PADOVA «La Camera penale di Padova disapprova affermazioni e commenti in contrasto con la presunzione di innocenza e ricorda che non si tratta solo di una regola di giudizio da applicarsi nelle aule giudiziarie, ma di un principio di civiltà e di condotta che tutti devono rispettare, a maggior ragione se si tratta di autorità pubbliche che rivestono cariche politiche».
Sul Corriere del Venero compare una nota tanto dura quanto inusuale, quella appunto diffusa ieri dalla Camera penale con l’obiettivo di stigmatizzare certe dichiarazioni rilasciate da Palazzo Moroni, in primis dall’assessora alla Scuola, Cristina Piva, alla luce della condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione inflitta tre settimane fa dal tribunale di Teramo, in primo grado, al calciatore del Padova, Michael Liguori, attaccante esterno di 25 anni, originario di San Benedetto del Tronto, ad oggi ritenuto colpevole, in attesa degli altri livelli di giudizio, di aver abusato sessualmente di una ragazzina che, all’epoca dei fatti (ad Alba Adriatica nel luglio 2018), era minorenne. (…)
Ma di fronte a tale perentorio richiamo, l’assessora non ha fatto alcuna marcia indietro: «Prim’ancora che da amministratrice pubblica, parlo da educatrice e ribadisco tutto quello che ho dichiarato una quindicina di giorni fa».
«Questi ragazzetti bravi a dare due calci ad un pallone — ha rincarato Piva — godono infatti di tutele molto maggiori rispetto ad altre persone. Ad esempio: cosa si direbbe se, al posto di questo Liguori, ci fosse un insegnante piuttosto che un politico? Tutti, giustamente, ne chiederemmo l’allontanamento».