Triestina, Pavanel: “Nella mia carriera ho gestito situazioni di pressione, sono i momenti quando rendo meglio”

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Nella tarda mattinata di oggi, nella sala stampa dello Stadio “Nereo Rocco”, ha avuto luogo la conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore della Triestina Massimo Pavanel: “Quando mi ha contattato il direttore Romairone, il primo pensiero è andato a William Marcuzzi (storico preparatore atletico della Triestina purtroppo scomparso, ndr). Il primo è andato a Willy perché l’ultima avventura l’abbiamo vissuta assieme, pensarci mi emoziona ancora adesso. Detto questo, il direttore Romairone ha toccato un tasto che va oltre tutte le considerazioni tecniche che possono esserci: l’emozione . Di fronte al suo interesse ho avuto un impeto d’orgoglio, il pensiero che il destino ti porta a dover cogliere le possibilità quando ci sono. Questa possibilità significa raggiungere il massimo obiettivo possibile con le nostre armi. Conosco bene Andrea Bonatti e so che ha lasciato una squadra che è un gruppo sano, voglioso, coeso. Posso solo ringraziarlo per il lavoro che ha fatto, sappiamo perfettamente che il nostro lavoro è anche questo. Io probabilmente vengo da un’esperienza ancor più tosta da digerire, ma come ho detto a lui, queste cose ti fanno diventare più forte. Ed è come mi sento io adesso ovvero più forte rispetto a quello che era andato via da qui. Vivendo la città, ho visto come si stava muovendo la società. Una considerazione che si faceva giorno dopo giorno incontrando i triestini per strada, l’idea che si potesse fare qualcosa di nuovo, di duraturo, di bello, questo credo abbia convinto anche tanti giocatori a scegliere la Triestina. Credo ci sia la fila di giocatori e allenatori che vogliono venire qui, perché c’è un progetto serio e un blasone enorme da difendere. Queste combinazioni fanno sì che non puoi rifiutare. Il compito di un allenatore è di ottimizzare al massimo le risorse che ha, arrivo qui con l’obiettivo di migliorare individualmente tutti i giocatori che ho a disposizione e di conseguenza anche il collettivo. Le valutazioni col DG Romairone le stiamo già facendo, ma è chiaro che questa squadra possa migliorare. Le difficoltà fin qui incontrate sono logiche, anche considerando i tempi nella costruzione della squadra e la velocità siderale alla quale viaggia questa società. E’ una rosa, una squadra, con delle caratteristiche ben precise, quindi a livello tattiche non è che si possano fare particolari stravolgimenti. Ma si può lavorare bene sull’idea, sui principi e soprattutto sul cuore. Credo che questi ragazzi debbano in questi momenti tirar fuori tanto, perché come sempre l’allenatore diventa poi un alibi. Adesso questo alibi non c’è. Hanno caratteristiche e qualità che devono mettere in campo, a prescindere da come ci si mette. Questo chiedo a loro, a partire dalla predisposizione mentale, poi valuteremo. Ciofani sta bene, Lombardi anche, qualche altro problema c’è ma non voglio pensare a quello. Voglio pensare a quello che ho a disposizione e alla partita di domani, poi da domani sera metteremo nel mirino l’altra partita. Tutti quelli che abbiamo a disposizione devono essere al massimo e dare il centodieci per cento. Questo è un mestiere che più lo fai più metti dentro esperienze nelle quali poi ti ci ritrovi. Più alleni, più hai la possibilità di far pesare le esperienze che hai avuto. Vorrei mettere in campo un gioco in base alle caratteristiche che ho, ma prima di tutto quello che vorrei è creare emozione. È quello che ho detto anche ai ragazzi, se non provi emozione non puoi pensare che la gente venga a vederti, dobbiamo quindi andare in campo con l’idea di tirarla fuori. C’era un allenatore che diceva: ‘Andate in campo e tirate fuori i vostri sogni’, questo credo sia il momento ideale per farlo. Se abbiamo dei sogni, e vogliamo far battere il cuore a Trieste e a tutta la città, dobbiamo tirarli fuori in campo a partire da domani. Questa è la cosa importante, non il giocare a tre o a quattro, è l’atteggiamento che tu hai e quello che tu vuoi esprimere. Rincorrere la palla, difendere tutti assieme, attaccare tutti assieme, aiutare i compagni, quello fa la differenza. Col tempo, credo di aver valorizzato più questi aspetti che la mera parte tecnico-tattica. Dobbiamo avere un filone al quale aggrapparci nelle difficoltà, ma dobbiamo avere la libertà di esprimere quello che valiamo. Nella mia carriera credo di essermi trovato a gestire situazioni di pressione, sono probabilmente i momenti nei quali rendo meglio. Per l’esperienza e la conoscenza che ho, credo di poter gestire con più tranquillità e serenità quello che potrebbe essere la città, e di far capire quanto la città può dare. So cosa può dare Trieste, so cosa vuole Trieste e so perché Trieste fischia. Può succedere qualsiasi cosa ma io voglio pensare solo alla parte positiva, come quando venni qui la prima volta e dissi che volevo cambiare quel ‘no se pol’. Trieste ha questa voglia e noi dobbiamo andare a cercare di tirarla fuori. L’Albinoleffe è un avversario che ha fatto una grande vittoria domenica giocando una grande partita, quindi sta bene. Mi fermo però a questa considerazione, su tutto il resto penso alla mia squadra e alle grandi potenzialità che ha. Non le ha espresse quindi vedo dei margini enormi, di sicuro domani cercheremo di mettere in campo tutto quello che abbiamo in base alle nostre caratteristiche ad oggi, il tempo non è stato molto ma a volte può essere anche un vantaggio. I ragazzi hanno bisogno di essere liberi, hanno appena vissuto qualcosa che comunque non è mai piacevole e arrivare iniziando a mettere concetti su concetti, è qualcosa che potrebbe magari bloccare ulteriormente. È una squadra che deve essere libera, deve sbloccarsi di più, deve giocare più assieme e deve andare più in verticale. Il mio storico parla di squadre con attacchi finiti quasi sempre nelle zone di vertice. Ho fatto un’analisi della squadra e credo possa migliorare sia la fase offensiva che quella difensiva. Sono dati che sono stati analizzati, mi riferisco alle conclusioni in porta effettuate e subìte, è un trend che dobbiamo invertire. Questa è la prima considerazione fatta, ecco perché parlavo di verticalità e di ribaltamenti rapidi, di fiducia nel tirar fuori le proprie qualità. Non posso credere che giocatori come quelli che abbiamo qui non vincano un dribbling o non tirino in porta, quindi anche loro devono tirar fuori quello che hanno dentro. Non bisogna pensare che l’allenatore sia il mago di turno, il calcio è lo sport più semplice del mondo e a volte lo complichiamo molto. È uno sport che deve regalare emozioni, questa è la cosa principale. Più giocatori porti in fase offensiva e difensiva nel minor tempo possibile, più probabilità hai di vincere la partita”.




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