Adesso è ufficiale. Lo stadio Plebiscito non diventerà mai la nuova casa del Calcio Padova. Resterà un impianto soltanto per il rugby. Questo, assicurano, almeno fino a quando, al governo di Palazzo Moroni, ci saranno il sindaco Sergio Giordani e il suo fedelissimo assessore allo Sport Diego Bonavina. A chiudere definitivamente nel cassetto il progetto avviato dall’ex primo cittadino Massimo Bitonci, è stata ieri la giunta comunale che, su proposta dello stesso Bonavina, ha estinto il mutuo di tre milioni di euro (25 anni di durata, tasso fisso 2,4%) che la precedente amministrazione aveva contratto con il Credito Sportivo proprio per ristrutturare il complesso tra Mortise e Pontevigodarzere con l’obiettivo di farci giocare la squadra biancoscudata.
[…]La casa del Calcio Padova, quindi, rimarrà lo stadio Euganeo. E, in proposito, dovrebbero giungere importanti novità nei prossimi giorni. Esiste infatti un progetto a dir poco ambizioso, di cui l’assessore Bonavina preferisce ancora non svelare troppo, che mira a ristrutturare l’impianto di viale Rocco, eliminando la pista d’atletica e avvicinando il terreno di gioco alle tribune. Per finanziare quest’intervento, che è già stato parzialmente illustrato al presidente del club biancoscudato Roberto Bonetto, il Comune dovrebbe partecipare a un bando nazionale che, emesso un mese fa dal ministero dello Sport e dal Coni, mette in palio un totale di cento milioni di euro proprio per la riqualificazione degli stadi. Le adesioni vanno concretizzate entro venerdì prossimo 15 dicembre. E, dunque, è possibile che, all’inizio della prossima settimana, l’assessore Bonavina renda pubblico il progetto.
[…]E se a fine stagione il Calcio Padova dovesse centrare la promozione in serie B, potrebbero aprirsi scenari finora inimmaginabili. Nel senso che, a quel punto, anche la società biancoscudata potrebbe dare un contributo economico per la ristrutturazione dell’impianto di viale Rocco. Rendendolo davvero, dopo 23 anni di vita, uno stadio a misura di tifoso.
(Fonte: Corriere del Veneto, Davide D’Attino. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione oderna del quotidian)