Ricordate il vecchio gioco da tavolo Scotland Yard? Per chi ci si è cimentato, non sarà difficile ricordare quando Mister X con le spalle al muro riusciva a ribaltare una situazione compromessa estraendo da sotto il tabellone la carta rossa con scritto sopra “2x”: doppia mossa. Eccola, la doppia mossa di Giorgio Zamuner, che mette fine a una lunghissima attesa e che incasella come meglio non avrebbe potuto l’avvio della stagione del Padova: niente “Special One di Floridia”, ossia Gaetano Auteri, che di speciale in questa occasione ha avuto soltanto l’ambiguità e la doppiezza (chiedere per conferma ad Alessandria e Pisa) e disco verde per Pierpaolo Bisoli. Comincio con una considerazione per rinfrescare la memoria: Rino Foschi lo aveva scelto per guidare il Padova 2011-2012, quello che con Alessandro Dal Canto fallì pure l’aggancio ai playoff pur avendo un’autentica corazzata, all’assalto della Serie A. Giusto per capire la caratura di chi guiderà il Padova 2017-2018. C’era un pizzico di apprensione mista a curiosità, per capire come si sarebbe presentata la presidenza guidata da Roberto Bonetto. Per quanto mi riguarda, un biglietto da visita migliore non ci sarebbe potuto essere.
Cerchiamo di capire che cosa rappresenta Pierpaolo Bisoli e con quale curriculum si presenta a Padova. Iniziamo col dire che è un allenatore vincente e che nel suo curriculum ci sono due promozioni dalla B alla A e una promozione dalla Lega Pro alla B, tutte a Cesena. Andiamo ad analizzare ciò che si dice del suo gioco e cioè che sarebbe un difensivista. Prima di tutto bisogna comprendere che se giochi per la salvezza a Vicenza, non puoi pretendere di comportarti come se guidassi uno squadrone che tenta il salto di categoria. Ebbene, il Cesena delle prime due promozioni giocava non bene, ma benissimo, anche grazie al supporto del suo vice Angelini, mentre il suo terzo Cesena decisamente meno bene. In tutti e tre i casi fu promozione. In Serie A non andò bene a Cagliari a Bologna, ma provate un po’ a chiedere a chi c’era in quali situazioni societarie si trovassero i due club in quel periodo. Andiamo avanti. A Perugia in B arriva decimo in classifica e rescinde il contratto al termine della stagione dopo il mancato raggiungimento dei playoff.
Infine a Vicenza: chi ha seguito la stagione scorsa dei biancorossi ricorderà perfettamente gli eventi. Squadra costruita in estate malissimo, mancanza di preparazione estiva, giocatori arrivati alla spicciolata a fine mercato, raffica di infortuni e ultimo posto in classifica quando Bisoli viene chiamato al posto di Lerda. Bisoli riesce a guidare la squadra alla fine del girone di andata addirittura quasi a metà classifica, poi nel girone di ritorno zoppica fino a crollare: attenzione, però, perché quando viene esonerato dallo sciagurato Antonio Tesoro e da Alfredo Pastorelli è pur sempre almeno in zona playout. E con una situazione societaria disastrosa, i giocatori che da febbraio non vedono più un euro, un mercato di gennaio senza senso con l’acquisto di Ebagua infortunato e la stucchevole telenovela di febbraio per acquistare un attaccante svincolato che si tramuta in una farsa, Bisoli viene allontanato. Arriva Torrente che ovviamente non può avere la bacchetta magica: e che in sei partite ottiene una vittoria, un pareggio e quattro sconfitte, che valgono la retrocessione diretta. Ben lungi dal voler considerare colpevole Torrente, neppure si può additare però Bisoli di chissà quali responsabilità. Bussare alla porta di Alfredo Pastorelli e di Antonio Tesoro per avere ulteriori delucidazioni. In una situazione oggettivamente allucinante sulla falsariga del Padova 2013-2014, il suo Bisoli lo stava comunque facendo. La squadra giocava male? Nel girone di ritorno senza dubbio, ma soprattutto per mancanza di preparazione fisica. Ripercorrendo la stagione, si ricordano anche diverse partite molto ben giocate, a Pisa, a Bari, col Verona in casa, a Terni.
Insomma, magari a Padova non sarà arrivato l’allenatore più spettacolare del mondo, ma niente di lontanamente paragonabile allo zero tattico di cui spesso si è reso protagonista Oscar Brevi. Bisoli gioca con qualsiasi modulo e adatta la squadra alle caratteristiche dei giocatori, ha carattere, è amato “dal 90% dei giocatori che ha avuto”, per usare una citazione di una persona da cui è stato allenato e con cui pure non è scattato un feeling speciale, è un motivatore assoluto, dà anima e corpo per il suo lavoro, coinvolge la tifoseria, trascina. Insomma, ha il dna vincente. Zamuner secondo il parere di chi scrive ha fatto un vero colpaccio, Roberto ed Edoardo Bonetto hanno capito quello che tanti altri prima di loro non hanno compreso: “chi più spende, meno spende”, almeno quando si parla di allenatori. Da tempo immemorabile non si cominciava la stagione con un simile profilo in panchina. Se il buongiorno si vede dal mattino, quest’anno ci si potrebbe divertire. Senza pretendere champagne e bollicine, senza esaperare eventuali passi falsi, sono molto fiducioso che Bisoli entrerà presto nei cuori della tifoseria.