Queste le dichiarazioni di Matteo Abbate, allenatore del Piacenza, rilasciate alla vigilia di Padova -Piacenza: «La situazione non è assolutamente compromessa, questo deve essere chiaro, però deve essere altrettanto chiaro che è da luglio che sento dire “domani vinciamo” oppure “adesso le cose andranno a posto e ne usciremo” e il risultato è che non si vince e siamo sempre lì, tra il penultimo o l’ultimo posto. La verità è che non c’è più tempo, lo dico a voi, l’ho detto ai ragazzi, il tempo è finito e dobbiamo iniziare prendere coscienza di questo andando in campo con il sangue agli occhi perché possiamo solo vincere. Voglio vedere determinate cose, soprattutto voglio vedere una squadra che ha l’atteggiamento disperato dell’ultima in classifica. Voglio vedere certe corse, certe rincorse, un garra che finora non c’è stata. Ad esempio – prosegue il tecnico su sportpiacenza.it – domenica scorsa ci si è focalizzati sulla difesa. Eppure vi dico, io mi focalizzo su quello che è accaduto attorno: sul primo gol degli avversari sono passati 17 secondi tra quando abbiamo perso palla a quando Attys ha calciato. Ecco, in quei 17 secondi c’era tutto il tempo per rincorrere al doppio della velocità l’avversario, per rientrare, per aggredire la loro manovra. E questo non l’ho visto. Le responsabilità sono anche mie e lo stesso vale per i giocatori: possiamo parlare di moduli o tattica finché vogliamo però qui si cambia verso solamente con uno spirito diverso, con uno spirito di squadra». Sul ritiro. «E’ stata una decisione della società che io ho sposato in pieno, era necessario “cambiare aria” per lavorare distanti da un clima che è diventato negativo. E onestamente ho visto che qualcosa è cambiato, siamo in un momento in cui ognuno di noi deve trovare dentro se stesso le motivazioni e la forza per invertire questa tendenza, per cambiare quello che sta accadendo. I segnali li ho visti: dopodiché queste decisioni a volte portano dei frutti e a volte no, l’idea comunque è quella di non lasciare nulla di intentato. Il 3-5-2? Ho scelto di continuare su questa strada perché ritengo che sia il modulo più adatto alle nostre caratteristiche e a come è stata costruita la squadra. A Padova gli unici dubbi riguardano le condizioni di Giorno, che arriva dall’influenza e a Nava che non è meglio, per il resto ci siamo tutti».