Quando in una stagione si alternano quattro allenatori (Bisoli 1, Foscarini, Bisoli 2, Centurioni) già in partenza significa che c’è qualcosa che non va. Ed è difficile trovare le parole per spiegare quello che sta succedendo a Padova. Perché di fatto passano le settimane e, anziché dipanarsi, la matassa si aggroviglia sempre di più. In tutta onestà, era prevedibile che accadesse tutto quello che sta accadendo. Mettere la polvere sotto il tappeto non è mai una buona idea e i fatti lo stanno puntualmente dimostrando. Chi mi legge sa bene che ero in totale disaccordo sin dal principio sulla scelta di richiamare a fine dicembre Pierpaolo Bisoli. Perché sapevo, prima di tutto, quanto fossero deteriorati i rapporti dietro le quinte fra i protagonisti in campo. E far finta di nulla non era certo la soluzione. Bisoli è tornato “depotenziato” del suo vice Simone Groppi, con una causa in corso che chissà che fine ha fatto o farà e, piano piano, i problemi sono ritornati tutti. Fino a deflagrare dopo il ko interno con il Perugia.
Ora: giudicando i fatti, possiamo dire che la cosa più logica dopo aver espugnato il Picco e che chiunque con un minimo di buon senso avrebbe fatto, era riconfermare in blocco la formazione che aveva portato in dote con sé la terza vittoria su ventidue (ventidue!) partite. Per lanciare un segnale al gruppo. Invece, giusto per fare un esempio, Mazzocco che segna col Brescia viene dimenticato in panchina la partita dopo. Perché? Con un inquietante bis. Ceccaroni fa una partita perfetta contro la sua ex squadra e non viene confermato la settimana successiva. Perché? Stessa cosa (ancora) per Mazzocco, ai limiti della sufficienza a La Spezia ma meritevole di conferma considerata la prestazione complessiva della squadra, soprattutto se l’alternativa è quella che abbiamo visto sabato scorso. Al suo posto finisce per giocare ancora il povero Cappelletti, che ha cambiato più ruoli quest’anno che squadre in tutta la carriera e che finisce stritolato in questa folle corsa al rialzo alimentata da chi fino a sabato era seduto su quella panchina. Perché? Mi si deve spiegare che messaggio si può dare al gruppo se un protagonista, dopo aver dimostrato di meritare fiducia, si ritrova in panchina la partita dopo senza apparenti motivazioni logiche. Non è la chiave di tutti i problemi, ma è uno dei (tanti) problemi. In panchina c’era Bisoli e quindi, fino a prova contraria, per spiegazioni (che non avremo) bisogna rivolgersi a lui. Se poi si innescano altri discorsi, allora la questione salvezza è già persa in partenza. Un allenatore deve poter lavorare e dimostrare quello che ha in corpo, deve essere lasciato libero di scegliere e di sbagliare: se non si ha fiducia in lui bisogna esonerarlo. Da qui non si scappa. Quindi bisognava farlo molto prima e non lo si doveva richiamare. Se sei sull’orlo del precipizio non ti butti portando con te chi ti ha portato a quel punto, ma cerchi di salvarti in tutti i modi trovando ogni appiglio possibile.
Ora siamo punto e a capo. Non ho mai pensato neppure per un secondo che Bisoli fosse l’unico problema del Padova. Sono stato fra i suoi critici più inflessibili perché ha commesso una sequenza tale di errori che francamente ne ho perso il conto. E magari, prima di coltivare risentimento verso chi cercava soltanto di evidenziare come la strada percorsa fosse un vicolo cieco, Bisoli dovrebbe domandarsi perché leggendo i forum e i blog di Perugia, Vicenza (dove, lo sottolineo ancora, ha pagato anche colpe non sue) e Padova le voci contrarie al suo modo di operare siano praticamente univoche. Ma Bisoli non può essere l’unico capro espiatorio, Se il Padova è penultimo e con un piede in C è perché tutti i protagonisti in gioco, chi più, chi meno, ci hanno messo del proprio. Da Roberto Bonetto a Giorgio Zamuner, da Edoardo Bonetto a Claudio Foscarini, fino ai giocatori. Giocatori che non hanno più scuse e che sono indifendibili per le più svariate ragioni. Chi c’era prima e chi c’è adesso. Far sì che il popolo si avventi sull’agnello sacrificale di turno è fuorviante, è una somma di circostanze a determinare un prodotto finale. Il prodotto finale, per ora, è che sono stati commessi una sequenza di errori davvero sconcertanti, il cui totale adesso sta presentando il conto salatissimo.
Ci sarà tempo e modo per sviscerare quello che è successo da aprile scorso ad oggi, ma intanto bisogna fare un caloroso in bocca al lupo a Matteo Centurioni. E’ al debutto assoluto in Serie B, gli è stata messa in mano una patata bollente che più bollente non si può. C’è ancora una piccola fiammella accesa. Non è ancora finita, non è ancora tempo del “de profundis”. Ci sarà il 10%, al massimo il 20% di probabilità di arrivare agli spareggi, ma finché c’è si deve cercare in tutti i modi di tenerla in vita. Per mandare il Padova almeno ai playout, unico obiettivo realisticamente raggiungibile, Centurioni deve fare 7 punti nelle prossime 3 partite. E probabilmente, affinché il percorso sia ottimale, deve cominciare espugnando il Tombolato, il che gli permetterebbe di giocare tre giorni dopo con l’Ascoli in un ambiente meno ostile (alla squadra, non certo a lui). Auguri. Ne ha davvero bisogno