Primo pit stop della stagione. Cinque partite, cinque punti, appena sopra la zona galleggiamento. Niente che già non si sapesse, niente che davvero non si potesse immaginare. Il Padova lotta, sgomita, corre, incassa, replica, soffre, . E torna da Foggia con la seconda sconfitta consecutiva in trasferta dopo lo 0-3 di Salerno. Quanto bisogna preoccuparsi? Dipende da quale prospettiva si intende adottare per valutare la stagione che attende il Biancoscudo. Se si pensava a una Spal-due o a un Benevento-due è logico che l’impatto con la realtà sia stato durissimo. Se, al contrario, si era già riusciti a mettere a fuoco che l’unico obiettivo realistico plausibile fosse la salvezza, l’attuale situazione può essere vissuta con minori preoccupazioni. Cercando di concentrarsi su quanto di positivo emerge da queste prime cinque giornate
Partiamo proprio dagli aspetti positivi: 1) Bisoli con i giovani continua a confermare tutte le sue capacità di gestione e di lancio degli stessi nel calcio che conta. E’ la sua caratteristica migliore, li sa nascondere quando serve e proporre quando sono pronti; 2) la società sta facendo il pieno di contributi federali grazie al massiccio impiego di giocatori under nella formazione, con la speranza di poterli impiegare almeno in parte sul mercato di gennaio, dove serviranno almeno due pedine; 3) La difesa sembra un reparto all’altezza, al di là dei tre gol subiti a Salerno e dei due di Foggia; 4) nonostante la papera di ieri, Merelli resta un portiere di livello e che ha ampi margini di miglioramento; 5) molti giocatori hanno dimostrato di aver già capito la categoria, pur essendo al debutto nella stessa (Ravanelli su tutti, ma anche Broh); 6) Bisoli ha intuizioni ai limiti dell’azzardo (come Mazzocco esterno destro titolare ieri sera), ma è un “visionario” che spesso sa vedere lontano
Passiamo ai lati negativi: 1) nelle ultime due partite i cambi a partita in corso sono stati troppo conservativi, finendo per condizionare negativamente la squadra e per far arretrare troppo il baricentro della stessa; 2) mancano all’appello almeno un centrocampista e almeno un attaccante nella rosa (poco comprensibile a questo proposito la rinuncia a Vitale, che la Spal avrebbe prestato quasi gratis l’ultimo giorno di mercato); 3) i due attaccanti, Bonazzoli e Capello, non hanno segnato neppure un gol in una partita ufficiale fra Coppa Italia e campionato e difficilmente Guidone potrà essere la soluzione alla sterilità offensiva biancoscudata; 4) difficili da spiegare le mosse di rinnovare il contratto a Pinzi e di tesserare Minesso (mai visto sinora e poco considerato dall’allenatore); 5) la squadra ha bisogno il più possibile di avere una propria identità, con i giocatori schierati nei loro ruoli al di là del modulo utilizzato
Conclusioni: la strada è oggettivamente in salita e per riuscire a centrare l’obiettivo salvezza serve che tutti diano qualcosa in più. Padova-Pescara, in programma lunedì sera all’Euganeo, è diventata già un crocevia importantissimo, soprattutto dal punto di vista psicologico e dando uno sguardo meno distratto di una semplice occhiata al calendario che attende il Biancoscudo nelle successive giornate. Insomma, non servono isterismi o drammi, ma prendere atto velocemente della realtà in cui ci si è calati. E del fatto che con una B a diciannove squadre i rischi siano considerevolmente aumentati. Sarà un campionato in cui servirà l’elmetto, oltre a tanta pazienza: su questo davvero ci sono pochi dubbi.