«Padova mi ha dato la possibilità di far parte di questo mondo: ho esordito nel grande calcio e ho centrato la storica promozione in A nel 1994, dopo 32 anni di attesa. Senza contare la salvezza della stagione successiva nello spareggio di Firenze. La gratitudine e la stima che ho per questa società vale più di tutto quanto ho poi ricevuto dagli altri club». In una lunga intervista su “Il Mattino di Padova” Pippo Maniero si racconta a cuore aperto, parlando anche delle altre due venete di cui ha vestito la casacca: «Venezia ha rappresentato l’opportunità per la mia consacrazione da calciatore, 4 anni in cui ho messo dentro una sessantina di palloni. Sia a livello fisico, che mentale e di esperienza ero al top. Arrivai che avevo 26 anni e sicuramente vissi le stagioni più belle dal punto di vista della concretizzazione. Padova, comunque, resta un gradino sopra. Verona? Anche quello è stato un passaggio fondamentale, avevo fatto Padova e Sampdoria e dagli scaligeri passai poi al Parma di Ancelotti, dove trovai compagni come Buffon, Cannavaro, Thuram, Crespo e Chiesa. Giocai in Champions League e ringrazio Verona perché rappresentò di fatto il mio trampolino di lancio verso una grande squadra: 12 gol in gialloblù non furono pochi». E tra i gol più belli ricorda la doppietta al Napoli nel 3-3 del Padova in A e il gol di tacco col Venezia contro l’Empoli, ma non solo: «Ci aggiungerei anche la rete dell’1-1 al Pescara con il Padova, il giorno in cui debuttai in Serie B all’Appiani. Avevo 17 anni, era la prima convocazione dopo aver fatto tutta la trafila nel settore giovanile: entrai a 20 minuti dalla fine, perdevamo 1-0 e fortunatamente battezzai l’esordio con un sigillo pesantissimo».