Dal 3 giugno, giorno dell’annuncio ufficiale dell’investitura di Sean Sogliano come nuovo direttore sportivo del Padova al 19 giugno, giorno in cui è stato annunciato Salvatore Sullo, nuovo allenatore biancoscudato, sono passati 16 giorni. Già questo, a parere chi chi scrive, può far capire molte cose, se proprio non si vuole fermarsi alle apparenze o alle dichiarazioni ufficiali. L’investitura di Sullo, alla prima esperienza da allenatore in prima, è a tutti gli effetti una scommessa che il ds biancoscudato mette sul piatto, mettendoci pure la faccia. Scommessa che, come tale, può andare bene oppure andare male e che, per questo motivo, andrà giudicata alla resa dei conti solo ed esclusivamente sul campo di gioco. Non con i “se” e con i “ma” e al di là delle dichiarazioni di Ventura, di Bonaiuti, di Mutti o di chicchessia. Non ci sono precedenti che possano indurre a fare qualche previsione, in un senso o nell’altro. Perché, come chi sa perfettamente chi è nel mondo del calcio, fare il vice non è la stessa cosa che fare l’head coach. Di esempi ce ne sono a bizzeffe, anche nella storia recente di Padova. Ma anche altrove.
Sogliano, nel giorno della sua presentazione, aveva spiegato di aspettarsi “un anno difficile”, oggi in conferenza stampa ha ribadito il concetto spiegando “come in questo momento il Padova non abbia una squadra”. E qui torniamo al senso e al messaggio di una scelta: se l’arrivo di Sogliano l’avevo definito un “inizio col botto”, quello di Sullo (un nome che ha spiazzato la totalità degli addetti ai lavori) al contrario fa capire molte cose che si potevano prima solo sospettare e chiarisce molto bene che cosa si debba aspettare Padova nella prossima stagione. La Triestina incrementerà il proprio budget del 25-30% rispetto allo scorso anno, se il Monza verrà inserito nello stesso girone del Padova sulla carta partirà fuori concorso, il Vicenza ha scelto Magalini e Di Carlo e sicuramente non lo ha fatto per vivacchiare. Senza dimenticare la ricchissima Imolese di Alessio Dionisi (se resterà), magari il Teramo di Bruno Tedino con una nuova proprietà che promette faville se verrà inserito nel girone B, la stessa Feralpisalò che vorrà competere per il traguardo massimo, il Venezia di Joe Tacopina che attende un eventuale ripescaggio ma che si prepara per la C in tutta evidenza per non fare la comparsa.
Insomma, un campionato difficilissimo in cui almeno in partenza, con queste premesse, non ci si può aspettare un Padova da pole position. Tutto quello che verrà in più rispetto al “profilo basso” invocato spesso e volentieri da Daniele Boscolo Meneguolo, sarà tutto di guadagnato. E qui torniamo alle dichiarazioni, al “progetto per risalire in B in tre anni”, al “potenziamento del settore giovanile” e via discorrendo. Ha ragione Sogliano quando dice che nessun allenatore rappresenta una garanzia granitica di successo, nemmeno colui dal nome più roboante. Non si offenderà nessuno, tantomeno Sullo che ha già risposto elegantemente in conferenza stampa, se però utilizziamo il termine “scommessa” (coraggiosa e non poco rischiosa), tentata in questa occasione da Sogliano. Se il ds la vince, tanto di cappello, sarà l’ennesima conferma delle sue capacità direzionali abbondantemente dimostrate nel corso degli anni. In caso contrario, Sogliano dovrà caricarsi sulle spalle il Padova. Perché non sarà facile affrontarne le conseguenze dopo una retrocessione che ha dilaniato l’ambiente, allontanato tifosi e depresso una piazza che aveva sperato quantomeno in un ciclo di qualche anno di Serie B. Non certo in un ritorno all’inferno ad appena dodici mesi da quella promozione griffata Bonetto-Zamuner-Bisoli.