Magari, chissà, Nereo Rocco avrà davvero sintonizzato la tv e guardato il suo Padova-Triestina da lassù. E, con il cuore spezzato in due tra i suoi due vecchi amori, avrà visto Pierpaolo Bisoli vincere e prendere alla lettera l’investitura del figlio Tito. Che in settimana aveva azzardato il paragone fra i due, dichiarando di intravedere in Bisoli qualcosa del Paron. Fatto sta che il Padova sembra aver messo la quinta e forse pure la sesta, centrando la terza vittoria consecutiva e sempre con lo stesso punteggio: 2-1 al Mestre, 2-1 a Pordenone e 2-1 anche ieri contro l’Alabarda. E se quella di Pordenone pesava una tonnellata, vien da chiedersi quanto possa pesare quella di ieri sera in un Euganeo che, alla fine, ha finito per farsi trascinare dai giocatori in campo e dallo stesso Bisoli, che ha più volte chiesto di aumentare l’incitamento in campo. Eppure, la data di venerdì 17 novembre — e bando a ogni scaramanzia, viene da dire — con ogni probabilità, potrebbe essere ricordata più avanti come una delle più importanti del campionato. Il Padova adesso è quattro punti avanti al Renate che giocherà domani, ma quello che colpisce è la forza di un gruppo completo, in cui chi entra (Ravanelli, De Risio, Cisco e Chinellato) gioca con il cuore in mano e chi sta in campo cerca di aiutare ogni compagno in difficoltà. Segnali che puntano tutti nella stessa direzione, fatto sta i 29 punti e le quattro lunghezze di vantaggio sul Renate sono una sentenza che pare già avere un valore. Il prepartita è ricco e denso di significati: la passeggiata di Giuseppe Sannino di fronte alla sede del Padova a osservare le immagini di un secolo di storia («Non ci tornavo dal 2011, quando giocammo la semifinale playoff con il Varese e tutti sanno com’è andata a finire»), l’arrivo di Tito Rocco e la consegna delle due maglie «speciali» a centrocampo, lo striscione degli ultras («L’Euganeo uccide il Padova, mantenete le promesse: curva a bordocampo»). Sul campo Bisoli sgancia la sorpresa Tabanelli e la mossa è a dir poco azzeccata.
[…]L’Euganeo si esalta, incita, urla: adesso sognare in grande è più che lecito. Anzi, è doveroso. La squadra c’è, i singoli talenti pure e magari chissà, è tempo di scrollarsi di dosso l’insostenibile pesantezza di una categoria come la C e guardare ai pieni superiori. E’ presto, certo, ma gli ingredienti per arrivare fino in fondo ci sono proprio tutti questa volta, ci sono quelli tecnici e ci sono pure quelli caratteriali. E se a gennaio dovesse pure arrivare quell’attaccante di cui si parla ormai da qualche giorno, ecco che allora anche i sogni più arditi potrebbero finalmente realizzarsi.
(Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)