Il Presidente Daniele Boscolo ha voluto esprimere il punto di vista della Società sulle polemiche che in questi giorni stanno riguardando l’introduzione allo stadio Euganeo di bandiere e striscioni in occasione della gare interne del Calcio Padova.
“La situazione che si sta creando ci preoccupa. Prima dell’inizio della partita con il Rimini, in Tribuna Est e in Tribuna Fattori non è stato consentito l’ingresso di bandiere, “pezze” e striscioni che non erano stati autorizzati dal GOS. A quanto ci risulta, nessuno di questi aveva contenuti violenti, offensivi o di discriminazione razziale o territoriale.
Con una determinazione dell’8 marzo 2007 l’Osservatorio ha stabilito che possono liberamente entrare allo stadio solo le bandiere riportanti i colori sociali della propria squadra e quelle degli Stati rappresentati in campo. Tutte le altre, e tutti gli striscioni, necessitano di una richiesta alla Società e successivamente dell’approvazione del GOS. Dal 30 marzo 2007 la determinazione deve essere recepita nel regolamento d’uso di tutti gli impianti.
Con questa base normativa, però, abbiamo ragione di ritenere che se le indicazioni contenute nella determinazione saranno fatte rispettare alla lettera, ad ogni partita rischiano di esserci incomprensioni e sanzioni per i tifosi padovani. Ogni quindici giorni, circa cinquemila persone si siedono sugli spalti dell’Euganeo per seguire le nostre partite, è improbabile che tutti siano a conoscenza dell’esatta linea di confine che delimita ciò che è introducibile senza richiesta scritta da ciò che non lo è.
A noi, come credo ai nostri tifosi, piacerebbe che il tifo per il Padova si possa esprimere con tutti i colori, sempre nel rispetto della massima sicurezza e legalità. Due giorni fa abbiamo chiesto delucidazioni all’Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni sportive circa la normativa e la possibilità di poterla cambiare. La prossima settimana parleremo nuovamente con l’Osservatorio e con il nostro Questore per uscire da una situazione che sta complicando la vita a tutti e che, ripeto, ci preoccupa perché rischia di mettere in discussione tutta quella parte di folklore, colore e divertimento che dal nostro punto di vista deve caratterizzare l’evento gara”.