«Contro la Triestina ho visto una squadra contratta, che soprattutto nel primo tempo si è affidata quasi esclusivamente ai lanci lunghi di Valentini e Dezi per cercare Vasic e Liguori ottenendo pochi frutti: per quelle che sono le caratteristiche fisiche e tecniche penso che sia difficile per una squadra come il Padova giocare in quella maniera, deve invece sforzarsi a fare qualche azione più ragionata, corale e con la palla a terra. Il Padova poteva affrontare la partita credendo un po’ di più nelle proprie qualità: deve puntare maggiormente sul gioco anziché la ricerca della verticalizzazione con palle lunghe che diventa prevedibile per gli avversari. Anche per Bortolussi, che è più un attaccante da area di rigore, non è semplice ritrovandosi solo in mezzo a tre avversari considerato che i due esterni d’attacco giocano con i piedi sulla linea laterale. In questo modo fa fatica a trovare la giocata importante. Si è passati da un estremo all’altro, nel senso che Caneo ricercava sempre una fase offensiva molto spregiudicata mentre Torrente ha una filosofia di gioco opposta con la squadra più bassa che riparte e cerca la verticalizzazione: cambiare pelle in corsa non è semplice per i giocatori. Poi nei momenti di difficoltà subentra anche la paura e forse manca un po’ di personalità, nonché un leader che riesca a trascinare i compagni prendendosi la responsabilità di fare qualche giocata più importante proprio perché la palla non gli pesa tra i piedi. Il Padova ha giocatori con qualità superiori rispetto a tante altre formazioni che lo precedono in classifica: deve credere maggiormente in sé stesso e prediligere la manovra per venirne fuori»: queste le dichiarazioni rilasciate sulle colonne de “Il Gazzettino” da Edoardo Bonetto, ex vicepresidente del Padova.