È finito il Festival di Sanremo con la vittoria dei Maneskin ai danni di Fedez e Francesca Michielin. Quest’anno al centro della polemica però, non c’era il televoto, la giuria o qualcosa di benché minimamente legato alla componente musicale del programma. A tenere banco invece, la partecipazione nel sorprendente ruolo di conduttore di uno dei più grandi giocatori del nostro campionato: Zlatan Ibrahimovic. Il tutto poi, con un Milan in piena lotta per la conquista del campionato di Serie A.
Finito il tempo delle polemiche sulla partecipazione di Zlatan al Festival della Canzone Italiana, abbiamo però avuto finalmente l’occasione di vedere il centravanti rossonero negli inediti panni di conduttore al fianco di Fiorello e Amadeus.
Il repertorio? Sempre quello, quel misto di megalomania e simpatica sbruffonaggine che hanno accompagnato la dialettica di Ibra nel corso di tutta la sua carriera.
C’è chi dice che il segreto del suo successo, anche a 40 anni, risieda proprio in quell’estrema e ai limiti dell’alienante convinzione in sé stesso. Sì perché, come si sente spesso ripetere, il segreto, nella vita così come nello sport, sta proprio nell’avere grande consapevolezza nei propri mezzi.
Ecco quindi alcune delle frasi, vere o presunte, che hanno aiutato la nascita di Dio Ibra: re dell’area di rigore e delle affermazioni graffianti.
- “Io sono Zlatan e voi chi ca**o siete?”
Forse la frase che più di tutte ha influenzato la narrativa di Zlatan sin dagli esordi della sua luminosissima carriera. Non è certo che sia stata effettivamente pronunciata, ma ci piace sperare che le cose siano andate proprio così.
Nel 2001, si trasferisce dal Malmö, squadra della sua città, all’Ajax. La leggenda narra che al suo primo ingresso nello spogliatoio dei lancieri si sia presentato ai nuovi compagni di squadra con la ormai leggendaria presentazione: “Io sono Zlatan, voi chi ca**o siete?”.
- “Non posso che compiacermi di quanto sono perfetto”
Sicuramente una delle frasi più deliranti di tutto il repertorio. Su questa, a differenza della precedente, non vi sono però dubbi sulla sua attendibilità. La frase è contenuta all’interno della sua ormai celebre biografia dal titolo “Io Zlatan”.
Curiosità? In Svezia il libro ha venduto più dell’ultimo libro di Harry Potter.
- “La mia esperienza a Barcellona? È come comprarsi una Ferrari e guidarla come una Fiat”
Nella luminosa carriera del centravanti svedese, il capitolo Barcellona è rimasto negli anni senz’altro il più amaro. Non tanto per i goal o per i trofei sollevati (Ibra segnò comunque 22 goal tra tutte le competizioni vincendo la Liga, la Supercoppa di Spagna e il Mondiale per Club), ma per la partecipazione da quasi “corpo estraneo” al funzionamento della macchina perfetta Barcellona.
L’amore mai nato con Guardiola, un rapporto conflittuale con molti dei senatori dello spogliatoio e quella Champions che non arrivò neppure quell’anno.
Nel ripensare a quella stagione, Zlatan non sembra lasciare molto spazio all’autocritica.
4. C’è qualcosa tra me e Piqué? Vieni a casa mia e portami tua sorella”
Come dimenticare il famoso scatto tra Piqué ed Ibrahimovic. Un fermo immagine privo di qualsiasi contesto che aveva dato però modo alla stampa spagnola di insinuare una possibile relazione affettiva tra i due compagni di squadra.
Interrogato sulla vicenda all’uscita di un allenamento, Zlatan declinò “con classe” l’insinuazione invitando la giornalista a sottoporlo ad un test di eterosessualità in compagnia della sorella.
5. “Onyewu era una specie di armadio, sembrava un pugile da pesi massimi. Ma non mi ha battuto”
La frase si riferisce ad una proverbiale scazzottata che ci sarebbe stata tra Ibra e l’allora difensore rossonero.
Un battibecco cominciato durante la partitella di allenamento e che si sarebbe concluso in una sorta di Wrestler Mania. Non pare ci sia stato un vincitore, anzi, a discapito dei proclami spacconi dello svedese, si dice che Ibra avrebbe in seguito riportato una costola incrinata. Ah, per la cronaca, Onyewu è 91kg per 1,93.
6. Ad Ancelotti: “Credi in Gesù Cristo?”. “Sì”, rispose Carletto. “Allora credi in me, e rilassati”
Un altro episodio di sicurezza in sé stesso al limite del delirante. L’episodio è stato rivelato da Marco Verratti, ai tempi compagno di squadra di Zlatan al Paris Saint Germain.
L’episodio sarebbe avvenuto nei momenti prima della partita con il Lione, una vittoria avrebbe garantito la vittoria della Ligue 1 e Ancellotti sarebbe stato particolarmente nervoso prima del match.
Zlatan si sarebbe allora rivolto col suo solito fare spaccone al mister chiedendo se credesse in Gesù. Davanti alla risposta di Ancelotti, Zlatan si sarebbe lasciato andare a un “Bene, allora rilassati perché credi in me”.
Il PSG vinse la Ligue 1.