Triestina-Padova, l’analisi de “Il Gazzettino”

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Ci sarà ancora da lottare e soffrire prima di tagliare l’atteso traguardo. Questo il verdetto più rilevante del derby a Trieste, perso di misura al termine di una prova piuttosto deludente del Padova, compassato e poco reattivo, incapace di trovare il guizzo vincente dopo essere stato colpito su punizione nel primo tempo. Un passo indietro rispetto al recente passato che, sul piano dei risultati, la Sambenedettese, sconfitta a Bassano, non ha saputo sfruttare, ma ora più che mai ci sarà da tenere d’occhio la Reggiana, vittoriosa sul Ravenna, ora distanziata di sette lunghezze e che mercoledì giocherà il recupero con il Mestre. Di qui a fine stagione, per confermare quanto di bono finora fatto, serviranno nervi saldi e un adeguato sostegno della piazza, già dimostrato ieri con un seguito dai numeri importanti. Salvo il ritorno dietro di Trevisan al posto dell’indisponibile Ravanelli, Bisoli conferma gli undici protagonisti dell’ottima prova con il Pordenone e ripropone il modulo 3-5-2 che però in questa occasione non permette di trovare la giusta compattezza. La squadra che tiene il baricentro un po’ troppo basso, lasciando i due attaccanti piuttosto isolati davanti e soffrendo al tempo stesso l’aggressività degli avversari soprattutto sulle corsie esterne. A complicare la situazione, le pessime condizione del campo che non esaltano i valori tecnici dei biancoscudati.

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Il tecnico gioca anche la carta Gliozzi, richiamando in panchina uno spentoi Guidone, e inserisce Belingheri per Mazzocco. Quest’ultimo si fa vedere assai poco, mentre la punta è sfortunatissima perché costretta a uscire dopo cinque minuti a causa di un infortunio alla spalla destra. Entrano anche Marcandella e Cisco, ma la squadra, forse pagando i primi caldi, dà l’impressione di crederci poco e fatica a rendersi pericolosa anche perché, senza punte di peso, ha meno soluzioni offensive a disposizione e il muro della Triestina regge. Questa volta, dunque, niente festa per i milleduecento tifosi padovani, ma l’applauso finale ai giocatori sotto il loro settore comunque non manca.

(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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