Padova-Venezia, Zamuner: “Loro più possesso palla, ma per vincere bisogna tirare!”. E le statistiche parlano chiaro…

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D’accordo che a fare la differenza è stata l’incornata vincente di Ravanelli sulla punizione al bacio di Clemenza, ma ci sono altri numeri che certificano come il Padova abbia fatto suo il derby con pieno merito. Ecco allora che sbirciando le statistiche della partita, se è vero che il Venezia si è fatto preferire per numero di passaggi (451 contro 384), tutti gli altri dati arridono ai biancoscudati: diciassette conclusioni in porta, delle quali sei nello specchio della porta (nove, di cui tre in porta per il Venezia); ventuno cross effettuati (dieci); nove angoli (quattro). Bilancio in sostanziale pareggio invece per quanto concerne i falli commessi, sedici il Padova e quindici gli avversari, con quattro ammonizioni per i biancoscudati (Pulzetti, Cappelletti, Capello e Bonazzoli) e una per gli arancioneroverdi (Garofalo). Ecco il parere del direttore generale Giorgio Zamuner: «I dati da analizzare sono soprattutto quelli dei passaggi e dei tiri, e fanno pensare che se il Venezia ha girato un po’ più la palla, noi siamo andati più velocemente al tiro. C’è una bella differenza tra sei tiri nello specchio della porta, rispetto a tre, e legittima il risultato finale. È vero che il nostro gol è nato da un episodio, ma poco prima avevamo avuto una grande opportunità e subito dopo l’1-0 Cappelletti ha sfiorato il raddoppio. Il Venezia, ripeto, ha fatto più possesso palla, ma non significa fare risultato se tieni palla e non tiri».

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Se i biancoscudati hanno sfoderato una grande prestazione, il merito va anche al terreno di gioco nuovo di zecca dell’Euganeo. Tutto un altro campo rispetto al manto spelacchiato e irregolare della sfida con il Monza di Tim Cup, dato che è stato completamente rifatto. E niente a che vedere con quanto è successo a Cosenza, dove la sfida con il Verona che segnava il ritorno in serie B dopo quindici anni dei calabresi non è andata in scena proprio per l’impraticabilità del terreno. «Il campo bello aiuta senz’altro a giocare bene perché il primo controllo della palla è determinante. Questo ci ha permesso di imprimere un ritmo più alto e di fare un gioco più fluido. Naturalmente era bello pure per gli avversari, ma indubbiamente è stato un vantaggio. Anche vedendolo dalla tribuna, ti accorgi che è perfetto».

(Fonte: Gazzettino, Pierpaolo Spettoli. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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