Pillon, che emozioni proverà all’Euganeo lunedì? «Inutile negarlo, non può essere una partita come le altre. Sono stato giocatore del Padova, poi l’ho allenato in due occasioni. La prima volta non andò benissimo, la seconda ho fatto decisamente meglio e siamo andati a un passo dai playoff». Prese la squadra a un punto dalla zona playout e la portò a sfiorare una rimonta clamorosa. Quali ricordi si porta dentro? «Fu un anno bellissimo. Il rapporto è stato ottimo con tutti: dirigenti, soci, presidente e vicepresidente. Davvero persone serie e in gamba, che rispettano i ruoli e che ti lasciano lavorare». Come mai alla fine non fu riconfermato? «Intanto non è vero che la ragione è stata economica. Lo sanno sia Zamuner che Bonetto e mi dispiace che sia uscita questa voce. Semplicemente cambiò il direttore sportivo, che ovviamente lavora con chi conosce. Zamuner puntò su Tedino, me lo disse anche, poi arrivò Brevi, che è stato un mio giocatore. Non c’è nessun rancore e ci mancherebbe altro». E’ vero che chiese quattro rinforzi importanti? Uno lo diciamo noi, Falzerano… «Su Falzerano penso di aver visto giusto, considerato il campionato che ha fatto lo scorso anno. Poi ce n’erano altri tre ma non è importante. È chiaro che Padova è una città esigente, c’è un pubblico competente che sa di calcio. E che pretende. Ecco il senso delle mie richieste». Che rapporto ha con Bisoli? «E’ un allenatore che stimo moltissimo. Può sbagliare come tutti ma ha vinto sul campo quattro campionati in due piazze difficili come Cesena e Padova. Quello che ha se l’è conquistato meritatamente, non come altri che senza fare risultati vengono chiamati in piazze importanti. A me piace la meritocrazia».
[…](Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)
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[…]«Un pizzico di emozione ci sarà lunedì sera – spiega Pillon – Poi in campo passa tutto e mi concentro solo sulla partita. Chiaro che non dimentico quattro anni da giocatore e due da allenatore, è un ricordo che porterò sempre con me. Il momento più bello? Tutte le stagioni vissute da giocatore, mentre da allenatore dimenticherei la prima esperienza culminata con la retrocessione. In quella più recente invece mi sono trovato molto bene con società, ragazzi e ambiente. Abbiamo fatto un ottimo percorso scandito da una media di due punti a partita, e purtroppo non abbiamo agganciato per poco i play off che erano con la vecchia formula, dato che entravano solo quattro squadre». Non c’è più Bepi Bergamin in seno alla società, ma è rimasto Roberto Bonetto. «Mi fa piacere rivederlo, ho avuto ottimi rapporti con tutti. Mi hanno lasciato lavorare tranquillo e senza pressione, posso solo parlare bene delle persone che mi hanno circondato. Poi a fine stagione per scelte diverse non ci sono stati i presupposti per andare avanti insieme, anche perché è arrivato un nuovo direttore sportivo che ha voluto un allenatore che conosceva meglio, ed è giusto così». All’epoca però anche lei aveva partecipato al casting incontrando proprio Giorgio Zamuner. «Sono sempre molto diretto. Quell’anno pensavano a Tedino dal momento che aveva disputato un grandissimo campionato con il Pordenone e il diesse voleva portarlo, una scelta legittima. Dopodiché le cose non sono andate, e il mio incontro con Zamuner non è andato per il verso giusto dato che il direttore probabilmente aveva altre idee. Ma posso assicurare che non è stato assolutamente un problema economico, come magari da qualcuno è stato detto». «Ho visto giocare molto bene il Padova a Verona, forse meritava di raccogliere qualcosa in più. È una formazione tosta e Bisoli è molto bravo: dove è andato ha fatto sempre benissimo, vincendo anche il campionato. Nutro grande rispetto nei suoi confronti, come allenatore e come persona. Ciò che ha ottenuto in carriera se l’è sempre guadagnato, nessuno gli mai regalato niente».
[…](Fonte: Gazzettino, Pierpaolo Spettoli. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)