Padova-Cittadella, Marchetti: “Che splendidi ricordi all’Appiani, era il cuore della città! E servirà la partita perfetta…”

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Stefano Marchetti, se le diciamo Padova, lei cosa ci risponde? «Che è stata una bellissima parentesi della mia carriera calcistica, di cui conservo splendidi ricordi, che poi ho legato alle persone. Una per tutte Claudio Cappelletti, l’allora segretario del settore giovanile. Avevo 16 anni. L’ho ritrovato poi quando andai al Venezia e infine a Cittadella: qui è stato il nostro segretario per 18 anni. Mi ricordo che a Padova stava nella sua stanzetta in sede e ci chiamava ogni tanto per consegnarci i rimborsi-spese dei viaggi che affrontavamo per venire ad allenarci in città. Era davvero un altro calcio, quello». Ci racconti… «Per raggiungere Padova partivo in bici da Fontaniva, il mio paese natale, e andavo a Cittadella, dove alla stazione delle corriere prendevo il pullman per Padova. Da piazzale Boschetti, attraverso i giardini dell’Arena, mi spostavo in corso del Popolo e salivo sull’autobus diretto all’Appiani. Stesso tragitto al ritorno, dopo l’allenamento al Monti. A Cittadella qualche volta mi hanno rubato la bici, così rientravo a casa in autostop. Adesso, se non vai a prendere i ragazzini con il pulmino, sembra quasi che tu faccia loro un torto… Eh, allora si diventava uomini in fretta. Al Padova rimasi 3-4 anni, andando via e ritornando». Il ricordo dell’Appiani? «Vi ho esordito in Serie C. Uno stadio storico, dove, quando entravi, avvertivi la pressione che da fuori subivano soprattutto gli avversari. C’era qualcosa che non c’è più. Era il cuore di Padova».

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Tutti si chiedono: andrà mai via da qui, magari per società e traguardi più altisonanti? «Sono ambizioso, non lo nascondo. E il mio sogno è di portare il Cittadella in Serie A, sarebbe chiudere un cerchio, resterebbe nella storia. Difficile, complicato, eppure intrigante, anche se papà Gabrielli mi diceva sempre: “Ricordati che questa società ci dev’essere oggi, domani e anche dopodomani”. In sostanza, fai sempre le cose con giudizio. Qui sto bene, ma voglio provarci». Domani c’è il derby tutto padovano. Vi presentate con una dote di 15 punti in 9 partite, il Padova ne ha ottenuti 7 in 10. Siete i favoriti. «No, non ci casco. Il derby sfugge ad ogni pronostico. Mi aspetto un Padova carico a mille, che proverà a fare la gara della vita. Per noi sarà fondamentale l’approccio. Se dovessimo far bene, allora potremmo davvero convincerci che lì, in alto, ci possiamo stare sino alla fine. Ma le insidie sono notevoli, bisognerà giocare la partita perfetta».

(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)

Un passato come attaccante del Padova, un presente che lo vede da ben oltre un decennio come grande stratega sul mercato nonché dirigente di punta del Cittadella. Stefano Marchetti senza difficoltà si è già calato in pieno clima derby per la partita di domani alle 15 allo stadio Euganeo.

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Si aspettava di vedere il Padova in difficoltà dopo dieci gare di campionato? «Sinceramente no, perché è reduce dalla vittoria del campionato di serie C e ha iniziato con grande entusiasmo la stagione. Senza tralasciare che possiede un organico composto da giocatori di valore, anche se alla fine è sempre il campo il depositario delle prestazioni che fai. Però siamo solo all’inizio, le pagine da scrivere sono ancora moltissime e tutto può essere ribaltato». Il rendimento del Cittadella invece è in linea con le vostre attese? «Difficile dirlo, però sono contento. In estate abbiamo fatto una rivoluzione cambiando quattordici giocatori e pensare di trovare subito questa intesa e amalgama non era scontato. Sin dai primi giorni del ritiro si è visto che i ragazzi hanno fatto gruppo trovando il feeling che avevamo anche l’anno scorso, e mi ha sorpreso che siano riusciti a portarlo immediatamente anche sul campo. Mi complimento con loro, e adesso chiedo che mi sorprendano fino alla fine».

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Quali possono essere, all’Euganeo, i giocatori decisivi da una parte e dall’altra? «Tra i biancoscudati direi Cappelletti per la determinazione e Clemenza per la qualità, fermo restando che Bonazzoli è un altro giocatore al quale dobbiamo prestare molta attenzione. Per quanto riguarda il Cittadella, dobbiamo giocare da squadra. La mentalità e il nostro modo di giocare devono essere l’arma in più».

(Fonte: Gazzettino, Pierpaolo Spettoli. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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