«Bella vittoria, bella soddisfazione e bella parata», sorride Giacomo Bindi. «I successi valgono sempre tre punti, ma è innegabile che quello contro il Renate ci abbia dato grande slancio e forti emozioni. È stata una partita bella da vivere e sono felice di essermi riscattato. Non è stata una parata semplice quella su Simonetti, ero in controtempo, ma ci sono arrivato e sono felice di aver potuto dare il mio contributo». Come si reagisce ad un errore decisivo come quello di Gubbio? «Non pensandoci, altrimenti si peggiorano le cose. Un portiere dev’essere concentrato dal primo all’ultimo minuto. Non può correre tutta la partita, non può cercare il pallone per riscattarsi subito. È un ruolo diverso, sono gli altri che vengono da te e tu devi farti trovare pronto. Il fatto di essermi ripreso subito è la testimonianza migliore del grande lavoro che io e i miei compagni stiamo portando avanti». Domani si torna in campo contro il Fano, in una sfida particolare. Un testacoda insidioso, l’ex Brevi, il suo grande amico Germinale che proverà a bucarla… «Sono contento di ritrovare Domenico, ci faremo la classica risata prima di entrare in campo e poi proveremo a batterci. Per noi i tre punti contano molto, se dovessimo scivolare vanificheremmo l’ottima vittoria contro il Renate. Mi aspetto una gara diversa da quella dello scorso anno, quando ci batterono dopo un primo tempo giocato a ritmi alti. Sarà una partita maschia, aggressiva, su un campo ancora in non perfette condizioni. Loro giocano per sfruttare al meglio il minimo errore avversario, se non saremo concentrati rischieremo grosso. Ovviamente vogliamo chiudere l’anno in bellezza, la pressione del primato non ci spaventa». Da delegato sindacale del Padova, cosa ne pensa del “caso Vicenza”? «L’Aic in questo momento può solo stare vicina a giocatori e tesserati biancorossi. Spero che la situazione si risolva al meglio, anche perché la Serie C rischia di perdere sempre più credibilità. Difficile, però, dare tutte le colpe al sistema. Se un imprenditore, faccio un esempio, ad un certo punto decide di chiudere bottega e non pagare più, cosa si può fare? Probabilmente, in passato c’era più serietà nei confronti anche delle piazze calcistiche».
[…](Fonte: Mattino di Padova, Stefano Volpe. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)