«Sono arrivato a luglio con grande entusiasmo», ricorda Minesso, «sapevo che mi sarei dovuto mettere in discussione e che avrei potuto giocare e non giocare. Certo non mi aspettavo tante difficoltà, ma ho sempre rispettato le decisioni di Bisoli. Lui è un tecnico che non dà molte spiegazioni in merito alle sue scelte, un giocatore può passare dalla tribuna al campo in un battibaleno. Quello che potevo fare era solo allenarmi al massimo e farmi trovare pronto».
[…]A proposito del tecnico. Lei lo ha avuto per tanti anni a Cittadella, come l’ha ritrovato? «Ho ritrovato il Foscarini che conoscevo. Al suo fianco ho vissuto tante esperienze e ci ha sempre legato una stima reciproca. Ho visto che ha voglia di rimettersi in discussione e mi fa veramente piacere tornare a lavorare con lui. Cosa mi piace del mister? È una persona che mantiene la calma e fa capire bene i concetti di gioco che vuole. È molto chiaro, ama attaccare la porta e per i giocatori offensivi è importante questa filosofia». Ma non aspettiamoci certo uno “zemaniano”. «Ad attaccanti e trequartisti come noi chiede un lavoro totale. Nella fase di non possesso palla vuole che nessuno perda il riferimento degli avversari e ci dà un bel po’ di compiti difensivi. Come è giusto che sia». Come vi approcciare alla fase decisiva del girone d’andata? «La partita contro il Carpi sulla carta può sembrare semplice, in realtà sarà una delle più dure. Vogliamo vincere, il piccolo passo in avanti contro l’Ascoli non conta niente e dobbiamo riprenderci i punti che abbiamo lasciato per strada in questi mesi. Con l’obiettivo di arrivare il prima possibile alla salvezza, il traguardo minimo al quale può ambire una formazione come la nostra».
(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Volpe. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)