Padova, Sogliano: “Retrocessioni e promozioni sul campo in tutte le categorie! E si facciano almeno…”

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«Se ne sentono veramente tante, in questi giorni, ma mi pare che in molti casi stiano prevalendo gli interessi di parte, mentre dovremmo fare solo la cosa giusta». Il Direttore Sportivo Sean Sogliano parla con franchezza della situazione attuale e dei possibili sviluppi della stagione.

Allenamenti e protocollo sanitario. «Si parla molto di serie A, ma mi pare che si dia troppo per scontato che le squadre di B e di C non siano in grado di ottemperare alle misure di sicurezza richieste, quando in realtà a noi nessuno ha mai chiesto niente. Si crei un protocollo condiviso, si dia il giusto tempo alle società per trovare delle soluzioni e si verifichi chi è in grado di farlo rispettare scrupolosamente. In questo modo si potrebbero giocare playoff e playout coinvolgendo le società che sono in grado di allenarsi e giocare in sicurezza. Penso che funzionerà così anche per le fabbriche, no? Riaprirà chi potrà far rispettare le misure di sicurezza».

No al blocco delle retrocessioni. «Tutte le categorie devono avere sia le promozioni che le retrocessioni, sia i playoff che i playout. Si cerchi in tutti i modo per trovare una formula, ma non esiste che un campionato possa avere solo le promozioni e non le retrocessioni. Nessuna promozione né retrocessione dovrebbe essere decisa a tavolino, ma semmai sul campo. E’ chiaro che io preferirei finire il campionato e poi fare i playoff, ma se non è possibile si facciano almeno playoff e playout. Se poi proprio non fossimo in nessun modo capaci di riprendere a giocare, allora come ultima soluzione c’è l’assegnazione per sorteggio ma ci devono essere sia le retrocessioni che le promozioni. Non può essere una questione di comodo, ma di principio».

Gli sportivi professionisti e la fase 2. «Il lockdown è stato doveroso, eravamo tutti in una situazione tragica. In riferimento alla Fase 2 invece credo che si faccia un bel po’ di confusione su chi è privilegiato e chi no. Si dice che lo sport professionistico, quindi non solo il calcio, deve venire dopo. Così facendo, ci saranno operai che dovranno uscire di casa e andare a lavorare mentre i calciatori restano a casa. Premesso che la certezza matematica di essere al riparo dal contagio non ce l’avrà nessun lavoratore, chi è privilegiato? Chi deve alzarsi la mattina, mettersi la mascherina e andare in fabbrica o a guidare un camion, oppure chi invece resta a casa? Nei confronti dell’insieme dei lavoratori che riprenderanno, penso sia più rispettoso mettersi la mascherina e andare al campo e fare quello che alla fine è il nostro lavoro, cioè allenarsi seguendo rigidamente un protocollo sanitario. Facendo quello che saremo in grado di fare, magari all’inizio evitando i contatti e privilegiando la parte atletica e aggiungendo il resto quando ci saranno le condizioni. I ritiri? Si, ma quando inizieranno le partite, per cercare di diminuire il più possibile il rischio. Per la ripresa piuttosto devono essere i calciatori a responsabilizzarsi comportandosi anche a casa in maniera da non mettere a rischio la salute propria e dei compagni di squadra».

(Fonte: Calcio Padova)




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