Padova, Simonini: “Tornare era il sogno della mia vita! E vorrei portare un paio di ragazzi all’anno in prima squadra…”

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Fulvio Simonini non è mai stato una bandiera del Padova, ma è un padovano d’adozione. Non ha lasciato record né trofei, ma i suoi gol e le sue giocate all’Appiani sono ancora impresse negli occhi dei tifosi più nostalgici. Dopo 28 anni l’ex centravanti corona un obiettivo inseguito a lungo, tornando nel Padova come responsabile del vivaio. «Tornare era il sogno della mia vita», confessa Simonini. «È passato tanto tempo, ma poter lavorare di nuovo nella squadra di quella che considero la mia città è un desiderio che si realizza. Spero di non deludere le attese».Com’è nata questa opportunità? «Da qualche anno ho conosciuto i Bonetto con i quali è scattato un rapporto di amicizia e stima. Quando mi hanno fatto la proposta non ci ho pensato un secondo e, come si sul dire, ho firmato in bianco».

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Quali saranno le sue prime mosse? «A differenza del passato ho voluto subito inserire nello staff la figura dell’ex calciatore. Non perché non mi fidi di un allenatore che non ha giocato, ma perché credo che un ex professionista possa dare qualcosa di più nello spogliatoio e nella visione della partita. È chiaro che debbano essere preparati, quelli che ho scelto lo sono e mi auguro possano darci qualcosa in più».Tra i tre ex professionisti, ha stupito soprattutto il nome di Ottoni, che fino a poco tempo fa allenava in Lega Pro. «Ottoni ha voluto fortemente tornare a guidare i giovani. Visto il suo spessore gli ho consegnato l’Under 15 del Padova, che è considerato un gruppo molto promettente e tra le mani di Claudio può crescere bene. Discorso simile per Pellizzaro, mentre Centurioni ha giù un’esperienza importante di settore giovanile». Il vivaio è reduce da due final four scudetto, non sarà facile ripetersi. «Il mio obiettivo, sposato in pieno della società, non è vincere i campionati. Di sicuro farebbe anche piacere, ma credo sia più importante riuscire a portare almeno un paio di ragazzi all’anno in prima squadra. Le due cose possono andare in simbiosi, i giovani di talento portano anche risultati alle loro squadre. Ma faccio un esempio molto pratico: se un giocatore sta facendo benissimo nell’Under 15 è nostro interesse farlo giocare in una categoria superiore, anche se a discapito della propria squadra, per poterlo confrontare con ragazzi più maturi e misurarne la stoffa fino in fondo».

(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Volpe. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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