Da Nuoro, dove sta trascorrendo le vacanze in attesa di una nuova squadra, Emerson ha vissuto in tranquillità, pur se con la comprensibile delusione, la fine del suo rapporto col Padova. Probabilmente finirà alla Feralpi Salò, dove Michele Serena lo vuole fortemente, ma prima di iniziare la sua nuova avventura, per il “Puma” è giunto il momento dei saluti. «Se me l’aspettavo? Non lo so», ammette, «Sapevo che sarebbe potuto capitare, ma negli ultimi mesi si era anche cominciato a parlare di rinnovo, poi però qualcosa è cambiato. Io ho sempre pensato solo a giocare: se avessi rinnovato sarei stato molto felice, perché in città la mia famiglia si è trovata benissimo, e io sarei stato contento di rappresentare una piazza di prestigio». Com’è il suo stato d’animo? «Un po’ triste, perché rimanere a Padova sarebbe stata la soluzione ideale, ma me ne vado accettando la decisione della società. Vivo di calcio da vent’anni e capisco come funziona: a Livorno, dopo 4 anni indimenticabili, mi fece male venire scaricato senza nemmeno una telefonata, stavolta è diverso. Dopo la gara con l’Albinoleffe credo che sia cambiato qualcosa nei progetti societari, ma me ne vado senza rancore, un sentimento che non fa parte della mia vita, anche se non fa piacere dover ricominciare da capo a 36 anni».
[…]Cosa si porterà via di quest’annata? «Mi sembra doveroso ringraziare il Padova per l’opportunità che mi ha dato. Venivo da un anno in cui avevo giocato pochissimo a causa di un grave infortunio, ma mi hanno dato fiducia mi hanno rimesso in gioco, e per una squadra che ambisce al salto di categoria non è affatto scontato affidarsi a un giocatore della mia età».Come vede il futuro del Padova? «Ho scoperto una piazza particolare, credo molto “scottata” dal fallimento di tre anni fa e per questo ancora scettica: la gente vive tutto con la fiducia al novanta per cento, come se inconsciamente si tirasse un po’ indietro invece che entusiasmarsi. Abbiamo vissuto un anno particolare, con mister Brevi che ha fatto fatica a rapportarsi con la gente e probabilmente senza grande coesione tra squadra e tifosi, ma è stato comunque positivo. La base c’è, e va solo puntellata per puntare ancora più in alto: Bisoli e Brevi sono molto simili, caratteriali e smaniosi di una squadra fisica e di corsa. Ma un salto di qualità è necessario, e in cuor mio spero che almeno Neto rimanga in squadra: se lo merita, sono sicuro che si riprenderà dagli acciacchi, e che può dare una grossa mano».
[…](Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)