Ai microfoni di TuttoB.com è intervenuto Andrea Mandorlini, già tecnico tra le altre di Atalanta, Sassuolo, Hellas Verona e Padova.
A distanza di un anno da quella sfortunatissima finale playoff persa dal suo Padova contro l’Alessandria, il biancoscudo ritenta l’assalto alla Serie B dalla porta di servizio; questa volta l’avversario è il Palermo.
“La squadra ha mantenuto fede agli obiettivi, è arrivata in fondo e ora si giocherà la promozione; peccato per il Catanzaro, altra formazione forte. Sarà una doppia finale tosta; diciamo che Padova e Palermo hanno il 50% di possibilità di farcela, così non facciamo arrabbiare nessuno”.
Vedere i piemontesi retrocedere immediatamente in Serie C, col senno del poi, aumenta il rammarico?
“Abbiamo regalato loro un anno in B, ma non sono stati capaci di sfruttarlo… Quella disputata al ‘Moccagatta’ fu una partita ‘stregata’, nella quale sbagliammo caterve di gol. Dopo aver dominato il campionato, a cinque giornate dal termine della stagione regolare la sconfitta rimediata a Trieste, con un gol a mo’ di ‘schiacciata’ da pallavolo, finì per danneggiarci enormemente. Trattandosi di Serie C, però, l’episodio non ebbe adeguata cassa di risonanza. Dispiace, perché se c’era una squadra che avrebbe meritato la Serie B quella era il Padova”.
Torniamo alla finale playoff di C: quanto può incidere, nell’economia del doppio confronto, giocare la sfida di ritorno al ‘Barbera’ davanti a un muro di oltre 30mila tifosi?
“Si affrontano due squadre forti, anche se ritengo che il Padova, tecnicamente, abbia qualcosa in più. Certo, non sarà facile davanti a un pubblico così imponente…”.
Quali sono i giocatori dell’una e dell’altra squadra che potrebbero risultare decisivi?
“Per il Padova direi Ronaldo, Ceravolo e Chiricò, quest’ultimo ha già dimostrato di essere determinante contro il Catanzaro. Sull’altra sponda senz’altro Brunori, poi io sono molto affezionato a Soleri, un ragazzo fantastico che sta facendo molto bene; in più, come detto, il Palermo potrà contare sul dodicesimo uomo in campo: il ‘Barbera’”.
Cambiamo argomento: l’ha sorpresa di più la promozione della Cremonese o la retrocessione del Vicenza?
“A un certo momento per la Cremonese tutto sembrava perduto, poi si è ripresa e, complice il ko del Monza a Perugia, è riuscita a centrare un traguardo importantissimo. No, non sono sorpreso, perché tecnicamente parliamo di una squadra di livello. Braida e Giacchetta hanno svolto un grandissimo lavoro, la rosa era attrezzata per un campionato d’avanguardia, ma salire in Serie A senza passare dai playoff è stato un capolavoro. Nemmeno la retrocessione del Vicenza mi ha sorpreso più di tanto, perché la B quest’anno era davvero molto difficile. Ho fatto il tifo per il mio amico Francesco Baldini che, malgrado l’epilogo finale, ha compiuto un mezzo miracolo; già acciuffare i playout, per come era messa la squadra al suo arrivo, è stato un grande risultato”.
Da conoscitore dell’ambiente di Cremona, ritiene che Alvini sia l’uomo giusto per la panchina grigiorossa in Serie A?
“Circolano tanti nomi, Alvini non ha mai allenato in Serie A… Quest’anno ha fatto bene, l’anno prima era retrocesso con la Reggiana. Onestamente non vedo tante idee nuove a livello di allenatori… Comunque Alvini a Cremona ci può stare”.
La prossima Serie B si annuncia estremamente difficile, con tante squadre importanti scese dalla A e salite (o in procinto di salire) dalla C.
“Già quest’anno il campionato cadetto era molto difficile, il prossimo lo sarà ancora di più. Saranno presenti squadre espressione di piazze e città importanti: Cagliari, Genoa, Venezia, Bari, Modena e lo stesso Parma, che investirà ancora. Più che una B sarà un’A2, un torneo di altissimo livello”.
Lei ha lanciato nel grande calcio Mattia Zaccagni: che effetto le fa vederlo nella Nazionale di Mancini?
“Sono contento. Lui era molto giovane, ma a Verona si è costruito un percorso che l’ha portato in un club importante. Già allora si intravedevano tutte quelle qualità che poi ha confermato alla Lazio; con Sarri può solo migliorare”.