Padova-Reggiana, gli editoriali di Stefano Edel (“Mattino di Padova”) e Claudio Malagoli (“Gazzettino”)

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Una capolista c’è già, ed è la squadra di Bisoli, che comanda il girone B di Serie C. In 16 partite ha collezionato 10 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte, mettendo a segno 23 reti e subendone 13. Il vantaggio sulla Sambenedettese, seconda, è di 6 lunghezze (che poi sarebbero 7 in virtù del successo colto nello scontro diretto in riva all’Adriatico, ma dev’essere ancora giocato il match di ritorno), eppure il rammarico, legato agli 0 a 0 con Fermana e Reggiana, è per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato: con due en plein contro marchigiani ed emiliani Pulzetti & C. sarebbero volati a + 10, “uccidendo” di fatto il campionato. Non ci sono riusciti perché qualche problemino è affiorato nella manovra e perché in attacco si fa maggiore fatica a segnare. Nessun dramma, una momentanea flessione ci può stare e nessuno degli addetti ai lavori – nessuno, insistiamo – si è permesso di discutere l’egregio lavoro condotto sin qui dall’allenatore di Porretta Terme (con il quale ieri c’è stato un doveroso e proficuo chiarimento telefonico), capace di portare – è vero – il Padova a livelli che non si ricordavano da diversi lustri. Ma proprio perché il divario sulle concorrenti dirette è rimasto tale e quale, nonostante la frenata sul piano dei risultati, è giusto sottolineare dove il gruppo ha bisogno di migliorare per tentare di scavare, prossimamente, il vuoto… definitivo. Punto numero 1: non è semplice sostituire Madonna, perso sino a fine stagione, con un giocatore altrettanto duttile. Cappelletti, dirottato dal centro sulla corsia esterna destra, si arrangia e fa quel che può, ma il titolare è un’altra cosa. Ciò ha reso più prevedibile, da quella parte, la manovra e ridotto l’effetto-sorpresa dei cross a favore delle punte. Punto numero 2: la coppia d’attacco Guidone-Chinellato fatica a produrre risultati concreti (leggasi il gol) dentro e appena fuori l’area di rigore. Capello, che l’altra sera ha agito da trequartista, ha fatto 7 volte centro, mascherando il “difetto” di scarsa penetrazione, che invece va risolto, perché tre reti in due sono davvero pochine. Al di là di come si muoverà la società sul “mercato” a gennaio, sarà su questo che, crediamo, Bisoli lavorerà per (ri)portare la squadra al top. Se si può approfittare adesso del fatto che nessuno, dietro, si migliora, sarebbe un delitto non provarci.

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(Fonte: Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Due protagoniste che possono fare ancora meglio”. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)

E’ stato davvero stonato il trambusto che ha fatto da contorno al dopo-gara della partita del Padova. Urla, strepitii, scambi di accuse. Una tensione inspiegabile alla luce della brillantissima classifica dei Biancoscudati. Che qualche articolo di giornale dopo lo 0-0 con la Fermana non fosse andato giù a Bisoli e alla proprietà lo si era già captato alla vigilia. Ma tutto ciò non basta a giustificare e a spiegare i nervi a fior di pelle che hanno rovinato la serata dell’Euganeo.

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Ci permettiamo in punta di piedi di dare un paio di consigli all’allenatore e al presidente. E’ da qualche tempo che Bisoli (il cui lavoro sul campo è stato fin qui superlativo) vede nemici e fantasmi un po’ ovunque. Di sicuro lo fa per proteggere la squadra (Mourinho docet), ma tirando troppo la corda esiste il rischio di creare alibi e destabilizzare l’ambiente. Quanto a Bonetto, è giusto ricordargli che la credibilità e la riuscita di un progetto si misurano non solo dagli investimenti e dalle idee (giù il cappello per gli sforzi compiuti) ma anche dai comportamenti equilibrati e lineari, magari mandando giù qualche critica sopra le righe per il bene della società. Le nevrotiche esperienze del passato, con milioni di euro gettati al vento, lo stanno a dimostrare.

(Fonte: Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “I nervi tesi non aiutano nella rincorsa alla serie B”. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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