Padova, Brevi: “Nessuno come me dal 1986-87 in Lega Pro al primo anno in questa città: sono dati e non opinioni”

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Queste le dichiarazioni rilasciate da Oscar Brevi in conferenza stampa oggi all’Euganeo.

“Al giro di boa abbiamo fatto un buon percorso, siamo arrivati a quattro punti dal Venezia capolista. Per quanto riguarda le statistiche, nel girone di andata abbiamo utilizzato 12 over, Felipe Germinale e De Risio hanno contribuito poco per motivi fisici. Dal giorno dopo della fine del mercato abbiamo perso subito Fantacci e abbiamo subito una serie di infortuni. Avevamo un attaccante, un attaccante e mezzo per giocare. Non sono giustificazioni, è un bilancio citando numeri. Abbiamo avuto la seconda miglior difesa e il quinto miglior attacco. Statisticamente al primo campionato al primo anno qualcuno meglio di me l’ha fatto nel 1986-87 in C1, vuol dire che qualche difficoltà in più ad allenare il Padova ce l’hai. Prendere il Venezia sarebbe stato un miracolo sportivo, considerato che loro avevamo una squadra fortissima, una corazzata con over e bandiere. Se non ci fosse stato il Venezia avremmo avuto la possibilità di giocarci prima di tutto la promozione diretta. Bindi è stato il miglior portiere della categoria. L’attacco: tolto Cristian, che ha fatto un ottimo campionato, gli altri purtroppo non hanno reso secondo le possibilità. Giocare a Prato o giocare a Padova per un giovane fa tutta la differenza del mondo, a Padova il margine d’errore è esiguo. I giovani hanno reso un po’ meno, ma hanno qualità, si tratta solo di saperli aspettare. Per quanto riguarda i playoff sarete molto rammaricati, non ho ancora capito: al 71′ abbiamo avuto la fortuna di andare sul 2-1, l’Albinoleffe non usciva più dalla metà campo, avrei preferito avere tre espulsi e i giocatori coi crampi piuttosto di vedere quello che ho visto. Avrei preferito perdere 3-4-5 a 1 con tre espulsi e ho visto, invece, 20 minuti inaccettabili, per non usare termini pesanti. Sono un combattente, non mi sento tradito dai giocatori, a livello complessivo non mi sento assolutamente tradito. Nel momento topico del campionato ci sono mancate le forze e i giocatori. Il mercato? Il Parma ha potuto acquistare sette giocatori, sei dalla B e uno dalla A e alla fine ha fatto il nostro campionato. Ci sono due strade in Lega Pro: ci sono società che hanno fatto investimenti assurdi per la categoria che ci hanno messo 8-10 anni per salire, spendendo cifre inverosimili. Hanno vinto le squadre che in 2-3 di programmazione, di costruzione e di un pelo di pazienza che nel calcio si è persa sono riuscite a centrare la promozione. Se non ci fosse stato il Venezia, ce la saremmo giocata fino all’ultima. Questa squadra parte da un’ottima base, basterebbero 3-4 innesti, questo è il mio pensiero. Vado sempre avanti a testa alta, conosco l’impegno e la serietà che ho messo nel mio lavoro. Sono convinto che l’anno prossimo che questa squadra l’anno prossimo, se non troverà un altro Venezia, con 3-4 innesti potrà competere ai massimi livelli. E’ mancata un po’ di personalità all’interno del gruppo, ma con tanti giocatori nuovi c’è sempre bisogno di un po’ di tempo. E’ mancato un leader dentro lo spogliatoio e sul campo. Errori se ne fanno tanti, ne fanno tutti. Possiamo andare ad analizzare, per esempio, perché ha giocato Berardocco a Salò. I numeri non li ho inventati io, bisogna riflettere sui dati. O a Padova c’è qualche difficoltà a vincere in più, oppure siamo una massa di coglioni tutti. Solo non sono mai stato, è un lavoro difficile e complicato, ma la società ha fatto quello che doveva fare. La bella vita di qualche giocatore? Sono discorsi che non posso accettare, io ho giocato fino a 41 anni in Serie A, non posso concepire che un giocatore non capisca quali comportamenti deve avere. Abbiamo fatto esami del sangue per cercare la massima resa sotto il profilo dell’alimentazione. I casi sono due: se trovassi un giocatore in giro alle 3 di notte, per me è fuori rosa, ma non posso certo assumere un investigatore privato. Non posso fare l’investigatore, credo sia una difficoltà che non esiste solo a Padova ma che c’è ovunque. Non è assolutamente uno scaricare le responsabilità, spero che non ci sia qualcuno che voglia dire che ho fatto lo scaricabarile. Il contratto col Padova mi scade il 30 giugno, fino al 30 giugno sono a disposizione del Padova, accetterò tutto quello che deciderà la società. Se non sarò più l’allenatore del Padova ringrazierò tutti. Prima di questo brutto finale, avevamo fatto anche una chiacchierata informale sul futuro. Il possibile esonero post Bolzano? Se lo avessero fatto non sarei stato qui. Col senno di poi, a un certo punto della stagione, l’errore che posso imputarmi è di aver creduto di poter arrivare a una certa situazione in modo sempre migliore. Avrei potuto forse utilizzare meno qualche giocatore che ha tirato tanto la carretta, ma in quel momento col Parma forse potevo evitare sovraccaricare qualcuno come Neto Pereira e poi non lo abbiamo mai avuto. In quel caso mi era stata data la disponibilità al 100%, in quel tipo di situazione posso anche aver sbagliato”.




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