Mestre-Padova, l’analisi de “Il Gazzettino”

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Un punto che profuma di serie B. Pur non brillantissimo per quanto si è visto in campo, contro un avversario tutt’altro che morbido e tra i più temibili in questa fase di campionato, il Padova può sorridere: il pareggio a reti bianche ottenuto a Portogruaro con il Mestre ha un enorme peso specifico e rappresenta un passo importante verso l’atteso traguardo finale, valorizzato dai risultati arrivati dagli altri campi, con la Reggiana sconfitta a Pordenone e ora dietro di dieci punti, ma con una partita in meno, e con le altre concorrenti che non vanno oltre al pareggio nei rispettivi impegni in trasferta. Il tutto a sei turni dalla fine. A parte lo squalificato Trevisan, il tecnico Bisoli può contare sull’intera rosa e rispetto all’impegno di mercoledì sera con la Feralpi attua una piccola rivoluzione, cambiando quattro pedine e schierando i suoi con un 3-5-2 speculare a quello proposto da Zironelli, evidentemente provato nelle ultime sedute a porte chiuse. Restano fuori Salviato, Mandorlini, Sarno e Capello, trovano spazio Ravanelli, Fabris, all’esordio dal primo minuto alto a destra, Pinzi e Gliozzi al fianco di Guidone. La fama di ammazzagrandi guadagnata sul campo dai padroni di casa (quattro vittorie nelle ultime cinque partite) da un lato e il ricordo della gara di andata in cui i biancoscudati avevano colpito di rimessa sull’altro piatto della bilancia, inducono le due squadre a un approccio molto accorto alla gara, anche se la prevalenza nel possesso palla è del Mestre.

[…]

Termina con l’uscita tra gli applausi del popolo biancoscudato dell’ex Neto Pereira e il consueto carosello finale della squadra dopo il triplice fischio a salutare i propri tifosi, consapevoli che questo pareggio vale quanto una vittoria.

(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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