Un’altra partita mandata in archivio e tutto invariato. Il Padova pareggia ancora, dopo l’1-1 infrasettimanale con la FeralpiSalò, ma va bene così: perché il traguardo si avvicina – adesso il conto alla rovescia è fermo a 6, sei gare da qui alla conclusione della stagione regolare – e perché le concorrenti dirette non hanno fatto di meglio, anzi: la Sambenedettese, seconda, rimane a 8 lunghezze dopo aver recuperato il gol di svantaggio con l’Alto Adige, e la Reggiana, terza, ha perso a Pordenone, contro i neroverdi friulani prossimi avversari, alla vigilia di Pasqua, dei biancoscudati. Gli emiliani sono a – 10, anche se devono recuperare un incontro, ma proprio contro il Mestre, rivale della squadra di Bisoli ieri.Al Mecchia, stadio concesso in prestito (ma dietro esborso di 250 mila euro di affitto) alla “matricola” arancionero che non può giocare nel suo impianto, il Baracca, perché questo non è in regola con le normative previste dalla Lega, la capolista ha fatto quello che deve fare un ciclista in fuga quando, giunto a pochi chilometri dallo striscione d’arrivo, ha l’obbligo di far tesoro delle energie che gli rimangono, di non forzare troppo con il rischio di… piantarsi e di sapersi gestire al meglio. Ecco, il Padova di queste settimane è proprio come il fuggitivo che si prepara al rush finale: dietro, invece di organizzarsi al meglio per l’inseguimento, giocano a mangiarsi terreno gli uni con gli altri, con il risultato di consolidarne il passo, anche se non più perentorio come agli inizi della fuga, verso l’obiettivo. Giusto, perché nessuno ha chiesto al Padova di stravincere, ma di tagliare il traguardo, questo sì, davanti a tutti, anche di un solo metro se mai dovesse capitare.Il Mestre signora squadra. Bisoli, a dispetto dei sotutomi e degli strateghi da tastiera, che si dicono preoccupati per il rallentamento di Pulzetti & C., ha fatto ciò che un tecnico primo della classe dovrebbe sempre fare: se l’avversario è forte, e all’andata, pur perdendo, ti ha messo in (seria) difficoltà, lo studi perbene e gli opponi una formazione in grado di limitarne il raggio d’azione e, soprattutto, le bocche da fuoco di cui dispone. Così è stato, perché il Padova di Portogruaro, convertito ad un 3-5-2 quasi speculare al modulo di Zironelli (3-4-3), nel primo tempo si è preoccupato di arginare come meglio non avrebbe potuto la manovra ariosa e avvolgente dell’avversario, in gran forma e capace di cogliere sei successi nelle precedenti nove giornate. Compatto, organizzato, solido dietro e perentorio nel rintuzzare ogni tentativo mestrino sulle fasce, l’undici biancoscudato ha disputato una gara intelligente, d’attesa, senza sbilanciarsi troppo, per non scoprire il fianco alle ripartenze dei vari Neto Pereira, Spagnoli e Beccaro.
[…]Dunque, anche a piccoli passi, il Padova avanza indisturbato verso l’apoteosi. Sabato sera riceverà il Pordenone e dopo Pasqua andrà a Trieste. Se si fanno 4 punti in queste due partite, hai voglia che gli altri ti vengano a prendere…
(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)