Se Padova e Pordenone domani torneranno ad affrontarsi in Serie C, parte del merito è soprattutto sua. Carmine Parlato, il 47enne tecnico napoletano, ma padovano d’adozione, è uno specialista in promozioni e sia all’ombra del Santo che in Friuli lo sanno molto bene.
[…]«Sono veramente felice per la stagione del Padova», sorride Parlato. «Sono felice per i tifosi e per la dirigenza. Roberto ed Edoardo Bonetto, e assieme a loro Moreno Beccaro, se lo meritano. Non diciamo nulla, ma il treno mi sembra incanalato sul binario giusto e c’è da levarsi il cappello di fronte a quello che ha fatto la dirigenza in questi anni, prima con Bergamin, quindi con Bonetto. Hanno ricostruito da zero, quando non si sapeva nemmeno che fine avrebbe fatto la squadra, e la stanno portando dove merita. In un calcio in cui una città come Padova deve assolutamente stare». Il primo mattone l’ha messo anche lei con quell’annata strepitosa in D. «Ne sono orgoglioso e tutti sanno quanto sia stato speciale quel campionato. Sono arrivato che avvertivo fortemente la responsabilità del ruolo, avendo giocato in biancoscudato conoscevo le dinamiche della città e ho sempre provato a favorire la coesione di un blocco unico tra tifosi e squadra. E fu veramente così. Ad ogni trasferta c’era una marea di gente in festa che ci seguiva, creando un’atmosfera magica. Sono ricordi indimenticabili. Come quando eravamo nel tunnel che conduce al campo, all’Euganeo, e partiva l’inno cantato da tutto lo stadio. Trenta secondi da pelle d’oca, per me e i giocatori».
[…]Come vede la gara di domani? «Il Pordenone dopo la vittoria con la Reggiana ha ritrovato consapevolezza dei suoi mezzi. Ma la squadra di Bisoli è un carrarmato che sa giocare bene quando serve e menare quando deve. Mi auguro sia una bella partita e non me ne vogliano da Pordenone, dove sono stato alla grande, se il mio cuore pende di più verso Padova».
(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Volpe. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)