Santarcangelo-Padova, l’analisi de “Il Mattino di Padova”

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E sono tredici. Il Padova corre come un Tgv, e ora mette tanta benzina nel motore anche lontano dall’Euganeo, dove non ha mai perso. Tredicesima vittoria stagionale, la sesta in trasferta, la seconda consecutiva del 2018 dopo il blitz al “Menti” di Vicenza. Insomma, più capolista di così non si può, e passi per l’inaspettata eliminazione dalla Coppa Italia da parte del modesto Pontedera, il campionato suona una sola musica, quella intonata da Pulzetti & C. Tre gol al Santarcangelo, che lotta disperatamente per evitare il playout, come all’andata (era finita 3-0), ma seguendo un copione diverso rispetto al match del 1º ottobre scorso. Perché – ed è una costante ultimamente – per una buona ventina di minuti i romagnoli di Alberto Cavasin (“ex” giocatore di fine anni Ottanta, 40 presenze in carriera nelle file biancoscudate) hanno messo alla frusta i primi della classe, passando pure in vantaggio, e costringendoli ad una reazione, più di carattere che di qualità del gioco, che ha fruttato in breve tempo il pareggio. Nella ripresa, poi, non c’è stata storia: un monologo da parte degli uomini di Bisoli, superiori in tutto, come capacità di manovra, fisicità, raddoppi di marcatura ed insistenza nel pressing. Insomma, il Padova che conosciamo e che ci piace di più, in quanto padrone assoluto del campo. L’aveva promesso alla vigilia, l’allenatore di Porretta Terme: il ritorno all’antico avrebbe significato rimettere al loro posto due giocatori importanti di questa squadra, ovvero Cappelletti e Mandorlini. Il primo riportato al centro della difesa accanto a Trevisan (e non più centrocampista, dunque) ha disputato una buona gara, il secondo (inserito nel pacchetto centrale, proprio dov’era stato avanzato Daniel) ha assicurato più filtro e capacità di interdizione, emergendo alla grande dopo il riposo. Con una disposizione maggiormente consona alle caratteristiche dei singoli, è sembrato subito un Padova più quadrato. Eppure, la vivacità e il coraggio dei gialloblù di casa hanno creato inizialmente non pochi problemi, visto che Cavasin, con un inedito “3-3-3-1”, che ora diventava “3-3-4”, ora “3-2-4-1”, infilava tra le linee avversarie più giocatori, in grado di non fornire punti di riferimento.

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Con l’ex foggiano Sarno dentro il Padova ha guadagnato in fantasia, perdendo qualcosina in vigore agonistico, ma lo zampino del piccolo numero 9 c’è stato nell’azione del 2-1: scambio con Salviato, il terzino è andato quasi sul fondo e ha crossato un pallone d’oro, “spizzato” da Guidone e finalizzato, sempre di testa, da Capello (10′). Ecco la spinta che mancava per filare dritti dritti verso il successo, approfittando anche di un calo fisico evidente degli avversari, con Cavasin costretto a correre ai ripari cambiando tutto quello che poteva cambiare, ma non riuscendo più a raddrizzare la situazione. E al 27′, su cross del solito Salviato, Gliozzi di testa ha cercato la correzione verso la porta, ma il pallone è stato smorzato dal braccio di Briganti. Rigore netto, che Capello ha trasformato con un rasoterra angolato sulla sinistra di Bastianoni (28′).A quota 45 punti, e con la FeralpiSalò, prima inseguitrice, a – 9 (ma con una partita in più), il Padova veleggia sempre più sicuro verso la Serie B. E Bisoli si sbilancia (a ragione): potrebbero bastare anche meno di 65 punti per andar su. Il countdown può già iniziare.

(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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