«Sono e resterò molto legato a Padova, è stata ed è la culla della mia carriera. Mi ha visto in fasce, sia come giovane calciatore sia perché fu la prima volta che mi assunsi delle responsabilità in una squadra». È sempre bello quando un giocatore passato all’ombra del Santo elogia il Biancoscudo e la città. Ma se a farlo è un comprovato campione allora il piacere diventa doppio: sulle colonne de “Il Mattino di Padova” Demetrio Albertini apre l’album dei ricordi. Con focus sul suo esordio contro l’Ascoli: «Andai alla partita con la curva in sciopero. Dopo più o meno un quarto d’ora dall’inizio del match, il settore degli ultras si ripopolò e tutti urlarono compatti il mio nome. Provai un’emozione fortissima, fu innamoramento a prima vista. Pensate un po’, passare dalle 30-50 persone che seguivano la Primavera rossonera agli oltre 10mila dell’Appiani. Il Padova non avrà mai più uno stadio così, all’Euganeo ha sicuramente perso molti punti nei campionati successivi». Flash finale sull’impatto del Coronavirus sul mondo del calcio: «Lo cambierà di sicuro, anche se non è detto che il quadro complessivo peggiorerà. Avremo una gestione diversa sul piano economico, ma le riforme dei campionati saranno inevitabili. Il problema vero sarà quello di riunire e conciliare gli interessi dalle varie componenti, per trovare la volontà di guardare non al domani, ma molto più in là».