Nella notte da sogno dell’Olimpico, dove la Roma griffa l’impresa titanica contro i giganti del Barcellona, un uomo solo sul ponte di comando splende e brilla. Di luce propria. Quell’Eusebio Di Francesco che nell’estate del 2012 fu vicinissimo a sedere sulla panchina del Padova e che ora può vantarsi di aver portato i giallorossi fra le prime quattro d’Europa. Sembra una vita fa, ma i fatti sono lì a scrivere una storia che avrebbe potuto essere diversa. Corre l’ultimo anno dell’era Cestaro, quello del dentro o fuori. Il ds è Fabrizio Salvatori e la scelta per rimpiazzare il tecnico Alessandro Dal Canto la compie subito. Dopo aver accarezzato l’idea Rolando Maran, ha il nome giusto da proporre: Eusebio Di Francesco. Salvatori lo chiama e ne incassa la disponibilità totale, poi va da Cestaro per avere il via libera. «E lì purtroppo mi trovai di fronte a un muro – spiega l’attuale ds del Trapani – perché la consigliera Barbara Carron lo convinse a prendere Fulvio Pea. Cercai di far passare la mia linea, poi mi arresi. Ero convinto che Di Francesco fosse l’uomo giusto per il Padova. Qualcuno mi fece passare per un incompetente ma avevo portato giocatori del calibro di Silvestri, Cionek, Farias, Babacar e Viviani, che oggi giocano tutti in serie A… Sapevo che Pea non era il tecnico giusto in quel momento ma purtroppo non ho avuto la forza di impormi. Di Francesco l’ho avuto come giocatore a Perugia, lo volevo a tutti i costi. Alla fine si è stancato di aspettarci e ha scelto il Sassuolo, che sappiamo tutti dove ha portato. E con il Barcellona ha fatto un capolavoro, una partita tatticamente superba che gli ha dato la vetrina che merita».
[…](Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello. Trovate il resto dell’articolo nell’edizione odierna del quotidiano)