Padova-Vicenza, Bergamin: “I tifosi mi vogliono bene? Io sono uno di loro! E con Bonetto…”

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Era fine maggio quando con le lacrime agli occhi aveva annunciato di fare un passo indietro, lasciando la presidenza del Padova. Ora, dopo oltre tre mesi, torna per la prima volta a parlare Giuseppe Bergamin. Ripartendo proprio da quella giornata storica, che ha segnato l’avvicendamento al comando del club. «Le mie decisioni sono sempre frutto di una riflessione, per cui non sono rammaricato. Sono fatto così: guardo sempre avanti e non mi pento di quello che faccio. Una volta compiuta una scelta, sono convinto di averla fatta». Subito dopo quella sua conferenza stampa, tantissimi tifosi le hanno manifestato il proprio affetto. «Sono uno di loro. Essere stato il presidente del Padova ed essere oggi un tifoso, per me il rapporto è lo stesso». Comunque il cordone ombelicale che la lega al Padova non è stato tagliato, considerato che con la sua Sunglass è socio azionista del club. Anche se lei, e nessun membro della sua famiglia, non fa più parte del Cda. «C’è il mio responsabile amministrativo (Roberto Vitulo, ndr). Se prima la mia presenza nel Cda poteva avere un valore, quando si crea un certo tipo di situazioni ritengo che la gente debba lavorare in autonomia. Ho preferito lasciare spazio, senza compiere interventi particolari su scelte, decisioni o quant’altro. C’è una nuova governance, e non volevo creare presupposti negativi». In quali rapporti è rimasto con Roberto Bonetto? «Non ci sono rapporti giornalieri, ma non è un problema. Non ci sentiamo spesso, ma ciò non significa che da parte mia non ci sia un attaccamento. Guardo a quello che succede, anche se non intervengo».

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Passando alla squadra, le piace come è stata costruita? «Ho visto la partita con il Brescia di Tim Cup, e le due sfide di campionato con Renate e Fano. La squadra è abbastanza completa, al di là dell’età media che non si è particolarmente abbassata. Però dal punto di vista della qualità può disputare un buon campionato. I valori ci sono, poi è sempre il campo che dimostra la forza di una formazione. E oltre alla qualità, il gruppo deve cementarsi per avere una forza complessiva». Un giocatore più di altri che le piace? «A me piaceva molto Dettori, chi l’ha sostituito ha la stessa valenza tecnica. Mi riferisco a Tabanelli e a Belingheri, sono giocatori importanti tecnicamente. Poi ci vogliono anche qualità caratteriali importanti, e sta nelle capacità dell’allenatore gestire le situazioni di un gruppo sul piano fisico, mentale e tecnico». A proposito di Bisoli, come le sembra? «Non lo conosco personalmente e non l’ho mai visto lavorare, però mi piace e piace anche al pubblico. Ha storia, carisma e un carattere anche abbastanza aggressivo. Sa quello che ci vuole per il suo modo di lavorare. Ha partecipato alla costruzione della squadra, per cui si è preso un certo tipo di responsabilità. Anche per lui vale il campo, ma di sicuro è un allenatore che fa ben sperare».

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(Gazzettino, il resto dell’articolo in edicola oggi)




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