebbero discorsi diversi, invece di chiedere miracoli ad un allenatore che i miracoli sulla panchina arancioneroverde li ha già fatti in passato tenendo in piedi sul campo una situazione che stava precipitando a livello societario ed è finita con le note vicende di cronaca giudiziariafinire in tribunale. Michele Serena fa quello che può con quello che ha, se la proprietà vuole almeno i playoff deve mettere mano al portafogli e operare quei due-tre ritocchi che possono dare un cambio di marcia alla squadra. Magari chiedendo informazioni a Pavia, dove i cinesi hanno riportato la gente allo stadio e sono primi in classifica.
Ore 21.40 – (Gazzettino) «Nel momento stesso in cui pensassi nel complotto verso il Cittadella, mollerei il calcio». È chiaro il messaggio di Andrea Gabrielli rileggendo i tabellini delle ultime tre partite, che contemplano cinque espulsioni e due rigori fischiati contro. Numeri che potrebbero destare qualche “sospetto” sul trattamento riservato alla squadra granata. Una celebre frase di Giulio Andreotti dice che “a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. Il presidente del Cittadella preferisce pensare a “bizzarre” circostanze, ad eventi più unici che rari. «Penso che nessuno abbia ricevuto così tanti cartellini rossi consecutivi come noi: cinque espulsioni in tre partite rappresentano un record per il quale sarà ricordato il Cittadella. Un primato con il segno negativo…». Analizzando l’ultimo rosso, quello inflitto a Pecorini, sono sorti forti dubbi sul provvedimento dell’arbitro Sacchi. «In effetti non l’ho capito nemmeno io – ammette Gabrielli -. Rivedendo le immagini ho notato un’ostruzione dell’avversario nei confronti di Pecorini, che ha cercato di divincolarsi. Ammesso che ci fosse stato fallo del mio giocatore, un giallo sarebbe stato più che abbondante. Mi dispiace perché Pecorini tra l’altro stava pure giocando bene». Il difensore rivive l’episodio incriminato. «Stavo puntando l’area avversaria, Piccolo mi ha sbarrato la strada cercando di trattenermi. Ho provato a liberarmi per proseguire la corsa, non ho certo rifilato manate o quant’altro», racconta Pecorini. Che confida: «Sono rimasto basito dall’espulsione, ma non ho aperto bocca per evitare guai peggiori. Me ne sono andato dal campo a testa bassa, deluso per un provvedimento difficile da accettare. Contatti del genere infatti se ne vedono dappertutto, in ogni partita». Andrea Gabrielli chiude il capitolo espulsioni e guarda avanti. «Spero sia finita questa parentesi negativa a livello disciplinare. Il Cittadella ammirato negli ultimi turni, in undici contro undici, ha dimostrato di tenere testa a chiunque. Da qui ripartiamo». E dalla prima partita finita senza prendere gol. I segnali per per essere ottimisti, quindi, ci sono. «Anche a Carpi abbiamo disputato venti ottimi minuti, e se il tiro di Pellizzer fosse finito in rete invece che sul palo, chissà… A La Spezia, contro un’altra avversaria di alta classifica, il Cittadella ha confermato i progressi. La squadra c’è, sin dall’approccio alla partita. Ha ritrovato impegno, determinazione e spirito combattivo, quello che volevamo vedere. In inferiorità numerica per tre partite consecutive, i ragazzi mi sono piaciuti, ci hanno messo l’anima e per questo mi sento di fare loro il mio personale encomio». Adesso i tre punti. «Arriveranno, giocando così tornerà la vittoria. Ci proveremo di nuovo sabato con il Bari, che affronteremo senza paura, anche con l’aiuto e il supporto del pubblico che con il Brescia ha sostenuto il Cittadella dall’inizio alla fine». L’ultima riflessione del presidente è sul mercato, che a gennaio riapre i battenti. «Non siamo ancora entrati nel merito, ma anche alla luce degli infortuni di Lora e Signorini qualcosa si farà».
Ore 21.30 – (Mattino di Padova) Non si può certo dire che sia stata la sua giornata. O, almeno, non lo è stata in termini positivi. Simone Pecorini a La Spezia ha macchiato una prova sin lì convincente prima incocciando suo malgrado la conclusione a botta sicura di Coralli che, nel primo tempo, avrebbe potuto mandare il Cittadella sull’1-0, poi, dopo appena 4’ della ripresa, rimediando un cartellino rosso probabilmente troppo severo ma, altrettanto probabilmente, evitabile. Già, ma cos’è successo in quell’occasione? È lui stesso a spiegarlo. «Avevo la palla e l’ho smistata su Coralli. A quel punto mi sono mosso per andarmi a sovrapporre e farmela ridare, ma Piccolo me l’ha impedito mettendosi in mezzo. Io ho cercato di liberarmi ed è finito a terra» racconta Pecorini, che anche allo stadio Picco è stato riproposto come esterno destro di centrocampo, dopo le buone prove di Vicenza e Brescia. Proprio quel contatto ha spinto l’ arbitro a estrarre il rosso, il nono nella stagione del Citta, che ormai sembra aver preso l’abitudine a finire le partite in inferiorità numerica. «Quando ha fischiato non mi aspettavo che mi espellesse. Ho spinto Piccolo, ma di sicuro non gli ho rifilato una gomitata in faccia, come ho sentito dire da qualcuno. Se è finito a terra è stato perché nella corsa l’ho colpito col piede, ma posso assicurare che non avevo alcuna intenzione di rifilargli un calcio». Con Foscarini avete analizzato l’episodio? «Ancora no. Credo lo faremo oggi, alla ripresa degli allenamenti. So, però, che ha parlato con l’arbitro a fine partita. Il direttore di gara gli ha detto: “guarda che il tuo giocatore ha fatto una sciocchezza”. Quel che posso dire è che non c’era alcuna voglia di far male nel mio intervento, ma purtroppo conta la percezione che ha l’arbitro, che evidentemente ha visto in modo diverso. Peccato, perché fino a quel momento abbiamo tenuto il campo con ordine». Non è stata proprio una giornata felice, per lei. «Già. Nel primo tempo ho “salvato” la porta dello Spezia dal tiro di Coralli, che poi, giustamente, si è incavolato. Ma mica potevo sparire…».
Ore 21.10 – (Giornale di Vicenza) «Ne siamo usciti indenni», la soddisfazione di Michele Marcolini nel dopo partita. Il suo Real Vicenza non solo ha bloccato la corsa dei “cugini”, li ha messi seriamente in difficoltà. Non fosse stato per la paratona di Rossi su Bruno, ma anche per altri episodi che i biancorossi sono stati capaci di costruire… «Quel grande intervento – ha sottolineato il tecnico biancorosso ricordando la bomba di Bruno deviata dall´estremo difensore sulla traversa – ha fatto sì che andassimo al riposo sull´1-1 in un primo tempo in cui ci siamo resi pericolosi dalla trequarti in su. Il pareggio ci sta e sono soddisfatto, i miei ragazzi hanno interpretato bene il derby. Complimenti al Bassano, perchè è la squadra che mi aspettavo, molto organizzata, forte in attacco. Ma faccio i complimenti soprattutto ai miei giocatori. Forse entrambe le squadre, ad un certo punto, avevano paura di perdere. Bassano e Real Vicenza hanno dato vita ad un derby piacevole» ha aggiunto Marcolini, spiegando perchè nella ripresa si è visto un gioco meno spumeggiante rispetto ai primi 45´. L´allenatore, come era stato previsto, si è affidato in difesa a Solini centrale, che ha preso il posto dell´infortunato Polverini. «Per Matteo sono contentissimo, perchè finora non aveva avuto tante occasioni anche per colpa di un infortunio che gli ha fatto perdere tanto tempo. Dopo un inizio timoroso, ha chiuso in crescendo». Il Real esce a testa alta da questo derby, confermando quella bella dote di saper rispondere subito ad uno svantaggio. È successo anche ieri al Mercante dopo il gol di Cattaneo. «Il vantaggio è arrivato al termine di una bella azione, alle volte bisogna riconoscere i meriti degli avversari. Nel complesso abbiamo disputato una gara attenta ed equilibrata, anche quando gli avversari hanno cambiato modulo. Il girone di ritorno sarà molto duro, servirà qualcosa in più». Diego Vannucci non nasconde i rimpianti. Uno, in modo particolare. «Ripenso a quel tiro che ho effettuato di sinistro nel primo tempo. Complimenti al portiere, ma la posizione era giusta, il tiro rasoterra ben indirizzato, col campo bagnato. Sarebbe stato un gol importante in quella fase del match». E anche il primo in biancorosso per l´instancabile esterno sinistro del Real Vicenza, ormai un fedelissimo di Marcolini.
«Sembra – ha provato ad ironizzare – che qualcuno non mi voglia far segnare». Pazienza, il timbro arriverà. Vannucci in compenso ha messo in campo qualità e quantità. «Abbiamo impostato diversamente la partita in difesa. Io stavo un po´ più basso rispetto a Lavagnoli, che è un giocatore più offensivo. Mi sono trovato bene, perchè Malagò e Bardelloni mi hanno dato una mano. Speravo, anche partendo più indietro, di riuscire a rendermi più pericoloso con i cross. Sono comunque soddisfatto della mia prova. La migliore per me resta comunque quella disputata al Menti contro il Venezia». Vannucci ha elogi per un compagno in particolare. «Mi complimento pubblicamente con Solini che ha fatto una grande gara e non era semplice nella sua situazione. Volevamo riscattare una prova non felice con la Torres, ci siamo riusciti anche perchè partite come questa ti danno sempre in settimana la tensione e l´attenzione giuste. Giocare alla pari contro squadre che giocano a calcio, come il Bassano, è sempre molto soddisfacente».
Ore 21.00 – (Giornale di Vicenza) Dopo i due turni di stop in Coppa, Asta pare don Tonino, il buon parroco di campagna. Il suo pensiero è molto ecumenico. «Il pareggio è giusto, abbiamo creato lo stesso numero di occasioni anche se devo riconoscere che il Real ha palleggiato più di noi e sul piano del possesso e del fraseggio ci è stato superiore – analizza il tecnico – da parte nostra dovevamo sopperire a una serie di assenze pesanti che ci hanno spinto a rivedere l´assetto. Ho rischiato Iocolano in mezzo in una posizione non sua, ma a volte inserire di fatto cinque attaccanti non vuol dire rendersi più pericolosi. Comunque dinanzi a una signora formazione che si è confermata solidissima mi tengo stretto il punto che allunga a 14 i nostri risultati utili. I rigori? Degli arbitri preferisco non parlare, non vorrei prendere un´altra squalifica dopo quella di Coppa Italia. Ad ogni modo parlano le immagini». Va nello specifico il trainer. «Stavolta è mancata continuità d´azione, eravamo troppo sporadici, non riuscivamo a ripartire in modo fluido e proficuo, del resto senza troppi incontristi di ruolo non era nemmeno semplice recuperare palla in fretta e rilanciare. Certo – insiste – mi sarebbe piaciuto da morire poter regalare un altro pomeriggio di festa alla nostra gente». Lì a fianco Giusto Priola maledice ancora la zuccata che poteva valere il 2-1 giallorosso. «Mi brucia, è uscita di niente, io stesso l´avevo vista dentro». Stefano Rosso si prende il punto e glissa elegantemente sul rigore. «Sì certo era rigore ma a volte non li danno, il calcio va così – filosofeggia col sorriso – diciamo piuttosto che non siamo stati brillanti come altre volte e che di fronte ci siamo trovati un avversario con tanta qualità e quantità». Guarda già avanti il pres. «Ora concentriamoci sul Renate sabato – taglia corto – ecco, tornando al derby mi brucia un po´ per le assenze, penso che se il Real avesse dovuto rinunciare al centravanti e a due centrocampisti titolari, non so come sarebbe andata a finire. Ma va bene lo stesso e tiriamo dritto». Il portiere Gianmaria Rossi si gode due paratissime da dvd, le migliori in assoluto del suo prolifico anno e mezzo virtussino. Due exploit che contano quanto un gol risolutore. «In effetti Bruno e Bardelloni sono due gran giocatori, bisognerebbe non farli tirare – ride – ma come si fa? L´importante è aver strappato qualcosa di concreto. Personalmente mi secca aver preso gol due minuti dopo il nostro vantaggio. Sono sicuro che se avessimo retto un po´ di più, poi avremmo potuto distenderci negli spazi. Anche a me dai pali i rigori sono apparsi entrambi solari». Sui penalty non assegnati interviene pure Pippo Scaglia, attuale stopper del Cittadella, un paio di anni fa in giallorosso e ieri in tribuna. «Il secondo era chiarissimo». Chiosa volante col match-winner mancato, Luca Cattaneo, che rivendica la paternità del gol («Nessuna autorete – puntualizza – volevo tirare in porta e a norma di regolamento è gol mio») e insiste sul rigore. «Il primo era addirittura più netto del secondo».
Ore 20.50 – (Giornale diVicenza) Mezzo e mezzo. Il derby tra Bassano e Real Vicenza va giù come un aperitivo, si presenta caldo e frizzante, poi dà un po´ di sonnolenza, considerato anche l´orario. Una dose di Veleno (Cattaneo), una di Sasà (Bruno), una spruzzata di Rossi (il portiere migliore in campo) e una di Marini (l´arbitro non vede un rigore e mezzo per i giallorossi) e si va casa con un punto a testa. Asta dà fiducia a Ingegneri e Stevanin in difesa. Centrocampo da rifare con Cenetti fermato dal giudice e Davì infortunato. Il tecnico non rischia Tonon e lancia Cattaneo. Iocolano accanto a Proietti in regia – i tifosi sono perplessi – e Maistrello terminale offensivo con Pietribiasi squalificato. Il Real è quello annunciato, con l´assenza, importante, di Polverini al centro della difesa. Animi caldi già al 3´. Nolè calcia una punizione nella mischia in area, la palla sbatte su un braccio di Bardelloni, ma l´arbitro lascia correre tra le proteste giallorosse. All´8´ si vede il Real. Corner di Lavagnoli, Rossi fuori con i pugni, al volo Vannucci trova ancora pronto il portiere. Proprio nel momento migliore del Real, ecco il gol del Bassano. Al 18´ dai e vai Nolè-Maistrello-Nolè, che smarca Cattaneo in area di rigore. Il sinistro non è irresistibile ma Tomei è battuto, arriva Piccinni che nel tentativo di anticipare Maistrello insacca nella propria rete: 1-0 e Mercante in festa. Tempo due minuti e Carlini scende sulla destra innescato da Lavagnoli, cross in mezzo all´area, Bardelloni non ci arriva ma crea lo spazio per Bruno che di destro al volo batte Rossi: 1-1. Che inizio. Undicesimo centro in campionato per il bomber. Il Real insiste, Lavagnoli su punizione trova la testa di Malagò: alto. Verso la mezzora la partita si addormenta. Il Bassano non si scopre, il Real non trova gli spazi giusti anche se dà l´impressione di essere messo meglio in campo. Asta cerca un nuovo equilibrio con Furlan abbassato sulla linea dei centrocampisti. Al 43´ numero di Bruno, carica il sinistro, finta, di destro batte dal limite, Rossi manda sulla traversa, la palla resta lì, arriva Bardelloni di testa ma trova ancora il portiere giallorosso sulla sua strada. Al 46´ brivido per Tomei, il tiro di Nolè è centrale. Sembra finito il primo tempo, invece Maistrello ha una buona palla al limite, il sinistro finisce altissimo. Più Real che Bassano fino a qui.
Asta procede con il suo undici e la Virtus scende in campo più determinata. Priola incorna di poco a lato sugli sviluppi di un calcio d´angolo. Il tecnico di casa cambia ancora modulo e rafforza la difesa, ora a cinque, con Bizzotto al posto di Furlan. Al 17´ Nolè fa tutto bene al limite, tranne il tiro sballato. Al 20´ Stevanin si inserisce in area, ma il sinistro non impensierisce Tomei. Al 26´ colpo di testa senza forza di Nolè. La reazione del Real al 31´, con Bardelloni che serve al limite Bruno, il sinistro si apre troppo. Marcolini butta Odogwu nella mischia al posto di Bardelloni, i sostenitori del Real approvano. Al 38´ il nigeriano prova a schiaccare di testa davanti a Rossi, fuori bersaglio. Asta mette Munarini al posto di un Nolè meno brillante del solito. Il Real intanto riprende campo ispirato da Dalla Bona. Al 47´ esplode il Mercante, non per un gol ma per un fallo di mano di Piccinni al limite dell´area, più dentro che fuori, non sanzionato dall´arbitro (a cui il match sfugge nel finale). Il Real ha ancora ossigeno per provare il contropiede, ma la partita ha preso la via del pari già da un po´. Finisce così, il punto fa quasi più comodo ai biancorossi, mentre il Bassano lascia la testa provvisoria della classifica al Pavia, seppur con un match da recuperare. Il pubblico è comunque soddisfatto e gli applausi sono per tutti.
Ore 20.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Nessuno tocchi Parteli. Dopo la sconfitta (1-0) patita dall’Union Ripa La Fenadora, quarta a 25 punti, nell’anticipo di sabato con il fanalino di coda Mezzocorona (6), piovono le critiche sulle scelte operate dall’allenatore neroverde. Il dito è puntato sulla scelta dell’undici iniziale: fuori infatti Brotto, Antoniol (entrambi in diffida in vista del derby e della gara del 20 con il Padova) e Moresco che entrano solo nel finale nel tentativo di riacciuffare la gara. In difesa del mister si schiera il presidente Nicola Giusti che su Facebook scrive così: «Io sto con Max Parteli… perbenisti e chiacchieroni fate finta di tifare pure qualcun altro!». Il presidente puntualizza la sua affermazione: «In questo momento della stagione dobbiamo affrontare partite importantissime anche nella storia della società. Mercoledì (alle 14.30 al Boscherai) giocheremo una partita fondamentale. Contro la Correggese ci giocheremo l’accesso alla semifinale di Coppa Italia, un obiettivo prestigioso che nessuno nel Bellunese ha mai centrato. Sabato invece c’è il derby con il Belluno, ma non c’è dubbio, alla domanda “preferiresti vincere in Coppa o nel derby?” scelgo la Coppa. Di derby, per quanto importante, lo giocheremo anche nel ritorno. Le scelte fatte dal mister mirano a tutelare questo percorso». Il presidente non si ferma: «Chi chiacchiera, ne ha il diritto, lo stesso che ho io di commentare. I commenti sentiti e letti però mi hanno dato fastidio. L’Union è tale anche per la presenza di Max che è riuscito a forgiare la mentalità giusta sia nei giocatori sia nella dirigenza. Un allenatore a cui auguro di entrare al più presto nei professionisti, cosa durissima perché lui è una persona pura e nei Pro c’è molto marciume e non si avanza per meriti». Giusti conclude: «In merito alla sconfitta dico che il calcio è bello anche per questo: una volta vinciamo all’ultimo secondo e una volta perdiamo. Il nostro obiettivo non è di vincere la serie D, ma di rimanere in categoria e far crescere il settore giovanile. Chi vuole veder vincere una squadra deve andare da un’altra parte».
Ore 20.10 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Non può che essere felice mister Feltrin dopo il triplice fischio finale dell’arbitro che sancisce il secondo hurrà di fila dell’Union Pro. «Ci abbiamo creduto fino alla fine – ha dichiarato il mister – inserendo gli uomini giusti dalla panchina. Sapevamo che il Mori tra le mura amiche sarebbe stata una squadra ostica e, oltre a questo, i miei ragazzi non sono abituati a giocare sul terreno sintetico. In passato siamo stati beffati allo scadere. Ora la ruota sta girando anche per noi». Protagonista della giornata è stato il neo acquisto Cattelan, di cui Feltrin elogia le qualità: «Cattelan ha colpi importanti, quando è entrato in campo si è mosso ottimamente e può darci una grossa mano, a patto che continui ad allenarsi bene come in questa settimana».
Ore 20.00 – (Trentino) Davide Zoller, allenatore del Mori S. Stefano, è un fiume in piena: «L’Union è venuta per fare un punto e ne ha fatti tre. Complimenti a loro, ma – continua il mister tricolore – ci rammarica non aver preso un punto in uno scontro così importante». Importanza non solo per la tanto inseguita salvezza, ma per la presenza in tribuna di Ernando Salati: «Saperlo in tribuna non è stata di buon auspicio. Sapevo che sarebbe stata una domenica molto difficile» Per Zoller la prestazione dei suoi non è stata delle peggiori: «Ce l’abbiamo messa tutta per un risultato ingeneroso dove il Mori ha fatto la partita, mentre l’Union non ha fatto un solo tiro in porta verso lo specchio di Poli e nonostante questo andiamo via con zero punti.» Il mister critica le sue punte: «Non me ne vogliano i miei attaccanti, ma quando non si riesce da 4 metri a prendere una porta di 7 è difficile vincere le partite». Per il futuro: «Siamo virtualmente retrocessi. Prepareremo l’Eccellenza sempre puntando sui giovani e li prepareremo per il massimo campionato regionale».Davide Zoller, allenatore del Mori S. Stefano, è un fiume in piena: «L’Union è venuta per fare un punto e ne ha fatti tre. Complimenti a loro, ma – continua il mister tricolore – ci rammarica non aver preso un punto in uno scontro così importante». Importanza non solo per la tanto inseguita salvezza, ma per la presenza in tribuna di Ernando Salati: «Saperlo in tribuna non è stata di buon auspicio. Sapevo che sarebbe stata una domenica molto difficile» Per Zoller la prestazione dei suoi non è stata delle peggiori: «Ce l’abbiamo messa tutta per un risultato ingeneroso dove il Mori ha fatto la partita, mentre l’Union non ha fatto un solo tiro in porta verso lo specchio di Poli e nonostante questo andiamo via con zero punti.» Il mister critica le sue punte: «Non me ne vogliano i miei attaccanti, ma quando non si riesce da 4 metri a prendere una porta di 7 è difficile vincere le partite». Per il futuro: «Siamo virtualmente retrocessi. Prepareremo l’Eccellenza sempre puntando sui giovani e li prepareremo per il massimo campionato regionale».
Ore 19.50 – (Trentino) Doveva essere la partita decisiva per la riscossa, ma quella che è andata in scena ieri allo stadio Comunale tra il Mori S. Stefano e i trevigiani dell’ Union Pro si è rivelata un’amara sconfitta. Gli ospiti agguantano i tre punti negli ultimi minuti di gioco sconfiggendo i tricolori trentini per 2 reti a 0. Per il Mori si sente già odore di retrocessione e le speranze di salvezza sono ormai ridotte al lumicino. I padroni di casa si sono battuti con onore, ma la mancanza di concretizzazione e i tocchi fortunati dei trevigiani costringono i trentini alla resa. La cronaca. Passo falso di Tisi che al 3’ regala un pericoloso contropiede all’Union, ma Pruestner spazza con saggezza. Al 6’ una punizione per i padroni di casa viene gestita dal piede lesto di Dossi che tocca per Tisi che prova la cannonata, ma la sfera viene respinta e sullo sviluppo Concli aggancia e fucila; Noè la fa sua. Al 10’ l’Union va in avanti con Fuxa che prova a cambiare per Serena, anticipato da Benedetti. Ancora Union al 16’ con un pericoloso contropiede di Serena che allunga per Comin che tenta il cross. Pericolo per il Mori al 22’ quando Comin lancia Fuxa che prova la fucilata dalla distanza, ma Poli ferma in due tempi. Al 26’ nuova carica dei tricolori trentini, prima con Bonilla che sullo sviluppo di una punizione gestita da Tisi, scaglia la sfera a lato porta. Poi Tisi allunga per Deimichei che crossa in mezzo per Tranquillini, aggancia la sfera al volo e la spara di poco sopra la traversa. Piccolo rischio per il Mori in chiusura di tempo con Comin che su assist di Furlan non sfrutta il contropiede bloccandosi davanti a Benedetti. Al 45’ rimane il tempo a Tranquillini di scaraventare la sfera tra le mani di Noè. Nella ripresa entrambi gli schieramenti scendono in campo decisi ad accaparrarsi i preziosi tre punti. Subito Mori al 2’ con Bonilla che dal fondo crossa nel mezzo impegnando Noè all’uscita dai pali. Ancora Mori al 7’con un bel gioco di Benedetti per Deimichei che si smarca e serve Dossi pronto al tiro, ma il pallone rimbalza sulla difesa trevigiana. Al 17’ l’Union prende le misure con Cattelan che verticalizza per Comin, cade in area, ma è tutto regolare. Al 39’, però, Cattelan viene atterrato in area da Dossi guadagnando il rigore che Busetto trasforma in rete. Il Mori ci prova e sembra crederci, ma al 50’ Serena in piena bagarre davanti a Poli tocca e perfora la rete infrangendo le flebili speranze del Mori.
Ore 19.30 – (Messaggero Veneto) L’allenatore del Tamai, Stefano De Agostini, commenta con sportività la gara dei suoi allo stadio Nereo Rocco. «Il pareggio è giusto, ci sono state occasioni per entrambe le squadre anche se a noi resta il rammarico per la traversa colpita. Abbiamo sofferto nei primi 15 minuti perché siamo una squadra matta, che spesso sbaglia l’approccio in uno dei due tempi. Stavolta siamo entrati male in campo all’inizio e siamo andati sotto. L’1-0 ci ha svegliato e avremmo potuto pareggiare già prima dell’intervallo. Dopo l’1-1 gara incerta e ambedue le formazioni avrebbero potuto vincere. È stato bravo il mio collega Ferazzoli ad aver cambiato la sua compagine in queste settimane. La Triestina è cresciuta pur restando ancora nella parte bassa della classifica». E Giuseppe Ferazzoli, dal canto suo, è soddisfatto del quinto pareggio ottenuto sotto la sua gestione, fatta di sei tappe. «L’approccio alla gara è stato esemplare e la squadra mi è piaciuta anche nei momenti di difficoltà. È la miglior prestazione da quando sono in panchina e l’abbiamo fatta contro un’ottima squadra. Peccato per i ragazzi e per i tifosi non aver ancora conquistato la prima vittoria, ma sono sicuro che arriverà presto.
Ore 19.20 – (Il Piccolo) «Stavolta è mancato davvero solo l’acuto»: rispetto a qualche tempo fa, quando Ferazzoli diceva che la Triestina per vincere doveva crescere ancora molto, il tecnico sente che ormai all’Unione manca davvero poco per la gioia dei tre punti. E della prova contro il Tamai è più che soddisfatto: «La squadra ha fatto un’ottima prestazione – dice Ferazzoli – soprattutto considerando che di fronte c’era una buonissima squadra con una signora classifica. Credo che continuando a lavorare così, riusciremo ad agguantare questa fatidica vittoria. Nel primo tempo siamo andati meglio, nella ripresa abbiamo sofferto di più, pagando soprattutto quell’infortunio sul rigore appena rientrati in campo. Per il resto in alcuni momenti abbiamo sofferto la loro superiorità fisica, ma anche dopo la rete subita, che per come è venuta poteva abbatterci, mi è piaciuta la reazione della squadra: è il segnale che non cresciamo solo sotto l’aspetto fisico e del gioco, ma anche mentalmente. Siamo più consapevoli dei nostri mezzi, con Rocco e Milicevic davanti siamo certamente più incisivi. Mi dispiace per lo sforzo dei ragazzi, ma dopo un’ottima prestazione è giusto accettare anche il pareggio». Un pareggio che è arrivato ancora una volta per un errore di Antonelli: «Purtroppo sono un paio di occasioni che il giocatore è sfortunato – afferma il tecnico – la palla è rimbalzata male e gli è passata sotto il piede, non credo sia stato un errore di concentrazione». Ma questa Triestina può reggere un tridente composto da Clara, Rocco e Milicevic (con il croato stanco e le scarsa predisposizione al rientro dell’argentino, la squadra è apparsa molto sbilanciata), senza che dietro ci siano degli under di spessore negli altri reparti? Ferazzoli parla chiaro anche dal punto di vista tattico: «Non è questione di under, ma di equilibri. Con loro tre davanti siamo molto sbilanciati. Clara sta crescendo, si allena sempre meglio e arriverà il momento che partirà dall’inizio, ma a tre punte così, che sono tre punte vere, è difficile chiedere troppi sacrifici in fase di ripiego, perchè significa non averli lucidi davanti. Certo devono essere bravi a dare una mano ai compagni almeno sulle linee di passaggio». E proprio la questione under è molto calda sul mercato: «Con la società parliamo continuamente dei rinforzi. A proposito di under, mi hanno fatto piacere la buona prestazione di Damiano Pontrelli, che si sta allenando bene e sta superando i problemi fisici, e anche quella di Ventura che non giocava da tanto tempo e ha fatto bene. Il fatto è che di under 95 ne abbiamo pochi e tutti negli stessi ruoli: dovremmo cercare un difensore e un centrocampista di quella fascia di età, anche se in questo periodo non è semplice».
Ore 19.10 – (Il Piccolo) L’Unione gioca la miglior partita della stagione (ci voleva poco diranno gli scettici). Ma l’Unione non riesce ancora a vincere. Perché il Tamai è squadra quadrata e molto prestante ma soprattutto perché Antonelli commette un errore imperdonabile innescando Furlan con il conseguente rigore che regala agli avversari il pari. Mea culpa per l’errore del difensore alabardato (che ha concesso il bis di Dro), rabbia e imprecazioni dei tifosi per un rigore non fischiato per fallo su Rocco e apparso piuttosto evidente. Non era questa la partita da vincere, vista la caratura dell’avversario ieri non irresistibile, anche se bisognerà pure cominciare a farlo visto che le giornate di digiuno sono 14 (cioè tutte). La classifica piange sempre di più, la squadra cresce con l’innesto di alcuni giocatori di spessore. L’ultimo arrivato Daniele Rocco non ha deluso pur non segnando, Milicevic non è ancora al top ma è vivace e Clara (visto nel finale perché non in forma) è un funambolo che può scardinare le difese. L’Unione ha creato almeno cinque palle-gol. Visto il periodo è una notizia. Non ha peraltro subito molto (anche se nella ripresa il Tamai ha preso una traversa) e il portierino Zucca (a 17 anni ha sostituito l’infortunato Di Piero) ha fatto la sua parte. Ferazzoli ripropone un trio in attacco con Pontrelli (alcuni buoni spunti) assieme a Rocco e a Milicevic. La novità è il ritorno di Arvia a centrocampo a proteggere il giovane Ventura che comunque riesce a cavarsela in difesa. Il Tamai insiste proprio sulla fascia più debole alabardata (quella di destra) con Zambon che crea più di qualche imbarazzo. L’Unione (con la maglia rossa) comunque parte meglio del solito perché Rocco è un punto di riferimento di spessore , mentre Pontrelli e Milicevic sono agili ai lati. Proprio dalla caparbietà di Rocco a destra nasce un cross e una capocciata pericolosa di Proia (6’). E proprio il centrocampista al 14’ si reiventa goleador (come a Dro). Traversone invitante dalla destra di Celli e in qualche modo il biondo la mette dentro a porta quasi sguarnita. Unione in vantaggio su azione e la gente sembra incredula. Il Tamai comincia a prendere il sopravvento a centrocampo anche perché Giorgino non spinge. Zucca prima perde il pallone in uscita ma poi d’istinto salva la porta su Zambon (30’). Ed è lo stesso numero 10 friulano a sfiorare l’incrocio alla sinistra di Zucca quattro minuti più tardi. Gli ospiti insistono e Pavan potrebbe pareggiare al 39’ ma la deviazione a botta sicura finisce in corner. Nemmeno il tempo di accorgersi della ripresa del gioco e l’Unione si fa raggiungere. Antonelli liscia sulla trequarti un pallone innocuo e consente a Furlan di involarsi verso Zucca che non può fare altro che stenderlo. Rigore chiaro ed esecuzione perfetta dello stesso Furlan. I ragazzi di Ferazzoli questa volta sono capaci di reagire. Paratona di Peresson su bordate prima di Celli e poi di Giorgioni. Anche un diagonale di Pontrelli finisce fuori non di molto. Ferazzoli inserisce Clara e Nuzzi. Soprattitto l’argentino fa vedere numeri. Rocco riesce ad entrare in area al 23’: il centravanti cade toccato da un difensore. Il rigore sembra esserci ma l’arbitro Dalla Palma fa proseguire. E i tifosi si adirano. Negli ultimi minuti l’ Unione è sbilanciata e il Tamai fa valere la sua forza fisica ma Zucca una volta salva la porta e un’altra viene salvato dalla traversa su staffilata da 25 metri del neoentrato Bolzon. Sull1-1 cala il sipario del Nereo Rocco per il 2014. Sono quattro i pareggi consecutivi, per la prima volta l’Unione ha chiuso davanti una frazione di gara e anche lo scarso pubblico del Rocco si è ridestato. In attesa di tempi migliori è un passetto avanti. Per il morale, non per la salvezza.
Ore 18.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) «Un punto strappato al Tognon vale molto». Parola di Daniele Pasa, che esce dagli spogliatoi con un mezzo sorriso. L’allenatore del Montebelluna avrebbe voluto vedere il sacco pieno, ma a Fontanafredda è difficile per tutti fare punti. «Chi oggi avrebbe sfruttato quelle (poche) palle gol – ammette – avrebbe anche conquistato la vittoria. Abbiamo giocato bene, disputando una buona partita. Nel primo tempo i ragazzi hanno dato il massimo: era difficile chiedere loro di più. Nella ripresa invece, dopo un inizio un po’ sottotono, siamo usciti nel finale dove abbiamo pure rischiato di portare a casa i tre punti. Che peccato! L’arbitraggio? So che quelli del Fontanafredda – allarga le braccia – si sono lamentati parecchio per alcune decisioni del fischietto. Io credo che, invece, il fischietto abbia applicato correttamente il regolamento». Domenica il Monte sarà ospite dell’Arzichiampo: «È una squadra di qualità – ammette – e non sarà facile uscire vincenti».
Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «La terna arbitrale ci ha penalizzato». È un Maurizio De Pieri furibondo, quello che esce dagli spogliatoi a fine partita. Tra l’altro è stato anche espulso, dunque salterà il derby di domenica con il Tamai. «Il mio allontanamento dal campo? Mi sono alzato dalla panchina – ammette l’allenatore – per protestare nei confronti del fischietto per un fallo clamoroso non visto né da lui né dai suoi collaboratori. Nel farlo sono uscito dall’area tecnica. Dunque, per certi aspetti, la mia espulsione, seguendo il regolamento, ci sta pure». Il «suo» Fontanafredda, quello visto ieri, non è stato però brillante. «È mancato il gol – spiega – e pure la fluidità nella manovra. Avremmo anche potuto vincere questa partita, ma ci è stato annullato un gol. Ecco, vorrei chiedere all’arbitro come mai ha deciso di annullare la rete di Tonizzo…» Il Montebelluna, dall’altra parte, ha giocato un buon calcio e, soprattutto sul finale, ha rischiato anche di espugnare il Tognon. De Pieri, nel fare gli elogi agli avversari, ha fatto notare come in campo le due squadre si siano equivalse. «Per l’impegno – commenta – non devo rimproverare nulla ai ragazzi: si sono dati un gran da fare, hanno lottato su ogni pallone e sono stati pure sfortunati. In compenso abbiamo portato a casa un pareggio, che vale un punto». Domenica il Fontanafredda sarà di scena a Tamai: «Rispetto ad oggi – guarda avanti il mister – dovremo ricompattarci. Scenderemo in campo per fare punti, quello è fuori discussione». Che vinca il migliore.
Ore 18.30 – (Messaggero Veneto) Il Fontanafredda lotta e si sbatte, non piglia gol e ne segna uno con Tonizzo, annullato per motivi ancora non ben identificati. Mischiando gli ingredienti però il pari è giusto ed è un punto prezioso, contro un avversario complicato che al 90′ ha sfiorato il colpo del ko. I rossoneri non vincono da oltre un mese e sono scivolati al dodicesimo posto: nessun dramma, le prestazioni non sono mai mancate, e in un campionato per sopravvivere e non sognare in grande questo è fondamentale. Un neo c’è ed è parso lampante: l’addio di Martini avrà un peso specifico importante, in un centrocampo che ieri, nella ripresa, ha faticato a rimanere in piedi in una partita di calcio trasformata in una lotta nel fango. De Pieri lancia dal 1’ gli ultimi innesti: Roveredo esterno sinistro della cerniera mediana, Gargiulo al fianco di Florean davanti. Sprinta meglio il Fontanafredda: prima Florean (4′) e poi Malerba (11′) provano a rendersi pericolosi ma non fanno male a Rigo. I ritmi non si alzano e la gara s’impantana, sia per il terreno, sia per gli uno contro uno tra due moduli identici che bloccano il match. L’ultimo brivido di un brutto primo tempo è un cross di Alcantara (subentrato a un Hoti inesistente) parato a terra da Rigo. La ripresa si apre con la chance più ghiotta della partita rossonera: Florean apparecchia per Gargiulo, che con il piattone chiama Rigo al miracolo. Al 17′ Tonizzo svetta di testa e insacca: Rasia vede un fallo del numero 4 e annulla. Tanti dubbi e l’equilibrio non si spezza. Il Fontanafredda va in riserva a metà frazione, i ragazzi di Pasa premono: al 27′ Guzzo su azione da corner rimette in mezzo per Severgnini, Grotto spazza e salva un gol fatto. Al 45′ l’ultima occasione: De Vido supera Ortolan e incrocia il destro che termina a lato di un soffio. Nel recupero l’arbitro Rasia perde definitivamente la bussola, allontanando per proteste addirittura un volontario della Croce Rossa a bordo campo.
Ore 18.10 – (Trentino) Il morale è sotto i tacchi. E non potrebbe essere altrimenti dopo una sconfitta che brucia tantissimo. Adesso, però, non è il tempo delle recriminazioni e dei rimpianti, ma di pensare alla prossima sfida, fondamentale, contro il Legnago. Ma anche al mercato. E’ fuori discussione che la rosa gialloverde necessiti di un paio d’innesti. Cosa serve? Semplice: un attaccante (visto che Donati è ai box) con esperienza in categoria e un under di sicura affidabilità. Il nome più “caldo” potrebbe essere quello di Lorenzo Melchiori, centrocampista classe ’96 di proprietà dell’Alto Adige, capitano della “Berretti” biancorossa. Melchiori ha sostenuto tutto il ritiro precampionato con la prima squadra, ma non ha poi trovato spazio in Lega Pro. E, allora, perché non farci un pensierino? Manfioletti conosce bene il giocatore che sarebbe felice di affrontare l’avventura della serie D, tra le due società i rapporti sono buoni , ora resta da capire se la società sarà disposta a fare un piccolo sforzo per potenziare l’organico.
Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Andrea Pagan inizia la sua disamina ricordando che si verificano sempre difficoltà quando le avversarie sono particolarmente coperte: “Loro hanno preparato bene la partita affidandosi all’esperienza difensiva di alcuni atleti, anche noi ci abbiamo messo del nostro partendo in salita con un gol incassato all’inizio. Abbiamo avuto difficoltà perchè tanti giocatori hanno bisogno di rifiatare: ecco perchè cerco di utilizzarne il più possibile, pur non avendo fenomeni ed intoccabili stiamo facendo bene: e allora se posso cambio”. Nell’episodio del rigore parato sembra che tu lo abbia previsto: ” Ho detto a Luca che non serviva il salvapelle ma ci servivano i suoi guanti: lui è stato bravo perchè si allena molto durante la settimana, questa è la forza del gruppo, chi subentra si fa trovare sempre pronto”. Forse si deve evitare qualche espulsione di troppo?: “C’è stato nervosismo perchè noi dovevamo rincorrere il risultato e loro invece non ci facevano giocare perdendo molto tempo, ho chiesto ai miei tranquillità visto che le differenze tecniche erano notevoli. Ci fa piacere che molti tecnici riconoscano il valore dei nostri attaccanti, in classifica siamo a quota 24 e tra 3 giornate ci guarderemo intorno per capire dove possiamo arrivare”. Ed ora trasferta difficile a Sacile: “Noi siamo un gruppo che crede nel valore di ciò che realizza, andremo lì per giocarcela contro una squadra particolarmente offensiva,ora ci gustiamo però questa vittoria”.
Ore 17.50 – (La Nuova Venezia) La Clodiense non si ferma più. I granata vincono in rimonta contro uno scorbutico e, a tratti, anche rude Dro, scavalcano in un colpo solo Tamai e Montebelluna e salgono al sesto posto a una sola lunghezza dall’Union Ripa. Vittoria meritata, ottenuta contro tutte le avversità e soprattutto perché arrivata giocando a calcio sempre, senza mai perdere la bussola nei momenti più complicati e senza mai cadere nelle trappole predisposte dai giocatori trentini, apparsa francamente davvero poca cosa dal punto di vista tecnico. Tre punti purtroppo ancora una volta ottenuti davanti a pochi intimi, in un “Ballarin” che cade letteralmente a pezzi e che ha bisogno quanto prima di un pizzico di manutenzione per rendersi presentabile al cospetto di avversari più importanti. Contro il Dro mister Pagan non allenta la tensione e allora, a sorpresa, tiene fuori Mazzetto, per dare spazio a Davide Boscolo Gioachina, che ha comunque una voglia matta di giocare e quindi di mettersi in mostra. In attacco c’è Isotti, promosso titolare dopo la doppietta di Legnago. Il Dro alza una bella muraglia presentandosi con un 5-3-2 che non ammette repliche e dopo appena 3’ incanala subito la partita nel migliore dei modi: colpo di testa Cremonini che tocca la traversa e palla che sbatte, quasi involontariamente, sullo stinco di di Cicuttini e finisce in rete. La Clodiense però non si scompone e già all’8’ con Santi sfiora la rete dopo un errore della retroguardia ospite. I granata però si concedono qualche dormita di troppo in difesa e al 13’ è Moretto a sbagliare dando via libera a Bortolotti che di testa mette di poco sul fondo. Sale la tensione in casa lagunare ma dopo la mezzora la Clodiense si desta dal torpore. Al 38’, su angolo di Boscolo Gioachina, Santi salta più in alto di tutto ma il suo colpo di testa finisce sul palo. È il preludio al gol che arriva un minuto dopo: ciabattata da fuori area di Casagrande, respinta maldestra di Bordignon e Santi mette dentro. Dopo l’intervallo la Clodiense prova subito a spingere ma all’8’ la frittata è servita: errore di Casagrande che mette in movimento Cicuttini che viene messo giù da Okroglic e per l’arbitro è rigore e rosso per il portiere. Sul dischetto ci va Ciurletti che si fa ipnotizzare dal nuovo entrato Luca Tiozzo che para il calcio da rigore. Rimane in dieci anche il Dro (espulso Ischia) e allora la Clodiense ci prova e riesce a segnare al 38’: tiro di Mastroianni dalla distanza che francobolla la traversa, arriva come un falco Santi che segna la sua doppietta personale e mette il sigillo alla meritata vittoria granata.
Ore 17.30 – (Messaggero Veneto) È stata una Sacilese operaia, che ha saputo soffrire, lottare e vincere. Facendo anche di necessità virtù, dovendo rinunciare alle geometrie di Boscolo e alla lucidità di Favret in mezzo al campo. Ma Mauro Zironelli loda per primi proprio coloro che erano chiamati a non far rimpiangere i due perni del centrocampo titolare: «Era la prima partita -commenta il tecnico biancorosso – che Grion e Bolzan giocavano assieme e sono stati entrambi molto bravi. Nel complesso, invece, non abbiamo giocato la nostra miglior partita. Ma vincere queste gare, anche se non si è brillantissimi, fa bene al morale. Davanti, oltretutto, avevamo una squadra in ottima forma. Ora dovremo cercare di recuperare energie». Il successo ha consentito alla Sacilese di scavalcare l’Union Ripa, sconfitta nell’anticipo di Mezzocorona, e tornare da sola al quarto posto: «Sono felice soprattutto per aver toccato quota 27 punti. La scorsa stagione abbiamo chiuso il girone d’andata a 29: dunque abbiamo ancora tre gare per migliorarci».
Ore 17.20 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Per Antonio Paganin il risultato di oggi è un pò bugiardo! «Non penso di dire un’eresia se affermo che avremo meritato qualcosa di più noi rispetto alla Sacilese – attacca il mister rossostellato -. Oggi si è vista una bellissima partita, tra una squadra tecnicamente molto forte e attrezzata come la Sacilese e un’altra, come la nostra, che è composta da un gruppo di giovani che sta crescendo tantissimo e che oggi ha messo in grossa difficoltà una delle prime forze del campionato. Peccato per il risultato, ma sono contento della prova dei miei ragazzi». Vi è mancata un pò di concretezza davanti? «Rispetto alla Sacilese sì. Loro hanno sfruttato le abilità dei loro attaccanti che sono fortissimi. Anche noi abbiamo avuto le nostre occasioni ma non siamo riusciti a realizzare. Per noi questo era un test importante ed è andato bene. Non guardo al risultato ma alla prestazione generale della mia squadra: è un passo in avanti per il futuro che ci fa ben sperare». Qualcosa da recriminare sulle decisioni dell’arbitro? «La prima espulsione, quella di Vio, poteva anche starci, ma sulla seconda non ci ho capito niente. Il nostro giocatore ha preso la palla, Sottovia è caduto a terra, ma dare rigore e pure espulsione mi è sembrato un po’ troppo visto che la partita era chiusa. Bastava il buon senso. Peccato perché domenica ci mancheranno due difensori contro l’Altovicentino».
Ore 17.10 – (Tribuna di Treviso) Mi chiamo Sacilese e sono fatta della stessa materia di cui sono fatti gli incubi. Quegli incubi che periodicamente si ripetono, che ti svegli d’un tratto tutto sudato e trafelato, ti siedi sul letto, ti guardi intorno e realizzi che nessuno ti sta rincorrendo brandendo un’accetta. Quel brutto sogno che non vuole mollare i fratelli Antonello, se è vero come è vero che i friulani hanno finora sconfitto il Giorgione 6 volte su 7 concedendo un solo punto. E l’incubo pare essere contagioso, lo stesso Carmine Parlato, mister del Super Padova, corre voce ne stia soffrendo da qualche tempo… Dicono che il suo Padova avesse fatto la partita in lungo e in largo, salvo alla fine restare a bocca asciutta. Un po’ quel che è successo ieri seppur in tono minore: Giorgione a giocare, con un Mattioli decisamente sopra le righe (ottimi fraseggi con Podvorica, Episcopo prima e Baggio poi) e Sacilese ad aspettare. Tanto Zironelli sa che il trio Sottovia – Beccaro – Spagnoli prima o poi gli risolve la partita. Giorgione produce, Spagnoli e Sottovia scappano col malloppo. Non aprite quella porta 1. Bevilacqua chiude due volte la porta a Spagnoli e Beccaro (4′ e 5′) ma deve cedere al 21′ a Spagnoli che da due passi non perdona: i rossostelalti stanno ancora reclamando un rigore con Giacomazzi (steso in un contrasto a sandwich in area), contropiede fulmineo Beccaro-Spagnoli e legge del gol sbagliato gol subito. Un paio di esorcismi: occasionissima per il Giorgione (25′) con Peressini che salva sulla linea a Favaro battuto una conclusione a botta sicura di Mattioli dopo ottima percussione di Episcopo; Favaro ci mette del suo al 20′ del secondo tempo su Baggio. L’uomo nero. Ci mette del suo anche l’arbitro, che nega prima un rigore a Giacomazzi, quindi espelle Vio (35′ s.t. legittimo rosso per entrata con piede a martello) e infine è fin troppo indulgente con la Sacilese quando mostra il rosso pure a Fontana per un’entrata giudicata dai più legittima e sul pallone, decretando rigore. La direzione è stata comunque molto contestata dai tifosi castellani, e non solo dai tifosi. Non aprite quella porta 2. siamo al 41, Sottovia sta per involarsi in area (aveva mancato un gol fatto 3′ prima) quando va in contrasto con Fontana. Batte il rigore Baggio che trasforma. Domenica prossima il Giorgine andrà a trovare l’Altovicentino, squadra fatta della stessa materia dei sogni, poi prima di Natale dovrà affrontare un’altra delle sue paure ancestrali, il Montebelluna. Ma attenti a non sottovalutare questi giovanotti con le divise rossostellate: qualche brutto scherzo l’hanno già tirato in giro (a Pordenone ne sanno qualcosa). E pure loro …a volte ritornano.
Ore 16.50 – (Il Piccolo) “E’ vero che non era contro il Belluno che dovevamo sperare di fare punti salvezza, ma è altrettanto vero che ogni partita, indifferentemente da contro chi giochi, ha in palio tre punti”. Anton Zlogar non è affatto felice di questo brutto ko. “Ci è mancato il giusto approccio, non abbiamo avuto l’aggressività giusta, eravamo quasi spaventati”, spiega l’allenatore del Kras Repen. “Alla squadra avversaria vanno i complimenti perché sono davvero un bel gruppo, ma noi però non possiamo permetterci di giocare così. Ora attendiamo sviluppi”, aggiunge l’allentore. Gli sviluppi si riferiscono ad una duplice situazione in via di evoluzione l’arrivo di nuovi giocatori ed il recupero di pedine troppo importanti per questa squadra. “Attendiamo il rientro di Ranic, Cvijanovic e Capalbo, e poi vedremo se ci saranno dei rinforzi. Ad ogni modo questo è il momento di parlare poco e darsi da fare molto, il campionato è lungo e noi dobbiamo lavorare per migliorarci”. Forse già oggi la dirigenza carsolina potrebbe annunciare alcuni movimenti di mercato atti a rinforzare la squadra in vista della seconda parte del torneo.
Ore 16.40 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Si avvia verso i titoli di coda lo scoppiettante 2014 per i colori gialloblù: un anno in cui il Belluno ha centrato un quarto posto in campionato e la qualificazione ai playoff. Senza considerare l’attuale terzo posto, alle spalle di Altovicentino e Padova. Insomma, ce ne sarebbe abbastanza per stappare già adesso una bottiglia di spumante e brindare con largo anticipo rispetto alla notte di San Silvestro. Ma per completare l’anno solare, dal punto di vista calcistico, mancano ancora due tappe. Ed entrambe cadranno di sabato, con un doppio anticipo alle porte: fra cinque giorni andrà in scena il derby di Pedavena con l’Union Ripa la Fenadora, mentre sabato 20 si chiude al polisportivo con l’Union Pro. Comunque vada, il 2014 sarà da ricordare.
Ore 16.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) «Chi non salta è neroverde…». Ed è subito derby. Il motivetto che porta dritti a sabato prossimo, alla partita che vale ben più dei tre punti in palio e il «dominio» calcistico della provincia di Belluno, arriva dagli spogliatoi, da un post vittoria che ha già il profumo della concentrazione (e del campanilismo) che si respirerà per tutta la settimana, a Piazzale della Resistenza. Melodia mutuata dalla popolare canzone «Bella, ciao» e parole inconfondibili: «E chi non salta è neroverde… E chi non salta è a meno sette…». Già, sette punti di differenza tra i gialloblù e i neroverdi: un cuscinetto che mette fiducia agli uomini di Vecchiato. Una sorta di airbag che non può non far sorridere. Nessuno però si sbilancia. Anzi, nessuno ammette coretti o canzoni da spogliatoio: la goliardia e la sana rivalità sportiva, nella concentrazione che deve portare al derby, è bandita. «Coretti? Io non ci sono negli spogliatoi: non ho sentito niente» glissa mister Vecchiato, con un mezzo sorriso sornione. Chissà se i gialloblù riproporranno la colonna sonora sabato prossimo…
Ore 16.20 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Facile, ma non scontata. La vittoria contro il Kras Repen, classifica alla mano, poteva sembrare un passaggio obbligato, prima del match. Un’operazione facile. Facile, semmai, è dirlo dopo un 3-0 secco e rotondo. Un 3-0 che però è figlio più della concentrazione e dell’approccio del Belluno che dell’obiettiva pochezza della squadra triestina. Perché l’impegno poteva essere preso sottogamba. Ma così non è stato. «Sapevamo di dover dare il cento per cento – conferma Stefano Mosca -. Arrivavamo da una sconfitta, per molti versi immeritata, contro una gran bella squadra. E il rischio di snobbare il Kras poteva esserci. Siamo stati bravi, abbiamo creato tantissime occasioni e non abbiamo concesso praticamente nulla all’avversario». Il gol che ha messo in discesa tutto il match è arrivato proprio da Mosca. Un pertugio nella mischia e la punizione pennellata di Duravia diventa l’1-0. «Sono contento – commenta l’esterno agordino, che negli ultimi tempi ha dovuto accomodarsi più volte in panchina -. Per la vittoria della squadra e anche per la rete. Le panchine? Fanno parte del gioco. Meglio fare qualche panchina in una squadra che lotta per il terzo posto, piuttosto che giocare da titolare fisso in una formazione che scende in campo per evitare la retrocessione». Impossibile dargli torto. Quanto al derby di sabato prossimo al Boscherai, Mosca non ha dubbi: «Dipenderà tutto da noi: la partita è nelle nostre mani: dovremo essere bravi a mantenere la calma». L’ambiente gialloblù è carico. E non fa troppo mistero che sabato, in casa del Ripa, cercherà la vittoria. «Dobbiamo cercare di tenerli distanti -afferma Marco Duravia -. Più alto sarà il gap rispetto alle squadre che ci seguono in classifica e più potremo guardare in alto. Siamo consapevoli che tenere questo ruolino di marcia rende difficile per gli avversari darci fastidio. Le sensazioni pre-derby? Preferisco non parlare: le parole in questo genere di partite non contano, sarà il campo a parlare, sabato pomeriggio». Tra i protagonisti, Duravia ha recitato un ruolo superbo nel successo contro il Kras: assist per Mosca e ritorno al gol, dal dischetto. «Ringrazio Pellicanò per essersi procurato il rigore: cercavo tantissimo questo gol». Profumo di gol anche per Samba Sadio. Che dedica la rete a chi lo sfama, quotidianamente: «Il Cobra me l’aveva detto: “Oggi segni tu”. Lo ringrazio per la fiducia. Dedico il gol allo staff della Pizzeria da Mannaggia».
Ore 16.10 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno ha fatto la partita che doveva fare, non ha concesso occasioni all’avversario e lo ha colpito tre volte. Vecchiato è assolutamente soddisfatto della partita dei suoi. «Sono contento perché la squadra non ha commesso errori», spiega l’allenatore, «ha concesso un colpo di testa nel finale da calcio d’angolo che è veramente poca roba. Siamo stati bravi a vincere questa partita che, sulla carta, tutti davano per scontata: ma non è mai così. Sono molto contento per il gol di Stefano Mosca: l’anno scorso giocava sempre e quest’anno a volte devo metterlo in panchina per la regola dei quattro fuoriquota in campo. Sono soddisfatto anche della prestazione di Samba Sadio che ha tenuto alto il nostro avversario attaccando molto bene la profondità. Il gol che ha sbagliato? Sono convinto che abbia colpito male per colpa di una zolla. La difesa del Kras lo marcava rimanendogli in linea: ma lui, sfruttando la sua velocità, li ha messi spesso in grossa difficoltà». Il centrocampo a rombo. Dopo la Sacilese e dopo l’Altovicentino,Vecchiato ha riproposto il 4-3-1-2, con Masoch alle spalle di Ruben D’Incà e Sadio. «Scelgo il modulo in base all’avversario e in base alle necessità», spiega, non volevo mettere Samba da solo al centro dell’attacco e ho preferito mettergli vicino D’Incà e Masoch. Come giocheremo col Ripa? Ancora non ci ho pensato; e, in ogni caso, non lo direi». Il derby è alle porte. Mancano solo cinque giorni al big match contro il Ripa Fenadora e ormai la testa dei gialloblù è già al Boscherai. Per ora il bilancio tra le due formazioni è di una vittoria a testa in campionato e di due pareggi in Coppa Italia dove è passato ai rigori il Ripa Fenadora. I gialloblù è però più di un anno che non battono i cugini. « Sarebbe carino vincere sabato», sussurra Vecchiato, che non sembra voler buttare benzina sul fuoco, «andiamo da loro per fare la nostra prestazione e mi aspetto una partita intensa con tante seconde palle. Ovviamente vogliamo continuare a fare grande prestazioni, come quelle viste con Altovicentino e Kras Repen».
Ore 16.00 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno non sbaglia e, contro il Kras Repen, torna alla vittoria con un 3-0 che non ammette repliche. I gialloblù si sono imposti al Polisportivo grazie alle reti nel primo tempo di Stefano Mosca e Sadio Samba, mentre nella ripresa è Marco Duravia che chiude i conti dal dischetto grazie al penalty guadagnato da Paolo Pellicanò. L’avversario non era di quelli irresistibili, ma il Belluno ha avuto il merito di cominciare con il piglio giusto la gara mantenendo l’iniziativa per tutto l’arco dei 90’ e senza concedere occasioni ai triestini. I gialloblù arrivano al derby con il Ripa Fenadora con sette punti di vantaggio proprio sui cugini e si riavvicinano alla vetta (che ora dista solo tre lunghezze) formata dalla coppia Padova-Altovicentino. Vecchiato deve rinunciare agli squalificati Simone Corbanese e Francesco Posocco e lancia dal primo minuto Sadio e Ruben D’Incà schierando nuovamente il 4-3-1-2 con il rombo a centrocampo. Tra i pali si rivede Davide Solagna, che scalza il compagno Damiano Schincariol che aveva difeso la porta gialloblù nelle ultime tre uscite. In difesa Ivan Merli Sala e Sebastiano Sommacal sono confermati al centro mentre nelle corsie esterne Giovanni Pescosta si piazza a destra mentre a sinistra Stefano Mosca si riprende una maglia da titolare. A centrocampo Simone Bertagno va in cabina di regia, al suo fianco Mike Miniati e Marco Duravia. Tra la linea mediana e l’attacco c’è Yari Moasch che si piazza alle spalle della coppia Ruben D’Incà e Sadio Samba. In panchina si vede il nuovo acquisto gialloblù Emanuele Paoletti, arrivato dalla Feltrese per dare una mano alla juniores nazionale. Con l’assenza del “Cobra” la fascia da capitano è affidata a Simone Bertagno. Nel primo tempo il Belluno comincia molto bene. Il Kras Repen fatica ad uscire dalla propria metà campo e il gioco è in mano ai gialloblù che spingono senza lasciare respirare la squadra dell’Altipiano carsico. Al 12’ Masoch riceve in area, salta un uom, e calcia di sinistro trovando però l’opposizione di Budicin che devia in angolo. Il gol per i gialloblù è nell’aria e arriva al 20’ con Stefano Mosca che colpisce di testa la punizione calciata dal limite dell’area da Marco Duravia che serve l’ennesimo assist di stagione. Alla mezzora il Belluno può dilagare con Sadio: ma, davanti alla porta, dopo una lunga cavalcata, l’attaccante spara incredibilmente sopra la traversa. Il giocatore senegalese al 34’ però si rifà e firma il raddoppio. Su sponda di Masoch l’attaccante numero nove si avventa sul pallone e, pur contrastato da Budicin, lo infila in girata da terra. L’arbitro concede un minuto di recupero e le squadre vanno negli spogliatoi con il Kras Repen non pervenuto. Nel secondo tempo gli ospiti provano a reagire ma la musica sostanzialmente non cambia. Il Belluno continua a comandare e a spingere come non ci fosse un domani mentre i biancorossi provano a farsi vedere timidamente con qualche accelerazione che però non trova sbocchi. Merli Sala e Sommacal non hanno problemi ad arginare gli avversari e Bertagno disegna le solite geometrie a metà campo. Al 69’ i gialloblù ripartono sulla destra, Masoch serve in mezzo Sadio che a tu per tu con Budicin lo scavalca con un bel pallonetto ma è un difensore a salvare sulla linea e negare la gioia del secondo gol all’attaccante senegalese. Minuto 80. Pellicanò, subentrato a Miniati, guadagna un rigore per il fallo di Bozic. Dal dischetto Duravia spiazza Budicin e chiude il match sul 3-0. Nel finale Solagna si guadagna il voto con una bella parata su Knezecic che tiene inviolata la porta gialloblù.
Ore 15.40 – (Gazzettino, edizione di Vicenza) «Una delle emozioni più forti vissute durante la mia carriera». Commenta così la vittoria l’allenatore dell’Arzignanochiampo, Paolo Beggio. «Per quello che si è visto in campo credo che il successo sia meritato. Abbiamo sofferto solo all’inizio su quella palla rubata da Giglio, poi siamo cresciuti concedendo gran poco, anche quando siamo rimasti con un uomo in meno. Il risultato ci ripaga delle delusioni patite con Belluno, Padova e Ripa Fenadora dove avremmo meritato miglior sorte». Una vittoria che ha visto come protagonisti gli ex: «Hanno fatto la differenza. Ma tutta la squadra ha giocato con grande attenzione, intensità e generosità. Ora siamo a 18 punti, una posizione che ci siamo meritati». Euforico anche il presidente Lino Chilese. «Abbiamo giocato uno scherzetto all’Altovicentino? Questo è il calcio. Vincere con la capolista porta entusiasmo. Ovvio che ci sarà un premio partita speciale».
Ore 15.30 – (Gazzettino, edizione di Vicenza) «Siamo stati penalizzati da alcuni episodi. Detto questo, abbiamo meritato di perdere. Abbiamo giocato davvero un brutto primo tempo, lenti e prevedibili: così non si va da nessuna parte». Secco e schietto come sempre il presidente dell’Altovicentino, Rino Dalle Rive, a fine partita. Non nasconde la giornata poco felice pure l’allenatore Enrico Cunico, però con una premessa: «Sull’azione di Giglio ad inizio gara il portiere Dall’Amico ha toccato la palla con la mano fuori dall’area e quindi andava espulso. Un episodio determinante visto che avrebbe sicuramente cambiato l’andamento dell’incontro. Inspiegabile anche il gol annullato a Paganelli ad inizio ripresa». Sulla prestazione: «Nel primo tempo abbiamo peccato in determinazione e intensità, incappando in tanti errori nei passaggi prestando così il fianco alle ripartenze dell’Arzichiampo».
Ore 15.20 – (Giornale di Vicenza) «Il cuore che prende il sopravvento su tutto il resto», è così che Paolo Beggio spiega la vittoria nel derby. Ed è così che la vive: con una corsa alla Carletto Mazzone, dritto in mezzo al campo ad abbracciare i suoi. L´aveva detto alla vigilia: «Non farei cambio con nessuno, io voglio i miei». E infatti se li è andati a prendere, al triplice fischio finale. «Se ci credevo che sarebbe andata così? Ci speravo, sono onesto», spiega poi il tecnico dell´Arzignanochiampo. «Più che altro forse l´Altovicentino non si aspettava che noi saremmo stati così». Poche parole, ma tantissimi abbracci. «È stata una delle emozioni più forti su questa panchina – racconta -, siamo stati ripagati del brutto periodo che abbiamo passato». Meriti, tanti, ma anche fortuna. Beggio è il primo a riconoscerlo. «All´inizio siamo stati anche fortunati, sull´episodio del retropassaggio di Vignaga. La partita è girata lì». E sull´espulsione di Pregnolato, ammette: «Forse è stata l´unica ingenuità che abbiamo commesso, ma per fortuna non l´abbiamo pagata a caro prezzo». E alla domanda se la partita sia stata vinta più grazie alle giocate sugli esterni, il tecnico ha la battuta pronta: «È stata vinta più grazie agli ex, sapevo che avrebbero fatto la differenza e così è stato». Chi invece non sta nel cappotto è il presidente Lino Chilese: «Io già lo sapevo che avremmo fatto qualcosa di importante in questa gara. L´ho capito venerdì sera, quando abbiamo cenato tutti assieme dopo l´allenamento. E pagherò volentieri il premio-partita ai ragazzi». Sulla squadra dell´amico Dalle Rive, poi, commenta: «Li ho visti un po´ lenti. Ma per conto mio l´Altovicentino ce la farà a vincere il campionato, questa sconfitta gli servirà».
Non è della stessa idea il numero uno dell´Altovicentino. «Non sono molto convinto che serva – risponde Rino Dalle Rive -, voglio proprio vedere se domenica ci sarà subito una reazione». E poi attacca: «L´Arzignanochiampo ha meritato di vincere, noi abbiamo fatto un primo tempo disastroso e un secondo discreto. Siamo stati troppo leziosi, prevedibili. La differenza è stata una sola: loro bruciavano il campo, noi siamo stati delle signorine. Carlotto è stato il migliore in campo, come è stato difficile al tempo rinunciare a lui». Detto questo, rimane un appunto da fare: «Il gol per me era regolare, non so perché sia stato annullato». E proprio su questo episodio, come sull´uscita al limite di Dall´Amico, recrimina Enrico Cunico: «La nostra prestazione lascia perplessi, certo, ma ci sono questi due episodi che hanno condizionato la gara. Detto questo, nel primo tempo non c´è stata la giusta intensità e determinazione. La squadra era troppo lunga». E sui due gol beccati, il tecnico sorride: «Trinchieri me ne aveva già fatto uno simile, quando ero appena arrivato al Marano. Su quello di Carlotto sono stati un po´ molli i difensori».
Ore 15.10 – (Giornale di Vicenza) In Alto ci finisce la Banda Beggio. Perché al Dal Molin succede quello che nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di profetizzare, neanche in una chiacchiera da bar la domenica mattina. Ma dài, con 20 punti di differenza vuoi dirmi che Sì, proprio quello. L´Arzignanochiampo, con 15 timide “lentiggini” sulla faccia, dà una lezione ai secchioni della classe che hanno spalle larghe visti i loro 35 “chili” di peso. Finisce 2-1, e tante grazie a Carlotto e Trinchieri che s´inventano due gol manco fossero a San Siro. Perché è proprio così che succede: quando giochi contro una “grande”, ti vengono cose “da grande”. Mediti invece l´Altovicentino, apparso a tratti irriconoscibile nei panni del 3-4-3 vestito nel primo tempo. Peluso, che tocca vetta 10 gol grazie al rigore realizzato, non può bastare. Non se Giglio viene lasciato troppo solo al suo destino di punta centrale e Roveretto viene impiegato in egual modo in fase offensiva e di copertura. Ha detto bene Cunico nel post-gara: «C´è stata pigrizia mentale». In una macchina costruita per la Lega Pro non deve verificarsi. IL PALLONE DOV´È? Se lo saranno chiesto Dal Dosso e soci, nel primo tempo, mentre guardavano Tecchio, Marchetti e Trinchieri passarselo di prima come stessero giocando al calciobalilla. Le trame del maglione vestito dall´Arzichiampo sono sartoriali, mentre Simonato e Tecchio mettono la cintura alle vie centrali dell´Alto. Proprio il regista gioca il primo pallone buono all´8´, smarcando Carlotto: finta a rientrare e conclusione che finisce sull´esterno della rete. Il brivido arriva sul ribaltamento di fronte, quando Vignaga cicca il retropassaggio e lascia prato a Giglio: Dall´Amico si carica il coraggio sulle spalle e in scivolata, giusto al limite dell´area, fa da scudo prima col corpo e poi con le mani. Passata la paura, si gioca di fino. Tutto ha inizio dalla triangolazione di Urbani con Tecchio: il regista lancia sulla corsa Marchetti che dal fondo appoggia indietro, e se Trinchieri non ci arriva, Urbani spara invece su Logofatu (11´). Poi è Marchetti a non incrociare a sufficienza l´invito di Carlotto (13´). Ma tanta applicazione non può essere vana. Infatti al minuto 26 il risultato cambia: Carlotto aggancia di destro in acrobazia, Pignat e Di Girolamo sembrano non crederci e così Mattia ha pure il tempo di accarezzare sul palo lontano il gol del vantaggio. E dell´ex. «Avanzo una pizza », gli dirà con malinconia il suo ex presidente Rino Dalle Rive a fine gara. E se alla mezzora la botta da fuori di Marchetti viene appoggiata sopra la traversa, al 31´ ci pensa Trinchieri a vendicarlo: Martin raccoglie palla ai 20 metri, spalle alla porta si gira e di collo pieno cerca e trova una parabola che spiove sotto la fronte di Logofatu. Mani in faccia, “no, non ci credo”. E invece è tutto vero. ARREMBAGGIO TARDIVO. All´intervallo Cunico ribalta la squadra: dentro Paganelli e fuori Dal Dosso, Pignat sale a far coppia con Pozza a centrocampo e la difesa passa a quattro. La Banda Beggio non si scompone, con Fracaro che cambia l´azzoppato Marchetti. Com´era ovvio che fosse, l´Altovicentino cambia marcia e al 12´ la girata aerea di Paganelli viene annullata per un fallo su Pregnolato. È l´indizio che fa la prova: da una mischia in area Giglio finisce a terra per un contrasto con Simonato. Peluso, dal dischetto, accorcia. Poi la punizione di Carlotto fa suonare la traversa (30´). A dieci dalla fine, la Banda Beggio si fa infilare in tre contro uno da Paganelli, Pregnolato s´immola e lo stende: rosso diretto. Per godersela fino in fondo, era necessario soffrire.
Ore 14.50 – (Gazzettino, edizione di Vicenza) Il Vicenza con il Brescia cambia la regia. Nel posticipo di oggi al Menti il tecnico Marino pare infatti intenzionato a invertire i ruoli di Moretti e Di Gennaro, entrambi al rientro da un turno di squalifica. Se verranno infatti confermate le indicazioni delle prove effettuate in settimana, l’ex catanese sarà schierato nel ruolo di centrale di centrocampo, con Di Gennaro interno destro e la conferma di Cinelli dall’altra parte. Novità anche al centro della difesa per l’indisponibilità del capitano Camisa, sofferente per una piccola lesione al polpaccio sinistro: al suo posto si profila il ritorno come titolare di Gentili al fianco di Brighenti, mentre a sinistra verrà confermato D’Elia, visto che anche Garcia Tena è ancora ai box. In attacco agirà ancora il tridente formato da Laverone, Cocco e Giacomelli, che hanno deciso con le loro reti l’ultima sfida vinta 3-2 a Varese. La gara di domani sarà la prima di cinque sfide che vedranno impegnati i biancorossi da qui al 28 dicembre. Sabato prossimo infatti il Vicenza sarà di scena a Chiavari con l’Entella, quindi giocherà due sfide pre-natalizie consecutive con lo Spezia sabato 20 e il Livorno alla vigilia di Natale il 24 dicembre, per chiudere il 2014 a Frosinone domenica 28 dicembre, quando si chiuderà anche il girone d’andata.
Ore 14.40 – (Giornale di Vicenza) Una striscia positiva che quasi non ci si crede quella inanellata dal Vicenza nelle ultime quattro gare: tre vittorie e un pareggio per un totale di dieci punti. E oggi nel posticipo al Menti contro il Brescia (inizio alle 17,30), una diretta rivale stando alla classifica, i biancorossi potrebbero aggiungere un altro colpo molto importante. Ieri il tecnico Pasquale Marino con la solita pacatezza ha commentato così il cammino della squadra da quando lui l´ha presa in mano: «Di sicuro sono molto contento perchè i ragazzi sotto certi aspetti mi hanno sorpreso, anche se fin dall´inizio avevo visto che avevano tanta voglia di apprendere in fretta». Ma lei aveva capito che la squadra aveva certe potenzialità?
«Avevo capito che il Vicenza può raggiungere la salvezza, anche perchè non avessi avuto questa convinzione me ne sarei rimasto a casa».
Però forse i giocatori sono andati un po´ meglio di quello che si aspettava? «Sì un po´ meglio, ma l´impatto era stato da subito positivo, poi ora che ho recuperato qualcuno c´è più competizione e questo mi fa piacere perchè aiuta la crescita generale». E nonostante questo lei dice spesso che ci sono ancora margini di miglioramento e allora ci si chiede dove pensa possa arrivare il Vicenza. «Ma io non parlo di classifica, parlo di margini di miglioramento per quanto riguarda la continuità delle prestazioni e non solo da una gara all´altra, ma anche nella stessa partita».
Con il Brescia altro scontro diretto: c´è chi come l´ex tecnico Cagni dice che i vostri avversari stanno patendo molto la difficilissima situazione societaria. «Io non credo, perchè hanno fatto una buona gara con la Sampdoria, hanno vinto a Bologna tre giornate fa e poi la squadra è formata da un gruppo di grandi giocatori, solo che ha avuto tanta sfortuna perchè ha dovuto rinunciare per lunghi periodi a elementi forti come Sodinha, Budel, Corvia e altri. Davvero il gruppo al completo avrebbe potuto ambire al salto di categoria perchè stiamo parlando di un organico di prim´ordine e anzi pur con tutte queste difficoltà il Brescia sta dimostrando grande professionalità». Veniamo al Vicenza, nell´ultima rifinitura ha provato Sciacca al posto di Moretti in regia. «Ma io durante la settimana cambio sempre, non è perchè vedete una volta giocare uno rispetto ad un altro che quello scenderà in campo di sicuro. Guardate, al momento la formazione non l´ho nemmeno decisa perchè per fortuna, soprattutto a centrocampo, ho vari cambi all´altezza e dunque sono tutti sullo stesso livello, anche Sbrissa ad esempio ha fatto molto bene a Varese». In difesa l´infortunio di Camisa rilancia Gentili centrale. «No, devo vedere tra lui e Figliomeni». Si torna al Menti e nella mente c´è ancora quella bruttissima mezz´ora vista contro il Cittadella che lei stesso definì di “assenza totale”. «Di sicuro quella prestazione non mi è piaciuta quindi dobbiamo rifarci, poi si sa i risultati alla fine sono determinati anche da episodi però se giochi bene è più facile arrivarci, l´approccio sarà diverso». Teme un condizionamento a livello psicologico? «Io credo che proprio quella gara ci sia servita di lezione, l´importante è avere cattiveria perchè dove non arrivano con la tecnica i ragazzi ci arrivano con la cattiveria agonistica e questo è fondamentale per una squadra che si deve salvare come noi». Ha visto i risultati della giornata? Non c´è stata neppure una vittoria casalinga! «C´è molto equilibrio e questi risultati lo evidenziano speriamo magari di essere noi a sfatare questo andamento».
Ore 14.30 – Stando alle indiscrezioni che giungono da Verona il Legnago avrebbe esonerato Leo Rossi dopo la sconfitta col Padova. Il suo posto verrà preso da Andrea Orecchia.
Ore 14.20 – (Gazzettino) È scuro in volto Massimiliano De Mozzi al termine del match perso in casa contro il Bellaria. Al tecnico neroverde non va giù soprattutto l’espulsione di Ballarin nel primo tempo, che evidentemente ha condizionato la partita. «La gara è stata compromessa da quel cartellino rosso – queste le prime parole di De Mozzi – È stata fatta una cavolata forte, per lo più da un giocatore esperto e per l’occasione anche capitano (Ballarin, ndr)». L’allenatore è infastidito per l’espulsione di Ballarin anche perchè non è un episodio isolato per i neroverdi. «A Fidenza abbiamo perso Antonioli, capitano pure lui, per espulsione e questa volta Ballarin. Non sono contento di come i miei giocatori gestiscono i cartellini. Siamo in emergenza e non possiamo permetterci di commettere errori del genere». De Mozzi parla poi di mercato, chiedendo aiuto alla società: «Ci sono troppe assenze da troppo tempo. Spero che la società intervenga, perché abbiamo ceduto in questa sessione ben cinque giocatori e ne è arrivato soltanto uno, l’olandese Brunier».
Ore 14.10 – (Mattino di Padova) Un Abano piccolo piccolo soccombe tra le mura amiche contro il Bellaria Igea Marina. Povero mister De Mozzi, con la squadra sventrata dal calcio mercato (cui si aggiunge la squalifica di Bernacci) si ritrova a metà del guado con un organico troppo povero per poter ambire ad una salvezza tranquilla. Che poi è vero che nessuno gli chiede la Champions, però è parimenti lapalissiano che senza qualche robusto innesto, la serie D rischia di essere soltanto un lacrimevole passaggio. Urge riempire il serbatoio di esperienza, ma di qualità più pregiata di quella offerta da Ballarin ieri pomeriggio che per una “ca…ta” (De Mozzi dixit) sesquipedale, ha lasciato i suoi in dieci già al tramonto del primo tempo. Gli ospiti, pur livellati allo stesso modo come età media e forti dell’uomo in più, si portano in Romagna tre punti d’oro che gli permettono di raggiungere in classifica proprio l’Abano. Apre le ostilità Giusti al 4’ con un sinistro che si spegne di poco a lato, poi più nulla fino al vantaggio (17’) di Barichello, lesto nel tap in dopo incursione di Franceschini e respinta di Foiera. Non c’è tempo per esultare, poiché il Bellaria perviene al pareggio per merito del tocco ravvicinato di Tommasini su iniziativa di Camarà. La puntata di Montebelli impregna di sudore la schiena di Rossi, poi l’Abano cresce e nulla rischia fino al patatrac che segna indelebilmente il match: Montebelli mette in dubbio l’onorabilità delle parenti più strette di Ballarin che reagisce alla provocazione e lo stende a palla lontana. Del fattaccio si avvede il secondo assistente, Anfaiha, che richiama l’attenzione dell’arbitro per l’inevitabile espulsione del centrocampista. Eppure l’Abano, riordinate le idee nello spogliatoio, riesce a ripassare in vantaggio sempre con Barichello ed il suo destro che, complice una deviazione, si inarca fino alle spalle dell’incolpevole Foiera. Come nel primo tempo, non c’è però requie per l’Abano che subisce repentinamente il pareggio di Tommasini su rigore, dopo che Rossi (ammonito) aveva mandato per le terre Forte. Il Bellaria adesso trova l’accerchiamento dalle fasce e mette alle corde i locali che resistono e si affidano alla corsa di Franceschini, quando il pareggio sembra più un approdo che un miraggio, ci pensa però Camarà a disperare i termali, risolvendo una mischia generata dal cross di Tommasini. Per la seconda domenica consecutiva, l’Abano busca tre gol con l’uomo in meno, ma se contro il Mezzolara era arrivata un’emozionante vittoria per 3 – 4, ieri la sconfitta è stata inevitabile.
Ore 13.50 – (Gazzettino) «È il giusto premio per i ragazzi che non hanno mai perso la testa. Il pareggio è giusto, perdere sarebbe stata una beffa». Sono le parole di Damiano Longhi al termine della partita. Il tecnico aggiunge: «Il Fiorenzuola è partito meglio trovando il vantaggio, mentre noi siamo stati un po’ timorosi, anche se il campo era in cattive condizioni. Ma dalla metà del primo tempo abbiamo iniziato a fare il nostro gioco creando opportunità. È stata una grande reazione da parte dei ragazzi perché siamo stati capaci di rimontare due volte una squadra importante come il Fiorenzuola, e abbiamo acquisito quella determinazione che si era vista anche nel derby con l’Este. Davvero una buonissima personalità della mia squadra». Quindi va avanti. «In questo momento siamo in crescita e abbiamo dimostrato di crederci fino alla fine. Dobbiamo proseguire su questa strada, e se vinciamo domenica possiamo fare un bel balzo avanti in classifica». Il San Paolo è atteso dallo scontro diretto salvezza con il Fidenza che ha gli stessi punti in classifica, e in caso di successo la squadra si porterebbe a quota 17.
Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Dopo aver battuto l’Este nel derby una settimana fa, il San Paolo conferma il suo momento positivo andando ad impattare per 2-2 sul difficilissimo campo di Fiorenzuola. Due volte avanti la squadra piacentina (che fallisce anche un calcio di rigore) e due volte ripresa dagli uomini di Longhi, capaci di trovare una grande reazione e il gol del definitivo pareggio ormai a tempo scaduto. Un punto che permette ai gialloblù di abbandonare il penultimo posto ora occupato dal Romagna Centro (a pari punti, ma dietro per la differenza reti) e di vedere l’uscita dalla zona playout a solo tre punti di distanza. La partita. Comincia in salita la sfida in Emilia per i gialloblù. Passano solo 9 minuti il Fiorenzuola è già avanti: Lucci scende con una gran giocata sulla sinistra e pennella al centro per il giovane Masseroni (classe ’96), che con un destro di prima intenzione buca Savi. La gara è piacevole, anche perché nonostante lo shock il San Paolo gioca in maniera ordinata: Matteini al 18’ cerca gloria dalla distanza senza però trovare la porta, quindi nemmeno Gusella e Rebecca riescono a centrare il bersaglio grosso. Dai e dai, a pochi minuti dall’intervallo finalmente i gialloblù colpiscono: splendida l’imbeccata di Matteini e preciso il tocco di Gusella, che in scivolata tocca alle spalle di Valizia. Nella ripresa il Fiorenzuola ha subito l’occasione per tornare avanti, ma non la sfrutta: Lucci costringe Caco al fallo in area di rigore, e si prende la responsabilità del penalty. Savi compie un primo miracolo respingendo il tiro dagli undici metri, quindi si ripete alla grandissima sulla ribattuta di Piccolo, ed esulta quando il terzo tentativo di Casisa sfiora il palo esterno. Al 19′, però, è proprio un errore del numero portiere sampaolino a concedere la leggerezza che costa l’1-2: sulla punizione di Sessi Savi sbaglia il tempo dell’uscita e Piccolo di testa non perdona. La reazione degli uomini di Longhi è però veemente: in pieno recupero, Sambugaro trova il 2-2 con un colpo di testa che rimette le cose a posto. Sarà pure solo un punto, ma tanto basta per continuare a credere nella salvezza, visto che i risultati delle concorrenti, finalmente, danno una mano ad alimentare le speranze.
Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Certamente deluso del risultato il tecnico del Delta Alessandro Rossi che a fine partita commenta così: «Abbiamo giocato contro una squadra molto organizzata sotto il profilo delle ripartenze, chiusa nella sua metà campo per otto undicesimi e con la linea difensiva bloccata. Era la partita che ci aspettavamo, purtroppo quello che non ha funzionato è stato il fatto che non siamo stati in grado di chiudere subito la partita. Loro devono ringraziare Merlano che nel finale di gara ci ha chiuso definitivamente le speranze di portare a casa la vittoria. Abbiamo preso gol proprio quando eravamo andati a correggere una situazione per cui in quella zona di campo ci trovavamo spesso in due contro uno. Ho poco da rimproverare alla mia squadra».
Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Pareggio d’oro per la Thermal, che impone l’1-1 al Gabrielli contro il più quotato Delta. Gara giocata con grande attenzione dalla squadra aponense, che non si scompone dopo lo svantaggio e agguanta il pareggio a un quarto d’ora dalla fine. Il primo squillo di giornata è di marca ospite. Al 5’ tiro da fuori area Vitagliano, Vimercati non è sicuro nella presa, sulla respinta si avventa Cacurio che però è in offside. Risponde Cinti al 10’ con una conclusione dal limite sugli sviluppi di un corner, Merlano devia sul fondo. La Thermal si rivela squadra robusta a centrocampo e per il Delta è un po’ difficile trovare il varco giusto. Gli aponensi sono ben schierati in campo, i deltini un po’ macchinosi. Per trovare il vantaggio ci vuole una grande giocata di un singolo: ci pensa Laurenti, fino a quel momento un po’ in ombra, che al 32’ conquista palla sull’out di sinistra, ingaggia uno slalom con la difesa avversaria e, penetrando in area, indovina l’angolino più lontano. Sull’1-0 si aprono un po’ più di spazi, il Delta prende coraggio ma rischia al 36’ su una veloce ripartenza padovana che si conclude con la deviazione fiacca di Pitasi su cui Vimercati si fa trovare preparato. Dall’altra parte Merlano alza in angolo con una bella parata di reni una botta ad occhi chiusi di Cozzolino. In avvio di ripresa il Delta sfiora il raddoppio. con Laurenti. Poco dopo ancora Merlano salva la porta. Dopo queste prime fiammate, la gara si spegne. I biancazzurri sembrano accontentarsi dell’1-0. È così che si creano le condizioni dell’1-1. Alla prima dormita la squadra ospite pareggia: al 29’ Cacurio raccoglie un filtrante, evita Procida e con un destro secco mette la palla sotto la traversa. Nell’ultimo quarto d’ora il Delta si riversa in avanti alla ricerca del nuovo vantaggio. Il Delta spinge e spreca molto e anche al 44’ con Capellupo che spara direttamente tra le braccia del portiere. Sull’altro fronte Cacurio mette i brividi con una conclusione potente fuori di poco. E qui che di fatto si chiude la gara: la Thermal respira, il Delta scende pericolosamente a -6 dalla vetta alla vigilia della trasferta di Rimini.
Ore 12.50 – (Gazzettino) L’Este aveva nel mirino solo la vittoria, punto e basta. Parola di Gianluca Zattarin, che si gode il rientro di Bonazzoli e il ritorno al successo dei suoi. «Avevo chiesto i tre punti ai ragazzi, giocare bene o male per questa volta non mi interessava affatto – ammette l’allenatore atestino – Certo, ci sono anche alcune cose che non sono andate come dovevano. Per esempio non mi è piaciuto il gol che abbiamo preso e non mi sono piaciuti nemmeno i primi dieci minuti dopo l’espulsione del giocatore avversario, che dovevamo sfruttare meglio. Non si possono prendere certi gol, la solidità difensiva è importante se si vuole restare là sopra». A parte una difesa da registrare, alcune buone indicazioni sono arrivate dal reparto avanzato. «Sono contento per Piva, è entrato bene e ci ha permesso di vincere la partita – conferma Zattarin – ma devo spendere una parola anche per Bonazzoli, che si è dimostrato un grande professionista. Ha fatto una gran bella gara nonostante non stesse bene, ed è stato sfortunato».
Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Alla fin fine i tre punti importavano poco. Perché i 350 del Nuovo Stadio, la vittoria, l’avevano già messa in preventivo: uno fisso, magari con il gol del vero protagonista di Este-Virtus Castelfranco, Emiliano Bonazzoli. Che non segna, ma propizia comunque la rete decisiva di Anderson Piva, oggetto misterioso del mercato estivo, fuori due mesi per problemi di tesseramento (è brasiliano), e poi provato e riprovato senza risultati soddisfacenti. Bonazzoli, invece, torna in campo dopo dieci giornate fra divano e tribuna. Una squalifica esemplare per razzismo, contestata e riconfermata dalla commissione disciplinare. Ha le scarpe azzurrino fluorescente e il solito fisico da libreria Ikea: quando prende palla, il tifoso atestino medio rumoreggia, il più convinto gli urla un «dài Bonassoi!». Nessun coro, ma ci si può accontentare. E si teme il peggio quando l’ex centravanti di Samp e Reggina manda a quel paese il guardalinee per un fuorigioco inesistente. Ma è solo un gesto di stizza, meglio così. I compagni lo cercano, da Turea a Rondon, passando per Beghetto. Proprio l’esterno d’attacco, nel tentativo di servire «Bonassoi» a centro area, costringe Minelli alla chiusura in scivolata. Ne vien fuori un gollonzo che neanche Pablito Rossi a Spagna ’82, accompagnato dalla sinfonia di improperi dello sventurato terzino ospite (4’). Diciamolo pure, gol a parte, le scarpette color turchese di Bonazzoli, le aperture di Rondon e le discese di Beghetto sono le uniche cose interessanti del primo tempo. La Virtus Castelfranco, dal canto suo, prova a non farsi intimorire dalla supremazia territoriale atestina, mandando in avanscoperta i vari Sciapi e Ferrara. Qualcosina di più si vede nella ripresa, quando il neoentrato Visani per poco non segna il gol più inaspettato della sua carriera, dopo un rinvio malriuscito di Favaro. Sfiora il colpaccio pure Negri, stavolta di testa, servito dalla destra. L’1-1 dei modenesi arriva al 62’, complice la pennichella della difesa atestina, che si fa abbindolare dai ghirigori di Ferrara. Dopo il pareggio, la Virtus (in inferiorità numerica per l’espulsione di Sciapi) si spegne e Bonazzoli comanda il tiro al bersaglio atestino, con il bomber che conclude per ben due volte su Gibertini. Al terzo tentativo, però, l’Este risolve la pratica con uno schema: punizione di Rondon, diagonale di Bonazzoli e respinta corta di Gibertini, corretta in rete da Anderson Piva.
Ore 12.20 – (L’Arena) Al 95′, quando l’arbitro ha fischiato la fine, si è sentito l’urlo di liberazione dei quattromila tifosi biancoscudati presenti all’Euganeo per festeggiare la vittoria e la vetta riconquistata. Il Legnago ha fatto bella figura (nessuna insufficienza in pagella), tenendo in apprensione i sostenitori biancoscudati soprattutto nel finale, con i Biacoscudati in nove per due giuste espulsioni. Il Legnago poteva addirittura portarsi in doppio vantaggio nel primo tempo, ma alla fine di trova con i complimenti e un pugno di mosche. Il Legnago si schiera nell’undici annunciato. Tra i pali debutta Vincenzo Fazzino, nato a Palermo il 18 marzo 1995, nella scorsa stagione in serie D nel Città di Messina con 20 presenze. Dopo 3′ tiro da fuori dell’ex Segato, para facile Fazzino. Al 4′ Legnago vicino al gol: azione Valente-Rivi con conclusione di Rivi e mezzo miracolo di Petkovic. Al 9′ bagarre in area del Legnago sugli sviluppi di un corner, Fazzino respinge. Al 16′ girata alta di Farinazzo che 5 minuti dopo, innescato da Viviani, obbliga il portiere patavino a salvarsi in angolo. Al 27′ spunto di Degrassi per Ilari, respinta – salvataggio decisiva di Talin. Al 28′ Ruffini tenta il tiro a sorpresa, la difesa devia in angolo. Al 31′ punizione dell’ex Segato sul palo. Al 40′ si sblocca il risultato. Viviani affronta in area Petrilli, si becca il giallo e dal dischetto Cunico non perdona. Nella ripresa vengono accesi i fari. Dopo un «teletiro» di Valente parato, azione corale in area del Legnago con tiro finale di Cunico parato. Al 18′ ancora Cunico s’incunea in area e batte Fazzino. Ma il Legnago con gli innesti di Fonjock e Fioretti preme e al 28′ accorcia le distanze con Farinazzo che concretizza un bel traversone da fondocampo di Rivi. Al 30′ cross di Viviani parato. Al 31’incornata di Busetto su cross di Ilari: palo. Al 33′ e 34′ un cross e un tiro di Valente. La difesa del Padova è in difficoltà e al 42′ l’arbitro espelle Thomassen per doppio giallo e al 44′ Dionisi per un fallaccio su Rivi. Nel finale anche Friggi in attacco, ma il risultato non cambia. Negli spogliatoi mister Leonardo Rossi ripete il solito discorso di un Legnago che gioca,crea palle-gol ma non raccoglie niente: «Nel primo tempo potevamo andare sul 2-0». Carmine Parlato, mister patavino,dichiara: «Il Legnago? Non mi piace parlare degli avversari, ma la squadra di Rossi ha giocatori di qualità. E poi a noi nessuno regala niente». Intanto per il Legnago è arrivata la terza sconfitta consentiva e domenica al Sandrini c’è lo spareggio salvezza con il Dro. Oggi è prevista la riunione del direttivo per analizzare la situazione: la squadra ora è in zona play out.
Ore 12.00 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Petkovic 7; Busetto 6 (Mattin sv), Thomassen 5, Nichele 6, Degrassi 6.5; Segato 6.5, Mazzocco 6; Ilari 5.5, Cunico 7.5, Petrilli 7 (Dionisi 5); Ferretti sv (Pittarello 6).
Ore 11.50 – (Gazzettino) In quel momento l’Altovicentino era sotto 2-0 con l’Arzignano Chiampo: non approfittarne sarebbe stato imperdonabile. Il Legnago ha dovuto per forza di cose regalare qualche spazio in più e puntualmente è arrivata la rete del raddoppio (18’). Pittarello ha lavorato un bel pallone in area, intelligente il tocco a liberare per Cunico il cui destro in corsa non ha dato scampo a Fazzino. Terza doppietta del capitano (capocannoniere della squadra con otto reti) e gara che sembrava ormai in discesa per i biancoscudati. Così invece non è stato. Il primo campanello d’allarme è suonato con il gol di Farinazzo (27’) che ha rimesso in corsa i veronesi. Gran parte del merito è stato di Rivi, abile sulla linea di fondo a sottrarsi alla marcatura di Thomassen e Nichele. Tocco all’indietro per il compagno che ha bruciato Degrassi sul tempo e ha infilato Petkovic. Poi l’incredibile doppio cartellino rosso rimediato in prossimità del novantesimo, a distanza di pochi secondi l’uno dall’altro, da Thomassen e Dionisi (subentrato a Petrilli) colpevoli di due interventi durissimi su Rivi che l’arbitro ha giustamente punito con l’espulsione. Nei successivi cinque minuti di recupero i biancoscudati si sono stretti a protezione della propria area. E l’assalto finale del Legnago è stato fortunatamente respinto.
Ore 11.40 – (Gazzettino) Bravo il Legnago ad approfittarne grazie soprattutto alla vivacità di Valente che sulla corsia di sinistra ha vinto quasi tutti i duelli con Busetto. Proprio un affondo del capitano veronese (5’) ha messo in crisi la retroguardia biancoscudata, priva degli squalificati Sentinelli e Niccolini. Sulla corta respinta di Nichele si è avventato Rivi che da distanza ravvicinata ha calciato quasi a colpo sicuro, bravissimo Petkovic a sventare la minaccia. Lo stesso portiere si è ripetuto al 22’ sbarrando la strada in uscita a Farinazzo. Tra le due parate, c’è stato il riacutizzarsi del problema muscolare di Ferretti (al suo posto Pittarello) e i tifosi hanno cominciato a temere il peggio. Per fortuna la squadra si è finalmente scossa dal proprio torpore ed è cominciata un’altra partita. A funzionare è stata soprattutto la catena di sinistra formata da Degrassi e Petrilli. Dopo un palo su punizione di Segato, è stato proprio Petrilli (40’) a provocare il rigore poi trasformato da capitan Cunico. Prima dell’intervallo il Padova ha avuto anche l’occasione per raddoppiare, ma Ilari non è riuscito a concretizzare l’assist al bacio di Degrassi. La truppa di Parlato ha cominciato con il piglio giusto anche il secondo tempo.
Ore 11.30 – (Gazzettino) Missione compiuta, tanto più che l’Altovicentino è uscito sconfitto dal derby con l’Arzignano, ma quanta sofferenza. E dire che dopo la doppietta di Cunico la partita sembrava ormai in ghiaccio. Invece tutto si è maledettamente complicato, prima per il gol del Legnago e poi per la doppia sciagurata espulsione di Thomassen e Dionisi. Il Padova è stato così costretto ad affrontare gli ultimi minuti in nove contro undici, ma stringendo i denti ha condotto in porto la gara. I tre punti riportano i biancoscudati in vetta alla classifica, ma quei nervi scoperti che sono costati i due cartellini rossi meritano un’approfondita riflessione da parte di Parlato e della società. E un’approfondita riflessione andrà fatta anche sui muscoli di Ferretti, uscito dopo appena un quarto d’ora di partita per il riacutizzarsi del dolore al flessore. Tre le domande che sorgono spontanee. Valeva la pena rischiarlo? Siamo sicuri che la terapia scelta per accelerarne il recupero sia stata quella giusta? E visto che in attacco le scelte rischiano di essere ridotte all’osso non è stato forse accantonato troppo in fretta Tiboni? Attendiamo chiarimenti. Il Padova ha cominciato la gara in maniera troppo timida, risentendo probabilmente ancora delle scorie del ko di Sacile e degli ultimi due pareggi casalinghi.
Ore 11.20 – (Gazzettino) A questo punto Parlato elogia Cunico, e non solo per i gol. «È la figura dalla quale i compagni devono prendere esempio. Oltre a essere un ottimo giocatore, è una grande persona che anche in campo non manca mai di rispetto. Aveva i crampi negli ultimi dieci minuti, ma uno come lui lo faccio giocare anche con una gamba sola». Ecco proprio Cunico: «Sono contento per la mia terza doppietta. Sul 2-1 è cresciuto il nervosismo, ma dobbiamo imparare ad essere più forti di questo. L’espulsione di Dionisi? L’arbitro mi ha detto che ha tirato un calcio sulla schiena all’avversario, Dionisi invece mi ha detto che non è vero». Cunico si sofferma sull’aggancio in vetta all’Altovicentino: «È una corsa che durerà fino alla fine, ma non dobbiamo neanche guardarli. Dobbiamo pensare a vincere senza soffrire così tanto. È stata una settimana particolare tra la prima sconfitta e l’arrivo di Zubin». Sul finale di gara, con tanto di espulsioni. «La partita si era messa sul binario giusto, ci sono stati quei cinque minuti di black out che bisogna evitare».
Ore 11.10 – (Gazzettino) È vero che la rosa è ampia, ma se ogni partita ci mancano due-tre giocatori per squalifica è un problema. Non capisco, la partita era tranquilla e sui binari giusti dato che vincevamo 2-0, ci siamo complicati la vita da soli». Naturalmente la questione viene posta all’attenzione anche di Carmine Parlato. «Non per difendere i ragazzi, ma sono giocatori caratterialmente molto forti. Poi è vero che una squadra che vuole stare lassù in classifica deve darsi una regolata, anche perché le continue defezioni ti portano a dovere cambiare sempre formazione di partenza, e a me piace mettere in campo un undici e portarlo avanti senza dover sconvolgere l’assetto tattico». Poi aggiunge: «I primi a doversi dare una regolata siamo noi, dobbiamo trovare tutti quel cammino da uomini per dare continuità. Faccio i complimenti ai ragazzi per la vittoria, ma le espulsioni mi hanno infastidito e sono un po’ arrabbiato. Da ex difensore dico che bisogna riflettere di più in campo e non farsi prendere dalla frenesia. Dispiace perché abbiamo fatto un’ottima partita, ma le gare dobbiamo finirle in undici. Faccio i complimenti ai nove ragazzi che hanno portato a casa il risultato».
Ore 11.00 – (Gazzettino) «Non è giustificabile questo nervosismo, la prossima settimana parleremo con i ragazzi per metterli davanti alle proprie responsabilità». D’accordo la vittoria, ma le parole del presidente Giuseppe Bergamin nel dopo gara fanno capire in maniera eloquente che le espulsioni di Thomassen e Dionisi proprio non vanno giù allo stato maggiore biancoscudato. Un doppio cartellino rosso che ha costretto la squadra a stringere i denti chiudendo in nove la partita. Senza dimenticare che Thomassen e Dionisi saranno squalificati, provvedimento che riguarderà anche Segato dato che è stato ammonito ed era in diffida. E non è la prima volta che il Padova si trova a dovere fare i conti con assenze per provvedimenti disciplinari del giudice. «Di sicuro le squalifiche pesano, vedremo di parlare con i giocatori. Anche perché non mi sembra che gli avversari abbiano fatto provocazioni e l’arbitro mi è sembrato di buon livello. Il motivo è da cercare in noi, dobbiamo riunirci e ragionare su questi episodi perché non diventino un problema.
Ore 10.50 – (Gazzettino) È durato appena undici minuti il ritorno in squadra di Ferretti, costretto a sventolare bandiera bianca per il solito problema muscolare. Con l’attaccante visibilmente deluso nell’uscire dal campo, tanto da dirigersi dritto negli spogliatoi senza fermarsi in panchina. E dire che anche nella prima parte della scorsa settimana El Rulo era stato mandato a curarsi a Empoli, non la prima volta quest’anno. «Bisogna fermarsi un attimo e vedere quali sono le sue reali condizioni – afferma il presidente Bergamin – Ho visto subito che non era in condizione. È chiaro che se il giocatore dice di stare bene… Ma con la voglia di giocare non puoi far finta di non sentire male. È meglio ragionarci sopra per non peggiore la situazione e il recupero». Parlato, è stato un azzardo schierare Ferretti? «Bella domanda… Lui si è allenato giovedì, venerdì e sabato, e scattava come Speedy Gonzales. Adesso bisogna sedersi e riflettere in maniera molto più approfondita». Sull’argomento interviene anche il diesse De Poli. «Ferretti ha sentito un nuovo indurimento alla coscia, ma è uscito più per precauzione e per paura di peggiorare la situazione». In attacco senza Ferretti e con Zubin non utilizzabile fino allo scontro diretto con l’Altovicentino, resta il solo Pittarello. Tiboni, ieri non convocato e in tribuna a vedere la partita, non rientra più nei piani del club. De Poli è uscito allo scoperto sabato, e ieri su Tiboni ha ribadito il concetto. «Noi abbiamo già scelto cosa fare. Nuovi acquisti? Vediamo la settimana prossima, speriamo di arrivare minimo a due-tre giocatori».
Ore 10.30 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Gufi serviti, nessuno è imbattibile. Per restare grandi, però, serve altro”) Stupisce che a cascarci siano quelli che ne sanno, o dovrebbero saperne, di più di calcio: da quando in qua le promozioni si decidono in pieno inverno, addirittura prima di Natale? Eppure c’è chi crede di avere la verità sempre a portata di mano (o di bocca), e difatti si è visto quanto è durata la permanenza al secondo posto di Cunico & C. A questi soloni di lungo corso noi ribattiamo che, invece, il duello con l’Altovicentino si risolverà alle ultime giornate, a primavera inoltrata, così come il Pordenone (dello stesso Parlato) vinse la sfida con il Marano (di patron Dalle Rive) alla partita conclusiva, chiudendo a 85 punti, contro gli 83 degli avversari. Meglio rassegnarsi, e smetterla di preconizzare destini infausti al Padova solo perché è caduto una sola volta in 14 domeniche. Tornando al nervosismo (eccessivo) della squadra e ad alcune difficoltà, anche tattiche, incontrate ultimamente, ci sembra opportuno fissare alcuni punti fermi su cui ragionare: 1) non è ammissibile che siano i più esperti a macchiarsi dei falli o delle reazioni da cartellino rosso. Così facendo, si dà un pessimo esempio ai giovani in squadra, oltre a penalizzare la stessa in modo grave; 2) bisogna riflettere a fondo sui guai di Ferretti. Sarebbe bene non rischiarlo se non è al 100% e consentirgli di guarire bene; 3) in attesa di Zubin, e giubilato ormai Tiboni, si avverte la necessità di un attaccante da categoria con una buona continuità realizzativa, oltre ad un trequartista che sappia muoversi bene dal centro sulla sinistra. È chiedere troppo?
Ore 10.20 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Gufi serviti, nessuno è imbattibile. Per restare grandi, però, serve altro”) Tra la serie B del Cittadella e la serie D del (nuovo) Padova sembra esserci un denominatore comune: il numero incredibile di “rossi” che stanno accumulando, partita dopo partita, i granata di Foscarini e i biancoscudati di Parlato. Espulsioni che in qualche caso (specialmente sotto le Mura) sono state contestate con valide ragioni, ma che nella maggior parte ci stavano. Un dato di fatto inoppugnabile, su cui, per fortuna, i due allenatori e le stesse società non hanno chiuso gli occhi, come a voler assolvere i propri giocatori, anzi. Handicap del genere – il Citta ha addirittura chiuso due delle ultime tre partite in 9 contro 11, il Padova lo ha fatto ieri – incidono pesantemente sul gruppo, che deve spesso duplicare, se non triplicare gli sforzi in campo per venire a capo di gare che improvvisamente, e quasi sempre per proprie colpe, si complicano, sino a far temere di non riuscire a condurre in porto il risultato. Ragion per cui – e lo sottolineava sabato Foscarini, lo ha ribadito ieri Bergamin insieme allo stesso mister (come leggete a lato) – non vale oltre soffermarsi, sicuri che sia su un fronte che sull’altro questo pessimo andazzo del girone d’andata verrà drasticamente ridotto. Con i Biancoscudati tornati in vetta dopo una settimana, complice la caduta dei rivali vicentini (prima volta anche per loro) nel derby, viene sin troppo facile sottolineare che i “gufi” sono stati serviti. Eppure, a certe cassandre abituate a spargere zizzania nei bar, nei ritrovi e negli abituali luoghi del tifo, e a chi scrive sui social network o parla in tv, consiglieremmo di andarci piano con le sentenze e i vaticini emessi a dicembre, 5-6 mesi prima della conclusione dei campionati, per evitare di incappare in brutte figure.
Ore 10.10 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Petkovic 6; Busetto 6 (Mattin sv), Thomassen 5, Nichele 6, Degrassi 6.5; Segato 6.5, Mazzocco 7; Ilari 6, Cunico 7.5, Petrilli 7 (Dionisi 5); Ferretti sv (Pittarello 6).
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Ma il vero uomo in più di questo Padova si rivela ancora una volta capitan Cunico, che spezza la noia dei primi 19′ di ripresa con una giocata da categoria superiore. Ricevuta palla da Pittarello, il numero 10 entra in area passando in mezzo a due avversari e segna con un preciso destro all’angolino. Ottava rete e bomber consacrato. Saltano i nervi. Il Padova ritrova due gol all’Euganeo dopo quasi tre mesi, potrebbe passare un finale di partita tranquillo e invece si complica ancora una volta la vita. Il merito è dell’ex Rivi, che con un ottimo spunto sulla sinistra supera Thomassen, arriva sul fondo e crossa per Farinazzo, che batte Petkovic. Busetto tre minuti dopo potrebbe chiudere nuovamente i conti, ma è sfortunato, visto che il suo colpo di testa in tuffo, su cross di Ilari, si stampa sul palo. Il Padova, seppur un po’ stanco, sembra reggere agevolmente fino all’improvviso raptus di nervosismo finale. Al 43′ Thomassen stende Rivi, con un intervento scomposto che sa anche di reazione dopo un fallo a favore non fischiato e l’arbitro lo espelle. Un minuto più tardi “rosso” diretto anche per Dionisi per un fallo da dietro sullo stesso Rivi. Decisioni, specialmente la seconda, contestate dal pubblico. E nonostante Petkovic, con un rinvio sballato, faccia correre i brividi all’Euganeo, alla fine il Padova può esultare.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Legnago che si conferma, tuttavia, squadra frizzante e propositiva, e al 5′ e 22′ si presenta due volte davanti al portiere con Rivi e Farinazzo, ma in entrambe le occasioni Petkovic è bravo a sbarrare loro la strada. I Biancoscudati sono costretti a trovare alternative in attacco e così si accendono gli esterni Ilari e Petrilli, bravi nell’uno contro uno e pericolosi quando fuggono sulla fascia. Ma a mancare è sempre la zampata vincente in area. Zampata che manca anche al 32′, quando Segato colpisce il palo su punizione e nessun compagno riesce a ribadire in rete sulla respinta a portiere battuto. Primo tempo stregato per il centrocampista ex Delta Porto Tolle, che pochi minuti prima del palo era stato ammonito per un fallo a centrocampo e sarà costretto a saltare per squalifica la prossima sfida con il Kras Repen. Super Cunico. Ma a furia di insistere il Padova riesce a sbloccare lo 0 a 0, grazie ad un’altra giocata di Petrilli, che al 40′ agguanta un pallone in area e subisce lo sgambetto da parte di Viviani. Calcio di rigore, che Cunico trasforma con una traiettoria centrale, siglando il suo settimo gol in campionato e diventando così il capocannoniere del Padova. L’avvio di ripresa è piuttosto blando, i Biancoscudati si limitano a controllare, mentre il Legnago sembra aver subìto non poco lo svantaggio e non ritrova la verve di inizio partita. Mazzocco, tra i migliori, si rende protagonista di una grande discesa sulla sinistra, servendo un pallone che Ilari non riesce a calciare alle spalle del portiere.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Una domenica quasi perfetta. Il Padova ritrova la vittoria, i tre punti all’Euganeo e anche la vetta della classifica, complice l’inaspettata sconfitta dell’Altovicentino nel derby con l’ArzignanoChiampo. Il 2-1 con cui i ragazzi di Parlato liquidano il Legnago è merito ancora di una doppietta di Cunico, sempre più leader e capocannoniere, seppure i Biancoscudati si complichino la vita da soli con due espulsioni (Thomassen e Dionisi) arrivate in un finale convulso. La notizia peggiore, però, arriva dal nuovo guaio muscolare di Ferretti. Maledizione “Rulo”. L’allenatore decide di affidarsi a Nichele in difesa e ad Ilari in attacco in un “4-2-3-1” simile a quello di inizio stagione, nella gara che segna il ritorno in campo dal primo minuto del “Rulo”. Ma, proprio com’era successo contro la Clodiense, non dura nemmeno metà tempo la partita dell’argentino. Le prime fitte alla coscia destra arrivano già al 10′, Ferretti prova a stringere i denti ma dopo un quarto d’ora è costretto a dare forfait un’altra volta. Al suo posto entra Pittarello, vista l’esclusione definitiva e la cessione imminente di Tiboni, spedito in tribuna (con Bedin, anche lui in partenza). Nel frattempo, il Padova era anche riuscito ad andare vicinissimo al vantaggio con un colpo di testa di Nichele che aveva dato l’illusione del gol, ma in realtà aveva sfiorato soltanto il palo.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Partiamo dall’inizio. Schierare Ferretti, con il senno di poi, è stato un azzardo? «L’ho lanciato dall’inizio perché negli ultimi giorni si era allenato bene: giovedì, venerdì e sabato riusciva a scattare, anche se solo gradualmente. Si sentiva bene, e l’ho messo in campo. Adesso, però, bisogna sedersi attorno ad un tavolo e riflettere in maniera molto più profonda sulla sua situazione». Come spiega un inizio con il freno a mano tirato? «Torniamo al solito discorso: la difesa aveva mantenuto un solo elemento rispetto a Sacile, ed è per questo che la gestione della palla e la qualità nel passaggio sono stati un po’ da tarare. Nel complesso non ci sono stati grossi errori, mentre in avanti Petrilli ci ha dato quella vivacità nell’uno contro uno che ci mancava da un po’ di tempo. A tratti abbiamo lavorato molto bene, anche se siamo stati un po’ lenti a centrocampo nel cercare gli esterni». Siete andati sul 2-0 grazie alla doppietta di Cunico, ora capocannoniere della squadra. È lui il vero intoccabile di questo Padova? «Oltre ad essere un ottimo giocatore, è una grande persona. È uscito con i crampi, ma lo farei giocare anche con una gamba sola. Credo che Marco sia la figura da prendere come esempio nello spogliatoio: per come si comporta, per la sua linearità e precisione, è un capitano che non manca di rispetto». Poi sono arrivati l’1-2 e i due “rossi”… «Dobbiamo fare mea culpa per il finale di gara, in certe situazioni bisognerebbe riflettere di più e non farsi prendere dalla foga. Ma guardiamo il lato positivo: l’abbiamo portata a casa, e l’abbiamo fatto con gli attributi».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Triplice fischio, è finita. Il Padova torna a vincere in casa dopo un mese e mezzo, ma lui, Carmine Parlato, non ha tempo né tantomeno voglia di esultare per il successo ritrovato. Corre, imbocca il tunnel degli spogliatoi prima di tutti, mentre la squadra va a prendersi i meritati applausi. Nessuno, al di fuori della squadra, saprà mai cosa sia accaduto in quei minuti che vanno dalla corsa dell’allenatore nel ventre dell’Euganeo al ritorno dei giocatori in spogliatoio. Lì, dove Thomassen e Dionisi erano finiti anzitempo per due inutili interventi da “rosso”, ad occhio e croce devono essere volate parole grosse. A precisa domanda, il tecnico biancoscudato glissa sull’accaduto e sul confronto con i due espulsi, ma precisa: «Per la prima volta sono primo e incazzato». Primo perché con i tre punti sul Legnago e la sconfitta dell’Altovicentino la vetta della classifica è di nuovo realtà. Incazzato nero con qualcuno dei suoi, reo di aver messo a rischio un risultato che alla mezz’ora del secondo tempo sembrava in cassaforte. «Dobbiamo darci tutti una regolata», prosegue il mister. «Le ammonizioni eccessive e i cartellini rossi non vanno bene, soprattutto per una squadra che deve stare lassù. Pensavo che avremmo portato in porto la gara sul 2-0, invece ci sono state due espulsioni che mi hanno infastidito molto. Ma allo stesso tempo faccio un grande applauso a chi è rimasto in campo ed è riuscito con grande sacrificio a portare a casa la vittoria».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) L’uomo decisivo è ancora una volta lui, Marco Cunico. Terza doppietta in campionato, ottavo gol e scettro di capocannoniere biancoscudato in tasca. Tutto perfetto? Sì, fino ad un certo punto. «Sono felice», e sorride. «Dopo la prima sconfitta, contava solo rialzare la testa e vincere, così è stato, ma dobbiamo ancora migliorare. La prestazione contro il Legnago è stata a sprazzi, siamo partiti bene, siamo calati, quindi ci siamo risollevati. È ora di fare un salto di qualità, perché più si va avanti più sarà difficile e i punti peseranno. Anche dal punto di vista del nervosismo dovremo tenere a freno un po’ di più la nostra impulsività, visto che anche domenica prossima, per l’ennesima volta, il mister avrà tante defezioni. Le espulsioni? L’arbitro dice che Dionisi ha tirato un calcio sulla schiena all’avversario, ma Matteo nega». Quantomeno il secondo posto in classifica è durato appena sette giorni, vista la sconfitta dell’Altovicentino. «Fa morale, ma a maggior ragione da oggi in poi dobbiamo guardare solo a noi stessi». Matteo Nichele, invece, è stato costretto a giocare in difesa e se l’è cavata bene. «L’avevo già fatto in passato e non c’erano problemi», le sue parole. «Siamo felici per la vittoria, anche perché ci permetterà di lavorare con attenzione sui difetti che dobbiamo limare. Ancora una volta abbiamo subìto un black out che ha fatto rientrare in partita gli avversari. Preso il gol, andiamo in confusione per qualche minuto e una squadra come la nostra non può permettersi di soffrire cosi tanto». L’eccessivo nervosismo a cosa è dovuto? «Credo alla sofferenza delle ultime giornate. È andata bene, abbiamo ritrovato i tre punti e siamo contenti. Ma allo stesso tempo sappiamo che non sempre può girare bene. Bisogna migliorare in fretta». Intanto con il Kras Repen si giocherà allo stadio di Monrupino e non al “Rocco” di Trieste. La società giuliana installerà una nuova tribuna provvisoria e in settimana i biglietti saranno venduti anche a Padova.
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) La vittoria è un toccasana, passi. Ma in società non sono stati graditi il nervosismo in campo e i due “rossi” a Thomassen e Dionisi: «Non mi sembra che il Legnago ci abbia provocato, e penso che anche l’arbitraggio sia stato di buon livello», commenta il presidente Giuseppe Bergamin. «Questa situazione sta diventando un problema: la nostra rosa è abbastanza completa, ma se ogni domenica giochiamo con due-tre di meno, le difficoltà sono evidenti. Questa settimana ci troveremo per una serata con la squadra e parleremo dell’argomento: vogliamo che questi ragazzi, molti dei quali ragazzi proprio non sono, siano messi di fronte alle loro responsabilità. Va bene essere persone corrette, ma anche in campo il comportamento dev’essere serio e responsabile».
Ore 08.38 – Serie D girone C, il prossimo turno (quindicesima giornata, domenica 14 dicembre ore 14.30): AltoVicentino-Giorgione, Kras Repen-Padova, Legnago-Dro, Montebelluna-ArziChiampo, Mori Santo Stefano-Triestina, Sacilese-Clodiense, Tamai-Fontanafredda, Union Pro-Mezzocorona, Union Ripa La Fenadora-Belluno.
Ore 08.36 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova e AltoVicentino 35, Belluno 32, Sacilese 27, Union Ripa La Fenadora 25, Clodiense 24, Montebelluna e Tamai 23, ArziChiampo 18, Giorgione e Union Pro 16, Fontanafredda 15, Legnago 14, Dro 12, Kras Repen 10, Triestina 7, Mezzocorona e Mori Santo Stefano 6.
Ore 08.34 – Serie D girone C, i risultati della quattordicesima giornata: ArziChiampo-AltoVicentino 2-1, Padova- Legnago 2-1, Belluno-Kras Repen 3-0, Clodiense-Dro 2-1, Fontanafredda-Montebelluna 0-0, Giorgione-Sacilese 0-2, Mezzocorona-Union Ripa La Fenadora 1-0, Mori Santo Stefano-Union Pro 0-2, Triestina-Tamai 1-1.
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Ore 08.30 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Macron Store, Supermercati Alì, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Zero Emissioni, Ecosystem, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 7 dicembre: il Padova vince 2-1 in nove (espulsi Dionisi e Thomassen) col Legnago e torna in testa alla classifica grazie alla contemporanea sconfitta dell’AltoVicentino.