Nessun dubbio, nessuna esitazione. Questo 3-1 con cui il Padova si riprende la scena dopo il beffardo epilogo della volata per il primo posto con il Perugia, è un segnale chiarissimo alla concorrenza, a se stessi, a tutto l’ambiente. Era difficile immaginare uno scenario chiaro per la trasferta di Meda contro un Renate primo in classifica per tutto il girone d’andata e per un piccolo tratto del girone di ritorno nel girone A. Dopo un mese di stop, qualche infortunio a togliere il sonno della tifoseria, acciacchi di varia natura ad emergere proprio alla vigilia del match, nessuno sapeva cosa attendersi dalla partita odierna. Un’incognita a tutti gli effetti. La risposta è stata confortante: la risposta è stata la migliore possibile. Sparite dopo pochi minuti e un eccesso di confidenza di Dini che poteva costare caro, tutte le scorie del recente passato. Le ha spazzate via Cosimo Chiricò. Tripletta spaziale, un gol più bello dell’altro, quell’invito raccolto in settimana di un ex come Nicola Madonna che ne caldeggiava la salita al trono per prendere per mano la squadra nel momento decisivo dell’anno. Chiricò ha risposto con puntualità, su un prato che pareva fatto apposta per esaltarne la tecnica, le movenze e le caratteristiche. In uno stadio che, quanto a scenario non evocava cerco sfondi epici, c’era un’erba perfetta, l’ideale per un brevilineo e per un genio calcistico come il folletto di Mesagne. Ecco, anche senza l’altro primattore Ronaldo che, dopo due mesi senza giocare una partita ufficiale evidentemente dev’essere recuperato senza forzare i tempi, il Padova si è preso la scena in modo sontuoso. Ha poggiato sulle solide spalle di un ottimo Hallfredsson, ha vissuto delle sgroppate come ai bei tempi di Jelenic, si è difeso in modo impeccabile con Rossettini e Kresic, ha ritrovato il solito preziosissimo Saber. Insomma, mancano sempre i gol dei centravanti, probabilmente poco adatti quanto a caratteristiche al modulo di Mandorlini che non ne esalta le qualità, ma tutto il resto c’è. E fa ben sperare. Ed è giusto dire che è stata una vittoria sontuosa, tutt’altro che scontaa. E’ solo il primo passo, ne mancano altri cinque per portarsi a casa quella Serie B sfuggita per un nonnulla e per una serie di eventi concatenati su cui si è discusso sin troppo. Ma se si vuole il traguardo massimo, bisogna solo evitare di guardare gli specchietti retrovisori. E serve tenere ben saldo il volante, con lo sguardo fisso verso quell’obiettivo ancora lontano, ma che è lì ad attendere il Padova il prossimo 16 giugno.