L’eredità di Bonetto

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L’affidabilità e la serietà di un imprenditore si vede anche dal modo in cui conclude un’esperienza alla guida di un club. In questi mesi mi sono ampiamente documentato e ho fatto tutte le verifiche che ho ritenuto necessarie su Joseph Oughourlian e, se mai ce ne fosse stato il bisogno, mi sono arrivate tutte le conferme che cercavo sul fatto che Roberto Bonetto abbia onorato fino in fondo la sua missione. Come aveva fatto Giuseppe Bergamin a suo tempo quando non era stato più in grado di mandare avanti il Padova, anche Bonetto si è assicurato di non abbandonare il club a se stesso. Ben prima della sua uscita di scena dal ponte di comando, si è garantito di dare un futuro al club. Trovando appunto Oughourlian. A differenza di un certo Marcello Cestaro, che ha concluso come peggio non avrebbe potuto, la sua esperienza ai vertici del Calcio Padova apponendo sulla sparizione dell’Acp dal calcio professionistico il suo marchio indelebile assieme a quello di Diego Penocchio. La peggior onta di cui un presidente in oltre 100 anni di storia si sia macchiato. 

Tutto il contrario ha fatto Bonetto. Anziché liberarsi del Padova come zavorra tossica, lo ha preservato e lo ha messo nelle mani di qualcuno che potesse portarne avanti il nome e rinverdirne i fasti. Ecco, dunque , J.O.,  imprenditore solido sia patrimonialmente che finanziariamente parlando, capace di condurre i propri affari fuori dal mondo del calcio e pure dentro il mondo del calcio. L’obiezione più frequente raccolta è che il patron sia uno speculatore. Detto che, anche se fosse, non mi spaventa minimamente una prospettiva simile considerato il background e quanto fatto sinora in Francia e in Colombia, il finanziere franco armeno il suo lavoro sinora lo ha saputo fare molto bene anche nel mondo del pallone. Il Lens è a un punto dal primo posto in Ligue2 francese dopo aver sfiorato la promozione lo scorso anno, il Millonarios al momento veleggia a metà classifica nel massimo campionato colombiano dopo anni trascorsi a duellare per il traguardo massimo. Perché dico questo? Perché coscienza vuole da parte di un imprenditore che, quando si rende conto di non poter più proseguire alla guida di un club, sappia garantirne il futuro. E Roberto Bonetto, in tutta evidenza, lo ha fatto. Perché su una cosa si può essere certi. Magari Oughourlian non sarà come chi prendeva il megafono aizzando le folle all’interno dello stadio spacciandosi per paladino della padovanità e ingannando per anni una città intera, magari non sarà un innamorato del Biancoscudo come lo sono stati Bergamin e Bonetto, ma il club non sparirà.

Oughourlian un giorno, non so quanto lontano, lascerà il Padova a qualcun altro che ne raccoglierà il testimone, ma per lo spessore, la storia finanziaria del suo percorso e l’immagine che ha dato di sé nel mondo dell’Alta Finanza e alla guida di altre squadre di altri paesi, pare avere tutta l’intenzione di provare a riportare il Padova in Serie B. Come? Con una gestione manageriale.  Il patron mercoledì ha detto quello che ogni tifoso si sarebbe voluto sentire dire: “Onorerò il mio impegno e metterò tutti i soldi che servono, anche quelli che non dovessero eventualmente mettere altri soci”. Oughourlian salirà di peso nel cda, Bonetto rimarrà nel club con una quota di minoranza ridimensionata assieme a Salot e Destro, il Padova continuerà ad esistere. Non una banalità, visto quanto accaduto appena cinque anni. Propositi chiari, testimoniati da fatti e mosse compiute sinora. Se non avesse voluto rilanciare il club Oughourlian non avrebbe preso Sean Sogliano, un manager che nessuno ha in Serie C e, a sua volta, lo stesso Sogliano non avrebbe accettato di scendere al terzo piano interrato per rifare grande il Padova, non si parlerebbe (a bassa voce) di centri sportivi e di progetti per il futuro. Parliamo di un Padova diverso, più distaccato e professionale, meno territoriale, ma con tanta competenza, amministrativa e sportiva, all’interno del suo management. Non so dove Oughourlian porterà il Padova, non so se sarà Serie B al primo tentativo, so solo che siamo all’8 novembre, che la squadra costruita è da primi tre posti ed è prima in classifica. Tanta strada c’è ancora da percorrere e tanto lavoro c’è ancora da compiere, ma alzi la mano chi avrebbe pensato una cosa simile l’estate scorsa dopo la retrocessione. A volte anche il poco noto (nel calcio) e lo “straniero” possono portare in dote doni preziosi. Senza essere idolatrati o approvandone pedissequamente e acriticamente ogni mossa, ma neppure visti con sospetto perenne quando stanno semplicemente cercando di dimostrare che si può fare calcio anche senza urlare dalla balaustra dello stadio o dal megafono dello speaker, oppure senza essere tifosi del club di cui si è presidenti. Di esempi, anche vicini a Padova, ce ne sono più di uno a diversi livelli. Basta saperli vedere.




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About Dimitri Canello

Direttore responsabile del sito web Padovagoal. Nato a Padova l'11 ottobre 1975, si è laureato nel marzo del 2002 in Lingue Orientali con la specializzazione in cinese. Giornalista professionista dal settembre 2007, vanta nel suo curriculum numerose esperienze televisive (Telemontecarlo, Stream Tv, Gioco Calcio, Sky, La 7, Skysport24, Dahlia Tv, Telenuovo, Reteazzurra, Reteveneta, Telecittà), sulla carta stampata (collaborazioni con Corriere dello Sport, Tuttosport, Corriere della Sera, Repubblica, Il Giornale, World Soccer Digest, Bbc Sport online, Il Mattino di Napoli, Corriere del Veneto) e sui media radiofonici (RTL 102.500, Radio Italia Uno)

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