«Avevo già deciso da tempo che non avrei voluto proseguire la carriera restando all’interno del mondo del calcio. Professioni come l’allenatore o il direttore sportivo non mi attiravano, per questo la scelta è stata quella di cambiare completamente. Perché la polizia locale?
La spinta me l’ha data mio fratello, entrato nella Polizia locale di Gambettola. Non è stata emulazione, ho solo valutato, dopo averci pensato attentamente e a lungo, che questa scelta potesse essere importante e gratificante per me. Non mi pongo limiti, nel senso che in questo momento della mia vita la penso così, più avanti chissà. Situazioni rischiose? Lavorando a Cervia e a Milano Marittima si entra per forza di cose a contatto con la movida notturna e questo ti espone ad alcune situazioni non semplici da gestire. Che ricordi ho di Padova e Cittadella?Bellissimi, soprattutto di Padova, una piazza in cui ho vinto un campionato ai playoff con la Pro Patria arrivando a un passo dalla Serie A, perdendo la finale di Novara che poteva cambiare la storia calcistica di una città e anche di diversi calciatori, me compreso. A Cittadella è stata un’esperienza più breve, ma altrettanto gratificante. Le due finali playoff perse dal Padova? Una mazzata terribile, mi dispiace tanto: vorrei invitare i tifosi a non mollare, verranno tempi migliori, ne sono certo. Io conserverò sempre un ricordo splendido di Padova e dei tifosi: non tutti possono indossare quella maglia. È una maglia che pesa, un po’ come sento la responsabilità adesso che porto la divisa: quello che posso dire è che ci ho sempre messo il cuore, oggi come allora»: queste le dichiarazioni rilasciate sulle colonne del “Corriere del Veneto” da William Jidayi, ex calciatore Biancoscudato e ora arruolato nella polizia locale di Cervia.