Nelle parole di Simone Della Latta, il miglior giocatore del Padova in questo inizio di campionato, c’è tutta la sconfitta incassata domenica a Salò. Un campo stregato, il Turina, mai violato prima d’ora con una tradizione negativa che si rinforza anche dopo la partita di domenica. Ci sono diversi spunti che emergono dalle parole di Della Latta. Primo fra tutte: com’è stato possibile prendere il primo gol? Non se lo spiega neppure lui, perché non è accettabile che una squadra che vuole vincere il campionato si faccia sorprendere in questo modo un attimo dopo essere passata in vantaggio. E poi ancora: “Pensavamo che la sconfitta di Perugia fosse un caso”. No, non è stato un caso perdere così. Se qualcuno l’ha pensato all’interno della squadra ha sbagliato. E la riprova è arrivata a domenica. Ci sta lo scivolone e ci sta la sconfitta, non ci sta crollare fragorosamente come accaduto nel secondo tempo del Curi. Quello doveva essere un campanello d’allarme preciso, da tenere presente per le partite successive. Giocare per il punticino o per pareggiare non si addice al Padova.
E invece a Salò sono arrivati altri tre gol al passivo con un rigore molto dubbio ma con altrettante pause. Tante, troppe per una squadra che vuole vincere il campionato. Così come troppe sono tre sconfitte al passivo arrivati a questo punto. Lo dice Della Latta, lo pensa chi scrive, ne sono convinti i tifosi e pure gli addetti ai lavori. E, infine la frase che induce i maggiori spunti di riflessione: “Se dovevamo ammazzare il campionato non è così”. Ecco, se qualcuno pensava che il Padova dovesse dominare e vincere con 7-8 punti di vantaggio ha proprio sbagliato indirizzo. Fra gli addetti ai lavori nessuno ha mai azzardato che potesse essere così, guardando ai valori delle altre contendenti ci sono cinque squadre (Südtirol, Padova, Perugia, Modena, Triestina, in rigoroso ordine sparso) che possono competere per il traguardo massimo. Sulla carta non la Feralpisalò, che ha un centrocampo fortissimo, ma un attacco nettamente inferiore alle altre. Ma non c’è l’ammazza-campionato. Se qualcuno, poi, pensava che battere il Südtirol nello scontro diretto bastasse per eliminarlo dalla concorrenza ha sbagliato, perché quella è stata l’unica sconfitta incassata sinora della squadra di Stefano Vecchi, che si presentò all’Euganeo senza l’attacco titolare Odogwu – Fischnaller. Non è poco, sono dettagli che fanno la differenza.
Così si può concludere da questo ragionamento? Che il Padova non ha le carte in regola per ammazzare il campionato, che davanti in assenza di Bifulco e Jelenic non ci sono altri esterni di ruolo e tutte le altre soluzioni nel 4-3-3 sono adattamenti, che Vannucchi qualche passaggio a vuoto sinora lo ha avuto, che Ronaldo non è uno di quei giocatori che rimane in panchina senza fiatare. Insomma, sono piccole spigolature emerse qua e là, che trasformano il Padova in una squadra sì forte, sì attrezzata per il traguardo massimo, ma non per fare la dominatrice assoluta del campionato. Prima ce lo si mette in testa all’interno della squadra prima di tutto e meglio sarà. La B si conquista anche così.