Dal 1982 al 1986 all’Alessandria, dal 1988 al 1990 al Padova. Giancarlo Camolese, oggi direttore tecnico della Fedecalcio albanese, è un volto noto per i tifosi delle squadre che si sfideranno nella finale di ritorno dei playoff dopo lo 0-0 dell’andata. Nonché l’ultimo protagonista di Voci Ilustri, la rubrica in collaborazione tra TuttoC ed Eleven Sports che ci ha accompagnato in questi spareggi.
Il Padova è stato raggiunto all’ultimo dal Perugia. C’è il rischio di avere il braccino anche ora?
“Sarebbe una delusione non arrivare in B, ma c’è l’orgoglio per il percorso fatto. Due squadre che arrivano in finale sono due squadre che meritano di esserci”.
L’Alessandria aspetta la Serie B da anni. Si aspettava potesse essere questa la stagione giusta?
“Sono due piazze storiche del calcio italiano, il Padova è stato in A e B più di recente. L’Alessandria in altri periodi, ma quando si parla dei grigi e del Padova si parla di due società che in epoche diverse hanno scritto la storia del calcio italiano. È normale aspirare a tornare in campionati superiori rispetto alla Serie C”.
Ha segnato la maggior parte dei suoi gol in carriera con l’Alessandria.
“Non ero proprio un goleador, ma ho bellissimi ricordi sia di Padova che di Alessandria. In quest’ultima ci sono stato per quattro anni, ho vissuto uno spareggio, è una società che mi ha dato tanto in un periodo in cui crescevo come calciatore e come uomo. A Padova sono arrivato in Serie B, anche lì sono stato benissimo. E devo dire che se c’è una cosa che ricordo di entrambi i posti è che mi piaceva tantissimo giocarci, sia al Moccagatta che all’Euganeo. Ho bellissimi ricordi di entrambe le piazze”.
Quanto è cambiata la Serie C rispetto ai suoi anni?
“Tanto, adesso molte squadre preferiscono far giocare i giovani per un aspetto economico. Mentre quando giocavo io giocava chi se lo meritava. Però i campionati sono stati sempre molto duri, anche oggi c’è un buonissimo livello e non è facile vincere, perché le formule non aiutano tante squadre. Ne va su una, poi bisogna fare i playoff: sono annate molto lunghe e difficili”.
A questo proposito, in finale una seconda contro un’altra seconda. Non è che sono un po’ troppo lunghi?
“Beh, però nella storia recente della C non è stato sempre così. È accaduto anche che chi è arrivato quinto o sesto in regular season poi ce l’ha fatta. È una formula lunga ma intrigante, non bisogna mai dimenticare quanto sia stato difficile fare calcio durante questa pandemia. Quindi sicuramente spetterà l’onore delle armi a chi non passerà”.
Come si trova in Albania?
“È un ruolo che ho ritagliato a mia misura, ho conosciuto il presidente della federcalcio albanese anni fa, siamo rimasti in buoni rapporti e mi ha sempre detto che mi avrebbe voluto come direttore tecnico. Io con voglia ed entusiasmo spero di poter dare il mio contributo, e spero che il presidente Duka abbia ragione su di me”.