Quello di Alexi Lalas al Padova e in Serie A non è stato solamente il passaggio del primo giocatore originario degli Stati Uniti nel massimo campionato italiano di calcio, ma un amore, rimasto immutato nel corso degli anni. Lo statunitense, da quando ha salutato ufficialmente l’Italia, non ha mai mancato di farsi sentire e tenere ben stretti i contatti con i suoi ex compagni di squadra e di club. Come lo scorso anno a luglio quando con la sua famiglia è tornato in Veneto per il primo Alexi Lalas Day, in un tripudio di festa e di commossi ricordi.
Il difensore originario del Michigan arrivò al club euganeo nell’estate del 1994 dopo aver ben figurato con la propria nazionale nel corso della Coppa del Mondo negli USA. In Italia restò per due stagioni per poi tornare a casa ed abbracciare il progetto nascente della nuova Major League Soccer. Ma gli anni trascorsi nel Bel Paese e a Padova restano indimenticabili per Lalas e per i tifosi dei biancoscudati. Memorabile il suo look: la chioma folta color carota e la barba caprina di Lalas sono diventati una vera e propria icona del calcio.
Lalas è stato tra i primi giocatori a farsi riconoscere probabilmente più per il proprio taglio di chioma che per le prodezze in campo (che pure ci sono state nel caso dell’americano al Padova). In epoca più recente, ad esempio, è stato l’attuale centrocampista del Manchester United, Paul Pogba, all’epoca della sua esperienza in Italia con la Juventus, a fornire ai tabloid e ai giornali sportivi di tutto il mondo materiale su cui discutere in materia di tagli di capelli più o meno bizzarri nel mondo del calcio. Il francese campione del mondo ha festeggiato gli scudetti vinti con la Vecchia Signora sfoggiando di anno in anno bizzarre acconciature e strani disegni e scritte sul capo. Sulla sua chioma sono passati i loghi di Batman e Pokemon, le chiazze del manto nel leopardo, un pentagramma, le iniziali del suo nome completo (PLP), un punto interrogativo e tante altre illustrazioni, tutte realizzate dal suo barbiere di fiducia di Parigi, Mika Caiolas (che vede tra i suoi clienti anche l’altro ex Juventus Kingsley Coman).
Tra le acconciature più eccentriche della storia del calcio ricordiamo sicuramente quelle di Mario Balotelli, il bad boy di casa nostra che ha attirato l’attenzione praticamente in ogni modo possibile, anche per alcune eccentriche acconciature. Super Mario ha cambiato costantemente look ai suoi capelli nel corso della sua carriera, passando da uno stile Mohawk biondo a disegni e simboli.
Decenni prima di Pogba e Balotelli, è stata la chioma di Sir Bobby Charlton ad aver attirato l’attenzione del pubblico. Il mito del calcio inglese, Pallone d’Oro nel 1966, da giovane prestava molta attenzione alla propria acconciatura. Purtroppo per il campione inglese, le insidie del tempo e la calvizie (e i pochi rimedi a disposizione all’epoca) pregiudicarono presto la tenuta della sua perfetta acconciatura. Così Charlton dovette rifugiarsi in un improbabile riporto che diventò presto icona del suo look, tanto da diventare celebre una sua foto nel corso dei festeggiamenti per la vittoria della Coppa del Mondo nel 1966 con la nazionale di Sua Maestà.
Un altro inglese in tempi più recenti ha fatto della cura maniacale del corpo e ovviamente dei capelli la sua ragion d’essere. Stiamo parlando di David Beckham, l’ex fuoriclasse del Manchester United e del Real Madrid, che sconvolse tutti nel 2003 quando si presentò in campo con alcune treccine bionde. Anni dopo, nel 2012, Beckham ammise di avere bevuto qualche bicchiere di vino di troppo prima di decidere per quel bizzarro taglio.
Chiudiamo la nostra rassegna parlando del “Divin codino” di Roberto Baggio, uno dei numeri dieci più forti della storia del calcio. L’acconciatura di Baggio fece il suo debutto nel corso dei mondiali di calcio negli Stati Uniti nel 1994. Mentre Baggio eccelleva sul campo, il suo codino di partita in partita si trasformava, con l’aggiunta di colori e perline sulle trecce. L’avventura di Baggio e della nazionale italiana negli Stati Uniti si concluse con l’amara sconfitta ai calci di rigore nella finale contro il Brasile (dove anche Baggio sbagliò un penalty). Restano però indelebili nella memoria di ogni tifoso le immagini dei suoi gol che gli valsero il pallone d’argento come secondo miglior giocatore del torneo.