A questo editoriale non riuscivo a trovare un titolo. Ci ho pensato a lungo, poi ripensato e pensato ancora. E ho concluso che è difficile sintetizzare, perché fare un bilancio di due anni di presidenza Bonetto inevitabilmente non può non tenere conto della retrocessione appena andata in scena. Che rovina in parte quanto fatto in precedenza, sporca e tinge di macchie rosse un’esperienza che meritava un altro epilogo e che aveva ben altre tonalità. Che presidente è stato Roberto Bonetto? Un presidente appassionato, competente quanto a gestione manageriale di un’azienda così particolare come quella calcistica quanto troppo emotivo nel gestire le difficoltà del campionato attuale. Troppo attento ai social, a leggere il singolo pensiero del singolo tifoso, che un tempo rimaneva confinato fra le quattro mura di un bar e che oggi condiziona umori e sensazioni di chi dirige. Nulla di più sbagliato, con tutto il rispetto, ascoltare il pensiero del signor X o del signor Y che godono semplicemente di un accesso a internet e che per questo si sentono in diritto di offendere e di sentenziare, spesso di sproloquiare. Sono i mali del nostro tempo e, purtroppo, di un mezzo di comunicazione i cui difetti purtroppo, a parere di chi scrive, superano di gran lunga i pregi. Bonetto, secondo chi scrive, è stato complessivamente un buon presidente e di lui conserverò un buon ricordo, come lo conserverò di Giuseppe Bergamin.
A proposito, invece, di sproloqui. Il paragone Bonetto – Penocchio o Oughourlian – Penocchio che di tanto in tanto aleggia appunto sui social è, nella migliore delle ipotesi, blasfemia. Non perché io abbia la sfera di cristallo oppure perché io sia certo di quello che farà Oughourlian. Ma semplicemente perché basta fare una visura di Amber, il fondo che fa capo a Oughourlian e raccogliere le opinioni di chi è stato a Bogotà nel centro sportivo del Millonarios, fare una chiacchierata semplice con un giornalista finanziario, ammirare dal vivo com’è gestito il Lens in Francia per capire a chi ci si trova di fronte. Semplicemente ridicolo il solo avvicinarlo a Diego Penocchio, il cui unico biglietto da visita rassicurante, secondo quanto era stato comunicato a suo tempo, sarebbe stata la presenza (poi evaporata) di Massimo Giacomini di Gsport dietro le quinte. Svanito quest’ultimo fra molte ombre e troppe incogruenze, era chiaro quale sarebbe stato l’epilogo finale, purtroppo il peggiore. Che aveva un preciso responsabile, ossia Marcello Cestaro e chi gli stava accanto.
Detto che, purtroppo, le voci che rimpiangono Cestaro sono incredibilmente ancora ben diffuse in città nonostante sia stato l’unico presidente della storia a condurre il club al Camposanto calcistico (per me il peggiore dei reati nella gestione sportiva di un club che annulla qualsiasi altro atto precedente in direzione opposta), proviamo a concentrarci su quanto sta per accadere. La prima certezza: Oughourlian le potenzialità economiche le ha eccome. E sono enormi. Provate a chiedere a un tifoso del Lens o del Millonarios se sono contenti o scontenti delle attuali proprietà. Tutto un altro paio di maniche capire quanto e come abbia intenzione di impiegare a Padova queste risorse Oughourlian nella terza serie calcistica italiana, una vera e propria palude da cui è difficilissimo tirarsi fuori. Perché, al di là di tutto, non sarebbe stato un reato e neppure qualcosa di cui vergognarsi dire che in realtà il principale motivo per il quale Bonetto si è chiamato fuori rimanendo solo in minoranza dalla gestione del Padova è economico. Il calcio è difficilissimo, lo è ancora di più fare calcio senza dissanguarsi. Sicuramente altri aspetti hanno contribuito all’uscita di scena come ha sottolineato l’ormai ex presidente in conferenza stampa. Ma il motivo principale a mio parere resta quello legato all’impossibilità di sostenere a lungo uno sforzo finanziario probabilmente oltre le proprie possibilità. Per questo, se davvero vogliamo immaginare o sperare un Padova gestito come una società moderna, bisogna sperare in un’immediata risalita in Serie B, dove in qualche modo si possono far quadrare i conti. Per questo Oughourlian, se vuole pensare a un investimento a Padova in una società calcistica, non deve mollare nessuno dei due fronti. Né quello sportivo, né quello legato al nuovo stadio, che viaggiano su due piani diversi ma che rappresentano due priorità assolute. Senza uno stadio di proprietà non si va lontano, meno lontano ancora si va con uno stadio orribile come l’Euganeo, il nulla cosmico quanto a calore e passione, oltre che il peggior veicolo di trasmissione di pathos che ci sia nel Nord-Est calcistico del dio pallone.
Insomma, la domanda che tutti si fanno. Perché Oughourlian è a Padova? Scrivo quello che so e mi è stato detto. Perché ha interessi in Ascopiave e in Sorgent-e, due aziende del territorio. Il nuovo stadio? Mah… Magari con Bonetto ci sarà stato qualche scambio di favori o di accordo reciproco. C’è qualcosa di male in tutto ciò? Assolutamente nulla, a parere di chi scrive, né ci si può aspettare che Oughourlian sia un tifoso del Padova. La speranza, al contrario, è che riesca a mescolare i suoi interessi con la passione per il calcio, che possa trovare la miccia giusta di una città che non si accende, calcisticamente parlando, da tempo immemorabile. Città che non esprime un’imprenditoria che mostri interesse per il calcio e per tutto ciò che ne consegue, per cui all’attuale scenario non esiste al momento un’alternativa credibile. A Padova il calcio è vissuto con snobismo e fastidio da chi lo considera lo sport del volgo in senso negativo. E nell’area dell’Euganeo ci sono talmente tanti interessi contrapposti che mi sembra davvero difficile mettere d’accordo tutti per un nuovo stadio. Altra domanda: lo “straniero” è per forza di cose un faccendiere, un incompetente, un uomo senza scrupoli o altre sfumature di questo tenore? La risposta è ovviamente no, perché gli esempi di proprietà estere che funzionano o che hanno funzionato ci sono eccome, anche in realtà non lontane. Come sarà Oughourlian da neo patron del Padova? Non lo so, ma far aleggiare i fantasmi di Viganò, di Penocchio e di altre epoche grigie lo trovo, almeno per il momento, senza senso. A Oughourlian do il benvenuto e mi metto in attesa. Perché il titolo di questo editoriale non c’è. E’ un editoriale senza titolo. Il titolo, fra un po’ di tempo, lo metterà proprio Joseph Oughourlian. Con le sue azioni e con quello che dimostrerà. Auguri di cuore.