Tale padre, tale figlio. Nel caso di Nicola Madonna è proprio il caso di dirlo. Perché la prodezza con sfera sotto l’incrocio sfoderata dal biancoscudato con il Fano emula l’eurogol di papà Armando in un Atalanta-Roma del febbraio 1989. Solo qualche piccola differenza balistica: Armando calciò a incrociare con il destro appena dentro l’area, Nicola con il mancino da più lontano. La rete del padre valse il pareggio del 2-2 al fotofinish, quella del figlio ha spianato la strada al successo del Padova.
[…]In tribuna domenica c’erano la moglie Elena e la figlia Vittoria. «Mi hanno aspettato a casa dopo la partita. Mia moglie era contenta, mia figlia mi ha detto bravo papà. Questa mattina (ieri, ndr) ho rivisto il gol negli highlights: dal campo mi sembrava di essere più vicino quando ho tirato, invece ero proprio lontano. Di sicuro è uno dei tre miei sigilli più belli». Ha ricevuto messaggi di congratulazione? «Sì, anche da ex compagni perché ho ancora le chat di gruppi delle mie vecchie squadre. Qualcuno ha scritto: Avete visto il Mindo? Ha fatto gol». Perché Mindo? «Era il soprannome di mio padre quando giocava, adesso tutti nell’ambiente mi chiamano allo stesso modo».
[…]Nel 3-5-2 gioca più avanti sulla fascia destra, con il 4-3-1-2 parte da dietro. «Quest’ultimo è il ruolo che mi sento cucito addosso, anche perché l’ho sempre fatto. Poi bisogna essere sempre predisposti anche ad altre situazioni, tanto che l’altra sera abbiamo terminato con la difesa a cinque perché serviva più copertura».
[…]Domenica turno di riposo: un bene o un male? «Avrei preferito giocare perché abbiamo appena cominciato e sarebbe stato meglio continuare. Avremo comunque modo in queste due settimane di migliorare l’amalgama e di preparare al meglio il derby con il Vicenza. È una sfida importante, ma dobbiamo rimanere lucidi perché dà al massimo tre punti. Anche se ci teniamo a dare una gioia a tutto l’ambiente».
(Fonte: Gazzettino, Pierpaolo Spettoli. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)
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[…]«Sapevamo che all’inizio sarebbe stata una gara tosta», le parole del terzino destro, autore della prima rete. «Volevamo far vedere che c’eravamo, evitare di scoprirci e di concedere ripartenze al Fano, tenere un maggiore equilibrio dopo una sconfitta pesante come quella di Meda, ma sapevamo di avere le qualità per sbloccarla, in un modo o nell’altro». E di qualità si parla sicuramente, visto che dal mancino di un destro naturale è arrivata un’autentica prodezza. «Ho visto lo spazio e ho provato a tirare. Diverse volte non va così bene, ogni tanto mi sono preso pure qualche fischio, ma io so che anche il sinistro è nelle mie corde, e anzi a volte viene anche più facile calciare con il mancino, perché rientrando verso il centro si apre maggiormente lo specchio della porta. Ogni tanto ci provo, e stavolta è andata davvero bene: quando la palla si stacca dal piede lo capisci subito, sapevo di averla colpita bene e si è trattato solo di sperare che non centrasse la traversa. Un secondo di attesa che mi è sembrato infinito».
[…]«Siamo solo all’inizio, rispetto all’anno scorso abbiamo tantissimi ragazzi nuovi e gli ultimi sono arrivati solo due giorni prima della partita con i marchigiani. Abbiamo fatto una preparazione importante, pesante, mirata a tenere alti i ritmi per tutta la stagione, e per questo abbiamo messo in conto che ci sarebbe stato da soffrire qualcosa in più nelle prime gare dell’anno. La sosta adesso non è la cosa migliore, magari se fosse arrivata a metà novembre ci avrebbe permesso di trarne un vantaggio, ma il calendario ha detto così e non possiamo farci nulla. Possiamo lavorare un po’ più liberi mentalmente, e preparare una partita molto importante».
(Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)