Finisce con un altro trofeo e con il «doblete» (campionato e Supercoppa) la meravigliosa stagione del Padova. Dopo la conquista della promozione in Serie B, Pierpaolo Bisoli si prende pure la Supercoppa. Travolto il Livorno per 5-1 all’Euganeo, battuto pure il Lecce al Via del Mare per il secondo trionfo. E via con i selfie, le foto di gruppo e con un trofeo che troneggia in bacheca dopo un’annata da cornice. Non c’erano grossi dubbi, su come sarebbe finita, ma il Padova timbra ancora il cartellino con una prestazione tutta cuore e testa. Segna con Cappelletti al 16’ grazie a un’autentica papera di Perucchini, controlla senza problemi un match che vive di poche fiammate. E che fa rumore solo sugli spalti, dove un centinaio di tifosi biancoscudati sceglie di affrontare la trasferta più lunga dell’anno, con duemila chilometri fra andata e ritorno e una vittoria che li premia in tutto e per tutto. Onore e merito va a Pierpaolo Bisoli, capace di stimolare il gruppo fino alla fine, anche un mese dopo aver conquistato la certezza matematica della B, con Livorno e Lecce al contrario già sotto l’ombrellone con la testa e che non possono che inchinarsi. Non sono queste le partite che certificano il valore del girone, ma di sicuro quanto accaduto sinora nei playoff e questi due successi netti sono segnali in controtendenza rispetto al pensiero comune. E cioè che il Padova abbia vinto il campionato soltanto per mancanza di avversari. Al contrario, prendendo le prime quattro di ogni girone, è probabile che gli altri due raggruppamenti nei top club si potessero far preferire, ma è ben vero che c’è tutto il resto delle squadre da considerare. E in tal senso il girone B, quello vinto dal Padova con 63 punti, aveva un equilibrio massimale in tutte le altre interpreti, senza squadre materasso e con tante avversarie pronte a seminare trappole lungo il percorso.
(Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)