Padova, Messina e Ascoli: tre tifoserie protestano contro società e stadi e disertano le partite casalinghe

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A Padova, Messina e Ascoli, le tifoserie organizzate sono in sciopero da tempo, protestando per stadi inagibili e/o per la gestione societaria. Nessuna delle tre tifoserie menzionate entra allo stadio. A Padova, nonostante gli investimenti e il primo posto in classifica, la curva resta inutilizzabile, e i tifosi hanno anche disertato il derby con il Vicenza come forma di protesta contro amministrazione comunale e società, confermando la linea intrapresa negli ultimi mesi

Questa la situazione ad Ascoli

I gruppi organizzati della Curva Sud, nel momento più difficile della storia dell’Ascoli Calcio dalla morte nel 1994 del Presidentissimo Costantino Rozzi, sono tornati a far sentire la propria voce attraverso un comunicato pubblicato via social. Categorica, come riferisce Picerno Time, la richiesta di definitiva chiarezza sul fronte societario dopo troppi mesi di errori e confusione, con la drastica decisione di non assistere alle gare interne ufficiali della squadra bianconera. 

Tifosi dell’Ascoli, desideriamo innanzitutto esprimere la nostra piena solidarietà agli ultras recentemente diffidati. Questi provvedimenti non fanno altro che aggravare le ferite che già ci portiamo dentro e sono il risultato diretto degli eventi degli ultimi mesi. Stiamo pagando un prezzo altissimo per esserci opposti a una gestione sportiva e societaria che ci ha condotto alla retrocessione e alle attuali difficoltà finanziarie. Ne andiamo fieri, ma nulla sembra cambiare.

Da sempre, con l’orgoglio e la passione che ci caratterizzano, mettiamo l’Ascoli al primo posto. Il nostro amore per questi colori è incondizionato, ma non possiamo restare in silenzio ed inermi di fronte a una gestione che non rende giustizia alla storia e alla dignità della nostra squadra e dei suoi tifosi.

L’Ascoli merita di tornare nelle categorie di vertice del calcio italiano. L’unico modo per raggiungere questo obiettivo è vincere il prossimo campionato di Serie C. Siamo consapevoli che queste parole possano sembrare ironiche o fuori luogo rispetto alla situazione attuale, ma dovrebbero essere la norma per una squadra che, dagli anni ’70 ad oggi, ha sempre considerato la Serie C come una parentesi. La triste verità è che hanno svilito la nostra identità e ciò che l’Ascoli rappresenta per noi e per il nostro territorio. E ciò che è peggio è che non fanno nulla per cambiare le cose. Non possiamo accettarlo.

Chiediamo con fermezza a questa o qualsiasi altra proprietà alla guida dell’Ascoli Calcio di assumersi le responsabilità che sono mancate finora. Pretendiamo cambiamenti strutturali e radicali a livello dirigenziale, sportivo, comportamentale e comunicativo. Vogliamo per il nostro Ascoli ambizione e programmazione. Non siamo disposti a tollerare ulteriori rinvii o scuse.

Preso atto dell’assoluta assenza di alacrità e voglia di rimediare alla situazione, ci troviamo, nostro malgrado e con grande dispiacere, costretti a comunicare una decisione drastica: non assisteremo più alle partite casalinghe e sosterremo l’Ascoli solo nelle trasferte. Questa è una scelta dolorosa, che va contro la nostra essenza di tifosi, ma è necessaria per dimostrare che la dignità degli Ascolani viene prima dei risultati sportivi.

SIAMO NOI L’ASCOLI CALCIO!“.

Questa la situazione a Messina

“La protesta continua – scrivono gli ultras – i gruppi della Curva Sud Messina comunicano che la linea dura attuata contro la famiglia che dirige il Messina Calcio continuerà ad oltranza. Come già anticipato in altri comunicati, non presenzieremo sui gradoni del Franco Scoglio, fin quando questi imprenditori non lasceranno la guida dell’Acr Messina. Siamo stanchi, non fanno altro che aumentare il nostro malumore, nei confronti di questa famiglia. Contro chi incresciosamente continua a tenere in ostaggio il Messina Calcio. Messina merita rispetto! Non un passo indietro, contro chi calpesta e deride la nostra passione e il nome della nostra città. Avanti ultras”.

Questi scioperi rappresentano una tristezza per chi vive il calcio come passione sugli spalti.




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