«L’esonero? È stata una vera sorpresa, non me l’aspettavo e non lo meritavo, più che mai dopo che nei giorni precedenti ero stato a cena con la società, con il presidente Peghin, con l’ad Bianchi e con i direttori: si era parlato di playoff, di amichevoli con l’Inter e di mille argomenti, ma nessuno mi ha detto che era scontento di me. Meritavo di finire l’anno, avevo accettato addirittura un contratto senza rinnovo automatico in caso di serie B. Avevo scommesso su me stesso e ho fatto 70 punti, perdendo tre partite in un anno, ma una cosa vorrei sottolinearla: nessuno mi aveva chiesto il primo posto. Avevo un sogno, purtroppo mi è stata tolta la possibilità di raggiungerlo. Parte della squadra era contro di me? Le rispondo così: 22 calciatori su 26 mi hanno telefonato e inviato messaggi per esprimermi la loro vicinanza e solidarietà. Nel corso di una carriera qualsiasi allenatore conosce prima o poi l’esonero, ma a me una vicinanza simile non era mai capitata. Mi sono sentito tradito da qualcuno? Di sicuro quando sentirò dire la frase “Fidati di me”, non mi fiderò più. Perché meritavo un trattamento diverso. Il mercato di gennaio? Io avevo chiesto tre rinforzi a gennaio, cinque mi parevano troppi. Avevo chiesto un difensore veloce e abbiamo preso Faedo, avevo chiesto un’alternativa a Radrezza e mi hanno preso Crisetig, avevo chiesto un centravanti se fosse andato via De Marchi ed è arrivato Zamparo. Per quanto mi riguarda, ero a posto così»: queste le dichiarazioni rilasciate sulle colonne del “Corriere del Veneto” da Vincenzo Torrente, ex allenatore del Padova.