I bilanci, Zenga, Banzato e una piazza che non ne può più: per Padova l’anno più difficile

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Dov’eravamo rimasti? Alla contestazione feroce degli ultras dopo Padova-Vicenza, all’assunzione di responsabilità mancata di un direttore sportivo celebre per le assenze in tutti i momenti topici della stagione (rompete le righe finale compreso) alla necessità di ripartire ascoltando la piazza e non facendo finta di nulla. Il Padova è, sì, ripartito, ma lo ha fatto con la soluzione preferita, l’unica conosciuta dell’ultimo triennio, ossia con il cambio di allenatore. Illudendosi che proporre il sesto tecnico della lista (un trentacinquenne che si spera possa essere il nuovo Possanzini) possa bastare a cancellare tutti gli enormi problemi che ha il Padova in questo momento. L’atmosfera attorno a cui ci si muove assomiglia sempre più all’ultima parte dell’era Cestaro, quella in cui (ricordate?) persone accuratamente selezionate come claque andavano sbandierando ai quattro venti quanto fosse unico e insostituibile il Cavaliere che nel frattempo preparava l’affondamento del club, quella in cui spopolavano ovunque account fake social che narravano come non esistesse alternativa alcuna al Cavaliere, quella in cui si diceva che fosse impossibile che il Padova facesse crac, perché il Cavaliere aveva un’immagine da tutelare. La storia ci ha raccontato come fossimo di fronte a un’autentica bufala multifronte, visto che l’unico motivo per cui un vero acquirente non passava alle vie di fatto era la montagna di debiti accumulati nel corso degli anni, fino a superare i 14 milioni di passivo (chi ha visto gli ultimi bilanci prima del concordato, ha visto cifre anche più alte). Non appena si è chiuso quel capitolo tossico della storia recente biancoscudata, gli acquirenti sono subito emersi (sani, belli e appassionati come Bergamin e Bonetto) e il Padova è ripartito, conquistando in pochi anni due promozioni, di cui una al primo tentativo. Ai nostri giorni va di moda dire che non ci sia nessuno oltre a Joseph Oughourlian, che il finanziere franco armeno sia l’unico appiglio possibile in un mare d’incertezza e sono ricomparsi quegli account fake dei fiancheggiatori che spopolano online raccontando la favoletta secondo cui senza l’attuale patron il Padova sarebbe perduto.

Parliamo di numeri, dunque. L’ultimo bilancio disponibile è quello al 30 giugno 2023. Quello al 30 giugno 2024 può essere depositato entro il mese di ottobre e sarà disponibile a breve, per cui la speranza è che porti qualche buona nuova per le disastrate casse del Padova. L’ultimo disponibile viene definito come “disastroso” da due autorevoli fonti finanziarie a cui l’ho sottoposto per un’analisi: perché non sono un sono un giornalista finanziario, né un economista, né un commercialista e le mie competenze arrivano fino a un certo punto. Mi è stato spiegato, ad esempio, che ci sono 6,7 milioni di perdite alla data sopra citata e qui c’è il primo dubbio: sono state ripianate? Il bilancio spiega che la perdita di esercizio viene “coperta integralmente con l’utilizzo parziale dei versamenti in c/futuro aumento capitale sociale iscritti a bilancio”. Ho cercato di farmi spiegare cosa significasse e di capire se questo passivo fosse stato ripianato. Non mi sono state date risposte certe, anzi i due interlocutori consultati optavano per il “no”. Siccome, però su questo punto non ho spiegazioni a prova di smentita, magari qualcuno della società nei prossimi giorni vorrà cortesemente spiegare cosa realmente sia accaduto e quale sia la situazione. Ma c’è di più, perché c’è un altro passaggio che inquieta e cioè la decisione di “sterilizzare” ancora, in virtù della normativa vigente in materia (provvedimenti in epoca Covid), le perdite di quasi 8,5 milioni di euro (8.464.864 euro) relative al bilancio 2020-2021, fino all’approvazione del bilancio del periodo d’imposta 1 luglio 2025-30 giugno 2026. Questo pesante passivo dovrà essere ripianato dal 2026 in poi nei successivi esercizi. Ora, pongo una domanda: voi comprereste una società in queste condizioni? Altra domanda: il Padova è in buona compagnia? Sì lo è, ma se parliamo di numeri, questi sono.

Nonostante da più parti, come dicevo, si millanti che non ci sia nessun acquirente interessato, di acquirenti ce n’è più di uno. L’ultimo è stato un fondo londinese, con un mediatore ben conosciuto e non molto amato alle latitudini padovane: Walter Zenga. Precisiamo subito che abbiamo accuratamente verificato questa notizia, ricevendo solo conferme da più fonti. Di smentite che dovessero arrivare, onestamente, ci importa zero. Fatto sta che Zenga, che non sarebbe comparso ufficialmente in questa operazione e che ha agito da tramite, aveva già individuato un direttore sportivo e un allenatore (ci sono stati fatti pure i nomi) per un nuovo corso. La trattativa, però, per motivi che non conosciamo, non è andata a buon fine. Poi c’è un nome che continua a ronzare con insistenza attorno al Padova, quello di Alessandro Banzato. Nei giorni scorsi ha lasciato la presidenza del Petrarca Rugby, ha accantonato il sogno Urc per i tuttineri e adesso si è messo in una posizione di attesa. In occasione dell’ultima visita di Oughourlian nella città del Santo, il patron in gran segreto ha incontrato proprio Banzato. Il quale ha ribadito più volte a persone di fiducia che “prima o poi comprerà il Padova, ma che non è ancora il momento”. Perché Banzato non fa il passo? Io una mia idea ce l’ho, dopo aver guardato i bilanci, ma può darsi che ci sia dell’altro. Altri acquirenti, al momento ben coperti dietro a solidi patti di riservatezza, si sono palesati senza che si sia trovata una soluzione che faccia tutti contenti.

Tutto questo per dire che non è solo Massimiliano Mirabelli il problema di questo Padova. Taccio su altre questioni che riguardano i giocatori delle giovanili, le giovanili stesse, il centro sportivo con la grottesca vicenda Bresseo sempre lì in vetrina. Giusto per capire: ho un bene che vale 100 e io ti offro 10, sono veramente interessato? Mirabelli, si diceva. Il ds parte con un vento contrario piuttosto impetuoso, con gli ultras schierati contro di lui e basta parlare con 5-6 giocatori dietro le quinte per capire quanto i metodi del dirigente calabrese siano poco graditi (eufemismo) all’interno dello spogliatoio, se non dai suoi fedelissimi. Perché qui non si tratta di fare crociate contro Mirabelli perché è antipatico o è poco empatico (spiegazione puerile, penosa e semplicistica che non centra neppure in minima parte il problema), qui si tratta di mantenere un’onestà intellettuale di fronte a quello che accade, di resistere a doversi piegare alle logiche secondo cui “Io ti do una notizia, tu mi difendi e mi appoggi qualsiasi cosa accada”. Sinceramente, rispondo: “No grazie”. Preferisco avere qualche notizia in meno, mantenere la mia indipendenza di giudizio e tenere la schiena dritta, anzi di una cosa mi pento e mi scuso con i lettori: di aver difeso il direttore sportivo quando non lo meritava affatto, ma in quel momento pensavo (a torto) di aiutare la società. Come ho ribadito più volte il lavoro di un direttore sportivo, piaccia o no, non è solo quello di comprare e vendere giocatori: c’è la gestione quotidiana, c’è il rapporto con la squadra, con gli altri dirigenti, con i propri uomini, con la città, con i tifosi, c’è l’armonia che crea a livello ambientale. Nulla di tutto questo in positivo può essere ascritto a Mirabelli. Perché di possibilità a questa società ne sono state date tante, anche dal sottoscritto. Contestano a Verona e a Udine, nonostante abbiano due presidenti che tengono i club in Serie A ormai da anni. Perché mai non si dovrebbe poter contestare una proprietà che in cinque anni è sempre al punto di partenza e ha un club in difficoltà finanziarie che si mantiene in parte sui soldi di Francesco Peghin e sulle plusvalenze e che quest’anno parte in un marasma senza precedenti con i tifosi che diserteranno l’Euganeo non solo per contestare l’amministrazione comunale?

Per questo far passare come i cattivi di turno tutte quelle ampie frange di tifoseria che hanno deciso di dire basta a questo modo di gestire il Biancoscudo è a dir poco fuori luogo, giusto per usare termini gentili. Come se una piazza abituata a vedere festeggiare gli altri ormai da anni dovesse rassegnarsi a vivacchiare in terza serie, a vedere esonerati allenatori secondi in classifica, a vedere direttori che alimentano fronde interne contro quel tecnico da lui stesso scelto e che pretendono di imporre la formazione al malcapitato di turno (cosa ripetutasi anche con Oddo), a vedere una dirigenza distante anni luce dagli umori della piazza e che non ha ancora tentato di ricucire lo strappo con chi l’ha sempre sostenuta. Preciso subito che, qualsiasi cosa accada in negativo nei prossimi mesi, Matteo Andreoletti sarà l’ultimo dei colpevoli. Perché gli ultras, dopo che è stato fissato l’obiettivo di fare meglio della passata stagione e cioè si è fissato il primo posto come target stagionale, contesteranno molto presto se la partenza dovesse essere falsa, perché vincere in queste condizioni sarebbe un autentico miracolo sportivo. Dal punto di vista  tecnico, che dire? E’ arrivato un portiere giovane (Fortin), che dovrà dimostrare di poter reggere l’impatto con una grande piazza, un suo vice (Voltan) e un attaccante di 30 anni (Spagnoli) reduce da due ottime stagioni a cui è stato fatto firmare un contratto triennale. Spagnoli è più forte di Bortolussi? A parere di chi scrive no e parlo come uno che lo conosce molto bene, avendolo seguito attraverso gli anni a partire da Mestre. Ad Ancona è andato per la prima volta in doppia cifra per due anni consecutivi, ha lasciato un ottimo ricordo e sulla carta è un buon rinforzo. Ma lo era anche Zamparo, per questo aspetto e attendo di capire. Ora deve convincere anche in una piazza nella tempesta come Padova, ma Bortolussi non gli è inferiore, quantomeno per quanto fatto vedere in questi anni. Mancano altri innesti, soprattutto a centrocampo, manca un trequartista se si dovesse giocare con il 3-4-1-2, ci sono giocatori che non hanno dato nulla e che vanno fatti accomodare all’uscita. Ce ne sono altri messi alla porta l’anno scorso che oggi improvvisamente diventano di nuovo utili, anzi indispensabili, come se si potesse dimenticare quanto fatto per mesi. Ma l’interrogativo più pressante viaggia verso altre direzioni. No, non sono i tifosi cattivi che non sosterranno la squadra, ad essere colpevoli di quello che sta succedendo. I tifosi hanno avuto anche troppa pazienza e adesso giustamente presentano il conto dopo l’ultimo sconsiderato esonero con annesse sberle in faccia al primo turno dei playoff col Vicenza. A ricordare quanto sbagliato fosse quel maldestro tentativo di coprire le proprie inefficienze e un mercato di gennaio deragliato ben presto in un vicolo cieco. Adesso la gente non perdonerà più nulla. A meno che la dirigenza non faccia davvero un passo nella giusta direzione. Perché tocca a chi governa in viale Rocco tendere la mano ai tifosi. E non viceversa.

Resta l’Euganeo. Detestato, odiato, vituperato. Il centro di tutti i mali secondo più di qualcuno. Di certo quella curva che poteva rappresentare una ciambella di salvataggio e che, al contrario, rimane lì inutilizzata dopo anni di lavori è un’oscenità pari soltanto a tutti gli altri problemi che si sommano l’uno all’altro e che sono balzati negli ultimi giorni agli onori delle cronache. Qualcuno dalle parti di Palazzo Moroni, pur animato da un lodevole proposito di migliorare la fruibilità dell’impianto, ha in tutta evidenza sbagliato le proprie valutazioni e ora ne paga inevitabilmente le conseguenze. Riassumendo: un tifoso del Padova per cosa o di cosa dovrebbe gioire, esattamente, in un quadro simile?




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About Dimitri Canello

Direttore responsabile del sito web Padovagoal. Nato a Padova l'11 ottobre 1975, si è laureato nel marzo del 2002 in Lingue Orientali con la specializzazione in cinese. Giornalista professionista dal settembre 2007, vanta nel suo curriculum numerose esperienze televisive (Telemontecarlo, Stream Tv, Gioco Calcio, Sky, La 7, Skysport24, Dahlia Tv, Telenuovo, Reteazzurra, Reteveneta, Telecittà), sulla carta stampata (collaborazioni con Corriere dello Sport, Tuttosport, Corriere della Sera, Repubblica, Il Giornale, World Soccer Digest, Bbc Sport online, Il Mattino di Napoli, Corriere del Veneto) e sui media radiofonici (RTL 102.500, Radio Italia Uno)

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