Non so se il Padova sia davvero la squadra più forte del girone. Di una cosa, però, sono certo: la squadra costruita da Giorgio Zamuner fra mille difficoltà dopo il cambio alla guida tecnica ha tutte le carte in regola per giocarsi fino alla fine il primo posto. Con chi? Al momento, come tanti altri addetti ai lavori, non vedo una squadra chiaramente favorita. Vedo, però, una Feralpisalò che ha speso più di tutti con una proprietà forte, un ottimo direttore sportivo, un allenatore che stimo, una squadra completa in tutti i reparti e una piazza senza pressioni, appena davanti a tutti facendo la somma di tutti i fattori in campo. Di pochissimo, però, questione di centimetri. Perché subito dietro ci sono il Padova e il Vicenza, per questioni differenti e appena un passetto più in là il Pordenone: che ha una buona squadra e un ambiente che spinge nella direzione giusta, ma che ha perso Tomei, Semenzato, Ingegneri, Suciu, Arma e soprattutto Tedino, tutti ben sostituiti e che ha subito una svolta epocale (sarà tutto da vedere se Leonardo Colucci, bravo allenatore e amato dai giocatori, riuscirà a raccogliere un eredità così pesante come quella dell’attuale allenatore del Palermo). Occhio anche alla Sambenedettese, mentre alla Reggiana sembra mancare qualcosa a centrocampo e la Triestina, pur in un contesto tecnico, societario e ambientale ottimo, non la vedo in grado di puntare subito al primo posto. Arriverà fra le prime, ma difficilmente davanti a tutti, un’impresa riuscita soltanto al Venezia con un impegno finanziario enorme in mezzo secolo.
Parliamo di Padova e Vicenza: due piazze storiche, due rivali e due realtà che puntano in alto. Il Vicenza quasi a fari spenti, con una rosa completamente stravolta in cui sono rimasti rispetto allo scorso anno solo Giacomelli e Bianchi, una tifoseria che ha dato una risposta formidabile dopo la retrocessione con una quota abbonati vicina alle seimila unità, ma con una situazione societaria esplosiva che potrebbe condizionare negativamente la stagione se le cose prendessero una piega poco felice nella trattativa Vi.Fin-Boreas Capital. Insomma, una realtà dalle mille sfaccettature, ben assemblata da Moreno Zocchi, ma con l’incognita di quanto accadrà dietro le quinte nelle alte stanze del club. Veniamo al Padova. Giorgio Zamuner ha centrato due autentici capolavori nell’ultimo giorno di mercato che possono cambiare il senso di una stagione spendendo complessivamente meno di quanto sarebbe costato il solo Nicola Strambelli. Luca Belingheri ha 34 anni, ha un pedigree di razza, ha vinto 3 campionati più altri due mezzi, nel 2013 segnò da trequartista 14 (quattordici!) gol nel Livorno di Siligardi, Dionisi e Paulinho, di gol ne ha sempre fatti a raffica ed è stato protagonista assoluto anche lo scorso anno a Cremona con 7 gol in 27 presenze. Discuterlo è pura follia, se starà bene ha tutte le caratteristiche per essere un potenziale crack. Giampiero Pinzi, per chi ha seguito il Brescia lo scorso anno, ha disputato un ottimo campionato, è integro, ha fatto tutto il precampionato e ha lasciato Brescia fra i rimpianti della tifoseria. Se n’è andato per contrasti con la nuova proprietà di Massimo Cellino, vecchie ruggini del passato che lo hanno indotto a scegliere Padova. Insomma, il centrocampo biancoscudato è senza dubbio il più forte del girone, mentre la difesa se verrà utilizzato il modulo a quattro è completa e competitiva (in caso di modulo a tre, al contrario, sarebbe servito un ulteriore innesto), ha buone alternative e un ottimo portiere (il migliore della Lega Pro 2016-2017 a parere degli addetti ai lavori).
Unica postilla sull’attacco. Numericamente sulla carta ci siamo (Capello ha segnato 18 gol nelle ultime due stagioni a 20 anni da trequartista/seconda punta), Chinellato ne ha segnati 22 negli ultimi due anni, Guidone è stato voluto fortemente da Bisoli ed è sempre andato in doppia cifra tranne lo scorso anno, quando ha raggiunto a Reggio Emilia la doppia cifra grazie ai playoff (8+3). Vedo, però, problematica la coesistenza tattica Chinellato – Guidone e per questo ritengo che una delle chiavi della stagione del Padova sia Capello. Se mantiene le promesse, si lascia alle spalle un precampionato da incubo e un’autogestione estiva quantomeno rivedibile (ha nascosto un infortunio che lo ha frenato per diverse settimane), può essere il giocatore perfetto per integrarsi con uno dei due centravanti. E per garantire quella qualità e imprevedibilità che può spaccare le partite. Per chiudere, cito pure Marcandella e Cisco, due prodotti del settore giovanile che, senza essere caricati di eccessive responsabilità, hanno la possibilità di lasciare il segno. Insomma, non so se tutto questo sarà sufficiente per arrivare primo, ma ci sono tutti gli ingredienti quantomeno per giocarsi la vetta, dimenticando in fretta la partenza horror di Meda, dovuta in gran parte a carichi di preparazione davvero pesantissimi. Almeno metà squadra aveva gambe di legno, un po’ come accaduto lo scorso anno di questi tempi. Considerate le premesse di giugno, bisogna dire grazie alla famiglia Bonetto per essersi presa in carico una responsabilità così grande come quella di guidare il Padova, così come si deve ringraziare chi, come Giuseppe Bergamin, ha contribuito in modo determinante a far rinascere la società dopo la sparizione smentendo il luogo comune (“senza Cestaro, il nulla”) che per anni ha albergato a queste latitudini. Per tanto, troppo tempo, questa società è stata guidata da chi era qui solo per interessi personali, che aveva molti più soldi, ma che alla fine (impresa alla rovescia) ha cancellato oltre un secolo di storia. Questo sarà bene non dimenticarlo mai.