Con un occhio si piange di gioia perché il nuovo Padova è tornato in serie B, dall’altro scendono lacrime di amarezza per un gruzzolo di circa 17 milioni di euro pagato dall’Atalanta che sarebbe potuto finire nelle casse biancoscudate e che invece faranno la gioia di altre società, il tutto frutto di tre operazioni che, scherzi del destino, si sono concentrate nell’arco pochi giorni. Il conto è semplice. Davide Bettella, centrale difensivo classe 2000 è passato dall’Inter all’Atalanta per sette milioni di euro; il ventenne pari ruolo Marco Varnier del Cittadella è approdato alla medesima società bergamasca per una cifra attorno ai cinque milioni, stesso importo versato degli orobici all’Inter per la mezzala di pari età Marco Carraro. Cosa hanno in comune questi tre giovani talenti oltre alla futura squadra? Che sono padovani (Carraro solo di adozione, essendo originario di Dolo), che facevano parte del settore giovanile biancoscudato e che si sono tutti liberati automaticamente per effetto della mancata iscrizione della squadra al campionato di C nell’estate del 2014. Ecco perché, proprio nel momento in cui il rinato Padova è tornato nei palcoscenici in cui aveva chiuso i battenti la vecchia gestione, aumenta il rimpianto per le scellerate scelte del passato e per un vero e proprio tesoretto disperso con lo svincolo dei gioiellini del vivaio. E non sono gli unici. Quattro anni fa, ad esempio la Primavera allenata da Storgato si era ben comportata e tra le sua fila militavano, tra gli altri, giocatori già promettenti quali il portiere Andrea Zaccagno, protagonista l’anno scorso nella nazionale under 20 arrivata terza ai Mondiali, il centrocampista offensivo Emanuele Ndoy, 22 presenze quest’anno al Brescia che nel 2016 lo aveva prelevato dalla Roma per 1,2 milioni, e l’attaccante Davide Voltan già aggregato alla prima squadra biancoscudata come il portiere Luca Maniero, ora vicino al Cittadella.
[…]Non mancano considerazioni incoraggianti. «Il Padova ha seminato bene – spiega Giorgio Molon – e sta proseguendo sulla strada giusta, improntata in primo luogo sull’attività di base grazie all’ottimo lavoro di Alberto Piva e Paolo Stramazzo. Sentiremo di altri giocatori che erano da noi venduti a cifre importanti, ma il fatto che negli ultimi dodici mesi, a distanza di quattro anni dalla mancata iscrizione, otto ragazzi siano stati venduti dal Padova a club di serie A fa ben sperare. Ad aiutare il tutto, il fatto di giocare in B, disputare i campionati giovanili nazionali e avere un allenatore che lancia i giovani. Ci sono ancora baby calciatori biancoscudati che emergeranno e avranno voglia di valorizzarsi».
(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)