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Mai come in questa vicenda, l’espressione “diamante da sgrezzare” calza a pennello. La storia è quella di Christian Kouamé, 19enne attaccante del Cittadella che sabato ha sbloccato il risultato nella storica vittoria di Bologna, dando riprova delle sue promettenti qualità.
[…]Se solo non ci fosse una spada di Damocle a pendere sulla sua testa. Il suo nome, infatti, è rimbalzato al centro dell’inchiesta della Procura di Prato che sta indagando su una “tratta” di baby calciatori africani.
[…]«Dalla Procura nessuno, prima dell’uscita dell’indagine, mi aveva chiamato, per cui non credo di centrare nulla», spiega, «Mi ricordo bene quel giorno in cui è venuta a galla la vicenda. Mi sono svegliato e non capivo. Stavano dicendo che avevo fatto qualcosa di male, ma cosa? Io sono qui solo per giocare a calcio e non sono a conoscenza di tutte le cose di cui parlano». La società cosa le ha detto? Questa storia rischia di condizionare la sua stagione? «Marchetti è subito venuto da me e io gli ho detto che ero tranquillo perché non ho fatto nulla. La società mi è vicina e io penso solo a giocare. Tutto questo non mi condiziona. Il calcio per me è sempre stato un sogno che voglio continuare a coltivare». Proprio Marchetti, oltre ad averla voluta in rosa, l’ha sempre difesa. Com’è il suo rapporto con lui? «Il direttore io lo chiamo “papi”. Sono felice perché mi ha dato l’opportunità di esordire in B. Quando mi incrocia in spogliatoio mi ripete sempre: “Tu devi fare grandi cose questa stagione”. Per lui sarei disposto a fare tutto».
[…]A Bologna ha mostrato passi da gigante con un gol da rapinatore d’area. «Il mister in allenamento ci dice sempre di attaccare il primo palo, quando ho visto Litteri fuggire sulla sinistra l’ho fatto ed è andata bene. Mi sento molto migliorato in questi ultimi mesi. Una dedica? Alla mia famiglia di Prato. Andrà tutto bene».
(Fonte: Mattino di Padova. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)
