Giovanili Padova, Pellizzaro e Ottoni tornano ‘a casa’: “Come si fa a non amare questa maglia e questa città?”

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Ma quando torno al Padova, me sento a casa mia. Abbiamo aggiunto una consonante al ritornello della famosa canzone di Umberto Marcato perché Claudio Ottoni ed Emanuele Pellizzaro, freschi di chiamata alla guida delle formazioni giovanili under 15 e allievi, nella nostra città già ci vivono, ma la loro vita, calcisticamente parlando, è legata a doppio filo ai colori biancoscudati e dunque la decisione di farli operare all’ombra del Santo era la cosa più logica e naturale.

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«Sono innamorato della stessa donna – commenta con una metafora Pellizzaro – con cui ogni tanto ci si molla per incomprensioni per poi ritrovarsi più legati di prima perché il bene che si vuole è quello vero. Ho vissuto tutte le epoche e gestioni, da Puggina a Bonetto e penso sia un record. A Padova sono cresciuto, il papà mi portava all’Appiani e con questo sodalizio ho vissuto i momenti più alti, come la promozione in A, e quelli peggiori, compresa la mancata iscrizione del 2014. C’è un filo conduttore che mai si è staccato, come si fa a non essere legati a questa piazza?».

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Allenerà gli allievi, come ha sempre fatto in passato: «Mi piace questa categoria perché i ragazzi cominciano a diventare ometti e a disputare campionati importanti, ma senza perdere la purezza della persona». Claudio Ottoni ritrova il Padova dopo dodici anni. «Aspettavo tanto questa chiamata che mai arrivava – le sue parole – dopo un lungo girovagare nei campi di Lega Pro e serie D di Triveneto e Lombardia. In fondo mi sono sempre sentito parte di questa società in cui ho vissuto 14 anni della mia carriera, con la fascia di capitano nella squadra promossa in serie A. Sono dunque molto contento e spero che questo attaccamento alla maglia possa trasmettere ai ragazzi il giusto entusiasmo». Così sul futuro incarico: «Gli ultimi risultati dell’under 15 e 17 dimostrano che qui si è fatto un buon lavoro e allenare i giovani per me è ancora meglio e responsabilizza ulteriormente dato che l’aspetto educativo conta quanto quello umano. In una fase delicata di crescita come la loro bisogna pure sapere trovare la parola giusta».

(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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